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Autore: Secret Whispers    01/12/2012    0 recensioni
Questa fanfiction è l'unica presentata al contest Reset organizzato dal Secret Whispers GDR Forum.
"Ancora una volta una possibilità, ancora una volta quello che non si può avere e che, forse, mai si avrà. Ma desiderare è pur sempre lecito, non è vero?"
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La fiction che segue è l'unica presentata al contest "Reset" indetto dal Secret Whispers nel mese di Novembre 2012.
L'autrice, Mikki_chan, ha acconsentito che la sua opera fosse esposta su questa pagina.



Titolo: Una volta di più
Autore: Mikki_chan
Fandom: Tratta da role [James x Jin]
Personaggi: James Evans, Jin con accenni alla Lady, Collins e Emily
Avvertimenti: Angst
Genere: Yaoi
Breve Introduzione: Ancora una volta una possibilità, ancora una volta quello che non si può avere e che, forse, mai si avrà. Ma desiderare è pur sempre lecito, non è vero?
N.d.A: Come al solito quando ci sono questo tipo di temi la mia mente deviata finisce per pensare all’angst puro tra Jin e James. È temporalmente situata dopo che James ha salvato Jin dalla violenza di Collins e ci ha fatto l’amore. Mi sono chiesta che cosa sarebbe successo se James e Jin si convincessero a fare la follia.






Una volta di più


Lasciarlo era sempre stato troppo doloroso: vedere quegli occhi tristi, che ricercavano ancora amore, ancora la propria figura, lo facevano letteralmente sentire un mostro. Un mostro perché era colpa sua se Jin soffriva in quel modo… Era lui quello che aveva sposato qualcun altro, era lui che continuava quello strano rapporto, fatto di notti fugaci, felici e al tempo stesso strazianti. Perché straziante era il lasciarlo, straziante era vedere come riusciva a rendere triste e disperato il viso stupendo dell’altro ragazzo.
Gli sarebbe bastato poco, a lui, per essere felice: una casa, quella famosa casa, anche piccola, anche di una sola stanza, in campagna con un piccolo orto; chiedeva forse troppo? Chiedeva solo di poterci vivere con Jin, viverci fino a quando entrambi non sarebbero invecchiati, continuare tutti i giorni della sua vita a svegliarsi e trovare al suo fianco la figura delicata e al tempo stesso forte, del compagno. Non gli sembrava di chiedere qualcosa di eccessivo ma… Era troppo per quella società malata di ricchezza e di casta, era troppo per una nobiltà che non vedeva altro che il denaro e le malelingue. Fossero solo vissuti in un altro tempo…
Non ne faceva una colpa a Jin, non era colpa del suo essere un ragazzo: se fosse stato una ragazza sarebbe stata la stessa cosa; non avrebbero di certo mai accettato una relazione tra un nobile –seppur decaduto- e una prostituta. Com’era crudele, il Destino.
«Mio Signore James?» la voce incerta e altrettanto dolce di Jin lo riscosse dai pensieri cupi; James sorrise dolcemente, sfiorandogli i fini capelli scuri con una mano, mentre lo teneva stretto a sé, con l’altro braccio: erano sul letto che ancora profumava di loro, ancora sapeva d’amore e di passione. Presto, lo sapeva, si sarebbe tinto anche di disperazione, per quanto non lo avrebbe mai voluto.
«Devo lasciarvi ora…» sussurrò appena, consapevole di essersi intrattenuto fin troppo, tra le mura del Boulevard: non poteva permettersi il lusso di trascorrere la nottata fuori e lo sapeva bene. Vide il guizzo di dolore attraversare gli occhi violetti del compagno e se ne dispiacque: era una stilettata al cuore ogni qualvolta, per forza di cose, dovevano lasciarsi. Non avrebbe voluto. Voleva solo vivere con Jin il resto della vita, possibile che non gli fosse concesso?
«Rimanete… Rimanete solo un altro po’. Ve ne prego.» e come poteva dirgli di no? Come poteva, di fronte ai suoi occhi sofferenti e pieni di speranza? Un sospiro doloroso, il proprio, mentre gli sfiorava le labbra, sporgendosi verso quelle di lui, socchiudendo gli occhi. Un contatto fugace ma non per questo meno sentito e carico di quel sentimento che avrebbero tutti ritenuto riprovevole.
«Jin… Mi piacerebbe andare via, con voi. Ovunque andrebbe bene.» gli sussurrò, mentre si metteva su di lui, sostenendosi con le braccia, osservandolo con i propri occhi scarlatti sofferenti ma, al tempo stesso, sognanti. L’altro sorrise triste, mentre gli si stringeva con le braccia sulle spalle, ricercando il suo calore e baciandolo sulla bocca, quasi con disperazione.
«Sarebbe bellissimo.» rispose Jin, osservandolo con i suoi occhi malva una volta che il bacio si fu concluso; James lo guardò, vedendoci ancora speranza, in quello sguardo. Come poteva fargli così male? Come poteva abbandonarlo ogni volta, con la paura di non poter tornare? Sarebbe stato lecito, per il proprio amante, dubitare del proprio amore; non gliene avrebbe fatto colpa alcuna, sarebbe stato umano, dubitare di lui. Se solo avesse potuto…
«Fuggiamo, Jin. Andiamocene via… Voi ed io. Non importa dove, mi basta stare insieme.» un’idea folle, la propria, così folle che non l’aveva mai concretizzata apertamente a parole se non in un’ipotetica soluzione ma mai ne fu così convinto. Non era detto tanto per dire; d’altronde era risaputo che il proprio sogno era andarsene via, lasciare tutto e galoppare verso l’orizzonte. Poteva essere folle e lo sapeva. Lo sapeva benissimo… Quanto sarebbero durati, prima di essere ritrovati? Probabilmente non molto. James era un ragazzo pur sempre nobile di casato, benché non detenesse eccessiva ricchezza visti i cattivi investimenti del proprio padre. Ma, malgrado quella consapevolezza, l’aveva detto lo stesso, guardando gli occhi di Jin, intensamente.
«Si…» non c’era incertezza, della risposta dell’amante, solo uno sguardo intensamente rapito, mentre gli stringeva le gambe nude ai fianchi e gli graffiava appena la schiena con le unghie, ansimando al contatto tra i loro corpi nuovamente caldi, nuovamente rapiti dalla passione che, di lì a poco, si sarebbe nuovamente consumata.
Il Suo Signore James era quanto di più gentile e puro avesse potuto sperare, per Jin. Era così ingenuo e sognante che, talvolta, gli nasceva il desiderio di essere lui, a rassicurarlo: glielo leggeva negli occhi, gli leggeva la tristezza, il pentimento nell’abbandonarlo e, proprio per quel motivo, avrebbe voluto renderlo felice. Bastava solo un po’… Bastava solo un altro bacio, un altro tocco, un altro sguardo.
«A-ah… Vi amo, vi amo…» gemette sotto di lui, le lacrime agli occhi mentre ancora una volta i loro corpi si univano; era concesso loro solo un attimo di fugace passione, carezze e sguardi. Non gli era concesso di risvegliarsi con il proprio amore accanto, non gli era concesso smettere tutto ciò che lo aveva sempre fatto sopravvivere. Poteva essere un pensiero ingrato ed egoista, specie nei confronti della Lady ma… Avrebbe solo voluto fuggire con lui. Andarsene da tutto, abbandonare tutto. E provare la felicità di tenerlo stretto di notte, mentre dormivano e, al tempo stesso, lasciarsi stringere a propria volta, senza fretta, senza paura, senza la consapevolezza di doversi lasciare per chissà quanto, prima della prossima volta.
Era stato per quello che, alle parole un po’ sognanti di James, aveva risposto di si, senza dubbio alcuno: voleva davvero fuggire insieme a lui; stare con lui ed essere felice davvero, assaporare quella felicità che, prima di allora, si era solo immaginato di poter avere, con la consapevolezza che non sarebbe mai stata davvero sua, neppure per un attimo.
«Verrò domani, al calar del Sole.» aveva detto, prima di salutarlo, prima che ci potesse anche solo essere un’ombra di quell’incertezza che lui, dal suo punto di vista, era sicuro di non avere. Aveva aiutato la Lady a medicarsi –viste com’erano andate le cose con Collins- e poi, con un’espressione serena, era andato a coricarsi, in attesa del giorno successivo. Aveva una speranza nel proprio cuore, era vera, era sincera e tangibile. Era reale.
Aveva atteso, Jin, carico di speranza e di felicità trattenuta a stento; così felice come non lo era stato mai, prima di allora. E quando infine i passi di Emily –l’avrebbe riconosciuta in ogni caso- giunsero davanti alla propria stanza, non si fece attendere e scostò la tenda per poi dilatare le pupille tra lo stupito e il confuso.
Tremava, la piccola Emily, con le mani sporche di sangue e un foglio arrotolato tra le dita; aveva le lacrime agli occhi e lo guardava con i suoi grandi occhi, impaurita e, al tempo stesso, disperata per un qualcosa che, nella mente di Jin, cominciava a formarsi con una devastante chiarezza.
«Emily cosa...?» la guardava e, nel guardarla, sentiva gli occhi pizzicare, resosi conto del nastro violetto che teneva arrotolato quel foglio sporco: era viola. Era quello che James aveva avuto dalla Lady la prima volta e tutto, in qualche modo, gli fu chiaro.
«Era qui fuori… Fratellone. L’hanno preso, hanno detto che--» la piccola tremava e piangeva ma si interruppe quando le mani della Lady le si appoggiarono sulle spalle; allora la piccola si voltò verso la donna e si mise a piangere spasmodicamente. La donna sollevò i propri occhi verdi sul proprio prediletto: aveva uno sguardo triste, mentre prendeva dalle dita della piccola quel testimone di morte.
«È stato imprudente da parte sua presentarsi alla luce del Sole. Mi ha pregato di fartelo avere…» aveva la voce triste, la Lady, e lo guardava preoccupata mentre gli porgeva quel foglio insanguinato. Perché? Perché proprio quel giorno, perché proprio quando stavano finalmente per essere felici? Oh, sapeva bene che si stavano illudendo entrambi, lo sapeva ma… Avrebbe voluto crederci fino all’ultimo.
Le parole della donna erano come stilettate al cuore che gli fecero scivolare le lacrime lungo le guance immacolate. Era stato ucciso perché l’avevano visto uscire dal Boulevard la notte prima.
Si morse il labbro inferiore, prendendo dalla mani della Lady quel foglio e sciolse il nodo sottile del nastrino dal colore dei suoi occhi. C’erano delle note, c’erano le note di uno spartito, di una melodia a lui dedicata e…
Gli occhi di Jin si bagnarono ancora di più, mentre si portava il foglio al viso e cominciava a piangere forte, come un bambino quasi, alla consapevolezza di averlo perso per sempre e che, alla fine, il suo ultimo pensiero era sempre e soltanto stato rivolto a lui.
“Vorrei rinascere e vivere la vita che non ci è concessa insieme. Mi basterebbe svegliarmi ogni giorno della mia vita e vedere, come prima cosa, i vostri occhi per poter assaporare insieme a voi la vera felicità.”



 Fine
  
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