Quando gli sfiorai la mano, provai una strana sensazione.
Sapevo bene che sarebbe stato meglio non farlo.
Sapevo bene che quel mio gesto sarebbe costato caro.

A lui.
A me.

Probabilmente, coloro che mi odiano aspettavano solo quel momento.
Il momento in cui io uscivo allo scoperto.
Il momento più indimenticabile dalla mia vita, a dirla tutta.

Era la mia prima volta in America, a Los Angeles.
Io e le ragazze eravamo state invitate con i Super Junior e i Dong Bang Shin Ki ad un importante evento.
Lui era lì. Con i suoi compagni.
Sorrideva, sembrava davvero felice.
Quel concerto sembrava l’occasione giusta.

Ci siamo sfiorati, ci siamo sentiti vicini per un breve istante.
Ma quell’istante, ci è costato più caro di quello che avremmo creduto.
Sapevamo entrambi che sarebbe andata a finire così:

i media, i fans, i netizen. Ci avevano visto tutti.
Anche in quel giorno, quando uscimmo con LeeTeuk a fare un po’ di shopping, nessuno di noi aveva calcolato ciò che sarebbe potuto accadere.

Eppure, ben sapendo questo, lui mi ha accolto.
Ho sentito il suo braccio cingermi le spalle, mentre le vie di Los Angeles sembravano diventare il nostro film.
Un film di cui noi eravamo i protagonisti.
Un bel film, a dirla tutta.

Ma come tutti i film, prima o poi la fine sopraggiunge.

Abbiamo causato stupore, scandalo e chiacchiere.
Non so fino a che punto si siano spinte queste voci ma sapevo già che le accuse più pesanti sarebbero state rivolte a me.
Me. Così forte ma così fragile.

Mesi e mesi di scoop.
Ecco ciò che ha creato appena un momento di pazzia.
Appena un momento di serenità.

Abbiamo lasciato che il tempo scorresse inesorabile.
Abbiamo aspettato prima di rivederci.
Stiamo ancora aspettando.

Lui è partito per il Giappone, io sono tornata in Korea, a casa, con il mio gruppo.
Nessuna di loro ha mai avuto il coraggio di chiedermi come stessero veramente le cose.
Ed io, in cuor mio, gliene ero davvero grata.
Stephanie mi ha consolato quel giorno, il giorno in cui vidi per l’ultima volta il viso sorridente di lui, dopo la tempesta.


Non ho mai parlato con lui faccia a faccia. Mai, nemmeno una volta.
All’SM Town concert, quando le luci dello stadio si spegnevano alla nostra entrata in scena, quando tutto si è fatto buio davanti ai nostri occhi, dietro le quinte di quell’imponente stadio, lui era lì.
Era lì triste, a guardare la nostra performance per uno stadio fantasma. Per uno stadio che pareva vuoto.

Molti nostri compagni erano tristi quel giorno.

Al nostro rientro nel backstage, i nostri sguardi si sono incrociati prima che toccasse a lui.
Ma non era il momento più opportuno. Non ancora.
E lui è uscito, verso uno stadio che reclamava solo lui.
E tirandomi una pacca sulla spalla, mi ha fatto capire che c’è ancora tempo per rimediare ai propri errori.

Ed intanto,
io sto ancora aspettando un altro attimo di felicità.