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Autore: alinewashere    01/12/2012    10 recensioni
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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C'era una volta, nel cuore di tutti i bambini, lo spirito della neve o meglio conosciuto come Jack Frost. Egli si divertiva con i bambini del tutto il mondo, faceva guizzare quà e là fiocchi di neve, tempeste, faceva chiudere le scuole "per troppa neve" ma non riusciva ad essere visto dai piccoli, nonostante questo era tutto il giorno una festa, in ogni luogo in cui c'era neve e freddo, Jack Frost era presente.
Un giorno però, mentre tutti i bambini e i ragazzi si divertivano, Jack Frost notò una ragazza dalla carnagione bianca come la neve, i capelli neri come la sabbia di Pitch e gli occhi azzurri come le uova del Coniglietto di Pasqua. Questa ragazza non era felice e non si divertiva neanche con i suoi coetanei, stava ferma su una strana sedia con due grosse ruote ai lati e il suo viso era bagnato dalle lacrime.
Lo spirito della neve cercò di rallegrarla facendole nevicare in testa, facendo scivolare di proposito i passanti, ma la ragazza era sempre con le lacrime agli occhi. Si sedette vicino a lei, voleva accarezzarla ma purtroppo le fredde mani di Frost oltrepassarono l'umido viso della ragazza. Si limitò a stare vicino a lei, era proprio un'ingiustizia per quella povera ragazza nessuno cercava di invitarla o di spingere la sua strana sedia. 
Jack rimase vicino a lei per svariati giorni, fino a che non gli venne un'idea. Avrebbe parlato con lei, ma in un modo un po' particolare. Con l'aiuto del suo bastone, fece nevicare sull'asfalto e poi con questo cominciò a scriverci sopra.
"Sono Jack Frost" cominciò "non essere triste" proseguì. La ragazza smise subito di piangere, cominciò ad agitarsi sulla sua strana sedia per guardarsi attorno ma di Jack Frost non c'era traccia, anche se lui era proprio davanti al suo naso che osservava i suoi occhi azzurri sbarrati scrutare l'aria e la neve.

« J-Jack Frost? E dove sei? » Chiese. Lo spirito della neve imbrancò di nuovo il suo bastone e cominciò a scrivere a terra.
"Basta che tu creda in me, e mi verdai." Aspettò di apparirle agli occhi, ma alle sue spalle arrivò il padre della ragazza che la spinse dentro, sulla sua sedia a rotelle.

Il giorno dopo, la ragazza era di nuovo fuori, sperando di risentirlo. Qualche volta chiamava il suo nome, sperando che solo lui lo sentisse, sperando anche che i suoi genitori non la prendessero per pazza. Le ripetevano sempre che oramai era troppo grande per credere a Jack Frost, Babbo Natale, il Coniglietto di Pasqua, l'omino della polverina magica e alla Fatina dei denti. Jack le parlava, chissà che magari un giorno la ragazza l'avrebbe visto e sentito e che da quel momento la sua tristezza sarebbe scomparsa.
Quando cominciò a perdere la speranza, lui riapparve, con una delle sue scritte a terra.
"Credi in me e io apparirò davanti ai tuoi occhi." La ragazza sgranò di nuovo i suoi occhioni azzurri. « Io credo in Jack Frost, io credo in Jack Frost, io credo in... » Non fece a tempo a dire il suo nome che con una scintilla un ragazzo albino con un lungo bastone a uncino gli apparve agli occhi « ...Jack Frost... »
«Mi chiamo Jack Frost. Sono lo spirito della neve» Gli disse il ragazzo, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi. La ragazza cominciò a piangere dalla gioia, rimasero a parlare per svariati minuti. Il bastone sfiorò una lacrima della ragazza che si congelò subito.

« E'... Bellissima! » Mormorò Elisabeth, la ragazza.
« Mettila qui dentro» disse Jack, mettendo la lacrima in una boccetta attaccato ad un filo « Così avrai sempre qualcosa con te, e non ti scorderai mai di me. » E gliela mise al collo. Elisabeth girò e rigirò tra le dita quella boccetta, osservando la  lacrima scintillante che non sembrava avere intenzione di sciogliersi.
« Sono così sola Jack Frost, perché non rimani con me? »
« La primavera è alle porte, se non rispetto i tempi le Quattro Stagioni si infurieranno con me. » E se ne andò.

Passò un lungo anno, e quando Jack Frost tornò dalla ragazza, impaziente di vederla, lei non c'era più. Né in casa, né nel suo giardino, su quella stranissima sedia a due ruote. Vedeva solo i genitori che di rado parlavano di lei con i vicini e quando toccavano l'argomento "Elisabeth", ripetevano sempre che se n'era andata senza soffrire.
Cosa voleva dire, dov'era andata Elisabeth di così lontano, per non soffrire?
  
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