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Autore: CinderNella    02/12/2012    1 recensioni
[coppia Jamie Dornan/Keira Knightley]
" non doveva aver letto bene, ne era più che certo. “Keira Knightley” e “matrimonio” non potevano stare nella stessa frase, lei non credeva nel matrimonio, non ci aveva mai creduto. Magari forse nel passare l’intera vita assieme ad una stessa persona sì… ma non con quel tipo. Chi diavolo era quel tipo? Da dove era uscito, dall’uovo di pasqua?"
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E come promesso a La Nonnina, posto questa one shot! La seconda che ho scritto su Jamie e Keira, diversa dalle altre, se non altro per il punto di vista. Buona lettura!

 

Goodbye my lover

 
…siete cordialmente invitati al matrimonio di James Nicholas Righton e Keira Christina Knightley, che si terrà presso…” non doveva aver letto bene, ne era più che certo. “Keira Knightley” e “matrimonio” non potevano stare nella stessa frase, lei non credeva nel matrimonio, non ci aveva mai creduto. Magari forse nel passare l’intera vita assieme ad una stessa persona sì… ma non con quel tipo. Chi diavolo era quel tipo? Da dove era uscito, dall’uovo di pasqua?  Lui era rimasto a Rupert — l’aveva anche conosciuto. Erano “amici” lui e Keira quando loro due stavano insieme. Quel lontano passato quando lui stesso la seguiva ovunque, per qualsiasi suo film. Non doveva perdersi nel passato, non in quel momento: allora, per rimanere attaccato al presente, rilesse quelle parole. Tutte le parole contenute nell’invito, persino le più inutili, per essere certo di quello in cui la sua ex-ragazza stava per avventurarsi. Non credeva un momento del genere sarebbe mai arrivato, e sinceramente non credeva nemmeno di poter reagire in quel modo così… incredulo. Semplicemente non era possibile.
 
«…certo, venga da questa parte! Le presenterò a breve il modello con cui farà il photoshoot… Jamie?» una donna in tailleur accanto ad una biondina col sorriso stampato sulle labbra si aggiravano tra macchine fotografiche e pannelli, cercando qualcuno «signor Dornan?»
Un ragazzo dai capelli corti e la testa molto tonda – erano molto corti i capelli, dopotutto! – era spuntato da dietro una porta con una camicia semi-aperta: «Visto che metà photoshoot lo farò seminudo, stavo pensando…» cercò di giustificarsi, portandosi una mano dietro la nuca: poi notò la biondina e Karen, la donna in tailleur che lo guardava malamente, e si avvicinò: «Piacere, Jamie Dornan.»
«Alla buon’ora!» replicò Karen, spiegando un paio di cose alla ragazza accanto a lei e lasciandoli soli nella camera perché avrebbe dovuto trovare il fotografo, “che a quanto pare si perdeva sempre”.
«Keira, Keira Knightley.» gli aveva risposto lei, passandosi una ciocca di capelli dietro le orecchie e sorridendogli «E non penso dovrai stare mezzo nudo, mi ha spiegato Karen che son cambiate alcune cose.»
«Oh bé, allora dovrò rivestirmi!» aveva ribattuto lui, ricominciando ad abbottonarsi la camicia.
«No, tanto non indosserai quella.»
«Ora sai anche cosa dovrò indossare? Lo sai tu e non io? Uhm… o è solo perché mi preferisci così?» stava facendo un po’ lo stupido, ma finché la ragazza arrossiva in quel modo così carino e non s’infastidiva era tutto di guadagnato.
Due ore dopo erano già molto più chiacchieroni e alla fine del photoshoot aveva già avuto la faccia tosta di chiederle il suo numero ed invitarla a cena nella stessa giornata. Gli piaceva, era molto carina e aveva un qualcosa che lo rendeva particolarmente interessato, dal primo momento in cui l’aveva vista.
 
Si era risvegliato con l’affanno, accanto alla sua ragazza che dormiva, che fortunatamente non si era accorta di nulla. Non avrebbe proprio voluto spiegarle perché fosse in quello stato e cosa avesse sognato. Aver scoperto che Keira stesse per sposarsi doveva averlo sconvolto così tanto che lei si ripresentava nei suoi sogni nelle vesti di quasi dieci anni prima. Si alzò dal letto facendo il meno rumore possibile, per quanto non se ne potesse fare in quel monolocale. Era a Belfast solo per girare un telefilm, e lei era venuto a trovarlo da Londra… era stata molto tenera. Ma oramai da quando aveva trovato nella sua casetta postale di Londra l’invito a quel dannato matrimonio non sembrava più lo stesso, e sinceramente, gli incubi lo perseguitavano. Anche se non sapeva se avesse potuto definire incubi le “belle memorie passate” della sua vecchia storia con Keira.
Raggiunse il frigorifero e lo aprì per prendere l’acqua – erano giornate particolarmente calde per essere a Belfast ed esserci a settembre. Si sedette al tavolo ed incominciò a sorseggiare l’acqua fresca, anche se avrebbe decisamente preferito qualcosa di più forte. Terminò quel bicchiere d’acqua e andò a cercare qualcosa di meglio nel frigo… o nel freezer.
Le birre ghiacciate!.. molto meglio. Iniziò a sorseggiarne una sfogliando pigramente il copione davanti a sé: fare il serial killer era molto interessante, dava più sfaccettature al suo personaggio.
 
Si rigirò nel letto, trovando il viso di Keira a pochi centimetri di distanza: le sorrise automaticamente, scorrendo una mano lungo il suo fianco, mentre lei si posizionava meglio, più vicina a lui, come se fosse completamente accoccolata. Le baciò istintivamente la punta del naso, fermandosi ad osservarla per un po’: con i capelli scompigliati e l’espressione rilassata, il suo solito, atipico profumo, il pigiama improvvisato con le sue cose – anche se tanto, conoscendola, anche usando i suoi vestiti sarebbe comunque sembrata un maschiaccio.
Sorrise nuovamente, istintivamente, circondandola meglio con il suo braccio, anche se era estate e faceva caldo: ma la voleva vicina, voleva respirarla. Era un momento perfetto, sarebbe stato brutto guastarlo, ma doveva riprendere la sua dormita. Non poteva osservarla come uno stalker per tutta la notte, quindi doveva impegnarsi per riprendere il sonno.
 
You touched my heart you touched my soul.
You changed my life and all my goals.
And love is blind and that I knew when,
My heart was blinded by you.
I've kissed your lips and held your hand.
Shared your dreams and shared your bed.
I know you well, I know your smell.
I've been addicted to you.

 
Le settimane passavano veloci e i ricordi non facevano che accumularsi, giorno dopo giorno, sempre di più, un mese prima del matrimonio erano molto più numerosi rispetto a quando aveva letto l’invito. E non si era minimamente sentito con Keira. Sentiva a malapena la sua stessa ragazza, essendo lei impegnata a Londra e lui a Belfast. Nella sua vecchia e bella Irlanda del Nord: era bello essere a casa, per un po’. Era bello essere come fuori dal mondo, mentre tutti quei pensieri e quelle preoccupazioni, quei bellissimi ricordi si riproponevano nella sua mente. Era come se fosse tutto un sogno: ma aveva già trovato lo smoking da indossare il fatidico giorno. Pochi giorni prima di Natale. Stava rovinando uno dei momenti più belli dell’anno, il Natale. Lo stava rovinando, quel matrimonio.
 
«Sì, e siccome tu non sei assolutamente geloso, si può fare, vero?» lo osservava con un’espressione vispa dal tavolo della cucina, mentre lui cucinava qualcosa per cena: quella sera non avevano voglia di uscire e cenavano a casa. Come una vecchia coppia sposata – e non sapeva perché l’aveva pensato.
«Certo che non lo sono! Tzé! Puoi baciare appassionatamente tutti gli Orlando Bloom che vuoi sullo schermo, ma fuori, sei mia!»
«Troppa autostima potrebbe rovinarti, sai? Anche perché non ammettere la gelosia ti rende un punto debole…»
«Ma proprio no!» lo stava deliberatamente stuzzicando.
Keira gli si avvicinò e lo abbracciò da dietro: «Oh sì. Dirò ai nostri figli che suo padre ha rischiato di tagliarsi un dito una volta per colpa del fatto che non voleva ammettere le sue debolezze.» indicò con un cenno del capo l’indice del ragazzo che era tra un coltellaccio da cucina e il tagliere dove stava tagliando il pomodoro gigante, e il ragazzo scosse la testa, liberando il suo povero dito da quella trappola mortale: «E io risponderò loro che è stata colpa della loro madre che ha disturbato il povero padre che cucinava!»
«Ma loro crederanno alla mamma, perché è la loro mamma!»
«E il povero padre sarà preso in giro per il resto della sua vita familiare per colpa di questa piccola… debolezza.» mollò il coltello e si voltò per abbracciare la ragazza: erano discorsi utopici, ma si riferivano a qualcosa. Probabilmente qualcosa di molto lontano, nel futuro, ma era un discorso importante, a modo suo. Trovò i suoi occhi luccicare, mentre lo guardava. Allora la baciò appassionatamente, come se la cena non avesse più importanza. E non ne aveva, non ne aveva più in quel momento, mentre entrambi si perdevano nei baci dell’altro, arrancando verso il tavolo.
Non era stato molto comodo, poi avevano dovuto quasi disinfettarlo prima di mangiarci sopra, ma era stato il sesso pre-cena migliore che avessero mai fatto.
 
Remember us and all we used to be
I've seen you cry, I've seen you smile.
I've watched you sleeping for a while.
I'd be the father of your child.
I'd spend a lifetime with you.
I know your fears and you know mine.

 
La settimana prima si era semplicemente arreso: oramai viveva nei ricordi. Continuava la sua vita regolarmente, aggiornava gli status di Twitter, si incontrava con gli amici, ma in realtà viveva nel passato, nei ricordi con Keira: ed era qualcosa di tremendamente sbagliato, considerato che in meno di sette giorni l’avrebbe vista varcare la soglia di una chiesa, camminare verso un altro uomo, per sposarlo. E questo gli rodeva il fegato, sinceramente. Provava un forte senso di disgusto quando solo sentiva nominare la parola “Klaxons”, “tastierista” e “Righton”.
E pensare che un tempo la musica indie gli piaceva. Ora non voleva nemmeno sentirla nominare. Voleva sinceramente sotterrare quel coglione che l’aveva inventato. Ma non di certo per colpa della musica indie: ma perché Righton faceva parte di una band che suonava indie-rock. Odiava tutto di lui, la sua faccia, i suoi vestiti, le sue espressioni, le sue mani, sempre addosso alla sua Keira. Immaginava il suo odore, e nemmeno quello gli piaceva.
 
La chiesa era semivuota, riusciva a riconoscere giusto il fratello di Keira, i genitori, Sienna… e dall’altra parte suo padre? Lei percorreva la navata principale, con addosso un vestito bianco molto semplice, minimalista, e sorrideva contenta verso l’altare, verso il prete… e verso lui. C’era lui all’altare, con lo smoking che aveva comprato apposta per l’occasione un mese prima, la aspettava all’altare. Era lui lo sposo.
Si voltò nuovamente verso il padre, il suo testimone: dietro di lui c’erano le sorelle, le nipoti e i loro padri, e sua madre. La madre che nella realtà aveva perso quasi quindici anni prima.
Keira era bellissima, ed era arrivata proprio accanto a lui, accompagnata dal padre, che si era fatto da parte per lasciarla nelle sue mani. Letteralmente nelle sue mani.
 
And I still hold your hand in mine.
In mine when I'm asleep.
And I will bare my soul in time,
When I'm kneeling at your feet.

 
Aveva preso tre giorni di permesso per quel fottuto matrimonio. E si stava vestendo accuratamente, nemmeno dovesse andare ad una sfilata: anzi, a quelle, lo vestivano gli altri. Lì invece doveva fare tutto con cura, lui stesso, e arrivare in orario, in tempo. Doveva vedere l’intero matrimonio, vedere tutto ciò che aveva perso per poter poi ricominciare con calma, con tranquillità?
Perché avrebbe ricominciato con tranquillità, vero? La sua vita come era prima di quell’invito… vero? Non avrebbe portato il fardello dell’essersi fatto scappare la donna della sua vita per il resto della sua vita, no? Erano solo pensieri momentanei, scaturiti dal nulla, che poi con la cerimonia sarebbero passati… certo.
Aveva preso il taxi per arrivare alla chiesetta, nell’East End, vicino alla nuova casa di Keira. Perché aveva saputo anche dove vivevano, dove avrebbero vissuto dopo. Si era documentato. Principalmente estorcendo le informazioni a Sienna, “amica” in comune, che pur di non sentirlo parlare gli aveva riferito tutto.
Si sedette ad una panca a metà tra l’altare e l’uscita, da cui però vedeva molto bene la scena. La bellissima scena che sarebbe stata proiettata di lì a un’ora. Non c’era nessuno, solo parroco e chierichetti che finivano le ultime decorazioni della chiesa: e lui, lì a pensare.
 
Aveva intravisto Sharman, che l’aveva squadrato per un po’ per poi sorridergli sinceramente; Sienna, che gli aveva prima rivolto un’occhiataccia e poi l’aveva lasciato perdere, come se avesse capito che ci fosse qualcosa che non andasse; diversi altri amici di Keira, che in passato erano stati anche amici suoi. Persino Rupert Friend, l’altro suo ex, che però si era sistemato in disparte, cercando di non farsi vedere. Lui invece era visibilissimo, lo vedevano tutti, lo avevano visto tutti.
Ma aveva per caso invitato tutti i suoi ex apposta? Non voleva saperlo, voleva solo che quell’agonia finisse.
Quando la chiesa era gremita partì la marcia nuziale: sussultò, non era pronto a questo, non era per niente pronto. Aveva osservato ringhiando quel cane rabbioso di Righton per troppo poco tempo, non poteva iniziare in quel momento         !
Si alzò immediatamente in piedi, qualche millesimo di secondo prima degli altri, sporgendosi per vedere quando la futura sposa sarebbe passata: ed eccola lì, con un vestito da sposa simile a quello che aveva sognato, alla mano del padre. Vedendolo s’era presa un colpo: aveva sbarrato gli occhi ed aveva continuato a fissare Jamie… che non doveva avere una delle espressioni più contente del mondo.
Passandogli accanto per poco non inciampò nei suoi stessi piedi, facendo così fermare suo padre che le chiese se fosse tutto a posto: lei annuì e continuarono il percorso nella navata, con la musica che continuava a suonare. Aveva incrociato lo sguardo di Jamie non appena aveva alzato la testa da terra, per guardarsi il bordo della gonna. Era il suo sguardo quello che aveva incrociato.
Keira era arrivata all’altare e tutti si erano seduti. Lui compreso.
Si erano seduti, il parroco o quel che era aveva salutato tutti, Sienna e un tipo a lui sconosciuto avevano letto alcuni passi a lui sconosciuti, e ora sarebbe accaduto il misfatto. Non ce l’avrebbe fatto, non ce la poteva fare.
Perché non era un fottuto rito cattolico? Così avrebbero chiesto se c’era qualcuno che si opponesse e lui si sarebbe opposto. Non ce la faceva, non ce la faceva proprio.
«Vuoi tu, James Nicholas Righton, prendere come tua legittima sposa la qui presente Keira Christina Knightley, per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi?»
Non vi fu esitazione da parte sua, rispose subito: «Sì, lo voglio.» guardandola negli occhi.
«E tu, Keira Christina Knightley, vuoi prendere come tuo legittimo sposo il qui presente James Nicholas Righton, per amarlo, onorarlo—
Non ce la poteva fare, soprattutto con un attacco di asma che avrebbe avuto a breve: si alzò per percorrere a grandi passi la navata principale, lasciando che la porta sbattesse pesantemente dietro di lui. Non poteva vedere quella scempiaggine, semplicemente non poteva.
 
Goodbye my lover.
Goodbye my friend.
You have been the one.
You have been the one for me.

 
«…finché morte non vi separi?»
Keira guardò indietro, verso la porta, e poi si guardò intorno: lui c’era fino a qualche momento prima, e poi non c’era più. Dov’era finito Jamie?
«Signorina Knightley?» la rimbeccò il prete, mentre James non sembrava più molto a suo agio.
«Io… aspettate un attimo.»
La chiesa si riempì di “Ooh” stupefatti, mentre la madre si passava una mano davanti alla faccia e il padre cercava di fermarla ma la figlia, che normalmente faceva scelte ponderate, tranquille, e lontano dalla gente che poteva guardarla, giudicarla e sparlarle da dietro, ma che in quel momento stava rischiando di buttare tutto all’aria per nulla, davanti a tutti.
Un po’ per la fretta di sapere, un po’ per non essere raggiunta da nessuno, iniziò a correre e si lasciò dietro la pesante porta di legno della chiesa, mentre tutti non sapevano se dovessero andarsene o rimanere ad aspettarla.
Fuori dalla chiesa si guardò attentamente intorno, riuscendo a scorgere Jamie giù per le scale, che respirava con difficoltà e faceva avanti e indietro.
«Jamie?» il ragazzo si voltò di scatto, preoccupato: «È già finito?»
«No, stupido. Non è finito, l’ho solo bloccato… temporaneamente. Volevo vedere come stessi.»
Il ragazzo continuò a respirare con difficoltà, cercando dappertutto qualcosa: allora Keira tirò su la gonna immensa, mentre il ragazzo, sconvolto, pronunciava a stento un “Ti vuoi spogliare qui?!” e gli porse un inalatore: «L’avevo in tasca.» tirò fuori il suo e spruzzò un po’ di quella roba che lo faceva sempre stare meglio dopo che ne prendeva qualche goccia, e si sedette sul penultimo scalino: «Perché hai un inalatore con te?»
«Era il tuo. Dovrebbe esserci ancora qualcosa, ma nel frattempo… è diventato una sorta di portafortuna. Lo volevo avere con me oggi, nel caso in cui non ti avrei…» non continuò, insicura di quello che stava per dire. Insicura di tutto, oramai.
«Nel caso in cui non fossi venuto. E nascondi un inalatore nella giarrettiera al tuo matrimonio, un mio inalatore, come portafortuna.»
«Era tutto quello che mi era rimasto di te. Quello e dei ricordi. E ho dovuto anche nasconderlo bene, perché per una non affetta da asma è difficile da spiegare.» lui ridacchiò, mentre riprendeva a respirare normalmente.
«Keira… cosa significa tutto questo?»
Lei lo fulminò con lo sguardo: «Interrompo la mia cerimonia nuziale per vedere come stai, la mia cerimonia nuziale, e tutto quello che sai chiedermi è questo?! Sul serio?! Dovrei chiedertelo io, dopo che hai preso e te ne sei andato facendo tutto quel rumore, dopo che ti sei anche solo ripresentato qui, dopo che ti sei deciso a fare qualcosa solo all’ultimo momento, solo ora! Io ti sto dando una dannata possibilità, l’hai mica capito? Perché sennò—
«Ti amo.» la ragazza tacque «Ed è surreale, perché prima di quell’invito pensavo a te solo saltuariamente, e poi ho cominciato a pensare a te sempre più, sempre più spesso, arrivando a chiedermi perché sia stato così stupido da lasciarti e volendoti di nuovo. Credevo solo che vedendoti sposata avrei risolto i miei problemi, ma non riesco a vederti sposata con un altro, non ce la faccio.» prese di nuovo a camminare su e giù «Non so come aggiustare le cose. Non so come sarà la realtà, come farò a mollare su due piedi la mia ragazza che pensa sia da qualche parte per lavoro e non penso piombare al tuo matrimonio sia stata la cosa più salutare ma io ti voglio con me, non con quella scimmia là dentro. Non ti prometterò di sposarti, di metterti un anello al dito tra un anno, di non litigare mai più con te: ma solo di essere serio in quello che dico, quello che provo, di amarti e onorarti per il resto della mia vita, senza stupidi gingilli alle dita ma con una promessa. Tra me e te, e basta. E di non fare più cazzate come l’ultima volta.» Keira scoppiò a ridere, sentendo l’ultima frase, e lui le sorrise, sperando di aver colto nel segno, di poter avere qualche speranza. Per ora, aveva solo rivisto il sorriso della vecchia Keira, quella che amava.
«Non è semplice quello che mi stai chiedendo.»
«Non lo è.»
«Keira?» Sienna era sbucata dalla chiesa e si stava dirigendo verso di loro «Dovresti rientrare. E sposare il tuo futuro marito.» notò un’ombra sul viso dell’amica, come se quell’ipotesi la terrorizzasse: allora tirò fuori un paio di chiavi e le smosse davanti ai visi dei due «O procurarti una via di fuga. Tuo fratello è un fottuto genio, e mi ha passato di nascosto dai tuoi le chiavi della Rolls Royce. Quella che avete preso a noleggio.»
«Scappare su un taxi non sarebbe stato molto romantico, in effetti.» commentò Jamie, ricevendo un’occhiataccia da Sienna e una risata di Keira.
«Scusati con tutti. Davvero. Dì alla mamma che non volevo causarle un dolore o cose del genere, ma così, con alcune, determinate cose che mi passavano per la testa, non potevo fare quel passo. Di’ loro che mi dispiace di essermene resa conto troppo tardi. E scusati davvero tanto con James. Ci sentiamo stasera, Sienna!» le baciò una guancia e poi prese per mano Jamie: «Fa’ in modo che questa sia la volta buona, non potrei sopportare un’altra tua cazzata dopo quello che mi hai fatto scombinare per colpa tua.»
«Nossignora, fidati, non lo farò. Sienna… grazie.» prese le chiavi di mano dalla ragazza e si diresse – con la sua… ragazza? Ex - futura sposa? – verso l’auto.
Se non fosse stata così cinica li avrebbe paragonati a principessa e principe azzurro che correvano sul cavallo bianco verso il loro lieto fine.
Quando non li vide più raccolse tutte le forze e si diresse verso la chiesetta: «Andiamo a frantumare i cuori di un po’ di gente.»
Doveva dire che si sentiva molto potente a camminare per la navata principale col suo bouquet da damigella, darlo in mano al suo fidanzato per andare all’altare e fregare il microfono al parroco, provare a sentire se funzionasse e decidersi a parlare.
«Salve! La sposa ha fatto dietro-front su tutto questo casino del matrimonio, non l’ha rapita nessuno, nemmeno io per sabotarle il matrimonio perché in questo non avrei proprio alcun interesse, semplicemente è scappata via. Mi ha incaricata di scusarvi con tutti voi per il disagio causatovi, per aver spezzato il cuore di qualche persona qui presente, ma doveva seguire il vero amore. Senza offesa, James.» guardò il ragazzo, sconsolato «Bé non ha usato proprio queste parole, ma è scappata. In modo del tutto consenziente! Buon proseguimento!» guardò Tom qualche panca più avanti, che le sorrideva e ridacchiava: sì, aveva scelto un discorso un po’ originale. Ma doveva pensarci due volte Keira ad affidarle quell’incarico, sapeva che lei era così.
 
Il vestito da sposa giaceva per terra, giù dal soppalco. Keira, invece, era seminuda accanto a lui, che tamburellava le dita sul suo portatile, mentre controllava alcune pagine web e lei lo osservava.
«Non appena sapranno che sono fuggita con te ci cercheranno qua.»
«Bé ma Belfast è lontana, ci metteranno un po’ di tempo. E poi non sei l’unica a dover lavorare, sai? Ora sono un attore anche io. Che fa i serial killer nei telefilm, ma sempre un attore.» si pavoneggiò lui, facendo sbuffare la ragazza: «Certo che lo so. In questo modo la ragione per cui ci siamo lasciati in passato praticamente non sussiste più.»
«Esattamente. Ehi guarda qua!» Jamie posò il computer sulle gambe di Keira e le indicò un tweet che gli era stato inviato: «Queste due tipe hanno scritto: “Siamo contente che tu abbia irrotto al matrimonio, è meglio che pentirsi, sarai pure un po’ perdente, sarai corso via e ti sarai nascosto… ma è la cosa migliore che tu abbia mai fatto!” aspetta e poi hanno continuato: “ Perché il vero amore dura per sempre, e adesso che siete tornati insieme, è come se quella scimmia di Righton non ci fosse mai stato, quindi siamo contente che tu abbia irrotto al matrimonio!” Non ci credo! Ci hanno fatto gli auguri cantati! Con “Crash the wedding” dei Busted! Ho davvero le fan migliori… che a quanto pare sono anche tue.» la ragazza lesse il tweet ridacchiando: «E sì, ho davvero le fan migliori. Sempre saputo.»
«Bé ora credo lo sappia mezzo mondo. Sono contento di essere passato prima dall’altra per spiegarle tutto. Mi ha fatto un po’ pena, ma credo abbia capito visto le ultime settimane che abbiamo passato. Almeno non l’ha saputo dai giornali. O da queste pazze su Twitter. Pazze amorevoli, si intende.» si corresse, dopo aver notato lo sguardo cattivo della ragazza.
«Dornan, spegni il computer. Ora ne ho abbastanza anche io di pazze amorevoli.» il ragazzo eseguì, guardando maliziosamente la ragazza: «Ah sì? E perché mai?»
«Ho altri piani migliori per me e te per la serata. Ti salvo da un futuro nerd in cui sarai schiavizzato da un social network, semplice.»
«E come? Voglio proprio saperlo.» commentò lui, circondandola con le sue braccia e sovrastandola con il suo corpo.
«Te lo spiegherò. A breve te lo spiegherò.» gli si avvicinò, sorridendogli, per baciarlo. Irrompere al matrimonio era stata davvero la cosa migliore che lui avesse mai fatto.
  
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