Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: SimmyLu    20/06/2007    9 recensioni
Il villaggio di Amajitaku nel Paese della Pioggia viene attaccato da misteriosi ninja mascherati. Soltanto una geisha di nome Akisame viene trovata ancora in vita dalla squadra di ninja del Paese del Vento guidata da Kankuro. Il giovane jonin mette a repentaglio la propria vita per portare la ragazza al Villaggio della Sabbia in tempo per essere curata prima che sia troppo tardi. Fra i due si crea così un legame profondo, ma una volta raggiunto il Villaggio tutto comincia a cambiare...
Chi è e cosa nasconde questa misteriosa ragazza che per qualche motivo non ricorda nulla della propria aggressione?
Genere: Romantico, Malinconico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari, Nuovo Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
PIOGGIA NEL DESERTO

… di Simmy-Lu …



Capitolo Primo: Una mano sospesa in un giorno d'autunno



Una mattina come tante bussò alle porte dell'autunno; la luce conquistò lentamente il cielo limpido di quella giornata, mentre le ultime stelle si eclissavano ubbidienti.
Una prima foglia gialla si staccò da un ramo planando veloce e gentile verso lo specchio d'acqua argentato del piccolo laghetto. Un pesce rosso le si avvicinò curioso, come se non avesse mai visto nulla di più insolito. La foglia girò sulla superficie come una ballerina.
«Forse gli sembra un ombrello capovolto che volteggia per il gran vento...!»
Due gigantesche chiazze rosate si affacciarono al cielo ondeggiante del pesce che subito si rintanò sul fondo del lago.
«Ecco, lo hai spaventato!» disse una delle due macchie rosa all'altra che si voltò indispettita, ma entrambe si affrettarono ad andarsene al suono di una voce più lontana: «Kiiro! Akairo! Sbrigatevi! Non perdete tempo!»
Le due bambine, che si erano fermate sul bordo dello specchio d'acqua per ammirare i pesci, si alzarono subito in piedi e recuperarono le scatole che avevano abbandonato sulle pietre poco distante.
Il laghetto era proprio al centro di un giardino quadrato, attraversato da vari percorsi segnati da ciottoli lisci e piatti; le fanciulle vi corsero sopra con le loro scarpe di legno, producendo un rumore simile a quello di tanti piccoli zoccoli di cavalli.
Un'anziana signora le aspettava ad una delle estremità del giardino; quando la raggiunsero, la vecchia afferrò le bambine ognuna per un orecchio, sgridandole.
«Siete impazzite?!» domandò con voce gracchiante, «Se quei kimono vi fossero caduti nell'acqua Einen-san mi avrebbe costretto ad affogarvi con loro! E ora svelte!» aggiunse lasciandole libere e conducendole sotto il porticato che correva tutto intorno al giardino, «Akairo-chan, tu devi andare da Nastu-san. E Kiiro... tu oggi aiuterai Akisame-san!»
Akairo si voltò e, assicuratasi che le sue orecchie fossero fuori dalla portata della vecchia, esclamò: «Che invidia Kiiro-chan! Oggi Akisame-san riceve il suo danna e di certo il kimodo che hai fra le mani è più bello di quello che sto portando io!»
L'anziana donna tentò di prenderla di nuovo, ma Akaiko sgattaiolò via ridendo.
La piccola Kiiro aveva nel frattempo spalancato gli occhi per la sorpresa e istintivamente aveva stretto saldamente la scatola che teneva fra le braccia: «E' vero, Oi-san? Il nobile Fuyuba sarà in città oggi?» chiese.
«Sì, e Akisame dovrà prepararsi a dovere, ma non farà mai in tempo se continui a startene qui a ciondolare!» disse la vecchia dando una spinta alla bambina.
«Oi-san, posso sbirciare?» disse Kiiro mostrando il contenitore.
«Non se ne parla, lo vedrai quando Akisame-san lo indosserà! Quel kimono vale sicuramente più di te e me messe insieme, e se gli accadesse qualcosa Einen-san ci tirerebbe tutti i capelli uno per uno... ora sbrigati!»
La bambina si incamminò silenziosa verso la stanza di Akisame, ansiosa di vedere quel bellissimo abito.

«Finalmente sei arrivata!»
Kiiro si inchinò e fece scorrere la porta per chiuderla dietro di sé.
«Perdonatemi, Einen-san.» disse posando la scatola sui tatami e prostrandosi ulteriormente.
«Mettiti lì, e non dare fastidio ad Akisame-san.» ordinò Einen, curvando le labbra in una smorfia di disappunto; non era più giovane e ogni sua reazione provocava la comparsa di una ruga.
Kiiro si sistemò in un angolo della stanza.
«Buongiorno, Kiiro-chan!»
Inginocchiata davanti allo specchio, una ragazza dai lunghissimi capelli neri che arrivavano fino al pavimento stava composta come una statua; indossava una sottoveste leggera e portava al collo uno strano ornamento. Quando si girò per salutare la bambina, sorrise socchiudendo gli occhi.
«Akisame-san!» esclamò Kiiro inchinandosi nuovamente, mentre Einen tornava ad occuparsi dei capelli della giovane.
«Ci risiamo!» esclamò sbirciando nello specchio l'espressione di Akisame, «Non essere così sconsolata e comincia a sorridere fin da subito! Il nobile Fuyuba si adirerà con te vedendoti poco felice proprio oggi che arriva in città!»
«Io non sono...» cominciò Akisame, ma fu bloccata da Einen che, alzandosi, le aveva afferrato il mento obbligandola a voltarsi verso di lei.
«Tu sarai gioiosa e raggiante... e le tue labbra sorrideranno. Mi hai capito Akisame?!»
Kiiro osservò Einen allentare lentamente la presa su Akisame e lasciarla finalmente libera; la giovane ragazza tornò a voltarsi e a guardarsi nello specchio. I suoi occhi si soffermarono poi su tutti i cosmetici davanti a lei e si riempirono di lacrime, ma non una goccia solcò le sue guance.
«Fuyuba è la nostra principale fonte di guadagno.» disse Einen, riprendendo a spazzolarle i capelli, «Tu sei una geisha, Akisame, e, come se non bastasse... sei una sua proprietà. Non mi interessa altro! E togliti quello stupito ciondolo!»
Il cuore di Kiiro galoppava come non mai; la bambina teneva la testa bassa per paura di offendere una delle due anche con il solo sguardo; Einen era severa, ma non l'aveva mai vista comportarsi in modo così aggressivo con la giovane geisha.
Akisame fissò ancora il proprio riflesso e afferrò con una mano il piccolo monile che portava al collo. Passò qualche istante e le sue labbra si curvarono in un sorriso, ma i suoi occhi neri erano spenti come pezzi di carbone.
«Ora va meglio.» sentenziò Einen, poi si alzò sistemandosi il vestito, «Torno subito.» aggiunse prima di uscire dalla stanza.
«Kiiro, prendi la scatola. Voglio vedere il kimono.» chiese Akisame con gentilezza. La bambina si alzò di scatto e porse il contenitore alla giovane, inginocchiandosi accanto a lei. Akisame sollevò il coperchio, scostò la carta che avvolgeva la stoffa e la tirò fuori in parte dalla scatola; il kimono era dei colori dell'autunno, il rosso si confondeva con l'arancio e i ricami in oro raffiguravano splendide bestie fantastiche.
«Akisame-san!» esclamò Kiiro «È fantastico! Il vostro danna sarà abbagliato dalla vostra bellezza!»
Akisame sorrise pigramente passando le dita sul tessuto, con la delicatezza e la grazia con cui si può accarezzare una tigre.
Un silenzio irreale sembrò avvolgere la stanza e aggrapparsi alle pareti.
«Un giorno...» disse, rivolgendosi alla bambina e posandole una mano sulla guancia «...anche tu sarai molto bella e potrai sicuramente indossare kimono molto più belli di questo.»
Gli occhi di Kiiro erano fissi, puntati su Akisame in un'espressione di stupore.
Il viso della giovane geisha fu l'ultima cosa che vide prima di accasciarsi al suolo priva di vita.

Akisame rimase immobile, la mano ancora sospesa a mezz'aria.
La piccola Kiiro giaceva a terra come una bambola caduta, il suo collo era stato trafitto da tre grossi e lunghi aghi di metallo. La geisha si voltò lenta e tremante verso la porta.
Un uomo alto, vestito di nero, la guardava attraverso i fori della maschera che gli copriva il viso; la mano destra, stretta in un pugno, mostrava altri spiedi simili a quelli che avevano ucciso la bambina. Un braccio disteso a terra spuntava dall'angolo della porta: la manica del kimono era quella di Einen-san. Il corridoio alle spalle dell'uomo era pervaso da una quasi impercettibile foschia rosata. Akisame poté sentirne l'odore dolciastro; i sui muscoli si tesero, sapeva che sarebbe dovuta fuggire immediatamente, ma la paura la pietrificava, impedendole di muoversi. Il suo cuore, velocissimo, sembrava pulsare a vuoto.
Abbassò la testa, qualcosa le bruciava all'altezza dello stomaco: tre lunghi aghi affilatissimi erano conficcati nel suo corpo. La testa cominciò a girarle, facendole perdere il senso dell'equilibrio e del tempo; posò le mani a terra per evitare di lasciarsi andare dolorosamente sul pavimento e il ciondolo scivolò in avanti. Il ninja mascherato le fu accanto in un lampo, prendendo fra le dita il piccolo pendente.
«Dove lo hai trovato questo?!» le ringhiò addosso scuotendola.
Akisame sollevò il mento, ma distingueva appena il volto del suo aggressore; aprì la bocca ma non disse niente.
«Dannata sgualdrina! Dimmi dove lo hai preso!» urlò il ninja e nel farlo si tolse la maschera sollevandola sopra la testa. Akisame lo guardò in faccia e gli rispose in un soffio: «E' mio...».
Un attimo dopo mise a fuoco l'uomo che le stava davanti. Si aggrappò a lui e gli prese il viso fra le mani tremanti, ma lui si liberò facilmente del contatto spingendola di lato e urlando: «Bugiarda!»
Un altro ninja comparve sulla soglia; vestito e mascherato come il compagno.
«Che cosa fai ancora qui? Andiamocene, presto!»
Akisame sentì i passi dei due allontanarsi fino a scomparire. Il profumo dolce di quel fumo, ora si confondeva all'odore di bruciato; realizzò che avevano dato alle fiamme la costruzione e la ragione le suggerì di scappare. Si rimise in ginocchio con grande fatica, tossendo e sputando un po' di sangue. Afferrò con gesto lento ma deciso gli spiedi che l'avevano trafitta e se li strappò dalla carne. Cercò di alzarsi, arrancando verso l'uscita. Fece pochi passi, superando il cadavere della giovane Kiiro e di Einen, prima di cadere a terra. Quando riuscì di nuovo a trovare la forza di alzare la testa vide il corridoio pieno di quell'aria malsana e i cadaveri che giacevano come sacchi addossati alle pareti.
Tentò di alzarsi ancora, ma le gambe non rispondevano ai suoi ordini e un bruciore interno si stava diffondendo in tutto il suo corpo dalle ferite provocate dagli aghi. Le lacrime cominciarono a bagnarle le guance; in preda al terrore della morte, cominciò a strisciare con le ultime forze, spinta dalla disperazione.
Raggiunse finalmente il giardino, lasciando dietro di sé una sottile striscia rossa; strappò con una mano un ciuffo d'erba, prima di distendersi sulla schiena.
Guardò il cielo oltre una sottile striscia di nuvole, oltre i lembi scuri del fumo e il chiarore delle fiamme che si levavano alte sopra i tetti delle case. Chiuse gli occhi, esausta e spaventata. Il veleno degli spiedi ninja stava ormai facendo effetto e, anche se le sue ferite non erano gravi, ormai non riusciva più nemmeno a sollevare un dito. I lunghi capelli, sparpagliati sul pavimento del porticato non sarebbero stati acconciati quel giorno.
Non avrebbe incontrato il nobile Fuyuba, il suo danna. Sorrise e pianse lacrime silenziose. La sensibilità degli arti e successivamente di tutto il corpo venne meno, la vista si appannò, fino a quando tutto divenne scuro. Ma nonostante la paura della morte incombente, non poteva fare a meno di sentirsi leggera.
Il dolore si stava facendo sempre più sottile, impercettibile e le membra non le davano più alcun fastidio.
Sentì il crepitio del fuoco e lo starnazzare di un uccello; le sembrò di poter udire ogni minimo rumore prodotto dalla natura. Ancora una foglia cadde dall'albero fermandosi sulla superficie dello stagno.
Comprese di essere alle soglie della morte, ma almeno, pensò, era finalmente libera.

Qualcosa premette sul suo collo e una voce lontana disse: «È ancora viva.»





FINE PRIMO CAPITOLO, continua...

Naruto © Masashi Kishimoto


N.d.A. - orrei spendere qualche parola a proposito di questo progetto, di questa storia, nella quale mi sono appena imbarcata. Sono sicura che, letto il capitolo, vi starete chiedendo se non sia andata fuori di testa e sbagliato la categoria nella quale inserire la mia storia ma soprattutto di che diavolo sto parlando. In ogni caso, se credete che questa sia una fanfic sulle geishe vi state sbagliando; quindi vi pregherei di aspettare di leggere il secondo capitolo per capire di più e per cominciare a bombardarmi di verdura di stagione.
Le informazioni sulle geishe le ho prese dal libro Memorie di una geisha di Arthur Golden, ma siccome siamo in un mondo ipotetico e, se vogliamo, fantastico, ho fatto mie alcune cose e mi sono permessa di fantasticare su altre.
La parola danna è antico termine giapponese per la parola "marito" e usato dalle geishe per indicare il protettore o l'amante (in questa fanfic, a questo proposito, verranno aggiunti particolari che non hanno riscontro reale o storico, ma che sono necessari per lo sviluppo della narrazione).
   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: SimmyLu