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Autore: Frankie_ Echelon    02/12/2012    3 recensioni
"Il volto del ragazzo era pallido, terribilmente pallido. I tatuaggi che sporgevano dal collo risaltavano ancora di più con il candore della sua pelle. Teneva gli occhi chiusi e quasi sembrava che stesse riposando. Chi l'avrebbe visto in quel momento si sarebbe sicuramente immaginato che sarebbe saltando in piedi da un momento all'altro e iniziato a far sorridere la giornata con il suo buonumore. I quattro ragazzi lo speravano. Oh, lo speravano con tutto il cuore, ma i secondi passavano e quel ragazzo, il loro amico, non si rialzò."
Cap.1
In questa storia, di massimo cinque capitoli, ripercorremmo il giorno che ha trascorso Jimmy prima di morire.. e lo stato d'animo dei suoi quattro amici dopo la sua morte.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Johnny Christ, Matthew Shadows, Synyster Gates, The Rev, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I don't belong here,
we gotta move on dear
escape from this afterlife
'Cause this time I'm right to move on and on,
far away from here
.
 
Sembra strano come il tempo cambi così velocemente: come TUTTO in torno a te cambi. Le persone invecchiano, e lasciano dietro di loro anni di felicità, di tristezza, anni passati a vivere e anni passati senza alcun tipo di esistenza, sconosciute al mondo e a se stesse.
Invecchiano, invecchiano sole, o con le persone amano.
Invecchiamo tutti.
Ma ci sono alcuni casi, alcuni casi specifici, speciali, in cui non si invecchia, in cui la morte ti strappa via dalla vita troppo presto. E questo perché? È difficile trovare un significato a tale domanda. Forse è colpa del fato, o destino o in qualunque modo si voglia chiamarlo; forse è colpa della vita sregolata che si conduce o forse, più semplicemente, perché si è speciali.
Per molti, non ci sarà mai un motivo preciso. Si, perché è impossibile trovare un motivo che giustifichi la morte di una persona cara.
È vero, la morte è importante quanto la vita stessa. Senza l'una non c'è l'altra. Siamo tutti consapevoli che prima o poi dovremo morire. È per questo che si cerca di vivere la propria vita nei migliore dei modi. Ma nessuno, e dico NESSUNO, accetta l'idea di vedere morire i propri cari. Non si concepisce proprio tale idea. Si preferirebbe morire piuttosto che soffrire per la perdita di un caro.
E quindi si ci chiede, perché la vita, o meglio, la morte è così ingiusta?
E pure lui se lo chiedeva, tutti loro se lo chiedevano mentre percorrevano quel corridoio bianco privo di alcuna decorazione.
Era difficile distinguere dove stessero andando di preciso, tutto, tutti quei fottuti corridoi sembravano uguali e quelle luci soffuse non aiutavano a distinguere le differenze. E si, si sarebbero chiesti dove stavano andando se si fossero trovati soli, se non stessero seguendo quell'uomo che si fermò poco dopo davanti ad una porta grigia, una delle tante.
<< Siamo arrivati >> disse l'uomo con il lungo camice bianco.
Matt esitò un attimo prima di seguire il medico dentro la stanza, guardo i suoi amici dritto negli occhi. Ognuno di loro voleva piangere, sfogare questa rabbia mista a tristezza che opprimeva i loro pensieri, che li costringeva a non riuscire a respirare.
Matt chiuse gli occhi un istante, per prendere coraggio forse.
Il medico, se così si poteva definire, tossì leggermente più per catturare l'attenzione dei quattro ragazzi che per un reale bisogno di schiarirsi la voce.
Matt si girò e fissò il medico poi, con un gesto impercettibile del capo, seguì il medico entrando così dentro la stanza seguito dai sui tre compagni.
Vari attrezzi disposti nei tavoli, attrezzi che non avevano alcun significato o nome per i quattro uomini, un letto centrale bianco e varie celle inserite nei muri. E quello lo capivano bene, oh, sapevano a cosa servivano. Contenevano cadaveri.. persone decedute.
Johnny, il più piccolo di loro, deglutì rumorosamente stringendosi più forte alla giacca in pelle che indossava. Guardò il suo amico dagli occhi verdi con qualche sfumatura celestina che per poco non svenne quando il medico si fermò davanti ad una di quelle celle. Sapevano cosa c'era dentro, CHI c'era.
L'aria era gelida, un po' per la temperatura tenuta costante per il raffreddamento dei corpi, un po' per la tensione presente in quella stanza. L'odore di eucalipto arrivava fin troppo bene alle narici dei giovani, un odore pungente, pungente forse quanto l'ansia dell'imminente momento che stava per succedere.
Il medico tirò leggermente la maniglia verso l'esterno facendo, così, scivolare davanti ai loro occhi un tavola in acciaio su cui sopra era adagiato un corpo coperto dal lenzuolo sin sopra la testa.
I quattro amici si strinsero l'uno all'altro. Matt, il più grande di loro, più per corporatura che per età, poggiò una mano sul ragazzo dagli occhi verdi, che portò una mano alla bocca quasi a voler cacciare indietro le lacrime che, però, si rifiutavano di scendere. Perché non riusciva a piangere? Se lo è chiesto, ma proprio non riusciva a darsi una risposta. Zacky, si, è così che si chiama, sospirò cercando di cambiare la sua visuale, voleva guardare tutto tranne quel corpo disteso davanti a lui.. ma proprio non ci riusciva, nessuno ci riusciva. Tutti avrebbero voluto guardare altrove ma tutti ma nessuno osava togliere lo sguardo. Continuavano a guardare quel corpo inerme con la consapevolezza di sapere a chi apparteneva.
Il medico guardò i quattro ragazzi poi, con un po' di esitazione, abbassò il lenzuolo sino al petto svelando il volto del ragazzo disteso su quel lettino.
<< Mi dispiace >> disse il medico senza ricevere nemmeno uno sguardo dai ragazzi che continuavano a guardare il corpo.
Un gemito spezzò il silenzio ma nessuno prestò attenzione a Zacky, il ragazzo dagli occhi verde-celesti, che strinse ancora più forte la mano alla bocca. Oh, e se prima le lacrime non uscivano ora avrebbe dovuto cercare di trattenerle.
Il volto del ragazzo era pallido, terribilmente pallido. I tatuaggi che sporgevano dal collo risaltavano ancora di più con il candore della sua pelle. Teneva gli occhi chiusi e quasi sembrava che stesse riposando. Chi l'avrebbe visto in quel momento si sarebbe sicuramente immaginato che sarebbe saltando in piedi da un momento all'altro e iniziato a far sorridere la giornata con il suo buonumore. I quattro ragazzi lo speravano. Oh, lo speravano con tutto il cuore, ma i secondi passavano e quel ragazzo, il loro amico, non si rialzò.
Il medico coprì nuovamente il viso con quel lenzuolo e richiuse la cella d'acciaio.
<< Addio Jimmy.. >> disse il ragazzo dagli occhi nocciola, spezzando il silenzio di quel momento straziante. Brian era il suo nome.. ma per tutti era il grande Synyster Gates, nome che, appunto, era stato scelto con Jimmy.
I quattro ragazzi si guardarono e, senza dire una parola, senza un saluto, uscirono dalla stanza ripercorrendo il corridoio fatto poco prima.
Uscirono velocemente da quello schifo di posto e appena l'aria estiva della California li investì i ragazzi crollarono. Si, crollarono a terra, si sedettero nei gradini dell'ospedale e rimasero in silenzio a fissare chi il cielo, chi il pavimento.
<< Ragazzi non ci credo ancora >> disse Johnny, il più piccolo del gruppo, a voce bassa, forse troppo bassa da riuscire a farsi sentire dagli altri. Ma infondo, non stava parlando con nessuno, stava parlando con se stesso.. col vuoto che vedevano i suoi occhi.
Matt si alzò di scatto e iniziò a camminare.
<< Cazzo >> riuscirono a sentire solo i compagni.
<< Matt dove vai! >> urlò Brian alzandosi di conseguenza ma non ricevendo risposta dall'amico che si allontanava a passo svelto sempre più.
Brian scese l'ultimo gradino ma venne bloccato, << Lascialo andare >> disse Zacky impedendo l'amico di andare a seguire Matt.
Brian guardò contrariato l'amico che gli teneva bloccato il braccio. Era indeciso se mandarlo a quel paese o dargli ragione e calmarsi. Beh, scelse la seconda opzione visto che non gli sembrava il momento di discutere.. e poi non ne aveva nemmeno voglia.
Il buonsenso in questo casi prende il sopravento.
<< Ragazzi torniamo a casa? >> chiese Johnny con lo sguardo perso nel vuoto.
<< Dobbiamo aspettare Matt >> disse il ragazzo con gli occhi verdi.
Brian si sedette accanto a Zacky e poggiò i gomiti sulle ginocchia. Si sfregò il viso con forza, stropicciò gli occhi << Cazzo, non è possibile.. >> disse. Si bloccò, le parole non uscivano più dalla sua gola, erano imprigionate nel profondo da grosse catene e per quanto lui si ostinava a farle uscire non ci riusciva. Ma un qualcosa che non era imprigionato, un qualcosa che era libero di sfogarsi c'era.. c'erano le lacrime. Oh, e proprio quelle avrebbe desiderato che non ci fossero. Perché ora, ora si ritrovava a combattere contro il pizzicore degli occhi, a combattere contro la voglia irrefrenabile di piangere.. mostrarsi debole. Ma ormai.. i suoi grandi occhi nocciola non erano più limpidi e luminosi ma vuoti e coperti da una strana condensa che gli impediva di vedere il pavimento.. e così, anche se non avrebbe mai voluto, le lacrime iniziarono a scendere piano. Rigarono le sue guance che, se pur il colorito di carnagione era scuro, quel giorno erano pallide. Infondo, tutti erano pallidi.
<< No.. non ci credo.. >> disse in un sussurro stringendo i pugni sui suoi capelli che quel giorno non avevano ricevuto il solito trattamento. Lo disse con tutta la rabbia che aveva in corpo. Oh, ma perché era arrabbiato? Ma soprattutto con chi? Non sapeva darsi una giustificazione neppure lui, non riusciva proprio a capire il perché. Forse era arrabbiato con Jimmy, si, forse. Forse era arrabbiato con lui perché ora non c'era più, o forse era arrabbiato con se stesso. Si, questo era più plausibile.. era arrabbiato perché non gli era stato vicino, nel momento del bisogno lui non c'era stato. Lui non aveva capito che Jimmy stava chiedendo aiuto, Si, a modo suo l'aveva chiesto.. Sembrava felice, Jimmy era sempre felice! Ma dietro a quella felicità si nascondeva forse una eterna sofferenza e lui non l'aveva capito! Nessuno aveva capito quanto dovevano stare vicini al loro amico.
Ma ora era tardi, lui gli aveva abbandonati, li aveva lasciati per sempre.. oh, e quella parola PER SEMPRE sarebbe rimasta impressa nei loro cuori.
Già, il loro amico non c'era più e già gli mancava tanto. Con chi si sarebbe sfogato quando sarebbe stato male? Ci avrebbe preso il suo posto? No, nessuno. Lui era unico.. lui era semplicemente JAMES OWEN SULLIVAN. E quel nome, oh era tutto. Lui era il Reverendo, così veniva chiamato.
E ora Brian lo sapeva.. avrebbe dovuto andare avanti senza THE REV.. senza una parte di lui.
Da quanto tempo si conoscevano? Oh, nemmeno lui se lo ricordava più. Nessuno di loro si ricordava quanto tempo era passato dal loro primo incontro.
Già si sentiva la sua assenza, già le giornate sembravano più grige senza il suo buonumore.
Jimmy... Se solo Brian, Zacky, Johnny o Matt aveva il potere di tornare indietro nel tempo.. tutto questo non sarebbe successo! E ora sarebbero stati in sua compagnia a bere e parlare delle loro solite sciocchezze. Perché, infondo, già mancavano le piccole cose.
 
Matt camminava a passo svelto, senza una meta ben precisa. Voleva solo camminare, camminare e sfogare la sua rabbia. Avrebbe voluto prendere a pugni chiunque gli si sarebbe parato davanti.. voleva piangere, ma proprio non ci riusciva.
Oh, doveva tornare indietro.. Valary è in casa che piange con le altre e lui deve andare da lei, deve andare perché è il suo dovere, deve stare vicino alla sua famiglia.. e alla famiglia di Jimmy.
Si, mamma Sullivan è ormai entrata in uno stato di shock e spetta a lui risollevare il morale di tutti. Ma perché? Perchè toccava a lui? Lui non voleva questo stupido dovere! Pure lui voleva essere tirato su da qualcun altro ma nessuno c'era e questo compito doveva farlo.. in nome di Jimmy. Si, fu lui a dirgli di prendersi cura della sua famiglia quando lui non ci sarebbe più stato. Ma perché? Le sue testuali parole furono “Matt, amico mio.. tu sei l'unico di cui mi fidi veramente. So che hai la testa apposto.. prenderti cura tu dei miei cari quando io non ci sarò più”. Le parole, la voce di Jimmy, percorsero la mente di Matt come una scossa e, se prima non capiva il perché di quelle parole ora.. ora era tutto più chiaro. LUI lo sapeva.. sapeva che presto sarebbe andato via, via per sempre.. Ma Matt.. proprio non riusciva a capire perché sarebbe toccato a lui.. Forse perché era il più forte della band e Jimmy sapeva che non l'avrebbe mai abbandonato. Jimmy lo diceva sempre “di Matt ci si può sempre fidare”.
Matt si bloccò come se le sue capacità motorie furono nulle.. come se non si ricordasse più come si camminava..
Pensò di aver sbollito la rabbia, era il momento di tonare indietro ma proprio non ne voleva sapere di prendersi tutte le responsabilità. Basta essere il solito Matthew Shadows.. basta, non ne poteva più.
E quelle responsabilità erano anche quelle di organizzare un.. funerale per l'amico.. Oh no! “no e poi no!” si disse “non sarò io a seppellire il mio migliore amico!”.
Si sedette ai piedi di un albero e si prese il viso tra le mani, voleva solo sparire.. andare via da questo posto assurdo ma non poteva..
E poi successe una cosa che non si sarebbe mai immaginato.. le lacrime iniziarono a bagnargli il viso. Scendevano piano rigando le guance, scendendo per il mento dove si intravedevano i primi cenni di barba.. scendevano, bagnandogli le braccia ricoperte di tatuaggi che erano incrociate e che reggevano la sua testa. Le vide infine posarsi nel terreno asfaltato formando piccole macchie scure rispetto al bianco del marciapiede.
Stava piangendo, finalmente riusciva a piangere la morte dell'amico.
Il suono di un clacson lo svegliò come da un sogno. Alzò la testa e guardò il cielo anche se in realtà vedeva un po' sfocato a causa delle lacrime. Ora, ora si sentiva davvero libero e sarebbe riuscito ad andare avanti.
Ripercorse la stessa strada percorsa poco prima per tornare dai suoi compagni che, ancora, lo stavano aspettando.
 
Zacky chiuse la porta alle sue spalle lentamente. Si sentiva stanco. Era stata una giornata orribile, stressante e tristissima.
I cani gli andarono incontro come loro solito, scodinzolando e saltandogli addosso in cerca di coccole, ma lui non li accolse come speravano. Diede una leggera pacca ad ognuno di loro e poggiò le chiavi nel cestino d'argento accanto alla porta.
Il tintinnio lo fece quasi sobbalzare ma neanche questo riuscì a smuoverlo dallo stato di shock in cui si trovava.
Gena, la ragazza, lo raggiunse e lo abbracciò. Non ci vollero parole, respiri, sguardi. Lo abbracciò e pianse.. pianse con lui.
Lui affondò il viso sul collo della ragazza piangendo rumorosamente. Oh, finalmente poteva dare libero sfogo alle sue lacrime.
Gena lo strinse più forte cercando di tranquillizzarlo. Ma era inutile, nessuno poteva placcare questo suo sfogo.
Zacky si lasciò cullare dalle braccia e dal profumo di Gena e, piano, si tranquillizzò.
Guardò negli occhi la donna davanti a lui che gli accarezzava il viso mentre mostrava un mezzo sorriso se pur le lacrime le rigavano ancora le gote.
<< Mi manca già >> riuscì a dire l'uomo sentendo la sua voce tremare.
<< Manca anche a me.. >> disse Gena dando il permesso nuovamente alle lacrime di bagnarle il viso.
 
Per Johnny non fu la stessa cosa. Forse fu l'unico dei quattro a prenderla meglio. Si sentiva uno straccio vecchio, quello si, ma riuscì comunque a non piangere.
Però.. oh, vederlo disteso lì non gli aveva fatto per niente bene.. anzi, si sentiva uno straccio.
Fissava il vuoto davanti a se mentre portava alle labbra la bottiglia di vetro contenente quel liquido dorato tanto fresco.
La ragazza lo fissava incapace di capire se stesse realmente bene o se da un momento all'alto sarebbe.. boh, crollato.
<< Dovevi vederlo.. >> disse continuando a guardare davanti a sé.
Lacey sospiro di sollievo quando lo sentì pronunciare quelle poche parole, poche si ma almeno significavano che non era del tutto in uno stato catatonico. Poggiò una mano sulla sua incoraggiandolo a parlare, sapeva quanto era importante che riuscisse a sfogarsi.
<< .. era disteso lì..era pallido quanto il lenzuolo che lo copriva.. >> si girò verso Lacey che lo guardava concentrandosi sulle sue parole. Il labbro inferiore di Lacey iniziò a tremare e, man mano che Johnny raccontava i suoi ricordi della mattina appena trascorsa, la donna iniziò a piangere silenziosamente..
<< Non ci è stato permesso neanche di dirli addio, di accarezzarlo un'ultima volta.. >> concluse guardando il pavimento.
<< Mi.mi dispiace tanto >> disse Lacey abbracciando il compagno.
Johnny si lasciò abbracciare e affondò il suo viso tra i capelli della ragazza..
 
 
**** Note dell'autrice****
Beh.. benvenuti a questa nuova storia..
Premetto che i fatti qui sopra raccontati sono frutto della mia immaginazione..
Ok ok forse è un po' triste ma infondo.. non potrei riuscire a scrivere una FF divertente su Jimmy..
Va beh, comunque,
spero che come inizio vi sia piaciuta.. oddio, è la prima volta che scrivo una storia drammatica..
Non sono ancora del tutto convinta di questa storia.
Sta a voi convincermi se continuarla o no :)
Ok, spero davvero che mi rendiate partecipe dei vostri pensieri.
Tranquilli, non mi offendo mica se mi dite che vi fa schifo!
Oddio, forse un pochino si ahah ma siete liberi di scrivere ciò che pensate e se non vi piace io rispetterò le vostre idee :)
Se c'è qualcosa che non vi quadra o volete darmi dei consigli io sono sempre ben accetta a immagazzinare tutto per poi riutilizzarli u.u
Ok, mi dileguo prima che inizino a piovere pomodori xD
Baci,
Miky 
   
 
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