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Autore: sawadee    03/12/2012    1 recensioni
Il 2 dicembre 1802 Jane Austen ricevette l'unica domanda di matrimonio di cui abbiamo traccia che rifiutò il giorno dopo. La famiglia disse dopo la sua morte che aveva amato solo una persona, scomparsa. Purtroppo le uniche informazioni (le sue lettere) sono state distrutte dopo la morte e l'unico uomo che risulta dalle lettere è un certo Tom Lefroy, che ai tempi della morte di Jane Austen era un famoso uomo politico (noto più come avversario del grande O'Connel). Il fatto che non sia stato reso pubblico il nome del grande amore di Jane Austen potrebbe essere dovuto proprio al ruolo dell'uomo? Non si saprà mai, ma ci hanno fatto un film, quindi, mi ci sono divertita un po'. Personalmente ho immaginato la notte della domanda di matrimonio accettata e poi rifiutata da Jane.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo regency/Inghilterra
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Il rifiuto.

 

 Anything is to be preferred or endured rather than marrying without Affection

Jane Austen, Lettera alla Nipote, 1814.

 

Stanotte le stelle non si vedono e non mi va di rimanere alla finestra, troppo alta è la notte. Di là dormono tutti in silenzio. Rimango qui, a pensare che ho accettato. La coperta è ruvida. Cassandra dorme, povera cara, e non posso svegliarla. Ho già 27 anni, giorno più, giorno meno. Ho accettato di sposarmi.

Già. Una casa. Mia. Mia sorella finalmente al sicuro, con il tempo per dipingere. Niente lezioni da dare ai vicini, ai ragazzini e non più dipendere da quel pover'uomo di mio padre. 

 

La fiammella guizza lenta, evoca ombre e fantasmi sulle pareti di legno.

 

Anche per i miei fratelli, un peso in meno. Non me lo rinfaccerebbero, no, davvero. Lui è brutto, balbetta, ma l'amore è per le stupide, l'amore è per chi può permetterselo. Non per chi ha già 27 anni ed è una donna.

Non so come prenderà il fatto che scrivo. Non bene, immagino, presumo. Gliene parlerò, gli spiegherò che non porta via tempo al dedicarmi a lui, che non spero di diventare famosa. Sì, gliene parlerò, dirò che viene prima lui e magari scriverò quando non è in casa. Il tè lo prendevi sempre con tanto latte e poco zucchero,  miscelavi e ridevi. Pochi ricordi, come quello che ho capito di te dal parlare con te. Ballare. Ai limiti della decenza, come non farò mai più, come non mi capiterà mai più, con il fremito dei miei 20 anni che ormai sono lontani, che non torneranno. Ricordo le tue parole educate, la tua gentilezza con mio fratello, il tuo improvviso interesse per me, sincero. Il fermarti laddove io la decenza la stavo dimenticando. Quel tono di confidenza e lo sguardo pulito che mi hai rivolto, come se per te contassi.

 

La fiammella diventa immobile, le ombre si fissano, i fantasmi escono fuori dalle pareti e, soprattutto, dal cuore.

 

Solo con il senno del poi me ne sono accorta, solo dopo mesi, dopo che ho fatto finta nulla e non detto nulla a nessuno, ho nascosto il dolore nel seno, con il tentativo di recuperare se non la dignità, la decenza, che persino nel ballare mi facevi perdere.

So di te, quello che fai. Mai di prima persona, ma una donna sa sempre come trovare informazioni su quello che vuole conoscere e amare. So tutto sulla pratica di avvocato, lavoro che non potrei mai svolgere in quanto donna, ma so tutto ormai, perché tu lo fai.

 Tu lo sapevi perché scrivevo, ma comunque anche se non avessi capito non sarebbe importato, perché saremmo stati insieme. Ma, per quanto possa fare, devo farmi indietro dalla tua vita e andare avanti. Non sarò tua, non sarai mio. Ma non sarò nemmeno quello che non posso essere per te per un altro.

   
 
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