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Autore: Mary West    04/12/2012    6 recensioni
[Piccole donne ~ Jo/Laurie ~ accenni Meg/Brooke]
La loro amicizia aveva visto di tutto, ma quell’attimo di dolce malinconia era la novità a cui Laurie non avrebbe mai voluto rinunciare.
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Josephine March , Margaret March, Theodore Laurence, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Just romance? I’m not thinking so

 
Jo non era ancora tornata e il treno della signora March per Washinton sarebbe partito entro un’ora. Le tre sorelle si operavano, correndo svelte e precise da una parte all’altra della casa, riempendo la borsa della madre rivolgendole preghiere e raccomandazioni.
“Salutami tanto il babbo e dagli un bacio da parte mia!”
“Avvertici appena sarà guarito!”
“E scrivici!”
“E non trascurarti!”
La signora March sorrideva, paziente e orgogliosa, davanti all’espressioni preoccupate delle sue bambine. Una ruga sottile le deformò la fronte quando il suo sguardo cadde preoccupato sull’orologio alla parete del piccolo salotto.
“Jo non è ancora tornata?”
Amy scosse la testa e tornò a preparare la valigia.
“Vedrai che avrà solo fatto un po’ tardi… magari si è fermata a parlare con Teddy” tentò di rassicurarla Meg, lanciando un’occhiata pensierosa fuori dalla finestra.
La signora March annuì e aiutò Beth e Amy a chiudere la valigia. Il campanello della porta trillò e Meg saltellò con grazia verso l’ingresso.
“Dev’essere Jo” annunciò sorridendo, più tranquilla.
Aprì la porta con mano impaziente, in attesa di rimproverare la sorella per il ritardo, ma la sua bocca, già pronta al richiamo, non emise alcun suono. Non era Jo; era il signor Brooke.
“Jo-… ehm, signor Brooke! Che piacere vederla” balbettò impacciata. Le mani andarono a torturare nervosamente l’orlo del grazioso abitino grigio perla che indossava; un rossore imbarazzante le colorò le guance.
“Buonasera, signorina March” disse il signor Brooke, inchinando appena il capo, ancora galantemente fermo sulla soglia.
“Ehm… volete entrare?” continuò Meg ancora a disagio, arretrando dalla porta e facendo spazio all’ospite inatteso.
“Grazie, signorina” replicò lui con un sorriso cordiale; i suoi occhi sembravano luccicare di una luce strana e mai vista, quando si posavano su Meg “Sono qui per scortare vostra madre alla stazione. L’accompagnerò nel suo viaggio a Washinton.”
Certo, si disse Meg nervosamente, come aveva potuto dimenticarlo?
“Accomodatevi pure” disse, facendogli strada verso il salottino di casa March “Mami è quasi pronta. Stiamo solo aspettando Jo con i soldi del biglietto.”
Il signor Brooke chinò nuovamente il capo con ossequio e seguì Meg in casa.
“Buonasera signora March.”
“Oh, signor Brooke. Grazie d’esser venuto, ci muoveremo presto. Stiamo aspettando Jo, in realtà pensavamo fosse lei… non l’avete vista, per caso?” chiese la signora March, ora con una certa preoccupazione in volto.
“No, mi spiace.”
“Oh, Santo Cielo” replicò la madre “Amy, controlla se riesci a vederla dalla finestra.”
Amy annuì e salì con un balzo sul davanzale della finestra più vicina; sfregò con forza il gomito sul vetro e iniziò a scrutare attentamente la strada dal cerchio trasparente che aveva ottenuto.
Una sagoma sgraziata e ansante attirò il suo sguardo; il passo baldanzoso e vivace era inconfondibile.
“Eccola, è arrivata! È lei!”
Beth corse alla porta e l’aprì subito; Jo varcò la soglia con un unico salto, stringendo fra le mani un manciata di banconote. Senza neanche togliersi il cappotto o il cappello, allungò la mano con i soldi verso sua madre.
“Tieni, mami. Basteranno per il viaggio” disse in tono perentorio.
“Jo! Dove li hai presi?”
Un’espressione ansiosa si dipinse sul volto stanco e grigio della signora March. Afferrò indecisa i soldi e li contò.
Meg, Beth e Amy fissavano la sorella stupefatte, come in attesa di una spiegazione.
“Non li ho rubati” chiarì Jo subito, sfilandosi il soprabito “e non li ho nemmeno mendicati” si sfilò la sciarpa e i guanti “ho venduto qualcosa di mio” e si sfilò il cappello.
Le sue sorelle diedero all’unisono un’esclamazione addolorata e la signora March si avvicinò alla figlia, accarezzandole il dolce capo rasato.
“Jo! I tuoi capelli, i tuoi bei capelli.”
Beth si fece accanto alla sorella a sua volta e le si strinse al petto, affettuosamente.
“Erano il tuo orgoglio!”
“Oh, ma non è mica una tragedia” replicò Jo vivace, scompigliandosi le poche ciocche rimaste “ricresceranno.”
“E saranno più belli di prima” asserì Beth, alzandosi sulle punte per baciare la guancia fredda della sorella. Un silenzio improvviso cadde fra loro; fu Amy a romperlo.
“A me così piace” annunciò in tono solenne.
“Anche a me” confermò Meg, guardando la sorellina con orgoglio.
“E a me pure” si unì Beth, con gli occhi lucidi per la fierezza.
Jo si rivolse alle sorelle con un’espressione gratitudine, e poi alla madre.
“Mami, devi sbrigarti. Il treno parte fra poco.”
La signora March annuì e le quattro bambine la scortarono, ritornando al loro fiume di raccomandazioni lungo il breve sentiero fino al cancello.
Il signor Brooke e la signora March salirono in carrozza e le sorelle rientrarono in casa, con il capo chino e l’animo affranto. Jo abbandonò la stanza con aria stanca e si diresse, fiera e testarda, verso la sua adorata soffitta. L’aria era già impregnata di inchiostro e la luce del fuoco che scoppiettava allegro era un invito a inforcare la penna. Senza indugio, Jo la inforcò e subito chinò la schiena sulla carta fresca, immergendo di parole e sensazioni il foglio ancora bianco. Una pila nutrita si era già formata sulla scrivania improvvisata quando un rumore improvviso ruppe il caloroso silenzio nel rifugio e Jo trasalì; la penna cadde con uno schiocco sulla carta e tre gocce d’inchiostro macchiarono il foglio fresco.
“Jo?”
La voce di Teddy accese l’animo di Jo e lei fu in piedi in un attimo, pronta ad accoglierlo come sempre; ma c’era qualcosa di diverso e d’un tratto si vergognò. Portò le mani fra quelle poche ciocche scure che erano l’unico e ultimo ricordo della sua splendida chioma e si nascose il volto fra le mani.
“Jo!”
Stavolta la voce di Laurie non risuonò insicura e curiosa, ma dolce e delicata; si rivolgeva a lei come ad un’amante.
“Va’ via, Laurie!” lo scacciò lei in malomodo e tornò a chinarsi sulle sue sciocchezze, che avevano ascoltato e accolto quelle lacrime ancora fresche sul suo viso sin dall’inizio. Loro potevano capire il suo dolore, assorbirlo, allontanarlo, fino a riportare il sorriso sul pallido viso smunto dal pianto e dall’angoscia.
“Jo, cara… cosa succede?”
Jo non capì la domanda. Se Laurie era lì, significava che sapeva già tutto… e allora perché chiederglielo?
“Meg non te l’ha detto?” chiese scorbutica e continuò a dargli le spalle.
“Sì” ammise lui, ma non sembrava imbarazzato o arrabbiato. La calma più totale invadeva le sue parole pregne di affetto e fiducia. “Ma pensavo volessi dirmelo tu.”
Jo emise uno sbuffo spazientito e vide con la coda dell’occhio Laurie avviarsi verso la porta; evidentemente si era arreso.
E invece no: la porta si chiuse con uno scatto e Teddy fu di nuovo da lei, seduto così vicino che potevano abbracciarsi senza neanche volerlo. Le pose le mani in vita e strinse appena le dita attorno ai fianchi, sfiorandole il volto con il proprio.
“Jo” le sussurrò paziente. “Sei bellissima.”
Jo rise debolmente e scosse la testa. Le lacrime ripreso a sgorgare forti e preoccupate.
“Ho paura” ammise in un bisbiglio e poggiò la testa sulla spalla di Laurie, serrando gli occhi per reprimere il pianto infantile. “Ho paura che il babbo non torni o che mami lo faccia con brutte notizie. Ho paura che non riusciremo a cavarcela e… mi vergogno tanto” concluse affranta.
Laurie la strinse e chiuse gli occhi a sua volta perché lui e Jo non si erano mai abbracciati in quel modo, così intimo. Lei non era fragile come tutte le ragazze che aveva conosciuto: era una fiera gazzella, forte e coraggiosa, che mai aveva pianto o si era abbattuta. La loro amicizia aveva visto di tutto, ma quell’attimo di dolce malinconia era la novità a cui Laurie non avrebbe mai voluto rinunciare.
“Non devi” le rispose e continuò a bearsi della loro vicinanza perché – e lo sapevano entrambi – non era solo fisica. “Andrà tutto bene. Ci sono io con te. E non devi vergognarti di niente” continuò e il suo sguardo ora sveglio aveva trovato quello di Jo. “Non ho mai conosciuto qualcuno più straordinario di te. Sei l’essere più bello che abbia mai visto.”
Portò le mani fra i suoi capelli e accarezzò devoto quelle poche, valorose ciocche, baciandone le punte.
“Non vergognarti mai.”
Jo respirò a lungo sulla sua spalla e si ritrovò improvvisamente felice, in quel calore familiare, in quel rifugio che era Laurie e che c’era sempre stato e che sempre ci sarebbe stato anche in futuro.
“Grazie” sussurrò debole e una piacevole onda di vertigine le sconvolse il capo quando le labbra di Laurie toccarono le sue in un contatto che aveva conosciuto solo attraverso i sogni e le parole.
Le sue dita già fremevano del prossimo racconto. 




















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Buongiorno miei cari amici :)
Eccomi, come sempre, nella metà dei dieci giorni che separano un capitolo all'altro della mia long a pubblicare un'altra sciocchezzuola ^^ Questa volta, come potete vedere, ho deciso di cambiare fandom e di postare una storiella in uno in cui ho già debuttato da un po' e al quale sono molto affezionata.
Insomma, basta fare un giro nella mia pagina e gettare, anche distrattamnte, un occhio alla mia presentazione per vedere i volti di questi due splendori fra le icons dei miei cinque OTPs. 
Piccole donne è stato uno dei libri più belli che abbia mai letto nella mia vita e ringrazierò sempre mia madre per avermi regalato romanzi e fumetti, film e cartoni e per averli letti, visti e vissuti con me. 

Questa volta ho deciso di abbandonare un po' la drammaticità che, comunque, questo pairing un po' richiede, considerando la fine a cui è destinato - notare come tre dei miei cinque OTPs fanno pessime fini e, se fossi in Chuck e Blair e Tony e Pepper, comincerei ad avere un po' di paura LOL - e cimentarmi in un ambiente un po' meno tragico. Certo, stiamo sempre parlando di un missing moment che un po' di angst lo richiede - cioè, il signor March è in fin di vita, Mami è partita, le bambine sono rimaste sole e Beth è in procinto di ammalarsi di quel malore che la condurrà ad una delle morti più struggenti e meravigliose che il mondo letterario abbia mai conosciuto - ma c'è un piccolo raggio di luce e quel foglio e quell'amico sono per Jo l'ancora di cui avrà sempre bisogno. Ho scelto proprio questo momento perché credo che il gesto di Jo sia semplicemente perfetto, così saturo di amore e sacrificio da far piangere chiunque e da far sentire chiunque una persona davvero inqualificabile, al confronto, anche perché tutti sappiamo che, può fare la dura quanto le pare, ma ha sofferto tanto per quella sua "lussureggiante chioma".
Che dire? Vi ringrazio della lettura, se avrete voglia di farlo e spero risulti gradita e piacevole. Per quanto riguarda alle recensioni, ho risposto individualmente a quelle delle storie precedenti - almeno spero LOL
Un bacio e alla prossima,
Mary. 
   
 
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