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Autore: fundimurtagh    24/06/2007    6 recensioni
ecco cos'è successo a Murtagh prima di incontrare Eragon, quando viveva ancora alla corte di Galbatorix. tra amori, tradimenti e follie ho cercato di ripercorrere il passato di Murtagh attraverso la mia fantasia ...
Genere: Romantico, Triste, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Galbatorix, Murtagh
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Murtagh si slanciò con impeto contro il suo avversario, la spada stretta in pugno. Tornac fu alquanto veloce e riuscì a parare il colpo con facilità. Murtagh si avventò nuovamente sul suo maestro, le lame dei due guerrieri si scontrarono violentemente provocando uno sprizzo di scintille.
-Per oggi può bastare. Complimenti ragazzo, ogni giorno ci sono ulteriori miglioramenti. Sei un ottimo allievo!- disse Tornac separando la sua spada da quella di Murtagh.
Il ragazzo annuì e si passò una mano tra i ricci castani, cercando di liberare la fronte madida di sudore. –E voi siete un eccellente maestro!-
Tornac sorrise compiaciuto. Allenava Murtagh dal primo giorno che quest’ultimo riuscì a brandire la lama di una spada, aveva quattro anni. Erano passati più di tredici anni da allora, e Tornac amava il giovane Murtagh come un figlio e da lui era amato come un padre.
-Maestro, perché Galbatorix mi tiene rinchiuso nel suo castello? Con lui non ho alcun tipo di rapporto, non so nemmeno come sia la sua voce. Ci deve essere un motivo per cui mi concede di avere un tetto sulla testa.- chiese Murtagh che da tempo era alla ricerca della risposta.
-Galbatorix è un uomo molto scaltro e non ti tiene qui solo perché sei il figlio del suo più grande alleato e amico, se lo si può definire tale. Ma non crogiolarti, prima o poi scoprirai il motivo.-
-E se non dovesse piacermi?- Murtagh lo guardò con cipiglio.
-Hai una grande forza interiore, ma quei solchi diagonali tra le sopracciglia indicano dei grandi dolori che non sei ancora riuscito a superare.- la bocca da cui erano uscite tali parole era quella di una giovane donna, la terza delle figlie di Tornac.
Murtagh si inchinò al suo arrivo e le baciò la mano.
-Xenia, le vostre parole mi colpiscono. Sono dovute al vostro studio della magia?- disse Murtagh fissandola dolcemente. Erano cresciuti insieme e tra loro c’era una grande sintonia.
-Mio caro Murtagh, la magia non c’entra nulla. Il viso può raccontare molto della personalità di un essere umano.- si affrettò a rispondere la ragazza.
Murtagh accennò un sorriso e abbassò il capo in segno di assenso. Poi Xenia informò il padre che il pranzo era pronto in tavola. Tornac salutò il suo allievo e prima di andarsene gli ricordò della lezione del giorno successivo.
-Se vi interessa qualche lezione di magia ho il pomeriggio libero dagli impegni del palazzo.- propose Xenia, forse troppo avventatamente. Non si addiceva ad una ragazza avanzare simili proposte verso un uomo, per di più se rimanendo da soli. Murtagh non era solito osare tanto con nessuna delle ragazze che gli avevano chiesto una tale intimità, ma certamente non rifiutò l’invito di un’amica con la quale aveva condiviso i momenti più belli della vita vissuta fino ad allora.
-Vi aspetto in giardino, non vedo l’ora di imparare qualcosa sul “viso e la personalità degli uomini”-
Questa volta fu Xenia ad inchinarsi prima di dirigersi verso casa. Così Murtagh si diresse verso una fonte nelle vicinanze, si tolse la camicia insudiciata e si passò dell’acqua fresca sul torso. Mentre passò le mani dietro la schiena si accorse della ferita e ricordò chiaramente come gli era stata provocata. Xenia aveva ragione, c’erano dei dolori che egli non aveva ancora superato né perdonato a colui che glieli aveva inflitti …

Murtagh pranzò da solo in una sala del castello, servito da una decina di cameriere che il Re aveva messo a sua disposizione per qualsiasi mansione, ma egli non osò mai approfittarne per trarne piacere, era un ragazzo educato che credeva nei valori insegnatigli da sua madre. Di lei ricordava molto, nonostante il tempo passato insieme fosse stato pochissimo. Aveva una lunga chioma riccia di colore nero come la notte e degli occhi grandi, scuri e penetranti. Era davvero una bella donna sua madre e lui le assomigliava molto, forse troppo. A volte Murtagh pensava che fosse a causa di quella somiglianza che Morzan, suo padre, non era mai riuscito ad amarlo, tanto era il disprezzo verso la donna che aveva messo incinta e usato solo per scopi personali. Al giovane mancava molto sua madre e mai nessuno era riuscito a prendere quel posto nel suo cuore, nemmeno la balia a cui era stato affidato, Mahìra, nonostante provasse per lei un gran bene e molta riconoscenza. Di madre ne esiste solo una e questo Murtagh lo capiva meglio degli altri perché l’amaro destino aveva deciso di portargliela via precocemente.
Murtagh fu risvegliato dai suoi pensieri dallo stridio di un uccello che volava nelle vicinanze. Stava calando la sera e Xenia lo aspettava nel giardino del palazzo, come promesso.
  
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