Libri > La Scacchiera Nera
Ricorda la storia  |      
Autore: betabi    07/12/2012    5 recensioni
"Guardai avanti e finalmente lo vidi. Eccolo li, 17 anni compiuti, abbastanza alto, capelli e occhi scuri e un innato senso dell’umorismo. Mi veniva incontro a passi svelti e non riuscì a non pensare quanto fosse bello averlo li vicino, dopo mesi che potevo sentirlo solo su skype."
ho scritto una piccola one-shot sui protagonisti del libro "la Scacchiera Nera" che una volta tornati nelle loro realtà si incontrano in Italia. Il punto di vista è quello di Milla.
è la mia prima storia pubblicata e spero vi piaccia!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Camminavo lentamente per strada, con calma, assaporando la frescura mattutina che mi faceva intorpidire la pelle perennemente pallida, nonostante il caldo sole estivo che batteva a Napoli.
Quella notte non avevo dormito, troppo eccitata ero rimasta a pensare a lungo. Su cosa bene non so, i ricordi erano riaffiorati lentamente uno dopo l'altro facendomi versare sul cuscino calde lacrime di nostalgia verso quella terra che non avrei potuto più rivedere.
Gli avevo mandato un messaggio per confermare il nostro appuntamento alla metropolitana il giorno dopo e lui aveva risposto con la sua solita ironia. Leggere il suo nome sul display aveva fatto stringere il mio stomaco in una morsa accogliente, che non avevo mai conosciuto prima d'allora.
Mi ero svegliata presto quella mattina e dopo un abbondante dose di caffè, che mi avrebbe fatto affrontare quella giornata importante al meglio andai nella doccia e mi lavai.
Spazzolai distrattamente i capelli e li lasciai bagnati, si sarebbero asciugati da soli di li a poco. Rimasi davanti al guardaroba aperto per una buona mezzora, pensando inutilmente a cosa poteva rendermi più carina ai suoi occhi, dimenticando che, quando eravamo sulla Scacchiera, lui mi aveva visto nei momenti peggiori: dai capelli arruffati ai vestiti puzzolenti di fumo, passando per il viso sporco e struccato.
"Va al diavolo, Ryan!" pensai prendendo la mia mise abituale: La maglietta con il logo dei Metallica, i jeans neri e sgualciti dove al fianco pendeva una catenella consunta, gli anfibi scuri e una borsa larga. ci infilai dentro qualche cosa e prendendo una felpa mi avviai verso la porta salutando distrattamente i miei genitori.
Ero per strada, e stavo lentamente raggiungendo il ragazzo che amavo.
La mente mi si affollò di ricordi. Ripensai al nostro primo incontro e come lui si era lanciato nel fiume per salvarmi, i bivacchi insieme in cui ci scambiavamo insieme a Morten i turni di guardia, pensai al ragazzo danese che ci avrebbe raggiunto domani con un sorriso, il buon vecchio Mort.
Senza che me ne accorgessi arrivai alla metropolitana che era già piena nonostante fossero solo le otto.
Lui avrebbe preso la prima corsa, in modo che avremmo passato insieme più tempo possibile prima di ricongiungerci il giorno dopo ai nostri due compagni.
Mancavano ancora dieci minuti prima che arrivasse così mi comprai una rivista di chitarre e cercai di leggere ma la mia mente non riusciva a concentrarsi. Sfogliai svogliata le pagine finche non sentì il rumore della metro che si avvicinava e infine si fermava proprio davanti a me. Scattai in piedi come una molla.
La gente affaccendata e frettolosamente usciva dagli scompartimenti oscurandomi la vista, “Cavolo se è piena oggi!” pensai distrattamente mentre i miei occhi saettavano veloci da una parte all’altra cercando il mio ospite. Inizia a saltellare per vedere sopra le spalle della gente che usciva e mi venne improvvisamente in mente quando lui mi chiamava ranocchia, aveva ragione dopotutto. Decisi di farmi più indietro e di aspettare che la confusione si diradasse e continuai a osservare una ad una le persone che mi si paravano di fronte, girando la testa a destra e a sinistra. Guardai avanti e finalmente lo vidi. Eccolo li, 17 anni compiuti, abbastanza alto, capelli e occhi scuri e un innato senso dell’umorismo. Mi veniva incontro a passi svelti e non riuscì a non pensare quanto fosse bello averlo li vicino, dopo mesi che potevo sentirlo solo su skype.
Quando fece l’ultimo passo arrossii violentemente e l’unica cosa sensata che mi venne in mente di dire fu << Ryan >>. Non mi diede il tempo di finire e carpì le mie labbra con foga. Gli gettai le braccia al collo, temendo che tutto quello fosse solo un sogno e stringendolo il più possibile, mi infilò la mano nei capelli. Dio solo sa quanto mi piacque e quanto avevamo aspettato quel momento. Finalmente, dopo tutto il tempo passato sulla Scacchiera potevamo toccarci senza nuocerci l’un l’altro. Non so quanto rimanemmo li, avvinghiati come due polipi a scambiarci saliva, emozioni e sentimenti. Non avevamo bisogno di nessuno infuso magico per capirci. Quando Ryan, un po’ riluttante allontanò il suo viso dal mio, tenendolo fra le mani, scoppiammo in una grossa risata. L’imbarazzo passò subito e ci abbracciammo.
Il giorno dopo arrivarono Mort e Satsuki e in quei pochi giorni non ebbì alcun pensiero se non la felicità di averli vicini. Mostrai loro tutti i luoghi più curiosi della città, li portai a mare e li feci assaggiare la vera pizza italiana.
Ma anche i sogni finiscono e presto dovemmo dirci addio.
La prima a ripartire fu la giovane giapponese, il suo lavoro nei musei la pretendeva e lei non poteva non adempiere al suo dovere. Partì con la promessa che sarebbe tornata.
Una parte del mio cuore se ne andava con lei e fece scendere tra di noi una leggera nebbia di tristezza. Sapevamo benissimo che non era possibile vederci spesso perché i voli oltreoceano costavano davvero molto, i più fortunati, se così si può dire, eravamo io e Mort che abitavamo relativamente vicino.
Ma anche lui dovette tornare in Danimarca.
Rimanemmo io e Ryan, come all’inizio della nostra avventura. L’ultima mattina ci incontrammo in un bar per fare colazione, aveva l’aria stranamente felice << Non vedi l’ora di andartene, eh? >> gli dissi brusca nel mio inglese abbastanza decente, << Beh, se me lo dici con questo tono acido potrei farci un pensierino sai? E comunque devo dirti una cosa.. >> si inginocchiò ai miei piedi, lo fissai con orrore << Ma che cazzo fai? Sei scemo?! >> gli urlai contro. Lui gettò la testa all’indietro e rise di gusto << Camilla Nevi, detta Milla, vuoi tu passare ogni estate insieme a questo stupido piantagrane di Ryan Aleksander Kasalevic? >>
<< Cosa? Ma ti costerebbe troppo! Conta il viaggio, l’albergo, il cibo! >>
<< Stiamo affittando casa qui. >>
Mi si riempirono gli occhi di lacrime e gli saltai addosso pronunciando qualche distratto si prima di mordergli le labbra.
Io, Ryan, insieme, ogni estate.
Il sogno in cui ero caduta quella settimana stava continuando, avrei sopportato di buon grado la sua partenza con il pensiero che dodici mesi dopo ci saremmo potuti vedere di nuovo.



  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > La Scacchiera Nera / Vai alla pagina dell'autore: betabi