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Autore: Aching heart    07/12/2012    8 recensioni
D'accordo, quella di Lilli e il Vagabondo non è una fiaba, ma è un meraviglioso classico Disney e per questo ha tutti i requisiti per "trasferirsi" a Storybrooke, una Storybrooke senza sortilegio e senza magia...
Cosa succederebbe se Lilli e il suo amato Vagabondo fossero persone reali che vivono con i nostri ben noti cittadini del Maine? Come si svilupperebbe la loro storia e come si intreccerebbe con quella del resto della comunità storybrookiana? Leggete e lo scoprirete ; )
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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1. Lady

- Allora,  Mr Gold, è tutto sistemato per l’adozione? Non ci saranno problemi, né altro?
- Assolutamente, Mr King, oppure non avrei portato qui la bambina. E’ stata lasciata sulla porta dell’ Istituto St James di Boston senza nessun biglietto, oggetto particolare o simili. Sullo scatolone in cui è stata trovata c’era solo scritto il suo nome, e quello le è stato dato. Se anche un giorno qualche suo parente volesse farsi vivo, farebbe molta fatica ad ottenere i vostri dati dall’orfanotrofio e senz’altro potremmo fare in modo che quel qualcuno sia perseguibile per vie penali. Ma tutto sommato non credo che ce ne sarà mai bisogno.
 Dunque stavano parlando di lei, intuì Lily. Quindi, grazie al cielo, ad adottarla non era l’uomo che l’aveva portata via dall’orfanotrofio, ma quei signori King. Era felice di questo, perché quell’uomo le faceva paura: certo non doveva essere cattivo, perché l’aveva salvata da quel brutto posto, ma forse non era buono come padre. D’altra parte, non poteva neanche sapere come sarebbero stati i suoi nuovi genitori; dalla stanza in cui aspettava riusciva solo a vedere l’uomo e la donna di spalle. Chissà che facce avevano, chissà se la donna era come le mamme delle pubblicità, sempre sorridenti e intente a fare dolci; chissà se l’uomo era uno di quei padri che obbligavano i figli a fare sport. Sperava di no: a lei non piaceva lo sport. Aveva sei anni e non le piaceva nessun gioco di quelli che facevano gli altri bambini, che stavano sempre a correre, a lanciarsi una palla o a saltare una corda. Era una frana in tutti i giochi e l’avevano sempre presa in giro per questo. Anche Ethan. Lui era il peggiore. O meglio, era il migliore, vinceva sempre ed era il più bravo, ma riusciva ogni volta a farla piangere. Lei però non piangeva davanti a tutti, mica era scema! Lo faceva solo quando era sola soletta e a nessuno fregava niente di lei; tanto poi Ethan era stato adottato e lei non aveva pianto più, e ora veniva adottata anche lei. Sperava solo che non avrebbe pianto nella nuova casa.
- Ma lei è qui? Dove? – chiese emozionata la donna. Aveva una voce molto dolce. Lily vide Mr Gold farle un cenno ed entrò nell’altra stanza, dove tutti si erano girati in sua attesa. Vide i due signori avere un sussulto e i loro occhi riempirsi di tenerezza, ma poi la donna si rivolse a quello che si chiamava Mr Gold.
- Ma… pensavamo che fosse un po’ più piccola… insomma, avremmo voluto…
Ecco, doveva immaginarlo: non la voleva. Fu un miracolo se non si mise a piangere in quel momento.
-I figli non si scelgono, Mrs King. I figli sono sempre un dono del cielo e bisogna amarli così come sono, perché loro ci amano incondizionatamente, anche se siamo i peggiori individui sulla Terra.
Mr King guardò il signor Gold con la coda dell’occhio: aveva detto “ci”? Quindi anche lui era un genitore? Che strano, nessuno a Storybrooke sapeva che Robert Gold avesse figli… ma, vedendo la sua espressione grave, decise di non fare domande.
- Mr Gold ha ragione, tesoro. E poi guardala: non è forse la bambina più bella e bisognosa d’affetto del mondo? – disse, poi si fece avanti e la prese in braccio, portandola dalla moglie.
- Sì, Gianni caro, hai ragione. E’ una bambina stupenda. Come si chiama? – chiese rivolta a Gold.
- Il suo nome è Lilian. Quando era all’orfanotrofio portava il cognome Parker, come tutti gli altri bambini, ma da adesso in poi, se la accetterete, lei sarà Lilian King.
Ancora quella Lilian…  pensò la bambina. Non sapeva che fosse il suo nome: all’orfanotrofio l’avevano sempre chiamata Lily.
-Io mi chiamo Lily – disse appunto a quelli che sperava fossero i suoi nuovi mamma e papà, e loro sembrarono commuoversi al suono della sua voce.
- Andiamo a casa, Lily? – le chiese dolcemente la nuova mamma, e lei annuì.

***

La casa era molto grande e molto bella. I mobili sembravano usciti da alcuni dei suoi libri illustrati preferiti, ed era tutto luminoso, pulito e ordinato. Non come nell’orfanotrofio. Aveva addirittura due stanze, una per dormire – che sembrava la stanza di una principessa – e una con tanti giocattoli. Fuori dalla finestra si vedeva un grande giardino… era possibile che ci vivessero le fate? A lei sembrava proprio un giardino incantato, ma in fondo era quasi Natale, e con tutto quel freddo e con la neve le fate dovevano essere in letargo.
 La prima cosa che la mamma aveva fatto era stata farle il bagno, poi le aveva spazzolato per bene i capelli e le aveva messo un vestitino, uno dei tanti che il papà era andato di corsa a comprare. Era stato buffissimo vederlo correre tutto emozionato per strada nel negozio vicino e poi tornare a casa carico di buste e pacchetti, tutto ricoperto di neve.
 Quando si guardò allo specchio quasi non si riconobbe: era una bambola! Di vestiti come quelli non ne aveva mai visti, i suoi capelli ramati non erano mai stati così curati, e i suoi occhi scuri non avevano mai avuto un’aria così serena.
-Oh Lily, sembri proprio una piccola Lady! – esclamò Tesoro dolcemente, e Gianno caro le abbracciò e le baciò entrambe.
Le ci volle un po’ per capire che “Tesoro” e “Gianni caro” non erano i nomi dei suoi nuovi genitori. La mattina dopo, tutti infagottati nei loro morbidi cappotti e con tanto di sciarpe, guanti e cappelli di lana, erano andati insieme a passeggio e avevano incontrato molte persone, che li avevano chiamati “Mrs King” e “Dottor King”, oppure solo “Eliza” e “Gianni”. 
 Quindi, suo padre era un dottore. Questo l’aveva preoccupata un po’: i dottori vogliono sempre farti prendere degli sciroppi amarissimi e, qualche volta, vogliono farti le punture! Poi l’aveva riguardato e si era tranquillizzata: una persona così buona doveva per forza essere contraria alle punture.
 Tutte le persone che avevano incontrato avevano sorriso a Lily ed erano stati gentili con lei, e di questo  era molto felice. Le era piaciuto stare in mezzo alla gente, giocare al parco, guardare le persone pattinare sul lago ghiacciato, bere la cioccolata calda in pasticceria, giocare con le bambole insieme alla mamma, leggere i libri col papà e fare tutte le altre cose che aveva fatto oggi, ma ora doveva andare a letto. Mamma le aveva messo il pigiama, dato un bicchiere di latte caldo e cantato una ninna nanna, ma lei ancora non aveva preso sonno. A poco serviva l’abat jour accesa: aveva paura.
 Il fatto era che non aveva mai dormito da sola; cioè, nel letto sì, ma nell’orfanotrofio le bambine stavano tutte in stanza assieme e si tenevano compagnia, invece ora si sentiva sola. E poi aveva paura di avere degli incubi: quella era stata una giornata troppo perfetta, e sicuramente sarebbero arrivati i brutti sogni a rovinare tutto.
 A quel pensiero, sgaiattolò fuori dal letto in preda al panicoed entrò nella stanza a fianco, quella di mamma e papà, i quali dovevano averla sentita, perché si girarono verso di lei. La mamma fu subito intenerita: - Oh, Gianni caro, non possiamo…?
- No – fu la bonaria risposta – deve abituarsi a dormire da sola. Su, Lily, andiamo – la prese in braccio e la riportò nel suo letto. Le diede un bacio sulla fronte, le rimboccò le coperte e se ne andò lasciando la porta aperta. Fece il possibile per cercare di addormentarsi ma ogni volta che chiudeva gli occhi sentiva un rumore strano… forse c’erano dei mostri nascosti sotto il letto? Di nuovo zampettò velocemente fino al letto dei genitori, e di nuovo fu riportata indietro dal papà.
Questa scena si ripetè più volte prima che Gianni caro, guardando gli occhi colmi di lacrime di Lily in piedi di fianco al suo letto, acconsentisse con un : - E va bene, ma solo per stanotte! – che puntualmente fu smentito la notte dopo, quella successiva, e le altre ancora.

 

*Angolo Autrice*
Dunque, benvenuti nella mia nuova fan-fiction! Vi chiederete: come mai questa qui si mette a scrivere altre cose se è incapace perfino di gestire regolarmente una sola fan-fic??? Avete perfettamente ragione, ma io sono un po' pazzerella, e ho così tante idee per così tante storie diverse che devo pur iniziare a pubblicare qualcosa, se no ci metterò una vita!
Detto questo, se avete deciso di leggere questo capitolo vuol dire che siete degli amanti di Lilli e il Vagabondo, esattamente come me : D
L'idea di trasportare a Storybrooke la loro storia è nata un po' di tempo fa, mentre, in preda ad un attacco di nostalgia, ho riguardato il cartone animato avvolta a bozzolo nelle coperte, e così eccomi qui a rompere le scatole (lo sapete che vi voglio bene <3). In questa fan-fic cercherò di riproporre tutti (o quasi) i momenti del cartone animato in stile Storybrooke, e vedrò di aggiungere anche qualcosina di mio.... va detta anche una cosa importante: la carissima e bravissima Dora93 mi ha fatto la gentile concessione di "usare" i personaggi della sua fan-fiction Once Upon A Time In Storybrooke: Beauty and the Beast per una sorta di cammeo. Ho voluto questa cosa innanzitutto per renderle omaggio, perchè amo tutte le sue storie e in particolare questa, e poi perchè ormai non riesco più a pensare ad una Storybrooke senza magia che non sia quella della sua fan-fic. I suddetti personaggi inizieranno ad entrare in scena (a parte Mr Gold che abbiamo già visto) dal prossimo capitolo... capisco che questo non fosse granchè, ma era una specie di capitolo di presentazione. Mi è venuto naturale scrivere per lo più dal punto di vista di Lily, anche se il risultato non è stato dei migliori.
Allora, gentili lettori, vi ringrazio tutti e vi do appuntamento al prossimo capitolo. Ciao ciao : )

   
 
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