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Autore: Keyra    25/06/2007    6 recensioni
A volte capita che un ragazzo si innamori davvero.
A volte capita che un ragazzo si innamori davvero di una ragazza.
A volte capita che un ragazzo si innamori davvero di una ragazza malata.
(ULTIMO CAPITOLO)
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Penultimo capitolo.. =)










*******************

 

 

Passai sette anni senza vederla.

L’ultima volta stava per finire l’università – aveva scelto di diventare fisioterapista – ed era ansiosa di cominciare quel lungo viaggio che, sin dalla nostra adolescenza, aveva programmato nei minimi dettagli: prima avrebbe raggiunto l’America (le coste della California e quelle della parte orientale, New York, e poi Boston, Chicago e il Canada, eccome.. il Canada, per poi scendere in Mexico, splendido Mexico, e proseguire sempre più giù, fino al Brasile), poi avrebbe varcato le soglie dell’Asia (Cina, India.. le spiagge dell’India..) e di lì in Australia – il suo sogno di sempre, l’Australia.

Non sapeva con chi l’avrebbe fatto, ma era sicura che prima o poi qualcuno sarebbe arrivato.

 

Un giorno, Rebecca mi telefonò e mi disse – Parto –


Quel qualcuno era arrivato.

 

Si chiamava Leòn, era un fotografo francese abbastanza famoso, l’aveva conosciuto tre mesi prima. Quel nome si portò via tutto di lei.
Mi raccontò poco su di lui, disse solo – Parto, con il mio nuovo compagno. Si chiama Leòn, l’ho conosciuto a una mostra di fotografia, grazie ad Angela. Sai, Angela. Te la ricordi? –

 

Da quel momento in poi rimasi come sordo per tutta la vita.

Avevo continuato ad amarla, sempre, anche quando accanto a me dormiva un’altra donna, anche quando sentivo di essermi innamorato di nuovo, anche quando dicevo

       Ti amo – a qualcun’altra... sempre, io continuavo ad amare lei, prima di tutte.

 

 

Tornò in Italia dopo cinque anni, e lo fece per sposarsi.  Mi invitò al suo matrimonio, ma non ebbi le forze per andarci.
Da suo cugino seppi che aspettava un bambino, era incinta di tre mesi. L’annunciò davanti a centinaia di persone – la sua non fu proprio una cerimonia modesta, ora si poteva permettere un sacco di cose, lei – e lo disse sorridendo.

Sorridendo, capite? Probabilmente era quel sorriso che conoscevo così bene, io. Quel sorriso furbo, che ti voleva un po’ ingannare, che ti voleva fregare, davvero. Voleva vedere quanto fossi curioso, quanto ci tenevi, a lei.

Tutti gli invitati applaudirono contenti, sembrava proprio uno di quei matrimoni da film..

La sposa con un lungo abito casto e puro, i capelli scuri raccolti e sobri orecchini di perle. Rideva contenta di quel giorno così armonioso, di quella cerimonia così sontuosa, di quella sua vita così perfetta, ora. Una vita che aveva cancellato il suo passato, quel passato in cui aveva pianto per sé stessa, perché non si piaceva. Chi mai l’avrebbe detto? Sembrava così soddisfatta di tutto, ora.
Lo sposo aveva scelto un completo grigio e non nero, - Non siamo mica a un funerale! -  e sorrideva sempre, sempre capite?, orgoglioso di quella donna che stringeva fra le braccia, quella donna dal viso caldo, sereno, quella donna che poteva dargli tutto. Averla accanto era come se tutto non importasse più, come se gli unici abitanti dell’universo fossero lui e lei, lei e lui, e basta. Io lo so, come si sentiva.

Gli invitati ballavano, cantavano, li abbracciavano e si abbracciavano, cianciavano, festeggiavano...


Era tutto così bello, perfetto. Come in un film.

 

 

 




Dopo il matrimonio andò a vivere in Francia.

Continuavo ad avere notizie di lei grazie al cugino. In realtà, non so se facessi bene o piuttosto mi infliggevo del male da solo, chiedendogli di dirmi come stava, Rebecca.
Comunque fosse, mi rispondeva che la sua vita filava liscia come l’olio, il figlio – Philippe – cresceva bene e sembrava proprio un bel bambino, Leòn diventava un fotografo sempre più apprezzato e lei aveva ricevuto un posto da fisioterapista all’ospedale di Lille, dove vivevano.

Giorno dopo giorno mi rendevo conto che eravamo così terribilmente distanti, che probabilmente lei si era completamente dimenticata di me, che ero solo un punto impercettibile del suo passato.

 

Ma nonostante tutto, ero felice, felicissimo per lei.


Avrei voluto rivederla, eccome se l’avrei voluto.

Il mio cuore era a pezzi, anche se accanto avevo un’altra donna da ormai un anno e mezzo.

Scattò qualcosa che mi obbligava a doverla rivedere. Era una voglia irrefrenabile, io dovevo. Dovevo, non so se vi è mai capitato. Ma dovevo, altrimenti sarei diventato pazzo.

E così, dopo sette anni che soffocavo quell’irresistibile tentazione, andai a comprare un biglietto per Lille.

Inventai che la casa discografica per cui lavoravo – ero solo agli inizi, ma ci sapevo fare – mi aveva chiesto di andare a stare una settimana in Francia e così la mia nuova compagna mi lasciò partire tranquilla.

 

Non dissi niente a Rebecca, andai e basta.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-         Lorenzo... –

 

Mi chiamò con il mio vero nome.

 

-         Rebecca, buongiorno -

  
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