Fanfic su artisti musicali > Black Veil Brides
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Autore: Winry977    07/12/2012    1 recensioni
"Ecco, prendi la mia mano. La senti? E' calda, ed è qui, pronta a riscaldare la tua quando ne hai bisogno."
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aprì gli occhi, ma la vista le apparve offuscata e ci mise parecchio per distinguere le angolature bianche della stanza, le luci, le ombre, ciò che la circondava. Era... distrutta? Stanca era dire poco, sicuramente. Le sembrava di avere un vortice nello stomaco, e a tratti la testa le girava. Quando riuscì a focalizzare la stanza in cui si trovava e riuscì pure ad abituarsi al forte odore di medicinali e di chiuso, realizzò di non essere più a casa sua, ma bensì in un ospedale. Il suo sguardo scioccato vagò per la stanza, finché alla sua destra non incontrò lo sguardo di un infermiere seduto su un lettino, con lo sguardo fisso su di lei. Scuro di carnagione, occhi e capelli brizzolati castani, un pizzetto di barba ed uno sguardo concentrato. La studiava, quasi. Attendeva una sua reazione come se lui fosse il predatore e lei la preda.

Una nuova sensazione si impossessò di lei: paura. Paura dell'avvenire. Ricordò in modo molto limpido quello che era successo prima del suo risveglio. Ricordava la lama sui suoi polsi, il dolore, il sangue, la vista che si oscurava a tratti... poi le medicine, cercate con frenesia tra gli scaffali del bagno, il tubetto di sonnifero e... e poi basta. Il buio, il silenzio.

Sommessamente cominciò a fare lunghi respiri, mentre l'ansia, l'agitazione di impadronivano di lei. Non doveva essere in quel posto. Non doveva essere da nessuna parte. Cominciò a muoversi, ad osservarsi: le sue ferite erano bendate, nell'incavo tra il braccio e l'avambraccio era conficcato un ago collegato ad un contenitore di acqua e sali minerali. Convulsamente cominciò a guardarsi a destra e a manca, e man mano le sue parole diventavano più chiare.

-No... no... io... io non dovrei essere qui.- mormorava, mentre il suo tono cresceva gradualmente. Si voltò di scatto verso l'infermiere che ora la scrutava accigliato. -Mi tolga questo coso!- indicò la flebo. -Devo andarmene! Questa non è casa mia! Mi lasci andare, la prego.- lui si alzò, ma non si mosse più di tanto. -La tolga!- gli urlò contro lei. Spazientita cominciò a smaniarci, e lui fu costretto ad intervenire e a chiamare un soccorso, accusandola di perdita di coscienza propria. Arrivarono due medici, di cui uno stringeva in mano una siringa dal colore metallico. Alla vista di essa, lei entrò nel panico più di quanto già non lo fosse, ma la cosa durò attimi: dopo un forte dolore alla spalla, crollò in un sonno profondo.

 

 

Quella mattina si alzò con una flemma maggiore del solito. Aveva passato la nottata a bere e a fare chissà che in compagnia dei suoi migliori amici. Fatto sta che quel mattino la testa gli scoppiava, e nel vagare nel disordine del loro appartamento, nel quale avevano deciso di abitare tutti e cinque, rischiò di rovesciare per terra qualcosa o di frantumarlo, addirittura.

Riuscì ad arrivare incolume al bagno, dove, in uno stipetto, tenevano diversi medicinali. Trovò le pasticche contro l'emicrania, e dopo averla inghiottita, ci mangiò sopra qualcosa e attese che tutto si dileguasse, buttandosi sul divano ed accendendo il televisore. Nell'appartamento dormivano tutti, ma, conoscendo il loro sonno pesante, non credeva che avessero potuto sentire il volume della TV.

Fece un po' di zapping, mentre il martellare che si trovava nella sua testa diminuiva con grande lentezza. Alla fine si arrese alle notizie del telegiornale mattutino, e, sdraiandosi sui cuscini del divano, rimase in ascolto.

Cronaca nera, politica, alluvioni, mal tempo... tutte notizie irrilevanti per lui. Tutte, tranne una che lo incuriosì non poco. Si diceva che una ragazza avesse tentato il suicidio e che fosse stata ritrovata da un infermiere che viveva accanto a lei giusto in tempo. Si era tagliata le vene e aveva ingerito una grande quantità di sonniferi, eppure aveva difficoltà a fare la mala fine che aveva desiderato. Ora si trovava in un ospedale nella stessa cittadina, ricoverata e in stato di coma medicinale, per studiarne le reazioni.

Rimase molto perplesso e incuriosito da quella notizia, non capitava tutti i giorni di sentire qualcosa del genere, e quando lui si faceva prendere dalle curiosità, niente più lo fermava. E trattandosi di una ragazza che suscitava in lui un certo ricordo, decise di farle visita. Si alzò, spense la TV dal telecomando che gettò poi sul divano, e cominciò a cercare per la casa la sua giacca nera in pelle.

La trovò nella stanza del suo amico, nonché chitarrista della loro piccola band che man mano acquistava sempre più successo.

Non poté evitare di fare rumore, e lui si svegliò.

-Mmm... Jinxx? Dove vai?- lo osservò da sotto le coperte e stropicciandosi gli occhi.

-Esco... se cerchi le pillole per l'emicrania ne sono rimaste solo due in bagno. Qualcuno di voi morirà di mal di testa se non andate a comprarle...- disse mentre indossava la giacca.

-E perché non le compri tu?

-Io... ho da fare.

  
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