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Autore: RoAdIe    26/06/2007    1 recensioni
Sono passati più di 10 anni da quando Phil e Keely si sono detti addio. Cosa è cambiato?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Aredhel vagava sotto la pioggia.
L'acqua bagnava il suo viso solcato dalla tristezza,troppo triste per una ragazzina.

Dodici anni...come aveva fatto a vivere in questo modo per così tanto tempo?
Se solo fosse stata come gli altri...una normale bambinetta un po' viziata,piena di amiche pronte a discutere con lei sulle ultime novità in fatto di moda e abbigliamento....ma lei non aveva amiche.

Fece svoltare il suo skate in direzione del parco e ne saltò giù per camminare sul selciato.Era molto stanca,ma non voleva tornare a casa,o se così la poteva definire. Non le era mai piaciuto il luogo in cui viveva:una villetta rustica simile a tutte le altre in zona,che la maggior parte delle persone definirebbe un "posticino accogliente", ma lei no.
Aveva vissuto li sin dalla nascita,ma le era sempre apparsa fredda e vuota.
Raccolse lo skate e si sedette su un'altalena,i suoi fradici capelli biondi che le scivolavano sul viso.

Era abituata alla mancanza di affetto ed attenzioni,sua madre era morta inspiegabilmente alla sua nascita,mentre suo padre....bhe,di suo padre non sapeva un gran che.Le avevano raccontato solo che era partito sparendo dalla circolazione,lasciando sua madre giovanissima,incinta di lei,senza neanche saperlo. Nessuno l'aveva più visto.
E così lei viveva con la nonna materna,una donna molto indaffarata e sempre impegnata in viaggi d'affari,che le rubavano gran parte del suo tempo e avevano costretto  la povera Aredhel a stare a casa da sola sin da quando era molto piccola.

Ma il punto non era questo; era riaccaduto ciò che temeva di più,ciò che aveva tentato di rimuovere tante volte ma senza successo,ciò che l'aveva resa così impopolare.
Era iniziata come una giornata normale,solita corsa verso la scuola,solite occhiatacce dei compagni,soliti occhi indiscreti puntati su di lei.....finchè...era successo.
Era l'ora di biologia,ed Aredhel era esausta.Non aveva dormito un gran che la notte prima,ed adesso sentiva le sue palpebre che crollavano lentamente.Sentì il professore che spiegava..parlava delle cellule....le cellule si dividono in eucariote e procariote...Aredhel si chiedeva come avrebbe fatto a ricordarselo....quelle procariote..dal greco "pro carion" cioè prive d nucleo...come era piatta la voce del prof,riusciva a  mala pena a sentirla....i suoi occhi sprofondavano sempre d più....
sudava freddo.
Avvertì che i suoi compagni  erano in cerchio attorno a lei e la fissavano tesi,quando dalla sua bocca uscì un urlo raccapricciante.
-Il mondo....non sarà più come lo conosciamo...qualcosa di orribile sta per accadere...molti moriranno...molti di voi...e i pochi superstiti dovranno ricominciare tutto daccapo,tutto sarà distrutto..-
E a questo punto aveva lasciato la classe correndo.

Doveva immaginarlo.
Non poteva sperare di aver riacquistato la normalità...anche se era 1 po' che non accadeva un evento simile.
Era questo il motivo per il quale non aveva mai avuto amici.
Nel corso della sua breve vita,aveva predetto dozzine di eventi attraverso quelli che definiva “attacchi”.
Potevano venirle durante il giorno,mentre dormiva,in qualunque situazione.
Era come una specie di dono,come un sesto senso che aveva posseduto sin dalla nascita,ma che non avrebbe mai desiderato avere.
Infatti,per quanto predire gli eventi futuri possa sembrare interessante,le sue predizioni avevano una caratteristica: riguardavano sempre catastrofi.
Se solo fosse stata più grande e avesse avuto più voce in capitolo avrebbe potuto fermarle,ma essendo solo una ragazzina non poteva fare niente,se non restare impotente aspettando che la sua profezia si avverasse e soffrendo per tutte le persone che sarebbero morte.

Ed i suoi coetanei avevano paura di lei. Provavano ad ignorarla,temevano che se avessero soltanto parlato con lei ,qualche strana disgrazia si sarebbe abbattuta sulla loro famiglia. Persino sua nonna la evitava.Anche se,come Aredhel aveva sempre sospettato, la riteneva come responsabile della morte della madre,la donna era riuscita a reprimere il rancore e ad andare avanti.
Ma con le sue visioni aveva toccato il limite: la donna infatti aveva iniziato ad evitarla durante i pasti e tutte le occasioni che avevano di vedersi,usando come scusa  il lavoro.

E così Aredhel si ritrovava sola.
Scese dall'altalena ed andò a cercarsi una panchina protetta dai rami di qualche albero.Avrebbe passato li la notte.
Non le importava del pericolo che correva,ormai non le importava più di niente.Sapeva che questa era la predizione più grande e catastrofica che avesse mai avuto,lo sentiva,ma era troppo stanca.
Così, cercando di reprimere ogni pensiero,le palpebre si chiusero sui suoi occhi color nocciola e, distrutta,si addormentò.

  
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