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Autore: emss    09/12/2012    2 recensioni
Brian ha sempre odiato New York. Sarà il traffico, gli artisti francamente ridicoli che girano a Broadway, le superficiali e ricchissime famiglie di Manhattan est, il fatto che i gay abbiano diritto al matrimonio forse. Le opportunità di lavoro e di successo non contano nulla quando sai che gente come te può essere felice e non deve pedalare fino al Canada per stare con la persona che ama.
Brian odia New York ancora più intensamente da quando si è presa il suo raggio di sole.
[Britin!Fluff] [Spoiler quinta stagione]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Kinney, Justin Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So I can wipe away my tears.


 

Brian ha sempre odiato New York. Sarà il traffico, gli artisti francamente ridicoli che girano a Broadway, le superficiali e ricchissime famiglie di Manhattan est, il fatto che i gay abbiano diritto al matrimonio forse. Le opportunità di lavoro e di successo non contano nulla quando sai che gente come te può essere felice e non deve pedalare fino al Canada per stare con la persona che ama.
Brian odia New York ancora più intensamente da quando si è presa  il suo raggio di sole.
Ma per Justin è anche disposto a superare l’odio incondizionato che prova per quel posto. Per questo ha prenotato l’albergo più lussuoso vicino a Times Square e ora passeggia con la musica che rimbomba nel cervello e gli occhi assonati ma vigili.
Brian cammina e il mondo si volta, anche solo un secondo, per guardarlo. Il suo sguardo non si sofferma mai più di un attimo su qualsiasi cosa, compresi i fondoschiena niente male dei newyorkesi. Questo non è da lui, e lo sa bene, ma non ha tempo (o forse non vuole ammetterlo) per affrontare il fatto che ora è interessato solo ad una persona.
Lo spaventa, perché non è abituato e non è preparato per questa cosa.
I break out and I start to shake, when I hear your name, I can't walk away” canta Joe Jonas nella sua testa (sta davvero ascoltando i Jonas Brothers, sì) e l’immagine del volto sorridente di Raggio di Sole appare nitida e molto più raggiungibile di quanto fosse a Pittsburgh. Perché stanno respirando la stessa aria, e Brian si sente patetico solo per aver pensato una cosa così sdolcinata e da lesbica.
Brian cammina e persino gli uccelli lo scrutano prima di prendere il volo.
“Ricordati che fino alle cinque è occupato, non puoi piombare nel suo ufficio come se nulla fosse” gli ha raccomandato una decina di volte Linds, preoccupata ed emotivamente colpita da questa improvvisa decisione di rimarcare il suo territorio.
Brian non lo ha mai lasciato andare, gli ha solo dato spazio per realizzare qualcosa di suo.
Justin è come uno yoyo, si avvicina e si allontana ma torna sempre nelle sue mani. O forse, pensa Brian, ignorando una commessa di Tiffany che dall’interno del negozio lo fissa incantata, lo yoyo è proprio lui e non si può staccare dalla ragione che lo tiene saldo alla realtà. Non vuole staccarsi, non più.
Mentre rigira con dita tremanti la scatolina di velluto che tiene in tasca, Brian comincia a soffermarsi sulle cose, perché è così che farebbe Justin.
Allora le vetrine acquistano un senso, e il suo intuito da pubblicitario si sveglia, intorpidito e analizza ogni lettera, ogni colore, ogni disposizione, arrivando ad un giudizio per quella città, il risultato finale: mediocre.
Tutto gira intorno al sesso” gli ha detto qualcuno, e Brian ora capisce cosa si intende. Vivere nella caotica e omofoba Pittsburgh non lo ha aiutato, per quanto brillante lui effettivamente sia. Tutto gira intorno al sesso perché non c’è una singola immagine a New York che non ritragga troppi seni e troppi sederi. A Brian non interessa, ma deve ammazzare il tempo.
E improvvisamente un’idea perversa gli attraversa la mente: vede in tutti quei cartelloni solo Justin, i suoi occhi, la sua bocca, il suo culo, tutto. Non riesce a fermarsi e continua a voltare lo sguardo e trasformare New York. Riesce a ficcarlo persino nella pubblicità di una rinomata marca di assorbenti.
“Meno droga” borbotta, come risvegliandosi da una trance, e tirando leggermente le tasche della giacca, procede dritto all’incrocio tra la dodicesima e Broadway, e raggiunge la sua meta.
Le cinque e un quarto. E’ autorizzato a tornare dal suo ragazzo.
Brian entra nella reception e la gente si volta a guardarlo.
“Posso aiutarla?” chiede gentilmente una segretaria, facendo tintinnare le perle, probabilmente prese a China Town, e sorridendo falsamente.
“Cerco Justin Taylor” spiega spiccio, stringendo forte la scatolina come se fosse la sua ancora. E in effetti lo è.
La ragazza gli fa segno di seguirla e superano insieme corridoi infiniti adornati da quadri e figure di tutti i tipi, ma che a Brian sembrano solo vuoti echi di un passato che non si può riprodurre.
 Ha addirittura un ufficio suo. La targa è troppo nuova, le scritte troppo splendendi, la porta troppo lucidata; il giudizio è uno solo: tutto questo è sbagliato. O almeno Brian si convince di questo.
La segretaria bussa e un soffocato “Avanti” viene da dietro la porta scura.
Quello che si presenta a Brian è uno spettacolo meraviglioso: Justin in piedi, piegato su una tavola, la lingua tra i denti e un’espressione meravigliosamente concentrata.
“Ha una visita, signor Taylor.”
“Fai entrare, arrivo subito e scusate, chiunque voi siate” dice, senza alzare lo sguardo.
“Degnati di guardarmi, stronzetto arrogante” dice Brian, sorridendo in modo inquietante e congedando la ragazza con un gesto della mano.
Il pennello quasi scivola dalle dita di Justin mentre i suoi occhi si sollevano e, Brian ne è sicuro, non sono mai stati più colmi di stupore e gioia.
Brian sente la porta chiudersi dietro di sé e avanza sicuro verso la sua luce. Finalmente.
Non si è nemmeno tolto gli auricolari mentre stringe Justin tra le braccia e “Aspetta” dice quest’ultimo. Si allontana un momento, senza staccare gli occhi da quelli di Brian e toglie la maglia sporca di pittura, rivelando addominali che prima non c’erano.
“Ciao” sussurra, posando le braccia sulle spalle di Brian e “sono piacevolmente stupido dalla sua visita, signor Kinney” continua, ma sorride.
“Non ti aspettavo e non so perché tu sia qui, avevi detto che dovevo realizzare qualcosa prima e comunque non sono passati nemmeno sei mesi…”
Everybody needs a little poison ivy” canticchia Brian sulle sue labbra e a Justin basta questo.
Ride e “anche tu mi sei mancato” dice, prima baciare la prima e unica persona che sia riuscita a rubargli il cuore.
Brian risponde al bacio e la sua mente dimentica per un attimo quello che la sua tasca contiene.
La burocrazia può aspettare quando sei tra le braccia della persona che ami e le sue labbra sono sulle tue.
“Decisamente” pensa Brian, “mai più così tanto tempo divisi.”
Brian sorride e Justin, insieme al mondo, resta a guardarlo. Estasiati e affascianti, ma solo Justin è innamorato di quel sorriso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
QUESTA COSA E’ FLUFF, ED E’ UN’ERESIA PER ME METTERE UNA FAN FICTION A RATING VERDE IN QUESTA SEZIONE. Mi vergogno tantissimo, oddio.
Anyway, CIAO! E’ la prima volta che scrivo dei Britin e probabilmente non lo avrei mai fatto se non fosse stato per Laura, che mi ha minacciato incitato a scrivere per lei questa eresia fluff!britin quindi
eccola qui honey, è tutta per te!
Fatemi sapere uu
emss .
   
 
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