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Autore: Arwen88    09/12/2012    1 recensioni
Travis va a New York per seguire il padre per un viaggio di lavoro proprio sotto Natale. Un appuntamento che da buca, una pista di pattinaggio e un incontro inaspettato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Titolo: I found a little Christmas in you
Autore: Arwen88
Fandom: Originale
Personaggi: James e Travis
Genere: Romantico, Sentimentale
Avvisi: Omosessualità
Rating: Per tutti
Conteggio parole: 1608
Credits: Travis è un personaggio ideato dalla yuppu.
Nota: Avevo voglia di Natale. Scritta per la Maritombola.
Introduzione: Travis va a New York per seguire il padre per un viaggio di lavoro proprio sotto Natale. Un appuntamento che da buca, una pista di pattinaggio e un incontro inaspettato.



I found a little Christmas in you




Travis Harris sarebbe stato descritto da chiunque come un ragazzo allegro e solare, sempre col sorriso sulle labbra. Era cresciuto in una famiglia piena d'amore e a vederlo sembrava molto un cucciolo pronto a mettersi in posizione di gioco, chiunque si avvicinasse.
Non l'avresti detto però se l'avessi visto quel pomeriggio.

Travis era volato a New York col padre perché non dovessero separarsi proprio il giorno prima della vigilia di Natale solo perché l'avvocato aveva un lavoro importante da fare dall'altra parte degli States. Il ragazzo in realtà aveva preso l'idea del viaggio con ottimismo, deciso per una volta a visitare New York sotto la neve. Prima di partire aveva comunicato ai suoi amici su internet che non sarebbe stato molto online nei giorni seguenti ed aveva esultato quando, dopo aver detto che sarebbe stato nella Grande Mela perlomeno per l'inizio delle vacanze, uno dei suoi amici gli aveva chiesto entusiasta se gli andava di incontrarsi per vedersi finalmente di persona, e magari andare ad un concerto di una band di cui non facevano che parlare.
Il ventitré alle quattro del pomeriggio Travis era puntuale ad aspettare laddove avevano deciso di trovarsi, ma il tempo passava, e la neve iniziava a fioccare. La temperatura scendeva e ancora non arrivava nessuno che nemmeno assomigliasse al ragazzo che era abituato a vedere in webcam. Dopo quasi un'ora Travis non aveva più né il suo solito sorriso né molta sensibilità alle mani, completamente ghiacciate nonostante le avesse tenute ben dentro le tasche del giubbotto.
Con un sospiro, frustrato dal mancato appuntamento, si era allontanato da davanti la sala del concerto, lanciando giusto uno sguardo al bigliettaio che esponeva il cartello per avvertire che i biglietti erano esauriti.
Cercando di scaldarsi si era incamminato per le strade semi sconosciute, cercando di mantenersi sulle principali, grato perlomeno che avesse smesso di nevicare, dando uno sguardo ai negozi addobbati per Natale e pieni di gente intenta a comprare regali, o magari semplicemente girare con qualche amico al riparo dagli elementi. Avrebbe dovuto essere in un posto come quello in quel momento, ed eccolo invece da solo, al freddo, ad annoiarsi.
"Be, uscire da soli non è particolarmente entusiasmante." Aveva borbottato tra sé e sé, sospirando mentre superava l'ennesimo grande magazzino.
C'era una sola cosa che a Travis non piaceva molto della sua vita: il non avere amici della propria età. Nemmeno uno. Perlomeno non nella sua scuola, visto che almeno sulla rete non aveva certo quel problema. Ma lì, tra quelle quattro mura che poi a distanza di anni la maggior parte delle persone ricordava spesso con nostalgia, lui ci stava uno schifo. Prendeva buoni voti, partecipava ad un'attività extrascolastica, era gentile, ma ciò nonostante era bastato che scegliesse di fare il cheerleader, e non il club di teatro, o il tennis, il nuoto, una qualsiasi altra attività, per farlo diventare quello che si poteva prendere in giro gratuitamente.
Per la maggior parte del tempo riusciva ad ignorarlo, ignorare i suoi compagni, le battute, le frecciatine, gli scherzi, ma quando poi si ritrovava come in quel momento, a camminare da solo, gli veniva la tristezza. Voleva un amico. O magari un ragazzo. Perché a diciassette anni, nonostante quello che ti dicano gli adulti - l'amore non è tutto, hai tempo, aspetta e crescerai e poi vedi come cambiano le cose, pensa a studiare e non a trovarti qualcuno-, trovare qualcuno che voglia stare al tuo fianco può essere più faticoso di una ricerca del Sacro Graal, e più gratificante che vincere un Premio Nobel.
Si era fermato nel sentire delle risate, riconoscendo solo in quel momento dalle tante foto viste il Rockfeller Center e la sua pista di pattinaggio su ghiaccio.
Aveva abbozzato un sorriso e aveva provato ad avvicinarsi, appoggiandosi ad una delle barriere per guardare la gente muoversi serena sul ghiaccio prima di decidersi finalmente ad andare ad affittare un paio di pattini.
Era riuscito a calmarsi finalmente, tornando ad abbozzare un sorriso mentre si stringeva nel suo giaccone, decisamente non abituato a tutto il freddo dell'inverno newyorkese, proveniente com'era dalla ben più calda California. Aveva rallentato, seguendo con lo sguardo una ragazza che al centro della pista faceva delle piroette, senza fare in tempo però a spostarsi abbastanza in fretta da evitare il ragazzo che alle sue spalle aveva detto con voce concitata di fare attenzione, ritrovandosi ben presto a terra insieme a lui.
"Scusa! Scusa, ti ho fatto male?"
Alle scuse preoccupate dell'altro, Travis aveva scosso la testa, rialzandosi e finalmente guardando quello che era una specie di gigante di un metro e novanta abbondante con un fisico che urlava da lontano un miglio come dovesse giocare a football. Nessuna sorpresa che fosse riuscito a mandare al tappetto lui che era almeno venti centimetri più basso e ben più esile.
Lo sconosciuto aveva stretto le labbra dispiaciuto e si era aggrappato alla barriera, cercando di rialzarsi.
"Scusa, sei già il terzo che ne butto giù nel giro di mezzora, non so nemmeno perché mi ostino a cercare di continuare a pattinare..." Aveva mormorato, l'aria di chi un po' vorrebbe mollare tutto e andarsene via a cercare qualcosa in cui era capace.
"Non ti vuoi arrendere facilmente..." Aveva ridacchiato Travis, sentendosi arrossire vagamente quando quello aveva sollevato lo sguardo su di lui e gli aveva fatto un gran sorriso annuendo.
"Sì, credo sia per quello..." Aveva risposto divertito, e Travis gli aveva teso la mano.
"Travis. Sei solo?"
"Sì..." Aveva annuito, guardando la sua mano ancora per un attimo, mollando poi finalmente la barriera per stringergliela quando era stato abbastanza sicuro di non cadere. "James. Anche tu solo?"
"Già. Vuoi provare a pattinare insieme? Magari ci vuole giusto riuscire a iniziare bene." Gli aveva sorriso, trattenendo la sua mano.
Una ventina di minuti dopo era stato ormai chiaro che non si trattava purtroppo semplicemente di iniziare bene quanto di un'incapacità a rimanere in equilibrio e i due ragazzi avevano lasciato la pista dopo aver fato amicizia ed essersi un po' ammaccati varie parti del corpo contro il ghiaccio.
"Non è servito a molto, ma grazie comunque." Gli aveva sorriso il ragazzo più grande, slacciando i pattini per tornare a indossare con un certo sollievo le proprie scarpe da ginnastica. Era rimasto a guardarlo per un po', prima di alzare appena le spalle, decidendo di fare un tentativo. "Ti va di andare a prendere qualcosa di caldo? Così ti ringrazio anche... be, di non avermi lasciato in mezzo alla pista da solo."
"Sì... be, che poi... in realtà io ti potrei ringraziare della stessa cosa ma... sì." Gli aveva sorriso, annuendo. "Qui vicino?"
"C'è un caffè proprio in questa strada... tu non sei di qui?" Aveva chiesto James, cercando di nascondere quanto fosse contento che avesse accettato, seguendolo verso il box per la riconsegna dei pattini.
"No, sono di Los Angeles. Tu sei di New York?"
"Sì. Be, no, in realtà sono di Washington, ma studio qui ora..."
Travis aveva annuito, sperando di riporre nella persona giusta la propria fiducia. "Mi fai strada tu?"
"Sì!"
James l'aveva guidato in un caffè non troppo lontano, dove avevano continuato a parlare per ore davanti ad una cioccolata calda seguita da un caffè, stringendo amicizia, ognuno dei due sperando si potesse trasformare in qualcosa di più.
"Perciò il tuo collega all'improvviso si è sentito male?"
James aveva sollevato appena le spalle. "In realtà è più probabile che sia uscito con la ragazza. O che ci sia rimasto a casa." Aveva sbuffato un sorriso.
"Be, è un peccato." Aveva stretto le labbra Travis, anche se fra sé e sé iniziava a ringraziare quel tizio con tutto il cuore, visto che grazie alla sua assenza avevano finito per incontrarsi. E scontrarsi. "In realtà anch'io avevo un appuntamento: già che ero qui a New York mi sarei dovuto incontrare con uno conosciuto su internet, parlavamo un sacco di questa band, e dovevamo andare al loro concerto stasera... ma non si è presentato." Aveva alzato le spalle. "Intanto che stavo ad aspettarlo hanno pure finito i biglietti." Aveva fatto una mezza smorfia, che si era trasformata in un mezzo sorriso mentre si appoggiava al tavolino. "Ma non so, magari ci ho guadagnato..." Aveva ridacchiato, guardandolo negli occhi, e James aveva ricambiato il suo sorriso.
"Sì, forse anch'io ci ho guadagnato, scegliendo di non rimanere in casa a guardarmi l'ennesima replica di un telefilm e provando ad uscire..." Si era interrotto, guardandolo mentre rielaborava un'informazione colta solo in quel momento. "Aspetta, non era mica il concerto al Rockwood?"
Travis aveva alzato le sopracciglia, sorpreso, e aveva annuito, guardando perplesso e incuriosito James farsi prendere dalla fretta mentre frugava nelle proprie tasche prima di tirar fuori dal portafogli due biglietti. Per il Rockwood, quella sera.
Il ragazzino si era ritrovato a schiudere le labbra per l'incredulità, mentre James ridacchiava contento, mordendosi il labbro per cercare di mantenere un minimo di contegno. Almeno non sembrare il ragazzo più felice lì dentro solo perché poteva chiedere di andare ad un concerto al ragazzo più carino che avesse incontrato.
"Li avevo presi due giorni fa... vuoi venire con me?"

Quando erano arrivati il concerto era già iniziato e nella sala non c'era posto che in fondo, dove tutto ciò che si riusciva a vedere erano le mani di tutti i fan sollevate a muoversi a tempo con la musica, in uno sfondo azzurro dato dalle luci dei riflettori, ma ai ragazzi andava bene così, anche se non avevano nessuna speranza di vedere da vicino i cantanti, anche se avevano perso le canzoni più famose. Erano lì insieme, a tenersi per mano, a poter nutrire la speranza che tutto non durasse solo per quel Natale.






  
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