Travis va a New York per seguire il padre per un viaggio di lavoro proprio sotto Natale. Un appuntamento che da buca, una pista di pattinaggio e un incontro inaspettato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Titolo: I found a little
Christmas in you Autore: Arwen88 Fandom: Originale Personaggi: James e Travis Genere: Romantico, Sentimentale Avvisi: Omosessualità Rating: Per tutti Conteggio parole: 1608 Credits: Travis è un personaggio ideato dalla yuppu. Nota: Avevo voglia di Natale. Scritta per la Maritombola. Introduzione: Travis va a New York per seguire il padre per un
viaggio di lavoro proprio sotto Natale. Un appuntamento che da buca,
una pista di pattinaggio e un incontro inaspettato.
I found a little Christmas in you
Travis Harris sarebbe stato descritto da chiunque come un ragazzo
allegro e solare, sempre col sorriso sulle labbra. Era cresciuto in una
famiglia piena d'amore e a vederlo sembrava molto un cucciolo pronto a
mettersi in posizione di gioco, chiunque si avvicinasse.
Non l'avresti detto però se l'avessi visto quel pomeriggio.
Travis era volato a New York col padre perché non dovessero separarsi
proprio il giorno prima della vigilia di Natale solo perché l'avvocato
aveva un lavoro importante da fare dall'altra parte degli States. Il
ragazzo in realtà aveva preso l'idea del viaggio con ottimismo, deciso
per una volta a visitare New York sotto la neve. Prima di partire aveva
comunicato ai suoi amici su internet che non sarebbe stato molto online
nei giorni seguenti ed aveva esultato quando, dopo aver detto che
sarebbe stato nella Grande Mela perlomeno per l'inizio delle vacanze,
uno dei suoi amici gli aveva chiesto entusiasta se gli andava di
incontrarsi per vedersi finalmente di persona, e magari andare ad un
concerto di una band di cui non facevano che parlare.
Il ventitré alle quattro del pomeriggio Travis era puntuale ad
aspettare laddove avevano deciso di trovarsi, ma il tempo passava, e la
neve iniziava a fioccare. La temperatura scendeva e ancora non arrivava
nessuno che nemmeno assomigliasse al ragazzo che era abituato a vedere
in webcam. Dopo quasi un'ora Travis non aveva più né il suo solito
sorriso né molta sensibilità alle mani, completamente ghiacciate
nonostante le avesse tenute ben dentro le tasche del giubbotto.
Con un sospiro, frustrato dal mancato appuntamento, si era allontanato
da davanti la sala del concerto, lanciando giusto uno sguardo al
bigliettaio che esponeva il cartello per avvertire che i biglietti
erano esauriti.
Cercando di scaldarsi si era incamminato per le strade semi
sconosciute, cercando di mantenersi sulle principali, grato perlomeno
che avesse smesso di nevicare, dando uno sguardo ai negozi addobbati
per Natale e pieni di gente intenta a comprare regali, o magari
semplicemente girare con qualche amico al riparo dagli elementi.
Avrebbe dovuto essere in un posto come quello in quel momento, ed
eccolo invece da solo, al freddo, ad annoiarsi.
"Be, uscire da soli non è particolarmente entusiasmante." Aveva
borbottato tra sé e sé, sospirando mentre superava l'ennesimo grande
magazzino.
C'era una sola cosa che a Travis non piaceva molto della sua vita: il
non avere amici della propria età. Nemmeno uno. Perlomeno non nella sua
scuola, visto che almeno sulla rete non aveva certo quel problema. Ma
lì, tra quelle quattro mura che poi a distanza di anni la maggior parte
delle persone ricordava spesso con nostalgia, lui ci stava uno schifo.
Prendeva buoni voti, partecipava ad un'attività extrascolastica, era
gentile, ma ciò nonostante era bastato che scegliesse di fare il
cheerleader, e non il club di teatro, o il tennis, il nuoto, una
qualsiasi altra attività, per farlo diventare quello che si poteva
prendere in giro gratuitamente.
Per la maggior parte del tempo riusciva ad ignorarlo, ignorare i suoi
compagni, le battute, le frecciatine, gli scherzi, ma quando poi si
ritrovava come in quel momento, a camminare da solo, gli veniva la
tristezza. Voleva un amico. O magari un ragazzo. Perché a diciassette
anni, nonostante quello che ti dicano gli adulti - l'amore non è tutto,
hai tempo, aspetta e crescerai e poi vedi come cambiano le cose, pensa
a studiare e non a trovarti qualcuno-, trovare qualcuno che voglia
stare al tuo fianco può essere più faticoso di una ricerca del Sacro
Graal, e più gratificante che vincere un Premio Nobel.
Si era fermato nel sentire delle risate, riconoscendo solo in quel
momento dalle tante foto viste il Rockfeller Center e la sua pista di
pattinaggio su ghiaccio.
Aveva abbozzato un sorriso e aveva provato ad avvicinarsi,
appoggiandosi ad una delle barriere per guardare la gente muoversi
serena sul ghiaccio prima di decidersi finalmente ad andare ad
affittare un paio di pattini.
Era riuscito a calmarsi finalmente, tornando ad abbozzare un sorriso
mentre si stringeva nel suo giaccone, decisamente non abituato a tutto
il freddo dell'inverno newyorkese, proveniente com'era dalla ben più
calda California. Aveva rallentato, seguendo con lo sguardo una ragazza
che al centro della pista faceva delle piroette, senza fare in tempo
però a spostarsi abbastanza in fretta da evitare il ragazzo che alle
sue spalle aveva detto con voce concitata di fare attenzione,
ritrovandosi ben presto a terra insieme a lui.
"Scusa! Scusa, ti ho fatto male?"
Alle scuse preoccupate dell'altro, Travis aveva scosso la testa,
rialzandosi e finalmente guardando quello che era una specie di gigante
di un metro e novanta abbondante con un fisico che urlava da lontano un
miglio come dovesse giocare a football. Nessuna sorpresa che fosse
riuscito a mandare al tappetto lui che era almeno venti centimetri più
basso e ben più esile.
Lo sconosciuto aveva stretto le labbra dispiaciuto e si era aggrappato
alla barriera, cercando di rialzarsi.
"Scusa, sei già il terzo che ne butto giù nel giro di mezzora, non so
nemmeno perché mi ostino a cercare di continuare a pattinare..." Aveva
mormorato, l'aria di chi un po' vorrebbe mollare tutto e andarsene via
a cercare qualcosa in cui era capace.
"Non ti vuoi arrendere facilmente..." Aveva ridacchiato Travis,
sentendosi arrossire vagamente quando quello aveva sollevato lo sguardo
su di lui e gli aveva fatto un gran sorriso annuendo.
"Sì, credo sia per quello..." Aveva risposto divertito, e Travis gli
aveva teso la mano.
"Travis. Sei solo?"
"Sì..." Aveva annuito, guardando la sua mano ancora per un attimo,
mollando poi finalmente la barriera per stringergliela quando era stato
abbastanza sicuro di non cadere. "James. Anche tu solo?"
"Già. Vuoi provare a pattinare insieme? Magari ci vuole giusto riuscire
a iniziare bene." Gli aveva sorriso, trattenendo la sua mano.
Una ventina di minuti dopo era stato ormai chiaro che non si trattava
purtroppo semplicemente di iniziare bene quanto di un'incapacità a
rimanere in equilibrio e i due ragazzi avevano lasciato la pista dopo
aver fato amicizia ed essersi un po' ammaccati varie parti del corpo
contro il ghiaccio.
"Non è servito a molto, ma grazie comunque." Gli aveva sorriso il
ragazzo più grande, slacciando i pattini per tornare a indossare con un
certo sollievo le proprie scarpe da ginnastica. Era rimasto a guardarlo
per un po', prima di alzare appena le spalle, decidendo di fare un
tentativo. "Ti va di andare a prendere qualcosa di caldo? Così ti
ringrazio anche... be, di non avermi lasciato in mezzo alla pista da
solo."
"Sì... be, che poi... in realtà io ti potrei ringraziare della stessa
cosa ma... sì." Gli aveva sorriso, annuendo. "Qui vicino?"
"C'è un caffè proprio in questa strada... tu non sei di qui?" Aveva
chiesto James, cercando di nascondere quanto fosse contento che avesse
accettato, seguendolo verso il box per la riconsegna dei pattini.
"No, sono di Los Angeles. Tu sei di New York?"
"Sì. Be, no, in realtà sono di Washington, ma studio qui ora..."
Travis aveva annuito, sperando di riporre nella persona giusta la
propria fiducia. "Mi fai strada tu?"
"Sì!"
James l'aveva guidato in un caffè non troppo lontano, dove avevano
continuato a parlare per ore davanti ad una cioccolata calda seguita da
un caffè, stringendo amicizia, ognuno dei due sperando si potesse
trasformare in qualcosa di più.
"Perciò il tuo collega all'improvviso si è sentito male?"
James aveva sollevato appena le spalle. "In realtà è più probabile che
sia uscito con la ragazza. O che ci sia rimasto a casa." Aveva sbuffato
un sorriso.
"Be, è un peccato." Aveva stretto le labbra Travis, anche se fra sé e
sé iniziava a ringraziare quel tizio con tutto il cuore, visto che
grazie alla sua assenza avevano finito per incontrarsi. E scontrarsi.
"In realtà anch'io avevo un appuntamento: già che ero qui a New York mi
sarei dovuto incontrare con uno conosciuto su internet, parlavamo un
sacco di questa band, e dovevamo andare al loro concerto stasera... ma
non si è presentato." Aveva alzato le spalle. "Intanto che stavo ad
aspettarlo hanno pure finito i biglietti." Aveva fatto una mezza
smorfia, che si era trasformata in un mezzo sorriso mentre si
appoggiava al tavolino. "Ma non so, magari ci ho guadagnato..." Aveva
ridacchiato, guardandolo negli occhi, e James aveva ricambiato il suo
sorriso.
"Sì, forse anch'io ci ho guadagnato, scegliendo di non rimanere in casa
a guardarmi l'ennesima replica di un telefilm e provando ad uscire..."
Si era interrotto, guardandolo mentre rielaborava un'informazione colta
solo in quel momento. "Aspetta, non era mica il concerto al Rockwood?"
Travis aveva alzato le sopracciglia, sorpreso, e aveva annuito,
guardando perplesso e incuriosito James farsi prendere dalla fretta
mentre frugava nelle proprie tasche prima di tirar fuori dal portafogli
due biglietti. Per il Rockwood, quella sera.
Il ragazzino si era ritrovato a schiudere le labbra per l'incredulità,
mentre James ridacchiava contento, mordendosi il labbro per cercare di
mantenere un minimo di contegno. Almeno non sembrare il ragazzo più
felice lì dentro solo perché poteva chiedere di andare ad un concerto
al ragazzo più carino che avesse incontrato.
"Li avevo presi due giorni fa... vuoi venire con me?"
Quando erano arrivati il concerto era già iniziato e nella sala non
c'era posto che in fondo, dove tutto ciò che si riusciva a vedere erano
le mani di tutti i fan sollevate a muoversi a tempo con la musica, in
uno sfondo azzurro dato dalle luci dei riflettori, ma ai ragazzi andava
bene così, anche se non avevano nessuna speranza di vedere da vicino i
cantanti, anche se avevano perso le canzoni più famose. Erano lì
insieme, a tenersi per mano, a poter nutrire la speranza che tutto non
durasse solo per quel Natale.