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Autore: 04_RedRose    11/12/2012    1 recensioni
Sul letto ancora disfatto c’era il basso che lui le aveva regalato per fare pace quell’ultimo giorno di scuola, prima che la loro vita insieme iniziasse e, incastrato tra le corde, un foglio di carta strappato malamente dal blocco degli appunti. Non riusciva a credere che fosse accaduto davvero. Avanzò verso il letto trascinando i piedi e si lasciò cadere accanto allo strumento. Rimase fermo a guardare il soffitto per alcuni secondi, poi si raddrizzò, scosse la testa e, con le mani che tremavano, sfilò il foglio. Lo aprì titubante.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il basso ed un biglietto

 

Patrick aprì la porta ed entrò nella camera da letto sua e di Kat. Strinse automaticamente gli occhi quando la luce del sole che entrava attraverso le tende aperte raggiunse i suoi occhi. Abbassò gli occhi e rimase pietrificato. Sul letto ancora disfatto c’era il basso che lui le aveva regalato per fare pace quell’ultimo giorno di scuola, prima che la loro vita insieme iniziasse e, incastrato tra le corde, un foglio di carta strappato malamente dal blocco degli appunti. Non riusciva a credere che fosse accaduto davvero. Avanzò verso il letto trascinando i piedi e si lasciò cadere accanto allo strumento. Rimase fermo a guardare il soffitto per alcuni secondi, poi si raddrizzò, scosse la testa e, con le mani che tremavano, sfilò il foglio. Lo aprì titubante.

La calligrafia disordinata di Kat riempiva l’intero foglio, non aveva bisogno di leggere la firma scarabocchiata a fine pagina. Sospirò profondamente ed iniziò a leggere.

« Caro Patrick,

per prima cosa, prima ancora che tu possa iniziare a pensare e a farti un’idea su questa lettera, voglio dirti che mi dispiace. Mi dispiace perchè non era programmato, mi dispiace perchè ci abbiamo (ma soprattuto tu ci HAI) provato, ma non ha funzionato.

Non ti ho mai nascosto di voler diventare Qualcuno, di voler fare qualcosa di importante, ma in qualche modo tu sei riuscito a farmi cambiare idea tre anni fa. Con questo basso mi hai convinta di riuscire ad essere felice anche solo stando accanto a te, mi hai convinta del fatto che quella che io ritenevo essere una vita “ordinaria”, fatta cioè di piccoli gesti, potesse diventare una vita speciale, la mia, anzi la NOSTRA vita speciale. Non posso nasconderti che la mia decisione di lasciare il college tre anni fa ha sconvolto quasi più me che mio padre e mia sorella (per farti capire...) ma mi sentivo libera e felice come non lo ero mai stata. Mi sentivo ribelle ma nel senso giusto, nel senso buono del termine, come se mi fossi liberata da delle catene.

Inutile poi che io ti racconti questi tre anni insieme. Sono stati magnifici! Ho imparato ad apprezzare i piccoli gesti, ad amare ogni sfumatura del tuo carattere, a svegliarmi con te col profumo del caffè. Ho imparato a non prendermela quando fai lo stronzo, ad aspettarti in piedi dopo ogni litigata perchè non riuscivo a dormire sapendo di non aver fatto pace. Ho imparato a Divertirmi, a lasciarmi andare e a ritrovarmi con te. Ho imparato ad essere meno pedante e dura con gli altri e con me stessa (e questo è solo merito tuo). Ho imparato di nuovo ad arrossire ai tuoi complimenti stupidi quando magari tornavi da lavoro ed io ti accoglievo scompigliata, con la tuta ed una teglia di pasta al forno bruciata.

E allora ti chiederai come mai io me ne sia andata. Me ne sono andata perchè il Paradiso cominciava a starmi stretto. Sicuramente ti sarai accorto che nell’ultimo periodo nulla era più come prima, che io non ero più come prima... sicuramente te ne sei accorto, perchè in questi tre anni non ti è mai sfuggito nulla, come quella volta che avevo litigato con mio papà ma non voloevo dirtelo, anche perchè sapevo di essere io dalla parte del torto. Ti ricordi cosa hai fatto? Io stavo preparando una torta e tenevo gli occhi fissi sul timer per paura che si bruciasse come le altre volte. Tu sei entrato in casa, hai buttato la giacca sul divano e mi hai salutato. Io ti ho risposto in modo scocciato, fingendo che il motivo fosse la torta, ma tu hai capito che doveva esserci di più, così mi hai fatto sedere e mi hai guardato negli occhi, in silenzio. Io non ce l’ho fatta e ti ho raccontato tutto. Morale della favola: io sono andata a telefonare a mio papà per fare pace, mentre tu hai buttato la torta che ormai era carbonizzata ed hai chiamato la pizzeria sotto casa. La pizza migliore della mia vita.

A rivivere nella mia mente questi momenti mi viene da piangere e mi chiedo se io stia facendo la cosa giusta. Te lo ripeto, Patrick, questi tre anni con te sono stati magnifici, ma ora sento il bisogno di qualcosa di più, qualcosa che non posso trovare a casa. Sono sicura che tu abbia trovato le carte che ho cercato di nascondere nell’atlante nella libreria nel soggiorno. A volte mi chiedo se non le abbia messe in un posto così scontato proprio nella speranza che tu le trovassi, ma ora, mentre mi accingo a partire per il Congo mentre tu sei in ufficio, sono felice di non essere stata fermata perchè sento che il mio posto è lì!

Bada bene che non ho detto “sono feliche che tu non le abbia trovate”, perchè so che le hai lette. So che le hai trovate più o meno un mese fa, visto che le ho trovate tutte in disordine tra le pagine dell’atlente. Grazie per aver fatto finta di niente e di non avermi fermata, questo dimostra ulteriormente che uomo magnifico tu sia.

Prima di lasciarti volevo farti avere questo.”

Attaccato alla fine della lettera c’era un foglietto che Patrick conosceva fin troppo bene, ma il testo era stato modificato. Con la manica del maglione si asciugò le lacrime che avevano iniziato a rigargli il volto.

Odio AMO il modo in cui parli e il modo in cui ti tagli i capelli,

odio AMO il modo in cui guidi la mia macchina,

odio AMO quando mi fissi.

Odio AMO i tuoi stupidi stivali anfibi e il modo in cui mi leggi nella mente.

Ti odio AMO così tanto che mi fai star male, mi fai persino scrivere poesie.

Ti odio AMO quando hai ragione.

Odio AMO quando mi fai ridere,

odio AMO anche di più quando mi fai piangere.

Odio AMO quando non mi sei attorno e il fatto che tu non mi abbia chiamato.

Ma più di tutto odio AMO il fatto che non ti MI odio... nemmeno quasi... nemmeno un pochino... nemmeno niente!

Ti amerò sempre,

Kat»

Patrick si alzò dal letto, appoggiò il foglio sul basso e, incurante delle lacrime che gli rigavano le guance,  si diresse verso il bagno.

 

*Angolo dell’autrice*

Se sei arrivato a leggere fin qui ho solo una cosa da dirti: GRAZIE!

Spero ti sia piaciuta questa ff, 

Fammi sapere cosa ne pensi,

Un bacione,

Stefania.

  
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