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Autore: Columbrina    12/12/2012    3 recensioni
“Non si tratta di temporeggiare, Seifer. Si tratta del tuo abuso di potere. Solo perché sei un disciplinare, non significa che tu debba insultare gratuitamente uno studente”
Seifer non le risparmiò uno dei suoi pegni sfrontati, continuando a indorarle la stessa medicina.
“E solo perché tu sei un’insegnante apprensiva, non significa che tu debba preoccuparti così tanto per lui” sorrise “Bel gesto, dico davvero, ma non credi sia controproducente?”
“Cosa intendi dire?”
“Che al capo del Comitato Disciplinare non è sfuggito quel piccolo sussulto che respira il tuo cuore. E poi, ci conosciamo da così tanto”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Quistis Trepe, Seifer Almasy
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Bel gesto, dico davvero, ma non credi che sia controproducente?
 

 
Quistis, per eccesso di premura o semplicemente perché era in balia di un’apprensione cieca, si era avvicinata a Squall e gli aveva chiesto, con apparente disinvoltura, come se fosse la cosa più naturale del mondo: “Perché non replichi mai agli insulti di Seifer? Personalmente credo che si meriti una bella lezione”
Il piglio era rimasto sempre lo stesso, tagliato trasversalmente da una cicatrice fin troppo evidente e che sembrava assimilare il tutto in una passività inconcludente; i suoi occhi si erano persi nella linea biancastra del cielo, come contemplanti una stasi inesistente, anche se Quistis sapeva che faceva così solo e semplicemente per vezzo.
“La vita è troppo seria per infastidirmi”
Era stata una risposta semplice, secca come lo sparo di un fucile che arriva dritto al bersaglio e coglie di sorpresa la vittima.
Quistis non la pensava assolutamente così, aveva solo finto di redarguire quella sua passività, per poi lasciare che quella sua apprensione cieca prendesse il sopravvento della situazione e mettesse le carte in tavola una volta per tutte, in modo che tutti i tasselli si incastrassero perfettamente.
Forse era un meccanismo insito, che nemmeno la sua irrazionalità sconsiderata riusciva a spiegarsi, ma al quale Seifer sapeva dare il giusto peso e la giusta definizione: solo a pensarci, Quistis era presa da un’inquietudine confusa, come se sapesse nel profondo che ciò non era poi così diverso dalla verità.
Seifer era ad allenarsi, destreggiando il gunblade fin troppo bene, con evidente maestria: non poteva fare un caustico ingresso, correggendone la postura o rimarcando velenosamente su alcune stoccate di mancata decisione. Era odiosamente impeccabile.
Fujin e Raijin, tuono e vento, lo contemplavano con apparente devozione, formando una valicata impenetrabile, ma comunque nulla al cospetto della fervida Quistis.
“Devo parlare con Seifer” esordì trafelata, ma lasciando trapelare un filo di causticità che diede uno schiaffo morale anche all’inespugnabile Fujin.
Raijin pigolava sottovoce a Fujin, che fece notare a Quistis che Seifer aveva bisogno di allenamento e nessun seccatore tra i piedi.
“Fujin… Non puoi parlare così a Miss Trepe!”
“E’ abbastanza urgente”
A quel punto Fujin non sapeva più che pesci pigliare: senza le direttive di Seifer, quei due erano come degli uccelli migratori in gabbia. Quistis gustò la soddisfazione di vedere la prima razione di vittoria, offerta su un piatto d’argento, dalla sua parte: si beava di un certo sadismo dispotico quando giocava la carta dell’insegnante.
Ci pensò Seifer a rincarare la dose, intimando Raijin e Fujin di lasciarli soli in modo da permettere un confronto più intimo tra i loro occhi, così simili, come coperti dalla stessa patina di ghiaccio e vetro.
“A che devo l’onore, professoressa?”
“Nessun onore. E’ una semplice chiacchierata informale sulle norme comportamentali…”
“Vai al sodo, Quistis. Non mi è mai piaciuto temporeggiare”
Vide il suo credo crollare a piccole briciole solo quando sputò il suo nome con lo stesso rimarco velenoso di cui erano intrise le sue parole, all’apparenza vessilli di vittoria; del resto non avrebbe dovuto stupirsi se, tra i tanti, era solo Seifer – e forse Selphie – a chiamarla Quistis con disinvoltura.
Comunque non si scompose e si schiarì la voce, mentre la crocchia bionda prese a sciogliersi nel vento, filo dopo filo, un raggio in più nell’oro.
“Non si tratta di temporeggiare, Seifer. Si tratta del tuo abuso di potere. Solo perché sei un disciplinare, non significa che tu debba insultare gratuitamente uno studente”
Seifer non le risparmiò uno dei suoi pegni sfrontati, continuando a indorarle la stessa medicina.
“E solo perché tu sei un’insegnante apprensiva, non significa che tu debba preoccuparti così tanto per lui” sorrise “Bel gesto, dico davvero, ma non credi sia controproducente?”
“Cosa intendi dire?”
“Che al capo del Comitato Disciplinare non è sfuggito quel piccolo sussulto che respira il tuo cuore. E poi, ci conosciamo da così tanto”
Incassò il colpo per bene, se ne sorprese anche lei; aveva imparato a reagire a quelle provocazioni che vertevano sempre sul suo decantato punto debole dato che, per ironia della sorte, era anche quello di Seifer. Quistis lo aveva capito; tutti in realtà, ma lei in particolare.
E quando si sentivano così compromettenti, piaceva a entrambi pensare che fossero l’uno di fronte all’altro, come adesso, ma nudi e senza alcuna colpa, come se avessero espiato ogni inibizione.
Quistis sospirò, massaggiandosi le tempie e arrendendosi all’evidenza; d’altronde, erano cresciuti quasi in simbiosi e certe sfumature che prendeva la carne ogni qual volta che Squall era nei paraggi, insomma, erano ovvie per Seifer.
“Credevo fosse una cottarella infantile”
“Lo è, in realtà” fu il rimarco sfrontato di Seifer, che faceva solo finta di non vedere oltre quegli occhi apprensivi e la crocchia quasi sciolta, che lambiva la nuca lasciata al vento.
“Se lo fosse, non verrei meno ai miei doveri di insegnante”
“Gesù Quistis… Sei fatta di carne, mica del cemento stantio che si respira in questo posto!” le disse quel Seifer nudo da ogni inibizione che stava davanti all’altra lei, paradossale, quella più pudica, quella meno vestita. Gli sembrò che quella frase trasparisse attraverso quel laconico, tipicamente adatto a lui “E’ normale” detta dal Seifer che imbracciava ancora il Gunblade, contemplandone il profilo dal sapore d’acciaio, che si stringeva nella sua bocca e invocando pietà, la stessa che brillava nei suoi occhi e in quelli di Quistis, che imploravano quella claustrofobia del mondo di lasciarli in pace.
“Normale, certo. Già di nostro non siamo normali: sono venuta qui per ammonirti, come si confà al mio ruolo di insegnante… E guardami, sono qui a parlarti come Quistis e non come Miss Trepe. Ma poi ci penso e mi dico che ho solo diciotto anni e le mie emozioni non girano intorno a me, io gravito intorno a esse”
Fu in quel momento che vi fu una compressione della Quistis nuda e di quella che stava davanti ai suoi occhi ignari e desiderosi di conoscere cosa ci fosse dietro a tutta quella facciata compromettente, che lo poneva sul suo stesso piano, per una buona volta.
Seifer si era sempre dimostrato singolarmente magnanimo nei suoi confronti, anche se la parola giusta per definirlo era rispettoso, perché era pur sempre la sua insegnante, l’unica alla quale non voltasse la faccia proprio perché era essenzialmente Quistis.
“Io continuo a dire che tutto ciò è controproducente. Poi non sono certo la persona migliore a poter dare consigli d’amore, specie se possono rendere felice quel ragazzo ancora scosso dalla pubertà…”
Una vivida fiamma sciolse la patina di ghiaccio e vetro che si era adagiata sugli occhi di Quistis.
“Tu credi che potrei rendere felice Squall?”
“Renderesti felice anche un cane bastonato, credimi”
Fu a quel punto che Quistis inarcò un sopracciglio in modo eloquente, come se volesse scorgere un secondo fine che non aveva ancora recepito e le sembrò di ritornare ai tempi in cui credeva che tutto potesse andare bene, che i litigi di Squall e Seifer fossero solo roba da maschiacci, quando lei era piccola e nascondeva le saponette sotto il cuscino e studiava a notte fonda, quando la competizione era la sua unica ambizione.
Seifer continuava a sorridere con strafottenza, come se l’avesse già capita negli occhi e nel pensiero.
“Seifer, anche questo è controproducente, non trovi? Sono pur sempre la tua insegnante”
“Da che pulpito”
“Un pulpito che dovresti ascoltare… Se non vuoi essere bocciato di nuovo all’esame per See-D”
“Ma che non ha ancora capito la differenza tra dovere e piacere”
Quistis sorrise, sollevata.
“La capirò molto presto”
E Seifer vide quella figura nuda e dai capelli sciolti allontanarsi, fasciata da una ligia divisa che non lasciava nulla all’immaginazione, alla solerzia e a tutto ciò che si erano confessati silenziosamente; mentre la crocchia era scesa, coprendole tutta la nuca e lasciando che solo qualche filo divampasse nell’oro e si incastrasse nei suoi occhi, come se fosse una pagliuzza.
Quistis sorrideva, allietata dai vagiti che emetteva quella brezza di una stagione indefinita, ma tutti i tempi erano maturi per confrontarsi, nuda e pudica, con se stessa. Seifer, come tanto tempo fa, era diventato lo specchio di se stessa.
“Mi sto rammollendo!” si disse Seifer, mentre ritornava al dormitorio, con anch’egli lo spettro di un bel sorriso sulle labbra e il corpo rivestito di inibizioni.
 
 
   
 
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