Shopping
Con passo
lento e cadenzato Vegeta percorse il corridoio del
piano superiore della sua casa, mani in tasca e cipiglio sul volto.
Se c’era una
cosa che aveva imparato in tutti quegli anni trascorsi sulla Terra era che le
donne erano odiose. Tutte quante.
E si sentiva
quasi sottomesso a loro. Lui, il principe dei saiyan, uno dei guerrieri più
potenti dell’universo, veniva messo a tacere dal
genere femminile. Soprattutto dalle creature con occhi e capelli azzurri.
Giusto due
giorni prima era stato bellamente offeso dall’unica giovane ragazza di cui gli
importava qualcosa.
Si sentiva
tranquillo, quasi in pace con se stesso, quando quella furia azzurra, erede di
una che sopportava da molto più tempo, gli si era parata davanti con le mani
sui fianchi e le sopracciglia aggrottate. Posa che aveva
visto migliaia di volte.
E aveva
iniziato ad urlargli contro.
Dannata
mocciosa! Aveva osato insultare i suoi baffi! E dire che era stata lei a
proporgli l’idea di farli crescere.
Aveva
faticato terribilmente per riuscire a farli spuntare. I capelli e i peli saiyan
in generale non crescevano mai, restavano della stessa lunghezza per tutta la
vita. Ma era una sfida che aveva deciso di vincere.
Aveva
impiegato settimane, Bulma gli aveva comprato decine di prodotti terribilmente
puzzolenti per rinforzare e far crescere i follicoli e finalmente c’era
riuscito. Come effetto collaterale, però, era obbligato a farsi la barba quasi tutti i giorni.
Bra era stata
felicissima di vederlo con i baffi, per giorni lo aveva elogiato e riempito di
sorrisi.
Ma solo dopo
poche settimane era cambiato tutto. La signorina, due giorni prima, gli aveva
rinfacciato che stesse davvero male e al saiyan era
crollato il mondo addosso.
Come si
permetteva quella ragazzina di dirgli certe cose?!
L’aveva
ferito scoprire che non le piacessero più i suoi
baffi. Il suo orgoglio, come ormai succedeva da anni, era stato messo a tacere
e Vegeta si era arreso, decidendo di tagliarsi quei baffi che a lui piacevano
davvero molto.
E non era
tutto! Per sua sfortuna la storia della sfuriata di Bra era di dominio pubblico
dato che la conoscevano anche Bulma e Chichi. E se la sapevano loro due, entro poco tempo l’avrebbero saputa tutti.
“Poco manca
che la senta anche Kakaroth…” si disse Vegeta consapevole che le chiacchiere
delle due donne raggiungevano anche i luoghi più remoti. Forse avrebbero
raggiunto anche la navicella spaziale in cui viaggiavano Trunks, Pan e
Kakaroth.
Sbuffando,
Vegeta continuò il suo tragitto, indeciso se andarsi o meno
ad allenare. Era già tardi quella mattina, mancavano pochi minuti alle 10.
Sarebbe riuscito ad allenarsi solo due ore prima dell’ora di pranzo e,
sinceramente, non ne aveva assolutamente voglia.
Era molto
cambiato Vegeta in quel frangente. Aveva scoperto la bellezza di dormire fino a
tardi, la pace nel prepararsi senza fretta, perdendosi a guardare la sua donna
dormire al suo fianco o anche semplicemente restare disteso a riflettere.
Gli
allenamenti non erano più una necessità primaria e Vegeta stava imparando a
godersi la vita.
Tornò in
camera sua e di Bulma e prese il suo gilet nero in tinta con i
jeans che indossava. Aveva ormai preso l’abitudine di vestirsi come un
terrestre, anche se gli ci erano voluti anni prima di abbandonare quasi
definitivamente le sue tute in stile saiyan.
Uscì poi
dalla camera, deciso ad andare a fare un giro in macchina e a comprare la
schiuma da barba, ormai quasi finita. Non si sarebbe mai più fatto crescere i
baffi, di questo era sicuro!
Nel tragitto,
però, fu placcato da una figura mista di azzurro scuro e rosso che, con voce
acuta, gli rivolse la parola.
“Papino, dove vai?” gli domandò Bra bloccandogli la strada.
Vegeta inarcò le sopracciglia, e si chiese se lei lo stesse per caso
aspettando.
“Non sono
affari tuoi” disse lui cercando di superarla. Ma Bra non glielo permise.
Irritato da quei giochetti Vegeta la prese per la vita e la spostò di
peso, riprendendo a camminare.
“Vai via in
macchina?” gli domandò Bra continuando a seguirlo per nulla
demoralizzata. Vegeta si bloccò a mezz’aria su uno scalino. Cominciava
ad intuire il motivo del suo interesse.
“E anche se
fosse? Tu non puoi guidare” le ricordò lui riprendendo il tragitto. Bra sbuffò
e lo rincorse.
La settimana
prima era andata a fare un giro in centro in macchina e, con la musica a palla
e l’auto piena di pacchi, aveva tamponato una macchina distruggendo entrambe le
automobili. Inoltre, la ragazza si era anche tremendamente infuriata con il
conducente dell’altra macchina, urlandogli che per colpa sua aveva fracassato
la sua. Poco le importava che si trattasse del sindaco della città dell’ovest.
Si era quindi ritrovata con la patente bloccata per un mese e la macchina dal
carrozziere. E Bulma si era arrabbiata molto con lei, non l’avrebbe mai portata
a fare shopping. Trunks era nello spazio quindi a Bra era rimasto solo suo
padre.
“E dai papino! Non è stata colpa mia se ho fatto l’incidente! Il
sindaco andava così piano! Non riuscivo a stare alla sua andatura, rischiavo di
addormentarmi!” disse la ragazza cercando di giustificarsi.
Vegeta la
ignorò, continuando a camminare. Doveva trovare il modo di schiodarsela di
dosso. Fu tentato di alzarsi in volo e raggiungere il centro senza alcun mezzo
di trasporto, ma Bulma era stata ben chiara quando
tempo prima gli aveva proibito di continuare a muoversi in volo. Doveva cercare
di adattarsi alla vita terrestre, anche per quello era stato costretto a
prendere la patente.
Avrebbe anche
potuto ignorare il suo ordine…ma non aveva voglia di subirsi la rabbia di
Bulma. Quando era furiosa con lui passava tre stadi, sempre uguali: iniziava
con le urla, seguite poi dal trattamento del silenzio. Passava giorni senza
parlargli e senza sorridergli: se all’inizio della loro relazione per lui era
un toccasana non averla tra i piedi, ora che stavano insieme da tanti anni era
doloroso sentirla lontana. Non serviva nemmeno precisare che in quella seconda
fase fosse off limits anche la camera da letto.
L’ultima
fase, comunque, restava la più dura da superare. Si trattava della chiacchiera
continua.
Bulma
continuava a parlare come una macchinetta per ore, lo tormentava durante i
pasti, mentre guardava la tv, anche mentre si allenava. E sarebbe stato da
pazzi per lui andarsene e tornare tempo dopo: lei si sarebbe arrabbiata ancora
di più e avrebbe ricominciato con le urla e via dicendo. Era in trappola.
Vegeta
ringhiò maledicendo per l’ennesima volta le donne e uscì dalla
Capsule Corporation con Bra alle costole. La figlia continuava a parlare
ininterrottamente cercando di convincerlo a portarla con sé. *Irritante come sua madre…* pensò il
saiyan tirando fuori dalla tasca la capsula con la sua
macchina.
Fece per salire ma Bra si posizionò di fronte a lui, sbarrandogli
nuovamente la strada. “Ti prego papino, portami con
te! Farò la brava!” disse la ragazza facendo un’espressione da cucciolo
bastonato. *Usa anche gli stessi trucchetti di sua madre!* pensò Vegeta indietreggiando.
Si riscosse e
le ordinò a gran voce di spostarsi e farlo partire. Bra mise il broncio
fissando il padre. Entrambi si osservarono trucemente.
La ragazza,
poi, si sciolse in un sorriso. “Ma lo sai che stai proprio bene senza i baffi?
Sei davvero figo!” disse la ragazza, adulandolo.
Vegeta
arrossì. Quella frase lo riempì d’orgoglio. Osservò gli occhi limpidi di Bra e
sospirò.
“Sali” le
disse indicandole di sedersi. “Grazie papino!” gridò
la ragazza saltandogli al collo e dandogli un bacio schioccante sulla guancia
lasciando il segno del suo rossetto.
Vegeta
divenne ancora più rosso e scosse la testa, cercando di riassumere un po’ del
suo contegno.
Fece per
salire anche lui in macchina quando vide che Bra si era accomodata nel sedile
del guidatore. “Spostati signorina!” le ordinò. “Questa è la mia macchina, ti
proibisco di sfasciarla!”
Bra sbuffò e
si accomodò nel sedile accanto. “E non parlare troppo” le ordinò lui accendendo il
motore. Partirono poi in direzione del centro.
Era chiaro
che Bra non lo avesse nemmeno ascoltato. Non avevano fatto neanche cento metri
che la ragazza aveva preso a parlare di tutto e di più, non lasciando pace al
povero saiyan.
Se non fosse
stata sua figlia, probabilmente l’avrebbe gettata fuori dall’automobile
e lasciata lì.
Come poteva
pensare Bra che gli importasse che il rosso era il colore di quella stagione e
che a lei stesse così bene? O di come fosse la migliore cheer
leader che il suo liceo avesse mai avuto? O che una certa tipa le aveva detto
che una ragazza amica di qualche altra stupida terrestre aveva fatto una
figuraccia di fronte al figo della scuola?
*Ha preso tutto da sua madre* pensò incerto se quella fosse una
buona cosa o meno. In quei momenti, quando era solo con Bra, rimpiangeva
Trunks.
Lui era
diverso. Non chiacchierava in continuazione e non lo assillava per andare a
fare shopping o farsi crescere degli stupidi baffi.
Ma ora suo
figlio si trovava in viaggio nello spazio. Aveva il compito di trovare le sfere
del drago e far tornare grande Kakaroth e salvare l’universo.
Era stata una
sorpresa per lui vedere il suo nemico-amico in versione bambino. La prima cosa
che gli era venuta in mente era che in quelle condizioni aveva un’espressione
ancora più da tonto. Sembrava ancora meno saiyan.
E si era
terribilmente arrabbiato con Bulma quando questa aveva
affermato che Goku da piccolo fosse ancora più carino. Le aveva quindi mostrato
anche lui la sua rabbia che, invece, recava solo una fase: l’allontanamento per
qualche giorno.
Non aveva mai
saputo se la donna effettivamente soffrisse la sua mancanza, ma quello era il
suo unico modo di mostrarle disappunto. Altrimenti l’avrebbe uccisa.
A mente
lucida constatò che il metodo di Bulma fosse molto più
doloroso.
Immerso nei
suoi pensieri non si accorse neppure di aver superato il centro commerciale finchè Bra non si avvicinò a lui, urlandogli all’orecchio
di fermarsi.
Vegeta si
riscosse e rischiò di sbandare con la macchina a causa dello spavento che si
prese. “Non farlo mai più!” ordinò a Bra indicandole di scendere. “Scusa papy!” disse lei chiudendo un occhio e alzando la mano in
segno di dispiacere.
Vegeta alzò
gli occhi al cielo e parcheggiò poco distante. Poi, con Bra al suo fianco, si
incamminarono dentro il centro commerciale.
Le luci al
neon erano molto potenti nonostante fosse giorno inoltrato. I negozi erano
coloratissimi, la gente, o meglio solo le donne, si accalcavano nei vestiti
scontati, quasi facendo a botte.
Vegeta si
domandò interiormente perché fosse andato in quel luogo. O meglio, perché
avesse portato con sé anche Bra. Da solo gli sarebbe bastato andare in un
negozio specializzato, comprare una stupidissima schiuma da barba e tornarsene
a casa. Ma sapeva che Bra avrebbe voluto girare tutti i negozi, dal primo
all’ultimo. Sarebbero state delle lunghe ore.
Seduto in una
piccola poltroncina di plastica, Vegeta, con le braccia incrociate e lo sguardo
perforante dritto di fronte a sé, aspettava il ritorno di Bra.
Erano
trascorse quattro ore ma Bra non aveva ancora
intenzione di tornare a casa. Erano arrivati al momento scarpe. La figlia ne
aveva già provate una decina, quattro paia già messe da parte per essere
comprate e quasi tutte di colore rosso eccetto alcune nere.
Vegeta
sospirò guardandosi attorno. Eccolo lì, in un piccolo pianeta nel nulla,
rinchiuso in uno stupido centro commerciale a fare da balia a sua figlia.
Sentiva di essere caduto in basso. Sperò con tutto sé stesso che Freezer e suo
padre non lo stessero guardando dall’inferno o ci avrebbe fatto una pessima
figura.
Con lo
sguardo contò i pacchetti posizionati attorno ai suoi piedi. Trentasette…e la
giornata non era ancora terminata.
Fortunatamente
era riuscito a mangiare qualcosa, avevano fatto una pausa di circa un’ora in
cui si erano entrambi abbuffati di pizza, Bra cercando di mantenere un po’ di
femminilità e non strafogandosi come suo padre.
Ma la pausa
era stata decisamente troppo breve per Vegeta.
Non ne poteva
più di vedere gonne, magliette, giacche, borse, anelli, braccialetti,
orecchini, collane, trucchi e tutto il resto! Per sua fortuna Bra aveva da poco
fatto shopping di biancheria intima o gli sarebbe toccato anche entrare in quel
dannato negozio pieno di pizzi e fronzoli!
Già una volta
era stato costretto ad entrare, ma era stata quella strega della madre dei suoi
figli a trascinarlo lì dentro. Una delle giornate più imbarazzanti della sua
vita.
Per quanto
fosse riuscito a mantenere la sua espressione fredda e corrucciata, i commentini delle commesse e di Bulma erano arrivati alle
sue orecchie. Tutti quei discorsi sull’essere sexy e far capitolare gli uomini
non gli erano affatto stati indifferenti. E immaginare Bulma con quei completini striminziti aveva solo peggiorato la situazione.
*Le donne saranno la mia morte…altro
che Majin Bu!* si lamentò Vegeta interiormente.
Bra si
avvicinò nuovamente al padre con un ennesimo paio di scarpe leggermente diverse
da quello di pochi minuti prima. “Che ne pensi papy? Mi stanno bene?” chiese la ragazza camminandogli
davanti. Vegeta buttò gli occhi al cielo e annuì, sperando di poter almeno
cambiare negozio.
“Ma forse non
stanno bene con il vestito che ho preso prima…e poi un po’ mi stringono…”
cominciò Bra. “E allora non prenderle!” le rispose Vegeta con rabbia.
“Avevi appena
detto che ti piacevano…allora hai mentito!” disse la ragazza puntandogli un
dito davanti agli occhi.
Vegeta sbuffò
e si chiese se davvero Bulma si sarebbe arrabbiata se avesse fatto fuori Bra. Prese
un profondo sospiro e le disse di decidere in fretta.
“Ma papy non è così facile! E tu non mi sei neanche di aiuto!”
disse lei puntando le mani ai fianchi. Rieccola la
posa di sua madre.
“Bra,
spicciati o ti lascio qui” la minacciò sicuro di avere la situazione in pugno. Ma
la ragazza, invece che spaventarsi e muoversi, sorrise malignamente incrociando
le braccia al petto. Ok, questo lo aveva preso
indubbiamente da lui.
Vegeta inarcò
un sopracciglio, confuso. Quell’espressione non
presagiva nulla di buono. “E come farai a tornare a casa visto che le chiavi
della macchina ce le ho io?” chiese Bra tirando il
mazzetto fuori dalla sua borsetta e agitandole davanti agli occhi increduli di
suo padre.
“Quando le
hai prese?!” chiese lui che non si era accorto di
nulla. “Sono pur sempre tua figlia, sai che sono molto veloce…eri distratto e
ne ho approfittato!” disse orgogliosa la ragazza.
“Bah, posso
tornare a casa volando” disse lui, rendendosi conto immediatamente che non
sarebbe stato possibile. “No, altrimenti la mamma si arrabbierà non solo perché
hai volato ma anche perché mi hai lasciata tornare a casa da sola in macchina,
quando non posso farlo assolutamente!” disse Bra, vittoriosa.
Vegeta alzò
gli occhi al cielo, chiedendosi ancora cosa avesse fatto di male per meritare
tutto quello. Forse era quella la punizione per aver sterminato tante persone
per conto di Freezer…se era così, l’inferno sarebbe stato una passeggiata.
“Allora papy, le prendo o no queste scarpe?” chiese la ragazza
riprendendo il discorso di prima. Vegeta non poté fare altro che tornare a
prestarle attenzione.
Erano ormai
le sei di pomeriggio. Avevano fatto otto ore di seguito in quel maledetto
centro commerciale. La macchina era stracolma di pacchi, e Vegeta era costretto
ad andare lentamente a causa del peso eccessivo.
Bra si era
finalmente calmata. Aveva terminato i discorsi da circa un’ora
anche se ogni tanto aveva lasciato qualche commento qua e là. Vegeta si
stava godendo quel momento di pace.
Era stata una
giornata impegnativa e molto stancante, quasi più dei suoi soliti allenamenti.
Bra sapeva essere distruttiva anche se non combatteva.
Viaggiavano
in pace, tranquillamente, finchè una macchina con due
ragazzi non si affiancò a quella di Vegeta. I due cominciarono a fare
apprezzamenti su sua figlia.
Il saiyan non
ci vide più e, senza nemmeno mutare di espressione, spinse la macchina dei due
ragazzi giù dalla scogliera lanciandoli in mare.
Bra iniziò a
ridere come una pazza e a scusarsi mentre Vegeta
rimase impassibile. *Fidatevi, lo faccio
per voi* pensò il saiyan continuando a guidare.
Poco dopo un
alieno di nome Baby con il corpo di Gohan si scagliò contro Vegeta e Bra, dando
inizio ad una nuova lotta per la salvezza del pianeta. Ma questa è un’altra
storia.
FINE
Due
fanfiction in un giorno solo! Sono orgogliosa di me!
Non è un granchè come storia, è una piccola one
shot e niente più! Mi piace scrivere su Vegeta e sua
figlia, mi diverto un mondo! Anche se la coppia Vegeta-Bulma
resta la migliore!
Grazie per
aver letto, mi auguro che vi sia piaciuta! Ah, e grazie anche a chi ha
recensito “Father”! Sono contenta che vi sia
piaciuta!
Alla
prossima!
Baci, tsubaki