Se ne stava lì seduto tra l'erba, concentrato a fissare la propria bara che scendeva nella tomba. Non un cane al funerale. Solo era vissuto, solo era morto. Gli unici che lo rimpiangevano erano quelli a cui doveva dei soldi.

Il primo giorno a visitarlo non venne nessuno.

Il secondo la povera vedova del vicino di tomba, impietosita, gli lascio un fiore.

Il terzo giorno ancora nessuno. E ne seguirono molti altri. Notti buie fatte di riflessioni. Perché era il solo fantasma lì? Dov'erano gli altri?

Il vento gelido portava via le domande. Finalmente qualcuno arrivò a visitarlo. Appena la vide davanti alla lapide Duncan si aspetto che si mettesse a ballare. Non ballò. Non parlò. Pianse e basta. Dai suoi occhi neri e orgogliosi scivolavano calde lacrime salate. Pianse per lui. Lui che l'aveva fatta soffrire in vita così come in morte. In quel momento si sentì in colpa per essere morto. Come si era permesso a morire e a farla piangere? Molte volte si era detto che il mondo era molto meglio senza di lui. Ma in quel momento, in quel singolo istante, avrebbe voluto essere vivo. Avrebbe voluto abbracciarla, asciugare tutte le sue lacrime, dirgli che andava tutto bene. Lei se ne andò lasciando sulla sua tomba una rosa bianca. Il bianco non era il suo colore, il bianco era puro. Lui era marcio, eppure lei la lascio lì sulla sua tomba, forse per dirgli che dentro di lui non tutto era ombra.

Courtney non venne più. Era come se non ci fosse mai stata. L'unico segno della suo passaggio era la rosa che pian piano seccava. Proprio come il loro amore. I petali si staccavano e volavano via trasportati dal vento. Cercava di afferrarli inutilmente. Quella rosa, unico segno dell'amore della sua vita, stava morendo.

Courtney non tornò a trovarlo mai più. Ma un giorno la vide davanti ad una seduta sull'erba, anche lei. La vide guardare la gente piangere al suo funerale. La vide guardare la bara scendere nel fosso. Ma non era come lui. Courtney osservava la scena con il sorriso sulle labbra. La ragazza si voltò verso di lui e gli sorrise.

Corse Duncan.

Corse e pianse, e finalmente la raggiunse. Vide la tomba, un tempo vuota, che racchiudeva di sicuro il corpo di lei. Cercò di parlare , ma lei lo zittì. Gli prese dolcemente la mano e iniziarono a camminare insieme.

E Duncan si sentì colpevole per averla fatta uccidere.

E si sentì felice di riaverla con se.

E si sentì in paradiso. E di fatto era lì che stavano andando.

Viva l'allegria!!! come al solito sono mooooolto soddisfatta dalla “cosa” orribile che vi ho presentato. E non finirà qui con la mia raccolta di storie in cui nessuno muore! Ne arriveranno altre tutte belle allegre come questa qui! [spero non sia da sottolineare che quasi tutto quello che ho scritto in questo piccolo momento di sclero è sarcastico]

Baci lady luna love [che tornerà in letargo]