Salve!
Sì, dovrei lavorare alla mia longfic, lo so. Ma è quando ha aperto la sezione
ZeXal che tramavo di scrivere qualcosa sulla mia OTP di questa serie, vale a
dire la Contrastshipping (Gauche/V –ovvero Five-, o
Nistro/Quinton, se preferite la denominazione americana) – perché se la
mia ship prediletta non è un crack pairing ovviamente io non sono contenta.
Quindi
ecco una breve, fluffosa oneshot dal clima invernale (ambientata post-series,
immagino) che, badate bene, contiene qualche SPOILER, in particolare sui veri nomi dei fratelli Tron assieme a
qualche spoiler minore sulla loro background story.
Detto
questo, buona lettura! Sia che vi sia piaciuta sia che no, ricordatevi che
accolgo a braccia aperte qualsiasi tipo di recensione! <3 Alla prossima!
Cold
snow, warm skin.
Per
qualche motivo trovava quasi poetico che nonostante Heartland City fosse una
città tanto vivace e popolata, quando la neve scendeva ad imbiancare quel
paesaggio ipertecnologico tutto iniziasse a tacere, ogni singolo suono attutito
da quel delicato manto di soffice luce bianca che si poggiava ovunque.
Era
veramente da tanto, tanto tempo che non vedeva la neve con i suoi occhi.
L’ultima volta quand’era stata? Probabilmente quando ancora viveva all’estero,
quando i suoi fratelli erano appena dei bambini e la sua famiglia sembrava
ancora essere un imperturbabile concentrato di perfezione.
Sbatté
le palpebre sui begli occhi azzurri mentre, fermando il suo cammino, alzava la
testa, osservando i fiocchi candidi scendere lentamente dal cielo nero
attraversato dalle mille luci dei proiettori e delle insegne. Pensandoci, aveva
senza ombra di dubbio nevicato in altre occasioni, ma dopo che la sua vita si
era pressoché sgretolata tra le sue mani non aveva mai prestato troppa
attenzione a quello che lo circondava, limitandosi a perseguire il suo scopo di
vendetta e ad obbedire ad ogni ordine impartitogli da Tron…
… ma
quei tempi, fortunatamente, se li era lasciati alle spalle da molto, pensò,
ritrovandosi a scuotere la testa con un sorriso un po’ amaro mentre come al
solito si rimproverava di rivangare avvenimenti tanto dolorosi anche quando non
serviva, schiudendo appena le palpebre per osservare una nuvoletta di vapore
uscire dalle sue labbra semiaperte.
Non
c’era davvero alcun motivo di pensare al passato, adesso, ma vedere la neve
come una sorta di collegamento tra la gioia dei tempi andati e quella che
finalmente poteva concedersi non poteva che infondergli una rara serenità che
manifestava adesso con un composto sorriso, presto sostituito da un’espressione
di sorpresa quando sentì la propria mano destra venir afferrata da un altro
palmo, più grande e più caldo del suo, che la strinse con delicatezza tra le
sue dita.
- Tutto
bene, Chris? – domandò una voce decisa ma non severa, richiamando solo
parzialmente l’attenzione del giovane adesso assorto ad osservare le loro mani
unite.
Non era
così frequente, per l’altro, palesare anche oltre le sicure mura di casa la
loro relazione, ma era proprio grazie a questi piccoli gesti improvvisi e
inaspettati che Christopher Arclight aveva imparato a conoscere il suo
compagno, esaminando con silenziosa e scrupolosa attenzione ogni suo gesto.
Alzò dunque lo sguardo, incontrando i suoi occhi violetti di solito così
sicuri, adesso attraversati da quella che sembrava pura insicurezza.
- Mai
stato meglio. – Rispose, la voce come al solito moderata dalla sua
proverbiale compostezza. Sì, era chiaramente insicurezza quella che scorgeva
nelle sue iridi ametistine, sospetto ampiamente confermato dalla stretta
divenuta improvvisamente un po’ più forte attorno al proprio palmo delicato non
appena i loro occhi si erano incontrati.
-
Piuttosto, Gauche, tu come ti senti? – lo incalzò, stavolta
approfittandone per intrecciare le dita sottili tra quelle del ragazzo più
alto, che non appena si sentì rivolgere quella domanda distolse lestamente lo
sguardo.
Precisamente,
era l’esatta reazione che si aspettava.
Non si
frequentavano da molti mesi, ma in quel lasso di tempo Gauche era diventato un
libro aperto per Chris, per il quale reazioni e pensieri del compagno ormai non
erano certo più un segreto: ammise a se stesso che non era stato troppo
difficile, vista e considerata la mentalità semplice, quasi infantile, di
quell’uomo così forte e al contempo tanto imprevedibilmente sensibile (seppur
con moderazione), che proprio come un bambino spaventato cercava in quella
stretta di mano l’appiglio sicuro che serviva ad infondergli coraggio, come se
quella a cui stesse andando incontro fosse la prova più rischiosa della sua
intera esistenza.
- … io
non so mica se me la sento di incontrare la tua famiglia. – borbottò il
più alto, sistemandosi con una mano l’ampio bavero del cappotto. A quelle
parole il più grande dei due (perché, nonostante l’evidente differenza di
statura e corporatura, il maggiore era sempre e comunque Chris, anche se erano
divisi giusto giusto da un annetto) sgranò sorpreso le palpebre, prendendogli
entrambe le mani per mettersi davanti a lui.
Di tutte
le cose di cui Gauche poteva essere insicuro, questa era l’ultima che si
aspettava: dopotutto aveva già avuto a che fare con i suoi fratelli e suo
padre… in un altro contesto e in una relazione ben diversa, certo, ma adesso
che ogni asperità era stata appianata non c’era più alcun motivo di portar
rancore verso di lui o verso la persona per cui lavorava e, così come loro due
si erano riconciliati…
…
…
riflettendoci su qualche istante, la loro riconciliazione non era stata
esattamente facile.
Al
contrario, nel primo momento in cui, dopo il ritorno della famiglia Arclight a
Heartland City, “V” si era nuovamente imbattuto in quell’energumeno ancora
chiaramente furioso nei suoi confronti per come si era azzardato prima a rapire
Haruto e poi a trattarlo come un pezzente durante le finali del Carnevale
Mondiale dei Duelli, la loro relazione basata sull’apparente disprezzo reciproco
sembrava presagire tutto meno che una possibile relazione. Per essere
completamente sinceri, però, l’astio pareva essere solo da parte di Gauche:
così da non confondersi con uno come lui, Chris aveva deciso di non concedergli
neppure uno sguardo, smettendo di ignorarlo del tutto solo quando si accorse di
come, ad un certo punto (passando, per altro, inosservato più o meno quanto un
contadino ad una serata di gala) avesse cominciato a pedinarlo.
Ricordava
come si era improvvisamente voltato verso di lui, con una velocità tale da
impedirgli di trovare uno squallido nascondiglio per celare la propria presenza
e di come, venendo colto completamente alla sprovvista, Chris si era ritrovato
davanti un mazzo di profumatissime rose bianche e un impacciato invito a cena.
Convinto che si trattasse solo di un pretesto per “studiarlo” più da vicino e
attuare una possibile vendetta, il primogenito Arclight non poteva certo
immaginare che, al contrario di quanto volesse far sembrare, l’ossessione
dell’ex membro del comitato direttivo del WDC non era affatto dettata dal suo senso
d’inferiorità nei suoi confronti, convincendosi solo durante la loro prima
uscita (immersa nell’atmosfera più imbarazzata possibile) che questi aveva
deciso di ingoiare il proprio orgoglio e di ammettere, infine, quando davvero
fosse attratto da lui.
E più
che si frequentavano, un appuntamento dopo l’altro, più quest’attrazione
diventava corrisposta, fino a che entrambi non ebbero chiaro che visti gli
sguardi, le carezze e le parole che si scambiavano rimanere solo “amici”
sarebbe stato piuttosto inopportuno. O meglio: l’avevano chiaro entrambi, ma
era stato Chris a fare il primo, concreto passo verso la relazione stabile che
adesso condividevano, intuendo man mano che osservava l’insicurezza
sentimentale di quell’altro che, dopo il primo invito a cena, avrebbe dovuto
aspettare molto tempo prima di un qualsiasi altro tentativo di far evolvere il
loro rapporto in qualcosa di più. Gauche era rimasto stupito dalla
determinazione dell’Arclight e dalla sua capacità di prendere in mano le redini
della situazione, ma non aveva esitato ad assecondare, finalmente, i propri
sentimenti, rispondendo affermativamente alla sua proposta e accettando,
infine, di mettersi con lui.
Da quel
giorno, poi, tutto tra di loro era andato per il meglio: oltre a qualche
litigio superficiale non era mai successo niente di così eclatante o degno di
nota, o tanto importante da portare il ragazzo coi capelli chiari a lamentarsene
con la propria famiglia, quindi dov’era il problema?
- Cosa
ti preoccupa? – gli domandò quindi col tono più calmo e posato possibile
– Non ci sono ostilità tra te e la mia famiglia, quindi non riesco
davvero a capire cosa ti turbi. –
- E che
ne so… - l’altro borbottò, aggrottando le sopracciglia sugli occhi che si
affrettò a distogliere il prima possibile dallo sguardo del compagno – …
i tuoi fratelli, credo. –
- I miei
fratelli non mordono. – rispose pacato, risistemandogli un bottone del
trench bordeaux.
Rimase
calmo per tutta la breve durata di questo piccolo gesto, ma dentro anche lui
stava iniziando a provare una specie di fastidiosa preoccupazione:
effettivamente, erano proprio i suoi fratelli a rappresentare l’ostacolo più
difficile da superare.
Non
entrambi, in realtà: Mihael difficilmente avrebbe fatto commenti, vista la sua
attitudine positiva e la sua tendenza ad essere sempre felice per il prossimo,
ma Thomas…
… sì,
Thomas avrebbe decisamente potuto rappresentare un problema.
Ricordava
chiaramente il primo momento in cui gli aveva rinfacciato di aver scoperto (il
come, per il maggiore, era ancora un mistero: allora si vedevano ancora da
poco, quindi le possibilità che li avesse visti per caso in giro erano davvero
minime…) il fatto che lui e Gauche uscissero insieme: inizialmente il discorso
era partito in modo quasi tranquillo ma, come ci si poteva facilmente aspettare
da un ipocrita del suo calibro, il tutto era ben presto degenerato in una serie
di insulti e risate sguaiate.
Così,
tra un “disperato”, un “sei caduto davvero in basso” e un “non immaginavo
avessi un debole per gli animali”, durante quel burrascoso confronto Thomas
aveva lanciato la sua sfida: la loro relazione, dato che a suo parere era
dettata unicamente dal senso di solitudine di Chris, non sarebbe durata più di
due settimane.
Contro i
pronostici così acidi del fratello, tuttavia, al giorno i due uscivano assieme
come coppia da poco meno di quattro mesi: non un lasso di tempo troppo esteso,
questo doveva riconoscerlo, ma abbastanza da far capire a chiunque che non
aveva scelto di stare con Gauche solo per “disperazione”, come aveva immaginato
quella malalingua.
Doveva
ammetterlo, però: il dimostrare al fratello minore quanto si stesse sbagliando
era il motivo alla base della dolce insistenza con cui aveva convinto l’altro
ragazzo a seguirlo fino a casa sua. Solo adesso si rendeva conto di quanto una
motivazione tanto superficiale l’avesse portato inevitabilmente allo stesso
livello del secondogenito Arclight, senza contare che, in questo modo, poteva
aver rischiato di velocizzare fin troppo le cose e, di conseguenza, di mettere
a disagio il suo compagno improvvisamente così dubbioso.
Ma ormai era inutile piangere sul latte versato: la neve continuava a
scendere copiosa posandosi inesorabile su di loro, pertanto era fondamentale
riuscire a fugare subito ogni incertezza per evitare di essere ritrovati
ibernati solamente allo scioglimento di quel primo ghiaccio invernale.
- … se è per ciò che possono dire tranquillo, ci penserò io stesso a
farli rigare dritto. – aggiunse, annuendo una volta col capo. Gauche
sospirò, il calore del suo respiro che si disperdeva rapidamente nell’aria
gelida, e solo dopo un lungo momento di silenzio si decise nuovamente ad aprir
bocca.
- Probabilmente si aspettano che tu abbia un… partner di chissà che classe sociale, non uno sgherro come me.
– riuscì finalmente a dire, tutto d’un fiato. Quella rivelazione non poté
che lasciare Christopher completamente interdetto, tanto che rimase immobile
per lunghi attimi con gli occhi blu sgranati e fissi su di lui.
Sorprendentemente, stava venendo a conoscenza di più aspetti del suo
ragazzo durante quel breve tragitto che in tutta la loro relazione assieme: pur
sapendo dei suoi brevi e non esattamente frequenti attimi di tentennamento
emotivo, era comunque abituato a vederlo come un ragazzo forte, spavaldo
(talvolta anche fin troppo) e pieno di sé fino all’orlo, tanto che osservarlo
mentre si faceva un sacco di problemi sull’opinione che qualcun altro poteva
avere di lui, arrivando addirittura a sminuirsi, gli faceva quasi… tenerezza.
Finalmente sul suo pallido viso si dipinse un sorriso dolce e
premuroso, mentre con le braccia irrigidite dal gelo lo invitava ad un composto
ma tenero abbraccio.
- Non importa con chi io mi veda, la mia famiglia vuole solo che io
sia felice. – mormorò, senza mai interrompere il loro contatto visivo
– E io con te lo sono davvero. –
Detto questo, costretto a sollevarsi un poco sulle punte dei piedi
(Chris sapeva bene quanto fosse raro trovare una persona che lo superasse in
altezza, dunque il fatto di aver trovato qualcuno che lo costringesse
addirittura a mettersi in punta di piedi per raggiungerlo rendeva il tutto, in
un certo senso, un po’ più speciale) si allungò verso di lui, lasciandogli un
bacio delicato e fugace sulle labbra semiaperte dallo stupore.
- … quindi smetti di farti problemi, hm? – proseguì subito dopo,
facendo scivolare un polpastrello lungo ll contorno della sua mascella. Gauche
sogghignò a sua volta, appoggiando in risposta una mano sulla sua guancia
fredda.
- Come vuoi tu,
principessa. – replicò, nella voce un misto tra affetto e scherno.
Sbuffò, Chris, ma non fece niente per ribattere a quella provocazione
inizialmente tanto detestata, ma adesso ormai parte integrante della loro
routine; ora come ora non gli importava niente di fastidiosi nomignoli, pensò
mentre socchiudeva lentamente le palpebre, voleva solo premersi il più
possibile contro quel palmo forte appoggiato sul proprio volto. Dopotutto,
amava come nonostante il clima gelido, nonostante la neve, quella mano
continuasse sempre e comunque a rimanere tanto piacevolmente calda.
E quel calore era tutto ciò di cui aveva bisogno.