Buonasera a tutti quanti! Ho
visto che nello scorso capitolo in pochi hanno letto ma ancora meno
hanno commentato... Non importa! Sono felice che ci sia qualcuno che
legga, anche se non si mostra.
Questo è il
secondo capitolo della storia in cui vengono spiegate alcune cosette e
ci sarà anche l'apparizione del Gran Sacerdote... OOOOOOH
paura.
Dana è un'OC
che mi è venuta in mente mentre dormivo, come sempre e spero
che vi piaccia il suo carattere un po' malandrino, è una
ragazza ancora acerba a cui piace infastidire la gente.
Sempre la solita storia
sugli IC dei personaggi, se non fossero tali vi prego di dirmelo
così inserisco OOC negli avvertimenti. Spero di essere
rimasta fedele.
Per quanto riguarda la
storia, si svolge un annetto e più prima delle 12 case,
spero l'abbiate capito.
Ringrazio tutti
quelli che l'hanno messa tra le seguite/preferite/ricordate e
soprattutto ringrazio Sagitter no Tania che mi supporta e rompe le
palle da mattina a sera sbavando su quei gran figaccioni dei Cavalieri
di Lost Canvas e su Milo v.v
Un bacio a tutti e buona
lettura.
La donna Cavaliere.
“E'
mia sorella Dana.”, disse
Aioria lasciando spazio alla ragazza. Se ne stava poggiata al muro
con un'espressione compiaciuta per lo sguardo strano che avevano i
due Cavalieri. Erano rimasti impietriti. Era noto che Aioria avesse
un fratello, che fosse Aiolos del Sagittario, ma non una sorella e
per giunta non un Cavaliere donna.
“Sorpresi, eh?”, sorrise lei
avvicinandosi. Si alzò sulle punte per guardare negli occhi
Shura.
“Tu saresti il Cavaliere D'Oro Shura
del Capro... Capricorno, giusto?”
“Dillo di nuovo, avanti.”, esclamò
lui avvicinando il viso a quello di lei con fare minaccioso. La
ragazza scese dalle punte e si avvicinò all'altro Cavaliere.
“Tu, invece, sei Milo dello
Scorpione, a quanto noto dal tuo grazioso copricapo con la punta. Ho
sentito molto parlare della tua Cuspide Scarlatta, attacco che
inietta il veleno dello scorpione nella vittima.”
“Lieto di sapere che le voci
circolino, ma dimmi, Aioria, è davvero tua sorella questa
donna?”,
disse Milo compiaciuto.
“Non proprio, è mia cugina, la
figlia della sorella di mia madre, siamo cresciuti insieme dopo la
scomparsa dei suoi genitori ed è diventata come una sorella
per
me.”, asserì Aioria grattandosi la testa.
“Donna..”, cominciò Shura venendo
interrotto dalla ragazza che gli si piazzò davanti.
“Ehy, Caprone, il mio nome è Dana,
non Donna.”
“Come osi.”
“Sei un Cavaliere, giusto Dana?”,
domandò Milo sedendosi su una delle sedie d'avorio. Si tolse
l'elmo
e lo poggiò delicatamente sul tavolino.
Giocherellò qualche secondo
con la punta che era una vera e propria coda di scorpione.
“Giusto. Quando ero a Tenerife per il
mio allenamento il Cloth della Lince mi ha scelta e si è
legato a me
con la catena delle stelle.”
“Tenerife. Interessante come il luogo
in cui sei maturata sia anche nello Stato in cui è nato
Shura.”
“E perché mai dovrebbe, è solo una
mera coincidenza data dal Fato.”, asserì la
ragazza riservando
un'occhiata per il Cavaliere del Capricorno.
Shura si allontanò alla volta della
sua casa lasciando i tre a conversare. Quella ragazza non solo diceva
sciocchezze ma era anche una donna blasfema che non indossava la
maschera come tutte le altre, era un demone mandato dall'Ade.
Milo rifletté sulla risposta della
ragazza notando quanto i caratteri dei due si somigliassero.
“Eppure gli ideali spagnoli della
gentilezza e del garbo avrebbero dovuto plasmarti.”
“Il mio animo non è così debole da
essere plasmato da culture diverse dalla mia terra natia. E poi, pur
essendo spagnolo, non vedo tutta questa gentilezza da parte del tuo
amico.”
“E' fatto così, c'è poco da fare.
Ora, dato che sei appena arrivata, non ti dispiacerà
presentarti al
cospetto del Gran Sacerdote per fare le presentazioni.”
“E' presto, Milo.”, la difese
Aioria. Sapeva che se il Gran Sacerdote avesse saputo di lei,
l'avrebbe presto mandata in qualche strana missione, separandoli, e
lui non l'avrebbe mai accettato.
“Nessuno può avvicinarsi al Tempio
senza il consenso del Gran Sacerdote, neppure una così bella
fanciulla.”, esclamò Milo alzandosi. “E'
giusto che lei vada,
puoi accompagnarla.”
Aioria lo guardò allontanarsi e
disprezzò il momento in cui aveva chiesto a Dana di entrare
nella
sua casa.
La ragazza continuava a fissare Milo
allontanarsi e lo salutava con la mano come facevano i bambini. Lei
era così, bambina dentro e donna fuori. Aioria
sperò che il Gran
Sacerdote si rendesse conto di quanto avesse aspettato il suo ritorno
e che la lasciasse qualche mese in più al Grande Tempio.
Si promise che l'avrebbe scortata fino
a lui quella sera stessa, altrimenti sapeva che l'avrebbe fatto Milo,
o peggio, Shura.
Con lo sguardo preoccupato si avvicinò
alle Sacre Vestigia di Leo e ci passò sopra un dito. La
metteva poco
quando stava al Tempio, solo per andare al cospetto del Gran
Sacerdote.
“Quindi dobbiamo andare?”, domandò
Dana sedendosi.
Aioria annuì in silenzio, poi
aggiunse: “Non voglio che ti mandino in chissà
quale posto per
chissà quale missione suicida.”
“Non lo faranno. E' meglio andare
adesso.”, disse la ragazza cominciando a mettersi l'armatura.
Il
Cloth della Lince le stava a pennello, le rendeva facili i movimenti
e le mosse senza intralciarle con il suo peso. Il colore, lei amava
il rosso rubino con cui era decorata la sua armatura.
Aioria l'ammirò per il coraggio con il
quale parlava, ma credeva poco alle sue parole.
Si allacciò i bracciali e gli
spallacci e quando ebbe finito con il resto fece un respiro profondo.
Aveva perso Aiolos, per tradimento o no l'aveva comunque perso, e non
voleva perdere anche Dana, l'unico barlume di speranza e di compagnia
che c'era in quel posto.
“E così, quella è l'armatura del
Sacro Leone. Ti sta d'incanto.”, disse lei girandogli attorno
come
un avvoltoio.
“Sei inquietante quando mi guardi
così.”
“Ma come, nessuna donna ti ha ancora
scrutato da sotto le sue folte ciglia?”, domandò
Dana sorridendo.
“Tu sei il demonio.”, esclamò
Aioria. “Hai fatto arrabbiare Shura, che difficilmente perde
il
controllo davanti ai Cavalieri di rango più basso, e in
più adesso
mi prendi anche in giro?”
“Sono fatta così, mi conosci. E poi
è stato il Caprone a cominciare, tutto quel “donna
qui, donna là,
dovrebbero ammaestrarti”, che sono un animale?”
Lo sguardo che le riservò Aioria parlò
per lui guadagnandosi una gomitata dalla sorella.
“Dana, mettiti la maschera, almeno
per adesso.”
“Ma prude...”
“Mettila, non fare la bambina!”,
esclamò il Cavaliere.
Dana si posizionò la maschera rossa e
bianca sul viso e si lisciò i capelli.
“Ancora non capisco perché noi donne
sì e voi no. Eppure siamo donne, come Athena, mah non
capisco
proprio.”
Aioria alzò le spalle e si diresse
verso il Grande Tempio. All'undicesima casa, quella del Capricorno si
fermò un momento.
“Per favore non metterti a discutere
con Shura adesso. E' un Cavaliere forte e non vorrei che ti sfidasse
a duello.”, dichiarò apprensivo Aioria.
“Puoi smettere di fare l'apprensivo?
Non sono più una bambina.”, esclamò lei
camminando a passo fiero
nella casa del Capricorno.
Passò velocemente guardando e
immagazzinando più informazioni possibili sul Cavaliere. Una
grossa
statua se ne stava in bella mostra vicino al corridoio. Raffigurava
Athena e un Cavaliere a cui stava donando una spada. Si ripromise di
farsi raccontare la storia da qualcuno, prima o poi, o meglio di
chiedere direttamente al Capricorno che cosa volesse ostentare.
Aioria la ricchezza e lui? La fede?
Shura non si fece vedere e i due
passarono indisturbati. Anche la casa del Cavaliere dell'Acquario era
deserta. Alla dodicesima casa furono costretti a fermarsi davanti al
lungo corridoio di rose velenose di Aphrodite.
“Chi è là che vuol passare dal mio
prato fiorito?”, domandò un bellissimo Cavaliere
dall'armatura
dorata. Aveva lunghi capelli chiarissimi e degli occhi azzurri
penetranti. Era di una bellezza abbagliante tanto che Dana dovette
coprirsi gli occhi anche da sotto la maschera.
“Aioria del Leone con un nuovo
Cavaliere in visita al Grande Tempio.”
“Aaah Aioria, sei tu e chi è costei
dai meravigliosi e morbidi capelli?”, esclamò il
Cavaliere uscendo
alla luce del sole.
“Mia sorella Dana, Cavaliere dei
Pesci, vorrebbe incontrare il Gran Sacerdote per porgli i dovuti
saluti e onori.”, disse Aioria guardando negli occhi
l'affascinante
Cavaliere.
“Meraviglioso, vorrei poter vedere il
suo grazioso viso per poter giudicare quanta beltà cresce in
lei, ma
essendo donna non posso permettermi di levarle la maschera.”
“Esattamente.”
“Mi concedi però di baciarti la
mano, come segno di una profonda cavalleria che si cela nel mio animo
nobile?”
Per quanto la domanda fosse insensata,
Dana acconsentì e si lasciò baciare la mano dal
Cavaliere.
“La tua pelle profuma, caro
Cavaliere. Sono certo che il Gran Sacerdote avrà cura di una
così
giovane fanciulla.”
“Ti ringrazio, Cavaliere dei Pesci.”,
disse Dana.
“Aphrodite.”, la corresse il
Cavaliere.
I due lasciarono la casa dei Pesci con
sguardo serio. Ormai erano vicini al Grande Tempio e l'ansia cresceva
dentro l'animo di Dana. Aveva paura di essere rispedita in un luogo
tetro e puzzolente come Tenerife.
Aioria la strinse per le spalle e la
guardò. Nonostante non potesse vedere i suoi occhi, sapeva
che lei
lo stava osservando.
“Non permetterò che ti allontanino
di nuovo.”, disse lui abbracciandola.
“Confido nel mio buon Fato.”,
confessò entrando nel Tempio.
Fecero pochi passi quando il Gran
Sacerdote disse: “Aioria, Cavaliere D'Oro del Leone, sono
lieto che
tu abbia portato tua sorella al mio cospetto.”
“Sommo Sacerdote, mia sorella è
tornata da poco ad Atene per renderle omaggio. Ha appena acquisito
l'armatura della Lince diventando così
Cavaliere.”, esclamò
Aioria inginocchiandosi.
“Sono felice che lei sia qui, una
nuova seguace di Athena è ben accolta al Tempio. Mi chiedo
solo se
il suo sangue non sia più simile a quello di Aiolos che al
tuo,
fedele Leone.”, disse il Gran Sacerdote dal suo scranno
rosso. Dana
non aveva alzato il viso un secondo stando con gli occhi incatenati
al suolo.
“Mio Signore, questa donna è devota
ad Athena quanto lo sono io e di conseguenza porterà
rispetto al
Tempio e a chi ne fa parte.”
“Sono lieto. Alzati, Dana della Lince
e giura fedeltà a questo Tempio.”
Dana si alzò e fece nuovamente un
piccolo inchino. “Io, Dana della Lince, dichiaro di essere
fedele
ad Athena e al Grande Tempio, di proteggere i suoi valori e la
giustizia di cui detiene il potere.”
Con il pugnale che aveva al fianco si
incise un dito e versò la goccia di sangue ai piedi della
statua di
Athena, quella più vicina a lei. Si inginocchiò
di nuovo e piegò
la testa per salutare la grande Dea.
“Il tuo giuramento di sangue mi
allieta, Dana della Lince. A Tenerife vi hanno insegnato come farlo,
cosa che non capita tutti i giorni in altri luoghi. Ora, dato che hai
fatto il tuo dovere, puoi andare, mentre tu, Aioria, resta
qui.”,
disse il Gran Sacerdote congedando la ragazza.
Dana se ne andò a passo lento,
pregando che bastasse per dileguarsi da quella sala gremita di aure
negative.