IL NEMICO
Eccoti, sei arrivato, ti aspettavo.
Ho sperato, ho pregato, ho implorato fino all’ultimo di non vederti apparire,
ma tu sei stato, come al solito, intransigente e sei venuto.
In quest’ultima settimana ho avuto paura.
Un nodo nello stomaco, mi bloccava il respiro tutte le volte che osservavo il
mio riflesso nello specchio.
Nessuna traccia di te, solo quell’evanescente presenza inquietante, che alita
intorno al tuo nome.
Paura di evocarti, di richiamarti, di farti uscire dall’inferno in cui vivi per
arrivare qui, come un dono non richiesto, come qualcosa d’indefinibile che
vorresti estirpare per sempre dalla tua vita, ma che nonostante tutto, è sempre
dietro l’angolo che ti aspetta.
Cercavo di allontanare il tuo pensiero, ma eccoti, sempre presente, nelle
parole, nelle paure, nei discorsi.
Sui visi delle persone incontrate per strada che recepiscono il tuo sguardo
colmo di terrore e vi riflettono il proprio, rassegnato, avvilito, sconfitto,
come il mio in questo momento.
Ho continuato ad illudermi ti averti evitato.
No, pensavo, questa volta no, non mi avrà, sono più forte di lui, non comparirà
così dal nulla, non gli permetterò di intaccare la mia vita, neanche per pochi
giorni, come ha fatto l’ultima volta.
Ma a nulla è servito vero?
Tu ora sei qui.
Ti vedo nel mio riflesso, ti osservo, stai sbocciando come un fiore del male.
I tuoi petali ora rossi, cambieranno forma, sostanza, sino ad intaccare una
buona parte di me, fino a che, stanco della tua presenza, te ne andrai,
contando solo sulla tua volontà e lasciandomi qui, con la mia ossessione di
rivederti e la paura folle del tuo nome, impronunciabile, inafferrabile,
inevitabile.
Fino alla prossima volta, fino a quando come sempre, m’illuderò di non
rivederti mai più.
Tutto è perduto, non ci sono più false speranze, solo un'unica e triste realtà
sei tornato:
Buongiorno mio acerrimo e irriducibile nemico, buongiorno Herpes.