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London 2012
Nel momento in cui si è alzato il volume, 12.000 persone hanno deciso nello stesso momento di alzarsi in piedi. Fra di loro c'ero anche io, testimone del loro primo concerto in Europa.
Dopo un'intera giornata trascorsa a contare monetine dal valore tutt'ora sconosciuto, vento e pioggia londinese, il mondo stradale rovesciato davanti ai miei occhi sempre troppo lucidi.
Lacrime che scendono, inermi il mio autocontrollo e la mia calma fino ad un minuto prima inarrestabile, glaciale, per schermarmi da tutti i problemi. Avevo intenzione di non pensare, avevo promesso a me stessa di cercare una via di uscita.
Mille strisce d'oro e d'argento ricoprono i miei capelli, il mio collo appena sudato, le mie stesse lacrime si confondono alla mia voce, che cerca di uscire in un urlo acuto per farmi stare meglio.
Cinque fottuti capolavori.
Se ci pensi, è un rapporto stranissimo quello fra un'artista e i suoi fan. Entrambi vi conoscete ma indirettamente. Entrambi sapete di essere lì, tu dalla parte dello spettatore mentre lui dalla parte giusta, da quella che deve intrattenerti.
Stoffa che si squarcia fra le tue dita come se fossero piccoli fiocchi di neve che non sono riuscita a godermi sotto il cielo di Londra.
Sete. Gola secca dallo sforzo che l'emozione comincia a crearmi.
Niente ha più importanza. Ora ci siete solo voi, ci dedichiamo a vicenda tre ore della nostra vita.
Chiudo gli occhi, umidi delle lacrime che mi avete fatto versare. Chiudo gli occhi perché ciò che sento è troppo grande perché tutti e cinque i sensi possano sopportarlo.
Vi ho sentiti ridere, corsi d'acqua in piena da cui mi sono abbeverata, avida di scoprirvi, avida di quella curiosità così infantile e così dannatamente salutare.
Ti ho visto arricciare il naso, come a fregartene di ciò che il mondo ha in serbo per te.
Ti ho visto promettere di tornare, come sussurra un amante nel silenzio di una stanza.
Seduto a gambe incrociate, sospiri. Stanco, ci guardi, abbracciando con un solo sguardo un arena ghermita di persone urlanti.
Sorridi. Un sorriso appena accennato, che vanno a risaltare i tuoi occhi incredibilmente soddisfatti e stanchi allo stesso tempo.
Avete voltato le spalle nello stesso momento, ve ne siete andati nel buio totale, mischiato al frastuono di corde vocali inesauribili.
Mi avete riportata a casa sana e salva, avete conciliato il mio sonno con il vostro silenzio.
Sono qui a scrivervi, con il 6% di batteria, cercando di arrivare in fondo alla pagina ma la mia ispirazione comincia ad avere dei seri problemi di autonomia.
Potrei iniziare tutte le frasi con “Quanto vorrei..”, immaginandomi scenari impossibili. Ma per una volta scelgo di appellarmi alla mia razionalità.
Vi aspetto,
N.