La fine del mondo iniziò con un
miagolio.
Era notte fonda e pioveva. Mi ero
alzata per andare in bagno quando, all’improvviso, percepii quel verso.
All’inizio pensai ad un abbaglio e non gli detti peso ma, quando il
miagolio continuò, mi diressi infreddolita verso l’ingresso, giusto per
verificare se stessi ancora sognando.
Osservai il paesaggio esterno
attraverso la porta, senza riuscire a vedere alcunché se non il vicinato e
la luce tremolante dei lampioni attraverso la pioggia. Girai la chiave,
sbloccando la serratura, ed aprii la porta tanto per precauzione.
Un gatto bianco e nero sgattaiolò come
un razzo all’interno della casa, lasciando impronte bagnate sul pavimento.
Perfetto, se i miei genitori avessero visto quel disastro, mi avrebbero
urlato dietro per ore. Scuotendo la testa, richiusi la porta ed andai in
cucina, dove il gatto aspettava con ansia una qualche leccornia assai
difficile da procurare a quell’ora.
“Ti sembra l’ora di mangiare?” gli
chiesi, un po’ seccata da quel contrattempo. Il gatto, cercando di fare il
ruffiano, prese a fare le fusa ed a strusciarsi sulle mie gambe nude,
dandomi una fastidiosa sensazione di bagnato. Senza contare tutti i peli
umidi che m’incollò alla pelle.
Scostandolo con un po’ di fastidio,
andai a chiamare mio fratello. Ovviamente, era ancora alzato a fare zapping
sulla nuova televisione che si era comprato, sperperando (a mio avviso) i
suoi soldi.
“Il gatto è entrato” dissi, senza
troppi preamboli.
Ci mise qualche secondo a metabolizzare
quella semplice frase, finendo poi per strabuzzare gli occhi dalla
sorpresa. “Me ne ero dimenticato” esclamò, per poi andare a vedere in
cucina.
Lo seguii ancora mezza addormentata,
ma non riuscimmo più a trovarlo. Guardammo sotto la tavola, sotto al
lavabo, nelle camere, senza aver successo. Quella palla di pelo bagnato
sembrava essersi volatilizzata. Manca solo un posto.
Io e mio fratello ci guardammo, dopo
di che ci voltammo verso la camera dei nostri genitori. La porta era
aperta.
Ci scambiammo un paio di offese,
mentre lui andava a prendere una torcia per non rischiare di svegliare papà
che si sarebbe infuriato nel ritrovarsi in camera un gatto bagnato.
E fu quando il piccolo raggio di luce
della pila tagliò le tenebre della stanza che accadde l’impensabile: il
gatto era nel mezzo della camera, in guardia. La sua coda spazzava il
suolo, rigida come il resto del corpo. I muscoli erano pronti a scattare al
minimo movimento sospetto e le orecchie erano appiattite contro il cranio.
I suoi occhi erano puntati verso il cumulo di coperte formato dal corpo di
nostra madre, i baffi vibravano.
Io e mio fratello ci guardammo
straniti. Provammo a chiamarlo, ma il gatto sembrava concentrato ad
osservare qualcosa che i nostri occhi non potevano percepire.
La situazione rimase in stallo per
circa dieci minuti e, man mano che i minuti passavano, la tensione di
faceva palpabile, facendomi venire i brividi. Non era normale il suo comportamento:
di solito, era un gatto pacifico, tonto e coccolone, ma in quel momento…
sembrava terrorizzato.
A poco a poco, incominciò a
indietreggiare verso di noi, così lentamente che parve metterci un secolo
per uscire dalla stanza. Camminava quatto, quasi a raso terra, spostando il
peso alla perfezione sulle zampe in modo da non creare il minimo rumore.
Ogni tanto, si guardava indietro, forse per verificare ancora la presenza
che era avvertito.
Una volta uscito, tornò quello di
sempre: miagolò, si grattò dietro ad un orecchio e si appostò sulla porta,
guardandoci con aria assonnata. Mio fratello andò ad aprirgli e il gatto
saettò nuovamente tra la pioggia, scomparendo nelle tenebre notturne.
Rimasi a fissarlo finché il mio
sguardo poté osservare la sua figura, dopo di che mi voltai verso mio
fratello. Anche lui ricambiò il mio sguardo corrugato. Non sapevamo darci
una risposta sensata per quello che era successo, o forse era solo l’inizio
di un innumerevole numero di catastrofi che da lì a poco avrebbero
stravolto la nostra vita…
Se siete in attesa di un resoconto
sulla fine del mondo, non vi è venuto in mente che in questo momento sono
ancora viva e vegeta e che sto scrivendo tranquillamente senza essere in
balia di palle di fuoco che cadono dal cielo e fiumi di lava?
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