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Autore: AlenGarou    21/12/2012    1 recensioni
I maya l'avevano previsto, ma nessuno ci ha mai creduto... Fino a quel momento.
Fatti realmente accaduti XD
Genere: Mistero, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fine del mondo iniziò con un miagolio.

Era notte fonda e pioveva. Mi ero alzata per andare in bagno quando, all’improvviso, percepii quel verso. All’inizio pensai ad un abbaglio e non gli detti peso ma, quando il miagolio continuò, mi diressi infreddolita verso l’ingresso, giusto per verificare se stessi ancora sognando.

Osservai il paesaggio esterno attraverso la porta, senza riuscire a vedere alcunché se non il vicinato e la luce tremolante dei lampioni attraverso la pioggia. Girai la chiave, sbloccando la serratura, ed aprii la porta tanto per precauzione.

Un gatto bianco e nero sgattaiolò come un razzo all’interno della casa, lasciando impronte bagnate sul pavimento. Perfetto, se i miei genitori avessero visto quel disastro, mi avrebbero urlato dietro per ore. Scuotendo la testa, richiusi la porta ed andai in cucina, dove il gatto aspettava con ansia una qualche leccornia assai difficile da procurare a quell’ora.

“Ti sembra l’ora di mangiare?” gli chiesi, un po’ seccata da quel contrattempo. Il gatto, cercando di fare il ruffiano, prese a fare le fusa ed a strusciarsi sulle mie gambe nude, dandomi una fastidiosa sensazione di bagnato. Senza contare tutti i peli umidi che m’incollò alla pelle.

Scostandolo con un po’ di fastidio, andai a chiamare mio fratello. Ovviamente, era ancora alzato a fare zapping sulla nuova televisione che si era comprato, sperperando (a mio avviso) i suoi soldi.

“Il gatto è entrato” dissi, senza troppi preamboli.

Ci mise qualche secondo a metabolizzare quella semplice frase, finendo poi per strabuzzare gli occhi dalla sorpresa. “Me ne ero dimenticato” esclamò, per poi andare a vedere in cucina.

Lo seguii ancora mezza addormentata, ma non riuscimmo più a trovarlo. Guardammo sotto la tavola, sotto al lavabo, nelle camere, senza aver successo. Quella palla di pelo bagnato sembrava essersi volatilizzata. Manca solo un posto.

Io e mio fratello ci guardammo, dopo di che ci voltammo verso la camera dei nostri genitori. La porta era aperta.

Ci scambiammo un paio di offese, mentre lui andava a prendere una torcia per non rischiare di svegliare papà che si sarebbe infuriato nel ritrovarsi in camera un gatto bagnato.

E fu quando il piccolo raggio di luce della pila tagliò le tenebre della stanza che accadde l’impensabile: il gatto era nel mezzo della camera, in guardia. La sua coda spazzava il suolo, rigida come il resto del corpo. I muscoli erano pronti a scattare al minimo movimento sospetto e le orecchie erano appiattite contro il cranio. I suoi occhi erano puntati verso il cumulo di coperte formato dal corpo di nostra madre, i baffi vibravano.

Io e mio fratello ci guardammo straniti. Provammo a chiamarlo, ma il gatto sembrava concentrato ad osservare qualcosa che i nostri occhi non potevano percepire.

La situazione rimase in stallo per circa dieci minuti e, man mano che i minuti passavano, la tensione di faceva palpabile, facendomi venire i brividi. Non era normale il suo comportamento: di solito, era un gatto pacifico, tonto e coccolone, ma in quel momento… sembrava terrorizzato.

A poco a poco, incominciò a indietreggiare verso di noi, così lentamente che parve metterci un secolo per uscire dalla stanza. Camminava quatto, quasi a raso terra, spostando il peso alla perfezione sulle zampe in modo da non creare il minimo rumore. Ogni tanto, si guardava indietro, forse per verificare ancora la presenza che era avvertito.

Una volta uscito, tornò quello di sempre: miagolò, si grattò dietro ad un orecchio e si appostò sulla porta, guardandoci con aria assonnata. Mio fratello andò ad aprirgli e il gatto saettò nuovamente tra la pioggia, scomparendo nelle tenebre notturne.

Rimasi a fissarlo finché il mio sguardo poté osservare la sua figura, dopo di che mi voltai verso mio fratello. Anche lui ricambiò il mio sguardo corrugato. Non sapevamo darci una risposta sensata per quello che era successo, o forse era solo l’inizio di un innumerevole numero di catastrofi che da lì a poco avrebbero stravolto la nostra vita…

 

 

Se siete in attesa di un resoconto sulla fine del mondo, non vi è venuto in mente che in questo momento sono ancora viva e vegeta e che sto scrivendo tranquillamente senza essere in balia di palle di fuoco che cadono dal cielo e fiumi di lava?

 

  

 

 

  
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