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Autore: CowgirlSara    13/07/2004    13 recensioni
I sentimenti di una donna, il suo addio al Comandante, un piccolo sogno realizzato.
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alex Rowe, Sophia Forrester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato; ero, in un certo senso, preparata

Era da tempo che volevo scrivere qualcosa su Last Exile, un anime che mi sta piacendo molto, aspettavo solo l'idea buona; mi è venuta questa. La ff è scritta di getto, perciò perdonate eventuali errori dovuti alla fretta, anche se l'ho riletta più volte. Non so se sono riuscita a rendere il carattere dei personaggi, perché temo Alex non farebbe mai quello che gli ho fatto fare io alla fine; prendetela per quello che è, un'opera di fantasia. La storia contiene uno spoiler, che non mi metterò a specificare, sappiate solo che ad un certo punto Sophia lascerà la Sylvana; questa è solo una versione riveduta e corretta del suo addio.

Naturalmente i personaggi usati appartengono solo ai loro legittimi autori.

 

Dedicata a tutte le fanciulle che, come me, non possono fare a meno d'innamorarsi dei bei tenebrosi degl'anime (Harlock Forever!!!), e a quelle che, come me, sono stufe di vedere i suddetti bei tenebrosi sempre innamorati di tipe morte e sepolte, e mummificate. Datevi un'occhiata intorno, non si sa mai ^__-

 

Buona lettura, e un grazie anticipato a chiunque vorrà commentare. Un bacione!

Sara

 

˜~ Kissing the Wind

 

Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato; ero, in un certo senso, preparata. Ciò a cui non sono preparata, e non lo sarò mai, è affrontare lui.

 

So che non farà storie, che non protesterà; lui conosce il mio destino, e io lo conosco troppo bene, per sperare che mi preghi di restare.

 

Nonostante sia difficile andare, mi rincuora sapere che lascio la nave in mano ad ottimi ufficiali; del resto lui non avrebbe mai scelto subalterni mediocri e, in ogni caso, ha sempre la situazione in mano.

 

Lascio, ad ogni modo, un pezzo del mio cuore qui; se ora sono una persona diversa, migliore, lo devo alla Sylvana, al suo equipaggio, al suo Comandante… Quello che ho imparato qui, sull’onore, sulla lealtà, sul coraggio, mi aiuterà nel mio compito futuro.

 

Ciò che ho imparato sull’amore, mi renderà una persona forse triste, ma ricca.

 

Dovrei ringraziarlo per tante cose, ma non so se troverò le parole, o forse non ce ne sarà bisogno, perché lui saprà. Lui sa sempre, anche quando non se né fa accorgere.

 

Sa tutto di me, per esempio, ma non mi ha mai fatto sconti per il nome che porto; mi sono dovuta conquistare il suo rispetto e la fiducia, con l’impegno ed il coraggio.

 

A dire il vero non so se abbia tutta questa fiducia in me, lui non parla, ma mi sembra d’averla intuita, nelle sue poche parole, nei gesti.

 

Non so a cosa sia dovuto il suo modo di fare, non conosco tutti i segreti del suo passato; a volte sembra così triste, lontano, inafferrabile, e mi chiedo se potrei fare qualcosa, ma lui tiene tutti così distanti, non permette a nessuno di passare la porta chiusa a chiave del suo animo.

 

Certa è una cosa, c’è una forza che lo spinge, un’incrollabile volontà, un desiderio che non condivide, ma che io so lo potrebbe portare a finire tragicamente la sua vita; conducendo con se questa nave e chi la muove.

 

E adesso, io andrò via, e non avrò più nessun modo per sapere cosa prova lui, o per confessargli i miei sentimenti; forse non lo vedrò più, o chissà forse sì, ma le cose saranno inevitabilmente cambiate, la mia posizione futura non mi permetterà di essergli così vicina, come lo sono stata in questi anni.

 

Com’è cominciato non lo so, era un’ammirazione incondizionata all’inizio; ero inesperta, giovane e suggestionabile, e lui era grande, pieno di carisma, affascinante.

 

Lui è bello. È una sciocchezza da ragazzina, fermarmi ogni tanto ad osservarlo e pensare che è bello, ma lo è; o forse sono solo i miei occhi a vederlo così. No, è veramente bello.

 

Ecco, sono davanti alla sua cabina, coi fogli in mano; mi tremano le gambe, non mi succede mai, però, oggi è diverso, oggi è l’ultima volta che entro qui e questo che ho in mano non è un semplice rapporto.

 

Busso, la sua voce calda m’invita ad entrare; attraverso la porta e me la richiudo lentamente alle spalle.

 

Lui è in piedi davanti alla scrivania, non porta il mantello; mi giro e lo vedo abbandonato sulla cuccetta. È strano, rare volte l’ho visto senza. Torno a guardare quell’uomo strano e silenzioso che conosco da anni, ma che in fondo è quasi un estraneo. Si gira e scambiamo uno sguardo, poi china subito il capo e si siede.

 

Mi avvicino lentamente al tavolo; mi accorgo che non porta nemmeno i guanti, mi sa che è una giornata strana per lui, quanto lo è per me. Mi conforta questa cosa.

 

Osservo il suo profilo tra i capelli corvini che gli coprono il viso; quanto mi piacerebbe carezzarglieli, passare le dita sul suo capo, prendere il suo viso tra le mani, guardarlo in quegl’occhi sfuggenti e chiari, e poi…

 

“Dimmi, Sophia.” Mormora, interrompendo il filo dei miei pensieri; mi riscuoto, raddrizzandomi, tornando un ufficiale.

 

Gli porgo la lettera, la prende, gli da una scorsa veloce, poi la posa sulla scrivania, scosta la sedia e mi guarda; sembra stia aspettando che glielo dica a voce.

 

“Presento domanda di formale congedo dai miei compiti sulla Sylvana.” Affermo con calma; come riesca a controllami così è un mistero.

 

Silenzio. Aspetto che parli lui, ma non lo fa. Passano i minuti, e io sposto gli occhi sulle nuvole scure fuori dall’oblò; so che mi sta guardando, scrutando, con il suo sguardo remoto, sprofondato in pensieri che non riesco nemmeno ad immaginare.

 

“E’ giunto il giorno, dunque.” Dice infine, intrecciando le mani davanti alla bocca; annuisco soltanto, non è necessario che gli dica come e quando ho ricevuto l’ordine di mio padre, non ha importanza, solo il fatto che sia arrivato ne ha.

 

Alex ha l’aria di essere più preparato di me, non si scompone, ma del resto non lo fa mai, neanche davanti alla più terribile delle minacce; mi sfugge in sorriso, di fronte a questa sua impassibilità, che mi mancherà da morire e non so perché, a volte è disturbante. Mi guarda con espressione interrogativa.

 

Non so che dire, mi ricominciano a tremare le gambe; all’improvviso avrei voglia di piangere, ma so che mi riproverebbe, non con le parole, ma di sicuro con gli occhi.

 

Ma io lo amo, e ora devo andarmene. E non vedrò più il suo viso serio, i suoi occhi che hanno visto troppe battaglie, i suoi rari sorrisi, non sentirò più la sua voce, o seguirò i suoi passi, o bramerò quei silenzi sugli ascensori, quei momenti strani della sua solitudine che mi concede di dividere...

 

Si gira, penso che abbia capito il mio turbamento; la verità è che credo abbia compreso da tempo quello che provo per lui. Mi chiedo se provi qualcosa per me, mi accontenterei anche di un po' d'affetto, ed è ridicolo che io, dalla mia posizione, mi riduca ad elemosinare l'affetto di qualcuno.

 

Lui non è uno qualsiasi, ad ogni modo...

 

Potrei aver l'amore degli uomini più valorosi e nobili del regno, se solo lo volessi, da domani, solo che io non lo voglio. E' soltanto che il mio cuore non intende ragioni, s'è aggrappato a questo impossibile sogno con tutte le sue forze, un sogno che, da domani, diventerà un ricordo sempre più sbiadito...

 

Prende la penna, firma la mia domanda. Sapevo che lo avrebbe fatto senza porre domande, entrambi sapevamo che era solo questione di tempo; anche per questo non mi sarei dovuta fare illusioni.

 

Però... però, ora...

 

Ho un magone nel petto, come una bolla di lacrime che non voglio far uscire. Sono stata per anni l'inflessibile vicecomandante della Sylvana, persona sulla cui freddezza e controllo anche lui ha sempre contato; non posso cedere ora, farmi vedere debole, o penserà che non sono in grado di adempiere al mio nuovo compito.

 

Eppure... lo guardo, è mi sembra più triste del solito, chinato sul foglio; forse voglio vederlo così, voglio sperare che sia dispiaciuto della mia partenza, che gli mancherò.

 

"Adesso sei libera." Mi dice, con un tono apparentemente tranquillo.

 

"Credo..." Intervengo io, evitando il suo sguardo. "...che mi saranno imposte più limitazioni di quante ne abbia come ufficiale di questa nave." Alex fa un breve sorriso mestamente ironico.

 

E poi, come faccio a spiegargli che io mi sento libera, veramente, solo quando sono accanto a lui, immersa nei suoi silenzi, mentre il vento ci passa addosso, sulla prua della Sylvana, con le nuvole intorno a noi?

 

Ragionando, adesso me ne dovrei andare da questa cabina, non c'è più nulla da dire, da fare... ma la ragione non mi sostiene in questo momento. Desidero solo gettarmi tra le sue braccia, sperando che mi accolgano calde, e piangere, ed essere consolata dal suo respiro, dalle sue carezze, da parole che so non pronuncerà...

 

Diventerò una sovrana, ma che cosa conta, quando pagheresti tutto ciò che possiedi per diventare una semplice donna ed avere una possibilità di entrare nel suo cuore, o anche solo nel suo letto? Non riesco quasi a credere che sarei capace di tentarlo per lui, ma so che potrei fare anche molto di più...

 

Potrei dare la mia vita per Alex.

 

Certo che lo farei.

 

Non sapevo cosa fosse l'amore prima di conoscere lui. Ora so cos'è la sofferenza. Ma non mi pento né di una lacrima, né di una goccia di sudore, che ho versato per il Mio Comandante.

 

Ha conquistato molto, al comando di questa nave; non ho idea se sappia di aver conquistato anche il mio cuore...

 

Si alza lentamente, mi sovrasta di un paio di spanne, ci guardiamo negl'occhi; credo che avverta la mia emozione, del resto sarebbe impossibile il contrario, visto che mi sono messa a tremare. C'è una grave tenerezza nel suo sguardo; mi sistemo gli occhiali sul naso, non so più dove guardare, ma recupero la forza e lo fisso in viso.

 

"E' stato un onore, servire sotto i suoi ordini, Comandante." Affermò con orgoglio, poi abbasso gli occhi. "Addio..." Mormoro a bassa voce e mi volto veloce.

 

Non voglio dargli il tempo di reagire, di parlare... non voglio sentire la sua voce...

 

Mi avvicino alla porta camminando a passi nervosi; sento dei rumori alle mie spalle, una sedia spostata, ma non mi volto... almeno finché non sento una mano sul mio polso, una forza superiore alla mia che mi fa girare su me stessa.

 

E mi ritrovo con i suoi occhi d'ambra fissi nei miei; devo avere una faccia piuttosto sconvolta, visto come mi guarda.

 

Si ricompone, lasciandomi il braccio; io lo fisso, con il cuore che pulsa nella mia gola sempre più furiosamente.

 

"Posso?" Domanda serio; io non capisco cosa voglia, ma annuisco.

 

Allunga una mano verso il mio viso, mi toglie gli occhiali, li posa sul tavolo; io seguo i suoi gesti incredula, non capisco.

 

Mi disfa le trecce che reggono i miei capelli sul davanti; godo del tocco delle sue dita, che involontariamente sfiorano le mie guance.

 

Ora passa le mani dietro la mia nuca, per lavorare meglio si avvicina; io chino il mio viso arrossato sul suo petto, stringendo le mani al mio, non lo tocco neanche, ma ne sento il profumo, il calore...

 

Mi scioglie i capelli, avrei dovuto farlo da sola, finalmente potevo farlo... ma quanto è più bello così...

 

Ci passa le dita, li separa, me li dispone sulle spalle, poi si allontana di un passo, come un'artista che contempla un quadro; il cuore mi batte talmente forte che penso ne avverta il rumore come lo sento io.

 

Alex alza di nuovo una mano, mi accarezza dolcemente il viso, la guancia, l'orecchio, e nel frattempo mi scruta pensoso, serio, con le sopracciglia aggrottate, come se riflettesse sull'andare avanti.

 

E' titubante, mai l'ho visto così; all'improvviso capisco cosa vorrebbe fare, ne sono certa.

 

Fallo! Lo implora il mio cuore. Fallo! Lo supplicano i miei occhi, ormai pieni di lacrime. Ti prego, fallo!

 

Non riesco a sostenere ancora la sua espressione indecisa, socchiudo gli occhi, lacrime sottili scendono lungo il mio viso; li riapro di scatto, lui mi sta osservando con un'espressione vagamente colpevole.

 

Poi, con una lentezza innaturale, o forse sembra a me, mi posa anche l'altra mano sul viso, asciuga le mie lacrime con i pollici, con delicatezza; non sorride, il suo volto, piuttosto, è rassegnato, preoccupato quasi.

 

"Grazie Sophia..." Mi dice a voce bassissima, adoro la sua voce. "...di tutto." Aggiunge; io non riesco a fermare le nuove lacrime.

 

E il bacio.

 

Parte del mio sogno che si realizza.

 

Le sue labbra sulle mie.

 

Me le fa socchiudere, è un vero bacio.

 

La sua lingua che sfiora la mia, sento il suo sapore...

 

Le gambe mi cedono, mi prende per la vita; gli passo le braccia intorno al collo.

 

Non finisce, non ancora.

 

Questo bacio forse è solo un saluto, forse solo un ringraziamento, forse lo sta facendo perché sa... Non so cosa succederà domani, non so se lo rivedrò mai più, quello che conta è essere qui ora, tra le sue braccia, per un infinito attimo, in un orizzonte di cieli perfetti, dove nulla che sia male e guerra esiste...

 

E in questo istante capisco che il mio cuore sarà suo per sempre.

 

Anche se le nostre vite saranno lontane e perse, anche se posso avere di lui nient'altro che questo bacio... Questo bacio che sa di vento.

 

FINE

 

Sara Labardi

13 luglio 2004

   
 
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