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Autore: Watashiwa    21/12/2012    4 recensioni
[Settimo classificato al contest 'Tutti pazzi per Naruto' indetto da Soly Dea, 2004 parole, tutto compreso.]
Lui forse non ce l'avrebbe mai fatta, considerando ciò che era successo, lei probabilmente avrebbe nascosto il suo dolore per sempre. Ma una risata ha sempre un grande potere, cioè dà la possibilità di cambiare il proprio destino di due anime distrutte dalla vita.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han, Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Autore (su EFP e sul forum):  Watashiwa
Titolo:   Risata luminosa
Pacchetto Numero, Lettera e Colore:  
8, D, Nero
Personaggi/pairing:  Naruto Uzumaki, Hanabi Hyuuga, Hinata Hyuuga, accenni Naru/Hana
Genere Introspettivo, Malinconico, Sentimentale
Rating:  Verde
Introduzione Lui forse non ce l’avrebbe mai fatta, considerando ciò che era successo, lei probabilmente avrebbe nascosto il suo dolore per sempre. Ma una risata ha un grande potere, cioè la possibilità di cambiare il destino di due anime distrutte dalla vita.
 

Risata luminosa

Finalmente aveva realizzato il suo sogno.
Naruto l'aveva sempre rincorso con tanta determinazione e alla fine anche i consiglieri cedettero e riconobbero in lui il valore incommensurabile di un vero eroe.
Tutti i suoi amici erano accorsi a festeggiarlo con felicità ed orgoglio, mai pensando che una vecchia canaglia come lui potesse riuscire nel suo intento.
Sasuke era tornato dopo averlo aiutato a fermare Tobi e Madara, durante un conflitto sanguinoso e lunghissimo che causò le morti più ingiuste e tremende per i cuori di molte persone, molti villaggi, per un mondo limitato da sentimenti d'odio e disprezzo.
L’Uchiha praticamente rimasto lo stesso, con il suo solito fare serio e quasi apatico ma l’orgoglio per il suo amico era ben visibile: personalmente, era certo di poter ritrovare pian piano la serenità, iniziata a rinascere nel suo cuore con l'incontro con Itachi, resuscitato temporaneamente dall'Edo Tensei.
Naruto era diventato un uomo degno del suo nome, affrontando l'incarico con una sicurezza molto evidente, lavorando sulla parte burocratica, supportato dalla stessa Shizune, che - sopravvissuta al conflitto senza la sua compianta Tsunade - ci metteva tutta se stessa per evitare che Naruto errasse malamente anche nelle sottigliezze.
Ed essendo ormai il capo villaggio di un Paese ancora da ricostruire per gradi, Naruto aveva deciso di rendere reali le promesse che tempo fa aveva desiderato mantenere; una fra tutte, cambiare le sorti del clan Hyuuga.
Questo illustre clan, conosciuto per la sua forza e la sua abilità innata, il Byakugan, aveva svolto un ruolo piuttosto importante nella guerra, nella sconfitta degli Zetsu e degli alleati dell'Akatsuki.
La verità è che Naruto non era completamente felice.
Aveva conosciuto meglio il clan Hyuuga con giusta cura e parsimonia, ma quello che era successo in guerra ancora lo tormentava a dovere, specie la sera.
E non solo durante il conflitto mondiale, ma anche momenti antecedenti che avevano condizionato dolorosamente il suo umore e il suo cuore impavido.
Si ricordava ancora chiaramente della battaglia contro Pain e del modo in cui aveva espressamente chiesto che i suoi amici non intervenissero.
Hinata aveva disubbidito, era corsa velocemente sulla scena e si era confessata con enorme coraggio, per poi venir brutalmente colpita dal nemico, causando un’iraconda voglia di vendetta da parte di Naruto; un sentimento scarlatto, violento e irreversibile come la morte.
Da allora Hinata non si era più risvegliata: Sakura ed Ino, con il flebile supporto di Shizune, riuscirono però ad evitare il peggio, salvando la sua vita sul filo del rasoio, un filo molto più fragile di quanto non potesse sembrare.
E nonostante Naruto fosse già di per sé una persona splendida e contagiosa, questo frenò ancora di più quell'aspetto gaio della sua personalità, portandolo a conoscere i significati dei sorrisi di circostanza con una novità fulminea e sconvolgente: doveva odiare Hinata per questo?
Lui non ce l'avrebbe mai fatta, considerando anche quello che lei aveva fatto per lui e per il suo sorriso; e come per rispettare quel patto silenzioso, Naruto fermò il suo irradiante modo di sorridere e - sopratutto - la voglia di ridere con gli altri, rimanendo rintanato nel suo ufficio a svolgere pratiche e inviando le richieste tramite Shizune o i suoi collaboratori più stretti.
Hanabi aveva iniziato a conoscere delle sensazioni di vita inedite a lei, dopo la guerra.
Dentro casa sua si era sempre respirato un clima piuttosto serio e austero ma mai era stato così austero e deprimente come in quel periodo.
Osservare la lenta distruzione del suo clan e non poter fare molto era assolutamente tragico, nonostante fosse stata educata dal padre alla fortezza del corpo e della mente.
Suo padre, Hiashi Hyuuga, per via delle gravi ferite riportate, non fu forte abbastanza per sopravvivere ancora.
Neji si chiuse in un mondo fatto di altrettanta sofferenza, diventando incapace di badare a se stesso, non uscendo più, non allenando più la sua mente ad una elasticità che aveva guadagnato nel corso della sua adolescenza.
Una ragazza quattordicenne come Hanabi, diventata già una temibile Chunin e pronta ad ogni sacrificio per la costruzione di una nuova patria e a dare un nuovo lustro al suo nome, accantonando per un attimo le sue emozioni, piuttosto palpabili nella sua testa.
Soffriva ma non poteva essere vittima di moine e frasi consolatrici, perché in un certo senso detestava tutto questo, lei non era così, dopotutto.
Un mattino, più precisamente verso le otto, Hanabi ricevette la visita di un Anbu, che le disse che l'Hokage la voleva nel suo ufficio; lei, con tono serio ed atono, rispose all'uomo che sarebbe andata dall'Hokage il più presto possibile.
Si incamminò con passo lento ma deciso, quasi stesse seguendo una sorta di maniera di portamento che - sebbene fosse rigida e quasi finta nel suo agire - le permetteva di non sprofondare ancora di più in una condizione buia, sempre più nera ed incolmabile.
Il magione era ormai poco distante da lei e varcò la soglia con più velocità: quando arrivò nell'ufficio dell'Hokage, al proprio interno non c'era nessuno.
Hanabi rimase inizialmente stranita nel non trovarlo lì dietro la scrivania ma poi le venne in mente che Naruto poteva essere...
Andò verso il luogo da lei immaginato, mantenendo sempre quel portamento fiero ma sprovvisto di effettiva superbia.
Hanabi non sapeva effettivamente che provasse per Naruto.
Sotto il suo mandato di Hokage, lei era finalmente diventata Chunin ed aveva anche avuto modo di conoscere qualcosa di più su di lui: non era solo un eroe del villaggio, era anche un giovane uomo ferito e pieno di difficoltà e sensi di colpa per quello successo al clan.
Lo aveva conosciuto meglio in un giorno qualunque, mentre lui osservava la figura gracile di Hinata sul letto, a suo giudizio austero e rigido.
«Uzumaki» aveva fatto lei, con fare quasi indifferente, per non mostrarsi debole ai suoi occhi celesti come il mare più limpido.
Lui non le sorrise nemmeno, troppo concentrato ad osservare per davvero Hinata, più di quanto non avesse fatto quando lei poteva collaborare e stare con lei.
«E' dura, lo so. Ma dobbiamo essere forti, per il bene di tutto» continuò lei, nonostante i suoi occhi tradissero le sue parole.
Nonostante Naruto avesse l'umore praticamente sotto i piedi, riuscì ad instaurare una lieta conversazione con la giovane, nella quale Hanabi ebbe persino occasione di sentire una risata piuttosto chiara e quasi reale, vista la situazione.
E lei, anche se non se ne rendeva conto, adorava la sua risata, sebbene non completamente cristallina, forte e contagiosa come sapeva che fosse.
«Uzumaki-sama, sono qui».
Lui fu ben lieto di rivederla, sebbene in quel momento della giornata non fosse esattamente in forma per parlare e confrontarsi apertamente con qualcuno.
«Hanabi, mi fa piacere che tu sia qui» fece lui con una voce impastata dal sonno e dalla serenità, sensazione che provava da un po' quando l'aveva vicina o ad un raggio di distanza relativamente breve.
«Qual è la missione che devo svolgere oggi?» disse un po' algida lei, roteando gli occhi per la situazione in cui si trovava.
Non si accorse nemmeno del fulmineo sguardo che la colpì dritta al cuore, visto che era concentrata nell'essere più sufficiente ed educata possibile. Ma che le succedeva?
«È una missione di livello A, in realtà, almeno sulla carta…»
Ma Hanabi lo guardava interrogativa, in una maniera che solo Dio poteva sapere quanto fosse infastidita e pronta ad azzannarlo per la mezza idea di inutilità che stava prendendo la piega del discorso e la missione in sé.
«E mi piacerebbe che rispondessi ad una domanda, prima di accettare questa missione» concluse in apparenza lui, con un fare piuttosto serio e risoluto.
Dopo un breve momento di pausa che Naruto interpretò come una risposta affermativa, fece un respiro profondo e le disse, finalmente:
«Cos'è per te la felicità?»
Hanabi non poteva credere che proprio lui che stava affrontando un periodaccio da tempo indeterminato, le avesse fatto una domanda così caldamente coraggiosa e così…sconsiderata.
Che cosa avrebbe potuto rispondergli, se lei era una ragazza che sentiva di non averla mai assaporata, visto ciò che l'era capitato?
Ritrasse lo sguardo con riservatezza, permettendo a Naruto di captare una caratteristica particolare di Hanabi, cioè quella di sfuggire alle domande dure e difficili: perché dietro quella facciata di freddezza ed atonia c'era un'anima che soffriva da cani e ciò che faceva da tempo era semplicemente nascondersi.
«Perché non mi rispondi? Forse è così difficile affrontare le proprie paure?» continuò Naruto, pronunciando la frase con un filo di severità.
L'affermazione scatenò una sorta di scintilla nella Hyuuga, sentendosi attaccata indirettamente per la maniera nella quale le era stata rivolta la domanda.
Dentro di sé percepiva un senso di angoscia unito al fastidio di affrontare una verità scomoda.
«Non capisco perché dovrei risponderle, i problemi sono miei e di nessun altro» rispose atona Hanabi.
«No che non è così! Non sopporto che tu non affronti la cruda realtà, nonostante ci siamo praticamente promessi di andare avanti. Non ti farà bene... e dammi del tu, dannazione!»
L'Hokage si calmò facendo un respiro profondo, dando modo ad Hanabi di capire tutte le sfumature della sua sfuriata fulminea e di capire, di comprendere come lui, nonostante fosse ferito, mostrava sempre la grandezza del suo cuore.
«Forse non l'ho mai vissuta, io. Ma da piccola credevo che si rispecchiasse nella gentilezza degli altri, anche se l'ho notato troppo tardi, per certe persone» rispose finalmente lei con una disarmante, sincera verità. «Forse però la felicità...non fa per me».
Naruto la ascoltava attentamente e le venne subito in mente la pacata figura di Hinata, perché era quasi certo che in un qualche modo Hanabi stesse facendo riferimento alla sorella, con i suoi gesti disinteressati, come quella volta che lei incoraggiò lo stesso Naruto prima dello scontro contro Neji e lì aveva capito di quanto ci fosse davvero il diverso tra le persone.
Rise improvvisamente in maniera cristallina e sincera, come non faceva da tempo ormai.
«Cosa c'è adesso? Ho detto delle sciocchezze, per caso?» attaccò lei leggermente offesa e quasi stufa di osservare una volubilità nel suo modo di porsi così fastidioso, così idiota, così...affascinante?
Le si avvicinò, toccandole una spalla con forza.
«La felicità, Hanabi, la possono vivere tutti. Sai, ascoltandoti mi sono rivisto in te quando avevo più o meno la tua stessa età» iniziò lui con un fare saggio e quasi fiero.
«La vita delle persone è diversa l'una dall'altra, così come forse lo siamo noi due. Ma insieme possiamo costruire un futuro diverso, come Konoha. E sono sicuro che finché ci sarà qualcuno che crederà in te, tutto andrà per il verso giusto».
Hanabi non poteva di nuovo credere che Naruto le stesse parlando in quella maniera, così come non si capacitava delle sue guance leggermente rosse dopo quel discorso stranamente convincente.
Nella sua breve vita, nessuno nella sua famiglia le aveva parlato così, nessuno infatti l'aveva preparata quando si sarebbe sentita meno forte.
«Speranza nel prossimo, non è così?» disse Hanabi distogliendo per un attimo lo sguardo da quello ceruleo di Naruto.
«Esatto. Penso che sia qualcosa in cui tu possa riuscire anche tu» disse lui di rimando.
E dopo un breve momento di silenzio entrambi risero, perché sentivano che stare insieme li avrebbe fatti rinascere dopo un temporale di difficoltà.
Hanabi poteva quasi dire di poterci credere, da quel preciso momento: lo avrebbe fatto per chi le voleva bene ed anche per Naruto, quella persona che le aveva mostrato come vivere la sua vita.
Era una giornata di sole, anzi, piena di luce, quasi miracolosa: entrambi non potevano sapere che Hinata si era risvegliata nell'esatto momento in cui loro avevano riso, quasi come se volesse manifestare una presenza più rosea per il futuro di entrambi.
Hanabi non sapeva ancora tutto questo, così come lo stesso Naruto, che rideva ancora, non sapendo di conseguenza che la piccola delle sorelle Hyuuga la ascoltava e la faceva quasi sua, alimentando un crescente sentimento che sicuramente l'avrebbe aiutata a sentirsi meno debole dopo tutto quel dolore che riservava, anche se restava in maniera impermeabile, nella sua pelle.



Watashiwa dice...
Lo ammetto, è tra gli ultimi posti tra le fic presentate in questo contest (nonostante fossimo in 1o/11), però volevo partecipare e scrivere qualcosa ed eccomi qui!
Sono contento di aver partecipato al contest e di aver sfornato qualcosa di... originale, credo.
Non sono uno di molte parole, quindi grazie a chi leggerà, recensirà e aggiungerà tra preferiti, ricordate e cose di questo tipo.
Buone vacanze a tutti. ^^

ATTENZIONE 
Nota del 11 Novembre 2015
Ho deciso di revisionare questa storia (finalmente) per via di una recensione molto attenta e sincera di un utente che mi ha fatto rileggere certi pastrocchi che aveva messo per iscritto.
È una revisione legata alla grammatica, ai segni di punteggiatura e ad un paio di frasi scritte con il cu cioè scritte discutibilmente diversi anni fa, anche un po' incomprensibili al sottoscritto.
Parziale, insomma: molte frasi sono esattamente com'erano nel 2012, sopratutto i dialoghi, l'inizio e il finale.
Forse non è corretto in quanto storia che ha partecipato ad un concorso sul forum, ma è il primo caso e ci tengo che venisse decente e leggibile, tutto qui.
   
 
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