This is the end of the world ( and I feel fine )
La sconfitta era un'amara pillola da
ingerire, ma ormai non importava più, qualsiasi valore materiale o
umano non aveva più alcuna importanza.
Progetti architettonici
per i quali i cittadini avevano pagato elevate tasse, le case che per
una vita si erano guadagnati con duro lavoro, attività aperte a suon
di debiti e le cure mediche, l'importanza dell'istruzione, del vestir
bene, di sorridere sempre e render grazie per ogni dono e parola
gentile... tutto ciò non aveva più alcuna importanza.
A Sakura
Kyoko veniva da ridere e avrebbe riso forte, se il diaframma non le
avesse fatto così male, come ogni altra parte del suo corpo del
resto.
Walpurgis rideva per lei, in compenso.
Sul suolo di Mitakihara non un solo grattacielo si ergeva più, era solo macerie su macerie, e sotto di esse un tappeto di cadaveri, di ogni età e di ogni sesso. Non c'era più rimasto niente da salvare, nulla per cui lottare, ma Kyoko era testarda, e nonostante la sua gemma fosse di un rosso ormai torbido ed ogni movimento le fosse incredibilmente difficile, continuava ad attaccare da ferma, con l'estensione della sua lancia e i pochi incantesimi che ancora riusciva a fare, contro i famigli per lo più; la signora della distruzione, quella strega in blu, era ormai lontana, un punto che andava a scomparire all'orizzonte, tra pezzi di palazzi che si innalzavano per poi ricadere al suolo, e lampi che illuminavano quella notte, l'ultima.
Un palo della luce roteò nel cielo, violentemente si scontrò
con la maga, insieme spinti dall'impetoso vento, s'arrestarono
scontrandosi con un muro.
Gli occhi di Kyoko erano lucidi dal dolore,
aveva sentito distintamente costole e schiena rompersi all'impatto.
Ormai non poteva più far nulla, se non maledire il nome di Homura
Akemi, che aveva trascinato su quel campo lei, Mami-san e Sayaka,
quella stupida che invece di seguire il suo consiglio, andarsene via,
aveva voluto lottare, nonostante non avesse alcuna possibilità.
“Si
fa tutto per Madoka”, aveva sentito dalle labbra di Homura, un
mormorio che era stato chiaro, che sarebbe stato meglio non fosse
stato pronunciato. Considerando che non era più sul campo di
battaglia, Kyoko era sicura fosse scappata, magari da quella Madoka,
magari erano insieme e sarebbero state felici altrove, lì dove la
forza e la violenza di Walpurgis non le avrebbe raggiunte.
Felici
e insieme. Una lacrima le rigò il volto, mischiandosi al
sangue.
“Sayaka...” sprecò il fiato, le costò ulteriore affanno, anche parlare era diventato doloroso.
Chissà cosa le
era successo... si era distratta per andare in aiuto di Mami, ma una
lamiera di metallo, forse la parte di un'automobile, aveva
raggiunto la sua senpai, l'aveva colpita, aveva visto chiaramente la testa
staccarsi dal corpo. Era rimasta pietrificata e quella mancanza di
movimento l'aveva salvata, poiché un palazzo era poi caduto su
quello che restava di Mami Tomoe, così bella, così
forte, che un attimo di distrazione aveva pagato a caro prezzo.
E quando si era voltata, Sayaka non c'era più.
Non era vero
che non provava nulla, non era vero che non gli interessava, avrebbe
voluto darle i suoi ultimi Grief Seed, ora ne aveva solo uno in
tasca, e non sapeva neanche cosa diamine farci, che senso avesse
usarlo; l'avrebbe fatta sentire solo un po' meglio, ma non le avrebbe
dato alcuna forza per combattere, le braccia le facevano male, era
difficile anche solo muoverle, e non per i graffi di cui erano
ricoperte.
Tutto dipendeva dalla sua gemma, che ormai si
confondeva col colore della notte. Le ossa rotte, i graffi, i
vestiti lacerati, il vento che frustava la carne nuda, il gelo che
pungeva, la polvere che aveva in bocca e che bruciava negli occhi,
tutto quello non avrebbe fatto così male.
Un fulmine illuminò il
paesaggio apocalittico e un lembo bianco catturò il suo occhio e lo
riaccese di vitalità. Era il mantello di Sayaka. Forse lei era...
“SAYAKA!”
Cadde a terra per lo sforzo,
scorticandosi ancor più le ginocchia, mangiando meglio la polvere.
Afferrò la Soul Gem e la strinse in un pugno, doveva resistere,
solo per un po', ancora per un poco, solo per un'ultima speranza, per
avere un sogno felice.
Mordendosi le labbra strisciò tra le
macerie, tirandosi con la forza dei gomiti, che bruciavano e
sanguinavano, come le gambe che sembravano impossibilitate a
muoversi. Era un movimento umanamente impossibile, ogni
centimetro un'agonia, e in quel posto, ormai privo di ogni legge,
dove bombole a gas esplodevano e fiamme s'innalzavano al cielo a
dipingere e riscaldare l'Inferno in Terra. Kyoko Sakura aveva una
piccola speranza, piccola quanto la luce di un fiammifero, ma era la
fine quella, la fine di una vita di sofferenze, di morti, di crampi
per la fame, di scontri sanguinari; un altro po' di dolore poteva
sopportarlo, sangue mischiato a polvere era qualcosa che poteva
sopportare, per lei, solo per lei: Sayaka Miki.
Avevano alzato le
armi al loro primo incontro senza minimamente ascoltarsi, e così era
stato anche al secondo, al terzo erano volate parole e poi,
finalmente, si erano spogliate di orgoglio e stupidità, avevano
realizzato di esser l'una il riflesso dell'altra, l'una il futuro
dell'altra, incontrate in tempi e ruoli sbagliati.
Eppure, nella sua
ingenuità pari a stupidità, Sayaka l'aveva salvata, quella
principessa che sospirava e piangeva per un principe azzurro, aveva
salvato lei, nella sua ostinazione, nonostante avesse un cuore ferito
e solo parole da rivelare.
Per questo strisciava, perché a lei
doveva tutto, comprese quelle lacrime. Non l'avrebbe lasciata sola,
avrebbe fatto l'impossibile per esser con lei, per potersi travestire
da principe azzurro anche per un solo minuto.
E con l'affanno,
sporca, dolorante, arrivò a lei e urlò il suo nome, per quanto
facesse male lo sforzo.
Tremò, aveva le gambe schiacciate da
grossi detriti, vestiti quasi totalmente strappati, i capelli che non
splendevano dei colori del mare e del cielo, ma del fango. Ma la Soul
Gem era intatta, aveva gli occhi chiusi, ma non aveva dubbi fosse
viva, doveva esserlo!
“Sayaka, Sayaka sono io,
rispondimi...” le toccò il ventre e prese la gemma, di un blu che
ricordava le notti nei disegni dei bambini e nei cartoni animati, un
blu che poteva spaventare.
“Sayaka” la richiamò debolmente,
trovando la forza di poggiare la mano sul suo volto. Era bella
Sayaka, e le faceva inutilmente rabbia che quel violinista non
l'avesse mai notato, che lei avesse sofferto sentendosi non
all'altezza di qualcuno; bugie che avrebbe voluto capisse, stronzate
che avrebbe voluto levarle dalla testa a suon di pugni.
“Rispondimi,
ti prego” sussurrò stendendosi al suo fianco e schiaffeggiandole
debolmente la guancia.
Nell'altra mano, entrambe le loro anime
erano tendenti al nero.
Chiuse gli occhi e pregò, lasciò la
guancia per la sua tasca, e strinse l'ultima speranza in nero.
Affetto ed amore erano legati a un tempo di passato
imperfetto, ricordi ormai sbiaditi, di bianco e di nero, freddamente
legati alla sua memoria.
Credeva che mai più avrebbe incontrato
quelle emozioni, quei sentimenti, ed ora la sua preghiera in lacrime,
il pugno che teneva stretto il Grief Seed, dimostravano il contrario,
una grazia concessa, per cui il mondo non valeva più nulla in
confronto a quello che lei provava per l'altra ragazza, un sentimento
per cui dalle altre parti del mondo l'avrebbero condannata alla
stessa pietosa fine ricoprendola di insulti.
Eppure essere
innamorati era così bello, anche nel momento più doloroso.
Quelle lacrime erano vita, erano il suo valore come essere umano.
Il Grief Seed toccò la gemma blu alla fine della preghiera,
il blu divenne azzurro, lontano dal ricordare la notte, vicino ad essere dello stesso
colore degli occhi di Sayaka, occhi che finalmente si riaprirono.
“Cos-...
Kyoko!” Il primo istinto, quando vide l'altra fu di alzarsi per
poterla curare, ma quando si rese conto che le sue gambe erano
schiacciate da macerie, la sua anima sentì anche il dolore.
Un
solo Grief Seed non poteva ridarle pieni poteri e ristorazione, ma fu
abbastanza da permetterle di liberarsi dai massi e curare in parte il
suo corpo per poter soccorrere Kyoko, ma non appena alzò la mano
per attivare il suo cerchio la puella magi in rosso, la fermò,
sorridendo.
“Purtroppo era l'ultimo Grief Seed rimasto, ma
dovrebbe esser sufficiente per darti la forza di scappar via”.
“Che... che assurdità dici! Noi possiamo...”
Impedì
alle sue illusioni di prender voce: “Sayaka, abbiamo perso. Non
abbiamo la forza per poter attaccare, ma ora che ho purificato la
Soul Gem, dovresti essere in grado di muoverti ed andar via”.
Erano
parole insensate e per questo Sayaka neanche l'ascoltò; congiunse le
mani per attivare il cerchio magico che potesse guarirla, ma durò
solo pochi secondi, Kyoko la fermò prendendole i polsi e sforzando
le corde vocali.
Sayaka ammutolì dalla sorpresa, mentre Kyoko la
scrutò per diversi secondi. Che Sayaka fuggisse era un desiderio
insensato, ma...
“Non voglio tu soffra, io... vorrei
poterti salvare”.
Accarezzò la guancia della maga in blu e,
in quel momento, il mondo tremò; il mondo interiore di Sayaka Miki
tremò. E scesero lacrime.
“Ehi... stupida... e adesso
perché piangi?”.
“...perché tu, Kyoko, sei una
stupida”, singhiozzò, “non puoi dire ora certe cose”.
“...sono i sentimenti; rendono tutti stupidi e
patetici”.
Abbozzarono un sorriso entrambe, mentre altre
macerie venivano sollevate dal vento e poi ricadevano facendo tremare
la terra.
In un momento di distrazione, Sayaka, con quel poco di
potere rimasto, cercò di guarire le ferite peggiori di Kyoko, senza
ascoltare le proteste dell'altra. Non poteva farle recuperare le
energie, ma almeno poteva impedire alle ferite di continuare a
sanguinare e ristorare le ossa rotte, permetterle di muoversi e non
soffrire nel parlare.
E quando la magia concluse il suo compito,
fu lei ad essere esausta a cadere su Kyoko. Niente di doloroso,
anzi... La morbidezza del suo corpo, le sue forme, il respiro sul
collo, il ginocchio tra le gambe, i vestiti strappati che coprivano
ben poco... Tutto ciò le fece piacevolmente girare la testa e
sospirare, anche se il momento era critico e triste.
“S-scusami”.
Kyoko non disse nulla, mosse solo un braccio per cingerle la
vita, stringerla a se con affetto e possesso.
Il volto di Sayaka prese colore e
sorrise, contro la spalla dell'altra.
Alla mente le tornarono
immagini frammentate dei giorni che avevano preceduto quella
battaglia: schifezze che Kyoko aveva mangiato, la sua facile
inclinazione al perdere le staffe, un sorriso timido, le loro mani
che si sfioravano, un pocky offerto, il permesso a spazzolarle i
capelli, la lancia che le aveva sfiorato la gola, la lancia che
l'aveva difesa, i lividi e le ferite del loro primo scontro, la
divisa scolastica che le aveva forzato ad indossare, la chiesa di suo
padre, una mela offerta, mani alla gola, il té e i biscotti di
Mami-san che le aveva rubato, dei fiori di campo offerti, le cuffie
del MP3 condivise, le gote rosse di una Kyoko tartagliante, le fronti
che si erano toccate...
Il cuore palpitava, mentre affondava il
volto sulla sua spalla, il profumo della chioma rossa era
ancora forte.
Non c'era spazio per Kyosuke in quel momento, da un
po' non c'era più spazio per lui.
Si mosse timidamente, portando
le braccia intorno al suo collo; non c'era più nulla che importasse,
non c'era nulla di perfetto, ma era felice nonostante tutto.
“Sai
una cosa, Kyoko? Vorrei tornare indietro, nel tempo, per avere più
tempo con te, per non piangere dietro a Kyosuke e...” si fermò,
puntellando il gomito a terra, alzandosi un po', per poter guardare
negli occhi l'altra.
Aveva gli occhi che le ricordavano il tè e la
cioccolata, cose buone, deliziose.
“...e avere il coraggio di
dirti che non mi importa più nulla, perché voglio te; solo te,
Kyoko”.
E nonostante il frastuono della distruzione, tutto
sembrò così lontano alle orecchie, agli occhi e agli altri sensi. Kyoko era
convinta che un pizzico l'avrebbe svegliata, troppo abituata
all'infelicità, a non avere nulla, a non avere nessuno.
Allungò
la mano, il volto di Sayaka era perfettamente liscio, bellissimo,
anche se sporco e ferito.
Scesero le dita, indice e medio, sostando
all'angolo della bocca, per poi accarezzare il labbro inferiore,
screpolato, con un taglio evidente. Sorrise e bramò quella bocca, da
cui l'aria aveva smesso di uscire da qualche secondo.
Sayaka
tratteneva il respiro, l'emozione era forte, aveva pietrificato ogni
suo movimento.
Un bacio. In quattordici anni di vita, mai ne aveva
ricevuto uno, ma sempre l'aveva sognato -aveva sognato sarebbe stato
Kyosuke a darglielo-, sognato di riceverlo, e che fosse in un momento
speciale.
'Ora, o mai più' prese coraggio e
tenendo stretta la mano di Kyoko, si chinò su di lei e
-con un'avventatezza che non credeva di possedere- la baciò.
I
fulmini, le risa di Walpurgis, le esplosioni, la violenza del vento,
i crolli, le fiamme, la terra che tremava, il mondo che finiva... era
un realtà distante, priva di importanza.
Chiusi gli occhi, strette
in un abbraccio, distratte da una danza intima, calda e sensuale,
ogni cosa aveva perso importanza e gli unici suoni che contarono,
furono quelli di gemiti e sospiri.
Ma Kyoko non scordò di
ringraziare Dio, per quell'inaspettato sogno felice, un addio che mai
avrebbe osato chiedere, visto tutta miseria e il dolore raccolti
nella vita, giorno per giorno.
“Alla fine ne è valsa la
pena arrivare fin qui” sussurrò alla fine di dieci, cento, mille
baci.
Non aveva idea se era durato pochi secondi od ore il tutto, ma
sicuramente era durato troppo poco, ma i tempi brevi sono sempre i
migliori creatori dei momenti perfetti.
“Che... che
intendi?” Domandò stordita Sayaka, doppiamente confusa per le
inaspettate lacrime dell'altra. Non poteva comprendere la forza della
sua gioia.
“Non ricordo momenti felici, ci sono stati, ma
non ne ricordo nessuno. Ricordo la fame, l'umiliazione, la violenza,
la morte, la solitudine, l'incomprensione... eppure, ora, grazie a
te... non riesco a pensare che sia stata un'esistenza miserabile,
Sayaka. Solo per questo, per le tue parole, per il tuo bacio... ne è
valsa la pena aver vissuto fino ad ora”.
“K-Kyoko...”
le gettò le braccia al collo, la strinse forte, tra deboli proteste.
Un'autovettura si alzò in cielo,
scontrandosi con quel che restava di un edificio. Un 'esplosione
violentissima fu la conseguenza, il fuoco dominò nel cielo. Potevano
vederlo le due superstite, non era molto lontano da loro,
probabilmente le avrebbe raggiunte entro pochi minuti. Al rogo
forse, come streghe, sarebbero morte.
“Voglio tornare
indietro Kyoko!” Pianse capricciosa Sayaka: “voglio tornare
indietro e fare cose stupide, come chiederti un appuntamento, un
regalo piccolo e sciocco, una passeggiata mano nella mano e poter
urlare alla gente per strada che stiamo insieme, sconvolgerli
baciandoti, davanti a tutti e... e...” scompigliando i capelli blu,
Kyoko l'ammutolì con l'affetto.
“Sarebbe stato divertente,
ma non avrebbe impedito a Walpurgis di arrivare”.
“Sarebbero
stati i nostri ultimi giorni perfetti”.
“Sai, ho sentito
dire il grande amore si annuncia in modo preciso, che appena la vedi
pensi: 'chi è questa stronza?'. Probabilmente era necessario ammazzarci
di botte ed urlarci contro senza comprenderci minimamente”.
Kyoko
non notò l'imbarazzo scarlatto sul volto di Sayaka riguardo il
grande amore, né notò il suo sorriso divertito.
“Sai
invece cosa penso, Sayaka? Che forse esiste un universo parallelo,
dove ci incontriamo e ci comprendiamo, dove magari, insieme, siamo
felici. E' stupido, ma voglio crederci...”
Stavolta è lei
imbarazzata, perché non è la Kyoko che ha mostrato sempre a Sayaka,
è la Kyoko che ama le storie dove l'amore e il coraggio vincono, la
Kyoko che crede nei lieto fine, quelli che si coronano con un bacio
dato dal vero amore.
E la maga in blu, intreccia le dita con
l'altra, catturando la sua attenzione.
“Voglio crederci
anch'io, Kyoko”.
E sorride, alla speranza che vuole
condividere.
Una fiamma compre la loro visuale, sentono il
calore pizzicare la loro carne, il fuoco le ha circondate. Non
sono state delle sante in vita, ma nessuna di loto merita il rogo;
Kyoko vuole riuscire a salvare Sayaka almeno da questo.
“Allora, non ti dirò addio,
piuttosto...” strinse la sua mano, persa nel blu dei suoi occhi per
l'ultima volta.
Sorrise Kyoko, sorrise Sayaka.
Nella sua crudeltà era un momento perfetto, quello.
“...arrivederci, Sayaka”.
Era la fine del mondo, sì, e mai Kyoko Sakura e Sayaka Miki erano state tanto felici.
Un solo sforzo, un solo affondo e, come polvere magica, dall'alto caddero frammenti blu e rossi sui sorrisi di due ragazze che avevano lasciato quel mondo con la speranza di rincontrarsi.
Una fanfiction da fine del mondo serviva, se non altro per la mia voglia di soddisfare fluff KyoSaya.
E pensare che era nata con l'idea di una ff erotica, ma non ce l'ho fatta, per una volta ho ceduto al fluff, sì.
E' una ff senza troppe pretese, scritta velocemente, ma con amore -ultimamente ne sto facendo tante con questo stato d'animo- e, spero, riuscirete ad apprezzare. In particolare la mia cara Mattie Leland, a cui la dedico, perché mi sopporta fin troppo.
Nel caso l'alba del 22 non arriverà, Buona Apocalisse a tutti ♥