Desiderio di
Natale
La
mattina di Natale era arrivata. Finalmente, dopo mesi e
mesi, era giunto il giorno che attendeva con più impazienza,
anche più del suo
compleanno.
Alex amava il Natale, quel periodo dell’anno in cui le
strade, i negozi e persino casa sua si coloravano di rosso e di verde.
Gli
piacevano gli addobbi, le luci e quelle melodie allegre che si
sentivano in
giro.
E poi, la cosa che gli piaceva più di ogni altra era avere
suo padre in giro per casa, di ottimo umore, che cantava canzoncine e
preparava
dolci su dolci.
Adorava quando Raphael cucinava, peccato che non avesse
mai tempo per farlo; la cosa che gli piaceva ancora di più
era passare i
pomeriggio con lui e Victor in cucina a preparare manicaretti
deliziosi. E
quella mattina, dopo aver scartato i regali trovati sotto
l’albero, era quanto
avvenuto. Suo padre si stava occupando di preparare la pasta in casa
per i
tortellini da fare in brodo, mentre Victor sbatteva le uova per la
maionese.
Lui avrebbe dovuto assistere il migliore amico di suo padre in
quell’operazione, ma la sua mente era altrove, non riusciva
proprio a
concentrarsi.
Alex, perso nei suoi pensieri, ripensava ai doni trovati
sotto l’albero: proprio quello che desiderava, eppure mancava
qualcosa; lui
aveva chiesto anche un altro regalo, ma gira e rigira non era arrivato
e si
chiedeva come fosse possibile.
Era perplesso, non riusciva a capire dove avesse
sbagliato.
Insomma, quando aveva scritto la lettera a Babbo Natale si
era premunito di non dimenticarsi nulla; quell’anno, poi,
l’aveva scritta con
largo anticipo, non come i Natali precedenti, che si era ridotto
all’ultimo
momento, visto che doveva aspettare l’arrivo di sua nonna.
Era lei che scriveva
sotto dettatura, visto che lui non era capace di farlo.
Ma ora non era più un bambino, aveva otto anni, insomma.
La volta scorsa per sicurezza ci aveva pensato ancora sua nonna, ma
quell’anno
aveva fatto tutto da solo, sicuro che Babbo Natale riuscisse a capire
la sua
calligrafia e anche la sua richiesta, ma evidentemente doveva esserci
stato
qualche intoppo.
Forse era colpa di un folletto
distratto che non aveva riferito tutto quello che c’era
scritto, oppure le
poste verso la Lapponia e la casa di Babbo Natale non funzionavano.
Sì, doveva
essere stato quello il motivo per cui il buffo omone dalla barba bianca
non
aveva portato il regalo richiesto. Certo, non che quelli che gli erano
arrivati
gli dispiacessero, tutt’altro: c’erano i lego che
desiderava e anche un trenino
da montare; lo avrebbe sistemato in salone con suo padre. Materialmente
poteva
definirsi soddisfatto, però… però
proprio non riusciva a capire.
Sospirò affranto, osservando il
via vai di gente che c’era per casa. Quel Natale tutti i
parenti avrebbero
passato il giorno di festa nella casa in cui viveva con il suo
papà.
Seduto vicino al camino, dove il
fuoco scoppiettava, rimuginava sul suo intero anno; si era ripromesso
di
comportarsi bene affinché Babbo Natale gli portasse quel che
desiderava. Non
era del tutto scoraggiato: tutti i parenti, le zie e gli zii dovevano
ancora
arrivare; aveva scoperto che l’allegro omone del nord non
lasciava tutti i
regali in un’unica casa ma li sparpagliava in giro,
probabilmente per rendere
la giornata ancora più movimentata e divertente. Era sicuro
che quello che
aveva chiesto sarebbe arrivato con una delle sue zie.
Il suo umore a quel pensiero era
decisamente migliorato. Paziente e in fibrillazione, attese
l’arrivo dell’ora
di pranzo in cui tutti si sarebbero riuniti, e mentre attendeva decise
di
studiare minuziosamente i suoi nuovi giochi.
Alex
amava il Natale non solo per
i doni che ogni anno riceveva, ma anche per un altro motivo; era il
periodo in
cui i sogni venivano realizzati. Babbo Natale si adoperava a portare
giocattoli, dolci o qualunque altra cosa a tutti i bambini del mondo;
molte
volte, però, avverava anche i loro desideri.
Ricordava perfettamente, in una
lettera inviatagli alcuni anni prima, la sua richiesta di rendere
felice il suo
papà.
Raphael
era sempre triste.
Passava le serata a casa in silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto.
Osservava
le ombre della notte stendersi sulla città. Quante volte suo
figlio aveva
provato a distrarlo, a parlare con lui, chiedendogli di giocare?
Alex desiderava che tornasse a
sorridere, ma sembrava che ogni suo sforzo fosse vano.
Il periodo natalizio, poi, era
quello in cui si incupiva di più; era quando sua madre se
n’era andata,
abbandonandoli senza più dare notizie.
Alex non aveva idea del motivo
che aveva spinto la donna a lasciarli, ma sia suo padre che i suoi
nonni gli
avevano sempre assicurato che non era colpa sua.
Non era colpa di nessuno.
Con il passare dei mesi aveva
fatto l’abitudine alla sua assenza; al contrario, suo padre
non vi era
riuscito.
L’idea era giunta all’improvviso.
Per quanto assurda potesse sembrare agli occhi di un adulto, a lui era
parsa
geniale; gli era venuta quando la maestra, a scuola, aveva detto loro
di
scrivere una lettera a Babbo Natale.
Era un pomeriggio di alcuni anni
prima. Fissava sua nonna con volto serio, mentre cercava di mettere
assieme le
parole adatte per rivolgersi al signore del Natale.
Come potergli chiedere di far
ritrovare la felicità al suo papà, di fargli
trovare qualcuno che lo facesse
sorridere nuovamente, farlo tornare come prima che la mamma se ne
andasse?
Doveva riuscirci, farsi capire in
ogni modo.
E così, quell’anno, la sua
richiesta fu questa:
“Caro
Babbo Natale,
quest’anno per me non voglio
assolutamente nulla. Ti chiedo solo una cosa: fai tornare il sorriso
sul volto
di mio padre. Lui è triste e ora so che ha bisogno di una
persona vicino che lo
faccia sorridere di nuovo.
Ti prego, esaudisci questo mio
desiderio.
Alex.”
In qualche modo,
Babbo Natale aveva esaudito il suo
desiderio. Quello stesso Natale, suo padre era cambiato dal giorno alla
notte.
Molte volte lo aveva sentito canticchiare allegro fra sé e
sé, o parlottare al
telefono con qualcuno, ma quello che lo aveva reso più
felice era l’espressione
gioiosa che ornava il suo volto ogni mattina.
Erano persino tornati a giocare assieme dopo molto tempo;
grazie alla ritrovata felicità del padre, anche lui era
felice.
Aveva gioito, ringraziando Babbo Natale per aver esaudito
il suo desiderio e amando sempre di più quel periodo. Dopo
quell’avvenimento,
la sua mente di bambino aveva concepito anche una nuova idea. Forse
quel
gioviale vecchietto avrebbe potuto esaudire un altro suo desiderio.
Una sola altra richiesta e basta, e sarebbe stato felice
per davvero. Peccato che gli anni erano passati e ancora non era stato
esaudito…
«Alex!
Alex!» La voce dolce di Raphael lo aveva riscosso
dai suoi pensieri. Suo padre lo fissava con un sorriso. Manciate di
farina
ricoprivano i suoi capelli scuri e quasi tutta la cucina.
“Ma guarda questi due,” pensò.
“Mi distraggo un attimo e
loro iniziano a tirarsi la farina. E poi il bambino sarei io!”
«Alex!» continuò suo padre, leggermente
accigliato. «Ti
vedo distratto, sicuro di sentirti bene?»
Alex sorrise verso l’uomo. Certo che si sentiva bene, ma
come poteva spiegargli che Babbo Natale ancora non gli aveva portato un
regalo
che aveva chiesto? Forse il più importante;
l’unica cosa che desiderava
veramente.
Scacciò via la tristezza. Non era il momento, non in quel
giorno speciale. Un sorriso birichino comparve sul suo volto e
lanciò una
manciata di farina contro Raphael, per poi fuggire in soggiorno accanto
al
camino, dove ad aspettarlo c’erano i suoi giochi.
Le braci nel
camino erano quasi spente, le palpebre erano
pesanti. Sbadigliò profondamente.
Era stata una giornata impegnativa; gli ultimi ospiti
erano andati via da poco e quel giorno suo padre e Victor avevano dato
il
meglio di loro in cucina. Li aveva aiutati finché aveva
potuto, ma l’orologio a
pendolo sul muro segnava mezzanotte passata e lui stava crollando.
Prima di andare a dormire, però, doveva salutare suo padre
e Victor, che era rimasto per aiutarli a sistemare, e dopo avrebbe
ripreso
carta e penna in mano per scrivere una nuova lettera.
Stanco, strusciando i piedi sul parquet, si avviò verso la
cucina. La porta era accostata; di sottofondo una melodia natalizia non
riusciva
a coprire le risate e le parole dei due uomini in cucina.
Senza fare rumore, sbirciò oltre la soglia; quel che vide lo lasciò stupito, ma allo stesso tempo appagato. Suo padre e Victor erano vicini, si sorridevano guardandosi negli occhi. Stavano ballando sulle note della canzone proveniente dalla radio. Ridevano e si sussurravano parole che lui non riusciva ad afferrare, fino a quando non finirono sotto al vischio. Non seppe dire chi fu il primo dei due a dare vita a quel bacio, a quelle effusioni, ma di sicuro lui non voleva interromperli. Silenzioso come era arrivato, si diresse verso la sua camera; doveva ancora scrivere una lettera, ma forse… forse il suo desiderio era stato realizzato senza che se ne fosse reso conto.
Seduto alla
scrivania, con carta e penna davanti, stava
rimuginando su quanto scrivere. Fece un sospiro profondo, poi sorrise
ripensando alla felicità letta sul volto di suo padre. Oh,
ma il giorno
seguente lo avrebbero sentito, li avrebbe messi in riga entrambi! Non
gli
avevano detto nulla. Cosa credevano, che non fosse contento per loro?
Scrollò le spalle e iniziò a scrivere.
“Caro
Babbo Natale,
la mamma che ti avevo chiesto non è ancora
arrivata.”
Alex osservò la frase. Forse era troppo duro, troppo diretto. O forse andava bene così. Lui avrebbe di certo capito.
“Dicevo,
la mamma che ti avevo chiesto non è ancora
arrivata, ma sai, penso che non ce ne sia più bisogno. Non
è da tutti avere due
papà. Penso che tu avessi esaudito il mio desiderio tanto
tempo fa e sono stato
io a non rendermene conto subito, ma sono solo un bambino e certe cose
mi
possono sfuggire.
Ti ringrazio veramente per tutto, per i regali e anche
per aver fatto trovare una persona speciale al mio papà.
Anche se non è una
mamma, va benissimo lo stesso: cucina bene ed è gentile, e
poi gioca sempre con
me.
Ora ti saluto e ti auguro un bellissimo anno.
Al prossimo Natale.
Alex.”
Dopo aver riletto
la lettera, la chiuse e la mise in una
busta. Sempre con calligrafia leggibile scrisse l’indirizzo e
poi, come gli aveva
insegnato il suo papà, aprì la finestra e
lasciò che il vento freddo la
portasse via. Presto il vento del nord l’avrebbe portata sino
a Babbo Natale.
Attese alcuni istanti in cui si perse ad osservare la
città addormentata e le luci di Natale che risplendevano
nella notte. Infine,
silenzioso, andò a dormire. Il giorno seguente doveva essere
in forma per fare
una bella ramanzina ai suoi due papà.
Piccola OS senza pretese, nulla di che, avevo bisogno solo di un po' di dolcezza e ho scritto questa.
Spero vi piaccia, e auguro a tutti un sereno Natale.
Un bacione.
-Yuko-