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Autore: Merkelig    22/12/2012    3 recensioni
Una lotta per il potere, gli albori di una storia e due protagonisti che potrebbero diventare i più improbabili degli alleati.
"Non sapeva.
Non sapeva che la decisione che avrebbe preso di lì a poco, lo avrebbe cambiato per sempre.
Non sapeva che quello sguardo lo avrebbe accompagnato dovunque, per il resto dei suoi giorni, custodito nel suo cuore come un tesoro prezioso.
Non sapeva che la posizione che stava per prendere, avrebbe cambiato non solo la sua, ma la sorte del suo mondo."
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si risvegliò dolorosamente, in stato confusionale. Nella penombra le sembrò di intravedere i contorni di una piccola stanza. Era cosciente solo della sedia su cui era seduta e delle corde attorno ai suoi polsi. Lentamente alzò la testa.
- ti sei svegliata.
Una constatazione, non una domanda. La ragazza volse lo sguardo verso la fonte della voce che aveva udito. Intravide, tra le tenebre che le ottenebravano la mente, la figura di un uomo, piuttosto alto, con un mantello e un cappuccio che gli nascondeva il volto.
Poi l’uomo fece un passo avanti. La ragazza lo riconobbe in pochi istanti. Aveva sentito molto parlare di questo assassino, anzi, sicario, tutti dicevano che fosse il migliore. Dicevano che potesse uccidere chiunque e in qualunque momento, utilizzando i metodi più fantasiosi. Che usava sostanze sconosciute o banali nell’avvelenare, per far perdere le sue tracce. Addirittura, si vociferava, che potesse uccidere solo guardandoti, talmente era satura di morte la sua anima.
Per questo si stupì di essere ancora viva.
- il mio compito non è ucciderti, quindi puoi anche stare tranquilla.
Non suonava come una minaccia. Era una semplice affermazione. La ragazza provò a muovere le braccia e le gambe e scoprì di non avere nessuna contusione, livido o frattura.
- ho usato una pozione di giusquiamo, per stordirti. Più tardi te ne darò un’altra dose.
La ragazza era abbastanza furba da aver ormai capito che l’uomo non le avrebbe usato violenze inutili, ma che avrebbe agito con il minimo danno e solo in caso di necessità. Un uomo adulto, esperto nell’uso di armi, veleni, tecniche di difesa, il cui corpo è un’arma forgiata dagli anni e dall’esperienza, la cui vita è ottenere successo, il cui unico istinto è agire e il cui unico talento è la morte. Non avrebbe potuto sfuggirgli, constatò.
- chi mi vuole?
La sua voce era inaspettatamente roca. Il sicario fece un sorrisetto.
- tutto quello che ti serve sapere è che non morirai, o almeno per quanto riguarda il sottoscritto.
La ragazza scosse la testa. Aveva in mente una lunga lista di persone, ma non aveva idea di quale, tra i politici di Myranda, avesse assoldato il migliore tra i sicari per rapirla.
L’uomo la lasciò in mezzo alle sue macchinazioni, ostacolate dalla stanchezza e dalle nebbie del giusquiamo.
 
XXX
 
Quando si risvegliò si sentiva leggermente meglio. Gran parte della confusione si era volatilizzata, merito senz’altro del sonno ristoratore. Quando tentò di rizzarsi a sedere, però, ebbe una sgradita sorpresa. Era distesa su un tronco, le gambe libere ma i polsi costretti lungo il corpo, la testa innaturalmente inclinata all’indietro, lasciandole scoperta la gola. Nella posizione in cui era, le era impossibile volgere lo sguardo attorno a se. Imprecò sotto voce. Poi sentì una mano sotto la sua testa, che le sorreggeva gentilmente il capo e che la riportò ad una posizione più naturale per la spina dorsale.
- adesso stai ferma. - la voce decisa del sicario imponeva di obbedire. La ragazza strinse i denti quando sentì un ago sottile che le perforava un arteria per diffondere meglio il giusquiamo. Era chiaro che la giovane dovesse essere in forma per sopportare un’altra dose del veleno. Quando fu entrato in circolo, sentì le membra irrigidirsi e si mise a tremare. Improvvisamente la colse il panico. Non riusciva più a muovere nulla, si sentiva come prigioniera del suo corpo, come se fosse in una gabbia resistente, troppo pesante da spostare. Muoveva gli occhi a scatti, ed erano spalancati per la paura. Il sicario le prese il viso tra le mani.
- devi stare calma. Rilassarti. Il veleno non farà altro che paralizzarti gli arti. Cuore, polmoni, organi, tutto continuerà a funzionare bene. La testa, dal collo in su, non è soggetta agli effetti del veleno. Potrai vedere, udire, parlare, mangiare. L’effetto svanisce presto, è solo una precauzione.
Fu qualcosa nella sua voce, nel timbro della sua voce. La ragazza smise immediatamente di lottare. E si calmò. Il sicario le poggiò delicatamente il capo sul legno e si allontanò. Poco dopo il sonnifero fece effetto.
 
XXX
 
Al suo terzo risveglio, doveva essere mattina. La ragazza si sentiva debole, incredibilmente debole, ma ragionava con lucidità. La penombra era debolmente rischiarata dalla luce del giorno. Il sicario doveva essere in quella stanza da parecchio tempo. Non aveva l’aria di chi trascorre molto tempo sotto le coperte. L’uomo le passò un braccio attorno alle spalle e uno sotto le ginocchia, e la mise seduta. La ragazza avvertiva lo spessore dei bracciali di cuoio e il rigonfiamento dei pugnali da sotto la tunica. Rabbrividì. L’uomo le porse alle labbra un cucchiaio colmo d’acqua, ma lei rifiutò. Si limitò a spostare il viso da parte, scoprendo di avere un’ influenza, seppur minima, sul suo corpo.
- pensavo fossimo d’accordo. Non intendo ucciderti.
La ragazza non rispose.
- il giusquiamo disidrata. Devi assumere liquidi immediatamente, o correrai un rischio molto serio. La tua unica alternativa è fidarti.
La ragazza sembrò valutare seriamente l’ipotesi. Poi disse:
- mostrami i tuoi occhi.
Il sicario rimase immobile.
- non credo che vivrò ancora per molto. Quando ordini a qualcuno di portarti una persona viva, solitamente è perché vuoi essere tu stesso ad ucciderla. Tu sei il migliore, a quanto mi risulta, e io sono una ragazza debole, drogata e immobilizzata. Non penso proprio che mi capiterà di riconoscerti da qualche parte, se non nell’aldilà.
Il sicario aveva ascoltato il discorso restando perfettamente immobile, il volto nascosto nell’ombra. Non un movimento, un fremito, avevano tradito i suoi pensieri.
Poi, con un gesto lento, aveva alzato il fazzoletto sul naso e abbassato il cappuccio, rivelando una massa di scuri riccioli ribelli, rasati sulla nuca.
I suoi occhi erano grigi, con qualche sfumatura azzurra, dello stesso colore di una fredda giornata novembrina, dove il ghiaccio combatteva contro la pietra per il controllo del terreno.
Con lo sguardo fisso in quello del suo aguzzino, la ragazza accettò l’acqua, e dopo pochi minuti si assopì. La belladonna disciolta nell’acqua aveva fatto effetto. Il sonnifero avrebbe permesso al sicario di somministrarle nuovamente il giusquiamo, senza doverla svegliare. Stranamente l’uomo era immobile. Pensava. Poi, con un gesto istintivo, si calò nuovamente il cappuccio sugli occhi e riprese a lucidare le sue armi.
Non sapeva.
Non sapeva che la decisione che avrebbe preso di lì a poco, lo avrebbe cambiato per sempre.
Non sapeva che quello sguardo – quegli occhi vere smeraldo, profondi e colmi di una dolorosa consapevolezza, di rassegnazione, decisione e speranza – lo avrebbe accompagnato dovunque, per il resto dei suoi giorni, custodito nel suo cuore come un tesoro prezioso.
Non sapeva che la posizione che stava per prendere, avrebbe cambiato non solo la sua, ma la sorte del suo mondo.
Il destino può essere imprevedibile, certe volte.
  
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