Che dire?! CE
L’HO FATTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Non ci credo ancora, sono riuscita ad attivare
l’html per mia fortuna, ma non per vostra perché ora vi toccherà leggere la mia
creazione!!! Perché la leggerete vero?! Dite di sì o farete una brutta fine!!!
:p
Cmq alcune
indicazioni: la fic parla della prima serie e il primo capitolo è un prologo per
capire bene come andrà avanti, il personaggio principale è Kei e a differenza
dell'originale non ha perso la memoria..ma non vi svelo altro..se volete
curiosità o chiarimenti chiedete pure..risponderò a tutte le domande..tranne a
quelle del tipo: come va avanti?!
Vabè..buona lettura!!!
Me, Myself & I- Beyoncè
1.
Non era preparato
a quella situazione. O almeno non se lo sarebbe mai aspettato da lui. Da quando
il suo orgoglio si era fatto da parte e non gli impediva di entrare in quello
studio? Forse da quando non riusciva a contenere tutto il dolore che lo
opprimeva, tutti quei sentimenti contrastanti, incontrollabili. Chi glielo
faceva fare poi di entrare? Nessuno lo obbligava. Nessuno ce lo stava portando
di forza. Nessuno che gli impediva di tornare sui suoi passi e correre via. Già,
nessuno. Non si era mai sentito così solo e abbondato a se stesso. Nemmeno al
monastero. Anche se quel posto gli aveva sottratto l’infanzia e la famiglia
aveva sempre avuto accanto Yuri, che essendo nella sua stessa situazione, lo
capiva più di ogni altro. E poi c’era sempre lei.. no, non doveva pensarci; solo
ricordandola gli veniva voglia di urlare, di rompere tutto quello che aveva
sottomano.
Kei, un ragazzo
di 17anni, che però per la sua altezza e il suo bel fisico ne dimostrava di più,
con i capelli bicolore e gli occhi ambrati, continuava a fissare il portone
dell’edificio di fronte a lui;era un palazzo lussuoso con un ampio atrio molto
pulito, addobbato con delle calle bianche, all’interno c’era persino una
portineria presieduta da un uomo sulla sessantina in divisa in quel momento
impegnato in una telefonata.
Era inutile
continuare a stare lì fermo, così Kei decise di entrare. Una volta all’interno
notò con piacere che l’ambiente era riscaldato. Anche se era il suo paese
d’origine, non si era ancora totalmente riabituato al clima freddo della
Russia.
Si sfregò le mani
e si diresse verso il portinaio che nel frattempo aveva riagganciato la
cornetta.
-Buonasera! Posso
esserle utile?-
-Ho un
appuntamento con la dottoressa Moniev.. sa dirmi a che piano
è?-
-Certamente..
quarto piano ascensore di sinistra!-
-Grazie..-
Kei continuò per
il corridoio e prese l’ascensore che gli aveva indicato l’uomo, premette il
pulsantino che indicava il quarto piano e, non appena arrivato cercò la porta
dello studio.
La trovò e prima
di premere il campanello lesse la targa d’ottone che vi era affissa.
Diceva:
“dott.sa S.
Moniev Psicologa..” e un’altra serie di titoli che al ragazzo sembravano
irrilevanti.
Suonò e una
ragazza gli venne ad aprire. Sembrava avere la stessa età di Kei, aveva gli
occhi verdi e i capelli sul biondo scuro ricci lunghi fino alle spalle.
-Salve..
accomodati! Ehm.. tu sei ..- sbirciò su un foglio che aveva in mano- Kei
Hiwatari?-
-.. sì.. sono
mica in ritardo?- chiese leggermente spiazzato dal comportamento della ragazza
che sembrava leggermente in difficoltà.
-No, no.. anzi
perfetto orario! Ah..- tutti i fogli le caddero e imbarazzata si inginocchiò per
terra per raccoglierli.
Kei da bravo
salvatore di donzelle qual era si accovacciò a sua volta e
l’aiutò.
-Grazie.. che
maldestra che sono.. non sono proprio portata per questi lavori di
segreteria!-
-e allora perché
lavori qui?- Kei fece la domanda senza pensarci spiazzando la
ragazza.
-ehm in verità io
non lavoro qui.. è che la segretaria di mia madre ha avuto un problemino e non avendo il tempo di
chiamare qualcun altro mi ha chiesto se potevo darle una mano..che figlia
esemplare non trovi?!- fece un sorriso a 32
denti.
-..ehm..sì-
-…..-
-…..-
-perché stai lì
impalato a fissarmi?-
-in verità sto
aspettando che tu mi dica quello che devo
fare..-
-ah sì è vero..
ora sono io la segretaria.. è compito mio! –detto questo si diede un colpetto in
testa con la mano e fece accomodare Kei nella sala d’attesa perché sua madre era
ancora impegnata con un altro paziente.
Passarono 5minuti
e finalmente la porta dello studio si aprì permettendo di uscire ad un uomo di
mezz’età con un aspetto tremendamente trasandato, seguito da una donna sui
45anni che nonostante alcune rughe era molto affascinante con i capelli castani
raccolti in un muccio e gli occhi verdi come quelli della figlia nascosti da un
paio di occhiali ovali, era vestita con un tailleur nero che le donava un
aspetto molto professionale.
-Allora ci
vediamo la prossima settimana.. buona serata!- strinse la mano all’uomo e lo congedò
per poi spostare l’attenzione su Kei che aveva osservato la scena da una delle
sedie colorate della sala d’attesa totalmente
deserta.
-Emma tutto
normale?-chiese la donna rivolgendosi alla
figlia.
-Sì mamma..
-sorrise e fece segno verso Kei di venire.
-Allora tu sei il
prossimo.. in effetti non c’è molta scelta.. su accomodati- e insieme si
diressero verso la porta ancora aperta alle loro spalle.
L’interno della
stanza era molto sobrio.. una parete era interamente occupata da una grande
libreria in legno, davanti alla grande finestra invece c’era una grande
scrivania dotata di computer, vari fogli, cancelleria, delle cornici e una
cartellina; a fianco alla scrivania c’era un mobiletto di lamiera grigia e al
centro della stanza un divanetto e una
poltrona.
La psicologa lo
invitò a sedersi e Kei si accomodò in silenzio aspettando una parola della donna
che però prima di interessarsi a lui si diresse verso la scrivania, afferrò la
cartella e la ripose nel mobiletto dalla quale ne estrasse un’altra; poi prese
posto sulla poltrona, si sistemò gli occhiali e si rivolse verso il ragazzo
visibilmente a disagio in quel contesto:
-Allora.. da dove
iniziamo?-
-A lei la
scelta..- Kei cercò di riacquistare un po’ del suo sangue freddo e di essere il
più distaccato possibile.
-Mmh..-la donna
lo fissò per qualche secondo poi aggiunse-vediamo allora di capire perché sei
qui-
Aprì la cartella
che aveva sulle ginocchia e iniziò a cercare le informazioni che le
interessavano.
-Ti chiami
Kei..oh a proposito io sono la dottoressa Stefanija Moniev e anche se non sembra
di solito sono una persona educata!- accennò un sorrisino e poi
continuò-..comunque hai 17 anni e ora alloggi all’hotel Snow qui a Mosca!
Confermi?-
Kei annuì
mantenendo il suo classico sguardo di
ghiaccio.
-Potresti allora
spiegarmi come mai alloggi in un hotel!-
-Scusi, ma non
l’hanno informata di nulla?- chiese leggermente scocciato
Kei.
-certo che lo
hanno fatto!-
-Allora non
sarebbe più semplice tralasciare e andare avanti.. potremmo risparmiare molto
tempo!-
-Ma sarebbe tutto
inutile.. il fatto che non ne vuoi parlare è segno evidente che c’è qualcosa che
non va!-
-e se fosse solo
che tengo alla mia privacy?-
-Ah ah.. questa
non l’avevo ancora sentita.. comunque devi stare tranquillo.. da queste quattro
mura non uscirà nulla di quello che mi riferirai.. sono tenuta al
silenzio!-
-questo lo so
ma..- Aveva voglia di iniziare a raccontare, ma qualcosa lo tratteneva, era una
specie di diffidenza.. oppure semplice paura di riportare a galla tutto il suo
passato.
-Ma
cosa..?-
-…-
La donna sorrise
comprensiva e riformulò la domanda iniziale.
-Perché alloggi
in un hotel?-
-Perché non ho
più un posto dove andare..- Ce l’aveva fatta, ora doveva solo continuare.
Sospirò.
-Prima vivevo in
un monastero.. sa quello appena fuori città.. solo che, come lei saprà, il
“responsabile” è stato arrestato e tutti i ragazzi che come me vivevano lì sono
stati o affidati ad altre famiglie o riportati nelle proprie, solo che io non
avendo nessuno ed essendo troppo grande per entrare a far parte di un’altra
famiglia sono stato alloggiato temporaneamente in
albergo.-
-Ma secondo legge
anche se ti manca un anno alla maggiore età devi comunque essere affidato a
qualcuno..-
-fortunatamente
c’è stato qualcuno che ha garantito per me e sono riuscito a starmene per conto
mio..-
-chi?-
-Non so se lo
conosce..il presidente Daitenji!-
-Sì..di vista..
quindi è lui che ti mantiene?-
-In verità no..
diciamo che me lo posso permettere..-
-in che
senso?-
-Mio nonno è
anche lui stato coinvolto nel caso del monastero ed è stato arrestato, ma pur di
non stare dietro le sbarre si è suicidato e così io mi sono preso la sua
eredità..-
-Mi
dispiace..-
-A me
no..-
-Perché? Da
quello che leggo qui- indicò la cartella- i tuoi genitori sono morti quando tu
eri molto piccolo e che fino a qualche giorno fa era l’unico tuo parente in
vita!-
-Già.. ma in
verità non si è mai comportato da nonno affettuoso.. anzi non si è proprio mai
comportato da nonno..-
-Ti ha mai
picchiato?-
-Sicura che vuole
già arrivare a questo punto?-
-Ti ha mai
picchiato?-
-Direi di sì..le
poche volte che lo vedevo sì.. anche perché le altre ci pensava
Vorkov..-
-Ora però sei tu
che stai velocizzando.. chi è Vorkov?-
-E’ il capo del
monastero.. –
La dottoressa
fece una piccola pausa per riordinare le idee, poi riprese a sfogliare la
cartella.
-Non hai sempre
vissuto in Russia?-
-No.. ho passato
all’incirca quest’ultimo anno in Giappone..-
-E perché sei
tornato in Russia?-
- Per il torneo
mondiale di beyblade.. la finale si è svolta qui..- Ormai riferiva alla donna
anche le cose ovvie, perché sicuramente sapeva del torneo anche per la grande
attenzione di tutto il paese per quell’evento..sembrava in verità che ogni
informazione che le diceva fosse già a sua conoscenza, ma che volesse sentire
tutto da lui stesso.. decise di
accontentarla.
-E con quale
squadra ti sei schierato?-
-La finale con la
squadra russa.. gli incontri precedenti con la
giapponese..-
-Quindi ti sarai
fatto qualche amico in entrambe le squadre?-
-Questa domanda
mi mette in difficoltà.. i componenti dalla Borg li conoscevo già perché
facevano parte del monastero.. per quanto riguarda i Bladebreackers.. non so se
posso considerarli amici..-
-Questo mi sembra
un buon punto di inizio.. vorrei ascoltare tutta la tua storia, tutta.. ma oggi
si è fatto tardi quindi rimanderei alla prossima volta.. noi ci dovremmo vedere
tre volte a settimana se non sbaglio- sbirciò in un’agendina poi continuò-
lunedì, mercoledì e venerdì dalle 18 alle
19!-
Si alzò e tese la
mano verso Kei che a sua volta si rizzò in piedi un po’ preso alla sprovvista e
le strinse la mano.
-Spero di
rivederti lunedì.. mi farebbe piacere lavorare con te.. quindi vedi di non
scappare!- Gli fece l’occhiolino e poi lo accompagnò alla porta con il suo
sorriso allo stesso tempo dolce e malizioso.
Nella sala
d’attesa trovarono Emma, intenta a leggere una rivista, che non appena li vide,
li raggiunse, strinse la mano a Kei e con un cordiale –piacere di averti
conosciuto- lo accompagnò alla porta di
ingresso.
Appena il ragazzo
sparì dietro la soglia, la biondina si lasciò scappare uno sguardo languido che
non sfuggì alla madre.
-Proprio un bel
ragazzo, vero?- disse maliziosamente la
donna.
-Sì.. carino..
-
- Ma.. è un mio paziente
quindi..-
-Mamma stai
tranquilla.. era solo per commentare..-
Spero vi
sia piaciuto il primo capitolo.. commentate commentate commentate.. se siete
arrivati fino a qui fate l’ultimo sforzo e ditemi com’ era.. a voi lettori
l’ardua sentenza.. si accettano consigli!!! J
J
J