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Autore: ka_chan87    12/07/2007    12 recensioni
Tempi duri aspettano il Continente delle Tre Terre con un nuovo nemico a minacciare la sua stabilità. Cinque giovani per unire le Tre Terre a comabattere sotto un'unica bandiera l'odiato nemico... avventure, scontri tra la magica atmosfera di tre misteriosi paesi, ognuno con la propria storia e le proprie magie e la nascita di grandi amicizie e grandi amori... tutto questo è "La Guerra delle Tre Terre"
Genere: Romantico, Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Naraku, Sango, Shippou
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Non ci posso credere! ç___ç
Giuro che non posso credere di essere di nuovo qui, dopo tutto questo tempo!
Non sapete quanto mi dispiace del tutto il tempo che vi ho fatto aspettare e comprenderò se saranno in pochi coloro che metteranno gli occhi su questo nuovo capitolo -__-
Ma, davvero, è stato un anno a dir poco impegnativo, e tuttora il tempo a mia disposizione scarseggia parecchio.
Anticipo già che questo capitolo è più corto rispetto al solito, ma ho tristemente notato che la lontananza dalla tastiera ha avuto le sue conseguenze.
C'è bisogno di riordinare le idee e di riappropriarsi delle proprie capacità, quelle stesse capacità che hanno sfornato i 29 capitoli precedenti.
Per quel che riguarda i contenuti... bé, lo vedrete da voi, non anticipo nulla; per quanto riguarda invece lo stile... bé, spero non sia poi così orribile rispetto ai tempi passati.
Bé, che dire: non mi resta che scusarmi di nuovo e lasciare il resto a voi, e vi prometto che farò del mio meglio per riuscire a mandare avanti la storia in tempi abbordabili, giuro che sto facendo del mio meglio.
Grazie, comunque, a chi mi ha sempre sostenuta e che continuerà ad avere pazienza e a leggere la ff.
Un bacio a tutti, mi siete mancati immensamente e sono felice di essere di nuovo qui!

30° CAPITOLO “CAMMINANDO NEL SANGUE”.

La tenne abbracciata a sé ancora per tanto tempo, possessivo, stringendola quasi col terrore che, se l'avesse lasciata andare, il sogno di saperla sua si sarebbe sgretolato in mille pezzi.
Ma Kagome non voleva andare da nessuna parte. La paura di perderlo, di non poter provare la gioia di condividere con lui il suo amore, non le permetteva di lasciarlo andare per nessuna ragione.
Almeno, non adesso, non dopo che, finalmente, entrambi, avevano raggiunto quella felicità che da così tanto tempo andavano cercando.
Inuyasha gemette appena quando lei si accoccolò meglio tra le sue braccia nude, stringendolo, per via delle ferite all'addome ancora fresche e profonde.
Sentendo il suo sospiro soffocato, la miko si scostò appena dal mezzo- demone, guardandolo preoccupata, trasalita, forse rimembrando solo in quel momento la ragione per cui l'Hanyou era steso su quel letto.
“Scusami, mi ero dimenticata delle tue ferite” gli disse mortificata, guardando con occhi grevi il suo petto fasciato.
Lui percepì la sua preoccupazione e tutta l'ansia che aveva provato in quei giorni, mentre aveva vegliato su di lui, testimone della sua agonia.
Con delicatezza, ma allo stesso tempo con decisione, le sollevò la testa, puntando le sue iridi dorate in quelle argentate di lei, mettendo in quello sguardo tutto l'amore che provava.
“Non devi scusarti. Kagome, non ti preoccupare, sto bene” le disse, cercando di rassicurarla. Vide i suoi occhi del colore pallido della luna tremare pericolosamente, tornando a farsi lucidi.
L'attrasse a sé, abbracciandola nuovamente, cercando di placare il suo tremore.
Si sentì maledettamente in colpa nel vederla in quello stato.
“Scusami, scusami Inuyasha” la sentì dire debolmente, percependo la sua fatica nel trattenere le lacrime “Non dovrei comportarmi così, sembro una bambina” piagnucolò con evidente disappunto verso se stessa.
Il mezzo- demone si ritrovò a ridacchiare.
Eh sì, era proprio una bambina.
“E adesso si può sapere perché stai sghignazzando?!” sbottò infastidita la ragazza, guardandolo con sguardo di rimprovero.
Lui ghignò, avvicinando pericolosamente il suo viso a quello di lei
“Sì, sei proprio una bambina...” sussurrò con voce roca sulle sue labbra, che fece sue subito dopo, baciandola con passione.
Kagome, da prima sorpresa e imbarazzata, si lasciò ben presto andare alla marea di emozioni che il contatto così ravvicinato col mezzo- demone le procurava, sospirando sulle labbra di lui e rispondendo al suo richiamo.
Si staccarono ansanti, la fronte dell'uno appoggiata a quella dell'altra, in silenzio, ebbri di gioia.
“La mia stupenda bambina...” sospirò Inuyasha, carezzandole dolcemente i capelli, cullandola.
“Accidenti!” sbottò poi, all'improvviso, tanto che Kagome lo guardò preoccupata, credendo che stesse male.
“Che hai Inuyasha?” gli domandò apprensiva
“Harliem! Come sta Harliem, Kagome?!” le chiese con foga, mentre nella sua mente si faceva vivido ora il ricordo del momento in cui il suo Drago era stato attaccato, arpionato, per poi cadere rovinosamente a terra, insieme a lui.
La miko rimase a fissarlo per qualche istante, per poi sorridergli dolcemente, posandogli una mano sulla guancia.
“Bene, sta bene. Ha riportato alcune ferite, in modo particolare la zampa posteriore, ma nulla di irreparabile, è in ottima salute. Tra i due, di certo chi stava peggio non era lei” lo rincuorò, sentendolo sospirare di sollievo.
Sorrise nel vederlo più rilassato, facendo scivolare la mano dal suo viso, alzandosi e voltandosi verso l'ingresso della tenda.
“Dove vai?” le domandò con tono quasi apprensivo Inuyasha, vedendola allontanarsi.
Lei si girò, mostrandogli un sorriso dolcissimo e sereno
“Vado da Harliem e Hirador, e credo che con loro ci siano anche Miroku, Sango e Shippo. È giusto dargli la notizia del tuo risveglio, non credi? Anche loro sono stati in pena per te, in modo particolare Harliem, è il caso di avvertirli immediatamente”
“Sì, hai ragione” sorrise debolmente a sua volta il mezzo- demone. Kagome annuì, per poi avviarsi verso l'esterno
“Kagome” la chiamò ancora una volta l'Hanyou. Lei si girò, guardandolo, il capo leggermente piegato e gl'occhi, stanchi ma felici, curiosi.
“Una volta che sarai uscita, non dovrò cominciare a pensare che mi sia immaginato tutto, vero?” le domandò, sinceramente preoccupato e affranto da quella eventualità... l'eventualità che una volta che lei si fosse appena allontanata da lui, avrebbe cambiato idea su quanto successo tra loro.
La miko lo guardò sinceramente sorpresa e sbigottita, soprattutto da quanto timore leggeva nei suoi occhi d'ambra.
In pochi passi lo raggiunse, cingendogli il collo, senza dargli il tempo di lasciare altro spazio a quei timori.
“Non ti darò modo di preoccuparti di questo, Inuyasha. Fino a ora sono scappata tante, troppe volte... ma questa volta... questa volta, anche se ammetto di avere tanta paura, non voglio farlo. Ti amo, Inuyasha, e non voglio voltare le spalle a questo amore” gli disse, leggermente imbarazzata, ma del tutto sincera... verso di lui, verso se stessa.
Lui la strinse a sua volta, felice, possessivo, lo stomaco libero dal macigno di angoscia che lo aveva schiacciato insistente, braccandolo in una morsa che aveva sembrato non volergli dare scampo.
Il Cavaliere Supremo si staccò dal mezzo- demone, guardandolo con tenerezza e amore, posandogli un leggero bacio sulla guancia prima di allontanarglisi e uscire dalla tenda.
Era tempo di affrontare, una volta per tutte, i demoni che li perseguitavano.

- Inuyasha! -
“Harliem!”.
Drago e Cavaliere si abbracciarono felici, sollevati nel vedere a vicenda che stavano bene.
Nonappena Kagome era giunta con la notizia del suo risveglio, la dragonessa non aveva rischiato di compromettere le cure fino a quel momento ricevute, per la foga che aveva usato nello scattare in piedi e cercare di fiondarsi dall' Hanyou.
Fortunatamente Hirador era riuscito a bloccarla e a convincerla a farsi aiutare per raggiungere il Cavaliere ferito.
Kagome, Sango, Miroku e Shippo – che erano andati a trovare la dragonessa – avevano assistito divertiti allo scambio di botte e risposte tra i due Draghi, vedendo, infine, il raggiungimento di un compromesso.
Così, insieme, avevano raggiunto la tenda in cui era stato sistemato Inuyasha, e ora, dopo giorni di angosciosa attesa, Drago e Cavaliere si erano finalmente ricongiunti.
“Grazie di esserti preso cura di lei, Hirador. Immagino non sia stato facile, con questa testarda!” disse sentendosi sinceramente in debito il mezzo- demone, rivolto al Drago Supremo che ridacchiò nel guardare gli occhi furenti di Harliem per quanto detto dal ragazzo
- Come osi darmi della testarda proprio tu! E io che sono stata tutti questi giorni a morire di preoccupazione, questo è il ringraziamento?!- sbottò la dragonessa, piccata, scatenando l'ilarità generale.
- Io invece voglio ringraziare te, Kagome, che sei rimasta ogni momento a vegliare su Inuyasha... veramente, non so come ringraziarti per quanto hai fatto – disse poi Harliem, guardando con affetto e gratitudine la ragazza che si ritrovò ad arrossire furiosamente, soprattutto per come la stava scrutando l' Hanyou.
“N- non ce n'è bisogno, davvero! Non ho fatto nulla!” ribatté con foga, lasciando i presenti leggermente perplessi, a parte Inuyasha che se la rideva nel vederla così imbarazzata.
“Comunque c'hai fatto prendere un bello spavento, Inuyasha” commentò ironico Miroku “Ma come al solito hai voluto stare al centro dell'attenzione...” lo punzecchiò, guadagnandosi un'occhiataccia
“Anche se in questo momento non posso venire fino a lì – ma solo perché non ne ho voglia - , questo non significa che poi non te la faccia pagare, Miroku!” lo minacciò il mezzo – demone, facendolo ridacchiare.
“Però Miroku ha ragione! Per colpa tua Kagome in questi giorni è stata veramente in pena! Non ha quasi mai dormito!” sbottò Shippo, visibilmente arrabbiato col mezzo- demone.
“Sh- Shippo, ma che dici?!” sbottò la ragazza imbarazzata fino all'inverosimile mentre Inuyasha fissava il bambino, seduto sul letto accanto a lui, con sguardo estremamente serio... per poi, infine, assestargli un bel pugno sul capo.
“Ahia, mi hai fatto male!” piagnucolò il cucciolo di Youkai con le lacrime agli occhi
“Feh!”
- Forza ora – intervenne Hirador a placare gli animi – È meglio se leviamo le tende, il nostro Cavaliere, per quanto abbia la pellaccia dura, ha ancora bisogno di riposo... e anche tu, Harliem! - concluse, guardando con severità la compagna.
“È giusto. Forza, vieni Shippo, torneremo a trovare Inuyasha questa sera” lo chiamò Sango, prendendo tra le braccia il bambino, che non si risparmiò, prima di andarsene, dal fare una smorfia al mezzo- demone, alla quale rispose con una ancora peggiore.
- Tu Kagome vieni? - le domandò Hirador, e lei spostò incerta gl'occhi da Inuyasha al resto della compagnia in attesa sulla soglia, indecisa sul da farsi
“Ehm...” balbettò
“No, Hirador, ve la mando tra poco” decise per lei il mezzo- demone, senza guardarla.
- Va bene... allora a dopo Kagome. Ci vediamo più tardi Inuyasha! - lo salutò il Drago Supremo, e con lui tutti gli altri
“Sì, grazie della visita”.
I due li guardarono andare via, restando in religioso silenzio.
Una volta rimasti soli, Kagome restava comunque immobile, lontana dal letto su cui giaceva Inuyasha che, invece, la scrutava con i suoi occhi ambrati, mettendola in imbarazzo, ancora di più di quanto non fosse per le cose dette da Shippo.
“Kagome” la chiamò con la sua voce calda e profonda.
“C- cosa c'è?” domandò lei, saltando come una molla, senza guardarlo
“Mi dispiace” disse lui di rimando, col tono più serio che gli avesse mai sentito usare.
Si voltò a guardarlo basita, senza capire a cosa si riferisse.
Incrociò i suoi occhi ambrati, affogando in un mare di sensi di colpa e serietà.
Divenne seria a sua volta, voltandosi completamente verso di lui, guardandolo con attenzione.
“Cosa vuoi dire, Inuyasha?” gli domandò
“Mi dispiace... di averti fatto soffrire, di averti fatto stare in pena” le disse con un sussurro, abbassando lo sguardo, stringendo convulsamente le lenzuola tra le mani.
Kagome restò a guardarlo per qualche istante, per poi avvicinarglisi, sedendosi sulla sponda del letto, accanto a lui.
Il mezzo- demone alzò appena il viso, quanto bastava per vedere i suoi capelli pece sfiorarle con delicatezza le spalle esili.
“Inuyasha...” lo chiamò con voce vellutata, fatta di dolcezza, guardando quel testardo Hanyou ora con la testa china, le orecchie abbassate e lo sguardo dispiaciuto. Mai gli era sembrato tanto tenero.
“Inuyasha... guardami” lo chiamò ancora, esortandolo, dato che ancora non l'aveva guardata.
Titubante, seguendo quell'ordine così dolce, Inuyasha alzò lo sguardo, per poi rivolgerlo completamente alla ragazza, una volta affogato nei suoi occhi, in quel momento un mare fatto di amore e dolcezza.
“Non ti devi dispiacere... è vero, sono stati giorni difficili, credo che se non ti fossi svegliato non avrei resistito oltre. Ma non è colpa tua... ti amo e la sola idea che tu possa rischiare la vita mi fa morire... è naturale che stia in pena per te, non trovi? Ma non per questo devi fartene una colpa... basto già io a farmi troppi problemi!” scherzò, ridendo leggera, il volto sereno.
A sorpresa si ritrovò contro il petto caldo e muscoloso dell' Hanyou, felice di quelle parole.
Kagome lo amava. Kagome lo amava.
Il solo pensarlo lo mandava nella confusione più totale, nell'incredulità, nella sensazione soffice e impalpabile di essere immerso in un sogno dal quale non si sarebbe mai voluto risvegliare.
Ma quello non era un sogno.
Kagome era lì, con lui, e lo amava.
Come lui amava lei.
La scostò da sé giusto a sufficienza per permettere, ancora una volta, alle sue labbra di saggiare quelle morbide e calde di lei, che lo accolsero con passione e ardore, gli stessi che scorrevano in lui in quel momento.
“Non so che farei se ti dovessi perdere” le confessò con la voce rotta, un po' per il fiato un po' per l'ansia che la sola idea gli metteva.
“Non succederà. Ma ora, quello che importa, è che siamo insieme” lo rassicurò lei, abbracciandolo stretto a sua volta, conscia di quella stessa sensazione di terrore che quella eventualità le dava.
Inuyasha la trascinò con sé, stesi uno affianco all'altra sul morbido giaciglio su cui aveva riposato fino a quel giorno.
E chiusero gl'occhi, beandosi e facendosi forza con la vicinanza dell'altro, cullati dal battito reciproco dei loro cuori, riscaldati dal loro caldo e tranquillo respiro mentre una brezza leggera, fuori, dava sollievo ai soldati che in quei giorni avevano sopportato il caldo torrido.

[…]

Erano trascorsi diversi giorni e Inuyasha si era ristabilito completamente.
Anche se esiguo, il sangue demoniaco nel suo corpo aveva fatto miracoli, facendolo riprendere da ferite che avrebbero costretto a letto per assai più tempo anche l’Umano più robusto.
L’aria dell’estate appena cominciata riempiva le giornate dei suoi tipici profumi, preannunciando giornate calde e soleggiate.
La Terra Centrale si distingueva dal Nord e dal Sud proprio per come riusciva a trasformarsi sia in Primavera che d'Estate, di certo le stagioni lì più ben apprezzate.
I cambiamenti climatici portavano con loro nuovi lavori, nuove occupazioni, per non parlare delle pietanze tipiche che i frutti dei campi e delle piante fornivano agli abitanti.
Kagome si sentiva un po' come a casa, nella sua amata isola di Arlem, dove la vita di tutti era sensibilmente scandita dall'alternarsi delle stagioni, in primavera si raccoglievano i frutti selvatici per produrre gustose confetture, e con i fiori freschi si producevano gradevoli e particolari fragranze, le quali rappresentavano motivo di vanto nel commercio con gli altri Paesi; l'estate offriva abbondante e gustosa verdura tra cui quelle più resistenti, ideali per la conservazione in salamoia, per non parlare poi della selvaggina, dato che in quel periodo, in questo caso a Kandem in particolare, facevano ritorno alle coste i particolari uccelli che vi abitavano e che, per la loro abbondanza, offrivano una ulteriore fonte di approvvigionamento agli abitanti, nonché gustose e particolari ricette famose in tutta l'isola. L'autunno portava con sé le Grandi Piogge e quindi l'aria umida e mai secca, favoriva la crescita dei funghi, di ogni specie e utilità, da cibo a fonte di medicinali con cui curare diversi tipi di infezioni e malattie, e infine la raccolta della legna per l'inverno dagli alberi, soprattutto quelli che non avevano resistito alle piogge insistenti. Infine, l'inverno, caratterizzato per lo più dalla preparazione di gustosissimi dolci, da cibi molto nutrienti per far fronte al freddo rigido e dalla preparazione delle varie semine che poi sarebbero state utilizzate per la primavera successiva.
Un percorso ciclico e ripetitivo che però a Kagome dava quel senso di sicurezza di cui non avrebbe potuto fare a meno.
Ma era anche interessante vedere come tutto questo, seppur nella sua apparente immobilità, venisse influenzato dallo scorrere del tempo che portava progresso – sia nelle scoperte meccaniche che all'utilizzo di nuove combinazioni di semine, tanto per fare qualche esempio - e dalle stesse mutazioni che, nel corso degli anni, subivano le condizioni climatiche.
Lo stesso tipo di processo avveniva anche nella Terra Centrale, anche se qui, forse, più velocemente e voracemente, per via degli studiosi in generale, sempre intenti nel ricercare una soluzione ancora più efficace e innovativa di quella precedente.
Pensava a tutto questo il Cavaliere Supremo, per la prima volta dopo tanti giorni con la serenità nell'animo, beandosi del tramonto che proiettava nei suoi occhi dal colore freddo, tonalità intense e calde, creando un magnifico e irreale gioco di colori.
Immersa nella pace della mente e della natura, si sentì circondare da due forti braccia che la avvilupparono in un confortevole calore, difendendola dalla brezza della prima sera, ancora fresca e frizzante.
“Ti avevo detto di restartene a letto, finché le ferite non si richiudono completamente... e lo sai bene che non mi piace ripetermi, se non è necessario” sospirò, stringendosi a quel corpo saldo e robusto, che pareva non poter essere scalfito nemmeno dalla pietra più dura e tagliente, ma che lei aveva visto coi suoi occhi piegarsi, rendersi vulnerabile allo stesso modo di un fiore sotto le violente folate del vento più freddo e ostile.
“Lo so, ma io ti ho già detto, e ripetuto, che ormai sono guarito completamente... e poi, Kagome, lo sai bene che non mi piace starmene inchiodato a letto a oziare...” ribatté il nuovo arrivato e lei, anche se non lo vedeva in volto, poteva immaginarsi la sua bocca inclinata in un ghigno fastidioso.
“Oh, certo, però non ti sei risparmiato di rimanere inchiodato a quel letto, incosciente, per un bel po' di giorni, facendomi morire di preoccupazione... vero, Inuyasha?” e finalmente si voltò a guardare il volto ora corrucciato del mezzo- demone, punto sul vivo dall'affermazione fatta dalla miko.
“Se avessi potuto, l'avrei evitato volentieri. Sei ingiusta ad accusarmi di una cosa simile” ribatté piccato, sbuffando e voltando il viso da un lato, per evitare di guardarla.
Lei sospirò rassegnata, scuotendo il capo, per poi rivolgergli un tenero sorriso.
“Sì, hai ragione scusa... ma è proprio per quello che abbiamo passato entrambi che ti chiedo di pazientare ancora un pò. Tanto tra pochi giorni faremo ritorno a Eldoras e potrai tornare a saltellare allegramente su tutti gli alberi che ti ritrovi a tiro...”
“Ehi, mica mi starai dando della scimmia?” domandò retoricamente Inuyasha, guardando storto la ragazza, che ridacchiò
“Chi, io? Ma fammi il favore” rispose vaga lei, scuotendo la mano davanti al volto.
“Ah sì, eh?” e l' Hanyou le si avvicinò pericolosamente, prendendo a farle il solletico.
Lei cercò di divincolarsi dalla presa dell' Hanyou, senza però riuscire a trovare via di scampo, finendo per ridere a crepapelle.
“Ah, ah, ah! Va bene, va bene, mi arrendo!” esclamò ansante tra le sue braccia mentre Inuyasha sorrideva beffardo, vincitore di quella piccola battaglia. L'avvicinò ancora di più al suo petto, per poi sfiorargli leggero le labbra con un bacio.
Kagome arrossì violentemente ma gli sorrise, ricambiando l'abbraccio.
“Ahi!” si fece sfuggire dalle labbra il mezzo- demone, non troppo piano perché le orecchie della ragazza non potessero udire il suo gemito.
“Te lo avevo detto. Forza, ora si torna a letto” gli disse pacata e decisa al contempo, trascinandolo sul letto della sua stanza all'interno della caserma.
“Sto bene, non ce n'è bisogno!” ribatté ancora una volta Inuyasha, ma senza insistere più del dovuto. In realtà, si compiaceva del fatto che Kagome si preoccupasse per lui.
“Smettila di fare i capricci, se non ti rimetti completamente non partiremo mai... abbiamo già fatto preoccupare abbastanza Takehiko, non vedo perché dovremmo procurargli altre ansie ritardando il nostro rientro”
“Non è quello che voglio. Ma va bene, me ne starò buono, contenta?!” borbottò lui, facendola sghignazzare.
“Oh, bravo... comunque comincio a capire perché Harliem ti abbia scelto... siete uguali, testardi come muli entrambi!” commentò la miko, ricordando quanti altrettanti sforzi avevano dovuto fare per convincere il Drago a riposare, a stare ferma il più possibile per permettere alle ferite di rimarginarsi con più velocità, e quanti sbraitii aveva sentito fare a Hirador, tra tutti, quello più impegnato a tenerla a bada.
Gli altri due Draghi, invece, Varandir e Sieg, si erano limitati a guardare, l'una palesemente divertita, l'altro quasi totalmente indifferente.
“Sango e Miroku che fine hanno fatto?” domandò poi Inuyasha, sperando che i due compagni tornassero il più tardi possibile per poter restare solo ancora un po' con il Cavaliere Supremo.
“Penso siano con Evan a occuparsi dei preparativi per il viaggio dato che, appena la Dottoressa ci dirà che sei nelle condizioni, partiremo”
“Capisco. Sono state mandate altre notizie da Eldoras?”
“No, nulla a parte la lettera di risposta all'invettiva mandata da Khel, subito dopo quanto accaduto ai pressi del confine”.
Infatti, lo stesso giorno in cui vi era stata la terribile battaglia con le truppe Orche, l'esplosione incontrollata del potere di Kagome e l'abbattimento di Harliem e Inuyasha, Khel aveva provveduto ad avvertire il Governatore della Capitale della situazione che avevano dovuto affrontare e dello stato delle cose.
Immediata e rapida era stata la risposta da parte di Takehiko che, a chiare lettere, ordinava loro di far ritorno immediato a Eldoras, naturalmente una volta che tutti i feriti si fossero rimessi completamente.
“Mi domando solo a cosa si riferisse quando poi ha detto che aveva anche da parlarci urgentemente, soprattutto con me” ricordò la ragazza, rimuginando su quelle parole.
“Bé, lo scopriremo quando arriveremo” si limitò a commentare frigido Inuyasha, guardando vago lo scorcio di cielo dato dalla finestra
“Ma io sono curiosa!” sbottò Kagome, attirando lo sguardo dell'Hanyou
“Ah, e così saresti curiosa, eh? Non l'avrei mai detto...” osservò divertito, facendola avvampare.
“Non l'avresti detto ma è così! C'è qualcosa di male?!” ribatté inacidita lei, guardandolo storto
“No, no, assolutamente nulla...”.
La ragazza si limitò a sbuffare, senza prestare attenzione ai commenti ironici del mezzo- demone che continuava a ridersela.
A sua volta si ritrovò a sorridere. Effettivamente, si rendeva conto solo in quel momento, era davvero raro e quasi 'strano' vedere Inuyasha in quel modo, così... sereno.
Chissà, pensò con una punta di vanità, magari era anche per merito suo.
Bé, merito o no, l'importante era al punto a cui si era arrivati: chiarezza totale sui sentimenti, propri e reciproci.
“A che pensi?” le domandò quasi leggendole nel pensiero l' Hanyou
“Niente, non ti preoccupare. Sai che faccio? Vado giù nelle cucine a recuperare qualcosa da mettere sotto i denti, ti va? Così mangiamo qui con calma...” propose lei, guardando divertita l'espressione gioiosa di lui alla sola idea del cibo.
“Bé, sei ancora qui?!” ribatté Inuyasha, ghignando mentre lei usciva dalla stanza scuotendo la testa.
Poco lontano da lì, facevano ritorno da una lunga chiacchierata con Khel, Sango e Miroku, accompagnati da Shippo.
Sapendo dello stato in cui versava ancora – secondo loro – Inuyasha, il Comandante della guarnigione aveva convocato loro tre, dato che Kagome si stava occupando del ferito.
Si era discusso dei preparativi per la loro imminente partenza, e anche dell'ipotesi che Khel stesso li accompagnasse fino a Eldoras, non tanto perché avesse timore che, nel caso di un attacco, non avrebbero saputo cavarsela, quanto per andare a far visita a Takehiko per poter così informarlo dettagliatamente e di persona di quanto era accaduto.
Miroku lo aveva rassicurato dicendo che non ce n'era alcun bisogno e che, piuttosto, la sua presenza era necessaria lì, a Hogarth, ancora troppo esposta a un'eventuale – anche se remoto – attacco.
Ma Khel sembrava di ben altro avviso. Comunque, avrebbe riferito loro la sua decisione in serata.
“Sono quasi sicura che verrà insieme a noi a Eldoras” asserì Sango, con Shippo al seguito che confermava la sua ipotesi.
“Più o meno lo sono anche io. Anzi, già prima di renderci partecipi della sua idea, sono del parere che avesse già le idee ben chiare sul da farsi. Bé, dobbiamo riconoscergli che è un buon diplomatico, ci ha informato nonostante sapesse già cosa vuole fare” ridacchiò Miroku, riconoscendo nell'atteggiamento del capo della guarnigione, un aspetto di certo non secondario del proprio padre.
“Ma questo non toglie che, come gli hai fatto notare tu, la sua presenza avrebbe di certo più senso qui, ora come ora” obiettò la Cacciatrice
“Credo che Khel conti molto sulla presenza di suo figlio, qui. Non lo dimostra apertamente, ma si vede che fa grande affidamento su di lui” anche gli altri due convennero su quanto detto da Miroku, proseguendo nel loro tragitto attraverso il villaggio, ora rischiarato dai colori tenui e freddi della sera imminente, il sole a ovest che, testardo, emanava gli ultimi raggi, caldi e intensi, a illuminare placidamente la porzione di cielo circostante.
Le guglie della caserma carpivano e riflettevano l'incontrarsi, breve e sfuggevole, del giorno e della notte, in una sintesi perfetta, in un equilibrio che, seppur precario e fragile, affascinava perché unico nel suo genere.
I tre tagliarono per la porzione di terreno destinata agli orti e ai frutteti di diverso tipo, anche se esigui, per dirigersi verso la zona retrostante e confinante della guarnigione, lì dove erano state erette le robuste stalle e le mangiatoie destinate agli animali da allevamento, e le solide baracche, dimora dei Draghi.
“Scommetto che sei voluta passare per dare qualche altro attimo di intimità a Kagome e Inuyasha, vero?” domandò a un certo punto Miroku, mentre stavano sorpassando il recinto che delimitava questa parte del villaggio.
“Il mio scopo primario è quello di assicurarmi che il mio Drago stia bene e che abbia mangiato, e salutare anche gli altri, però, sì, anche per dare un po' di respiro a quei due. Da quando Inuyasha ha ripreso le forze non gli hai dato un momento di tregua! Se non sei lì a riempirgli le orecchie di battute e insinuazioni, sei con Kagome a metterla in guardia su quello che – secondo la tua testa malata – potrebbe farle!” ribatté una Sango irritata dagli atteggiamenti infantili – e, comunque, a suo parere, di gelosia nei confronti della cugina – del compagno.
“Bé, mio dolce tesoro, in quanto suo più stretto parente, è mio dovere metterla in guardia su certe cose! Ora che stanno insieme è naturale che comincino a pensare a voler approfondire il loro rapporto! E Inuyasha, in quanto mezzo- demone, sentirà sicuramente maggiormente l'istinto alla procreaz-!!!”
“Ma che cavolo c'hai in testa?! Ti rendi conto di quello che stai dicendo?! Con Shippo qui, peraltro! Sei tu il vero maniaco che non pensa ad altro, e non di certo Inuyasha!” lo bloccò Sango, rossa in viso e imbarazzata per i discorsi osceni del ragazzo.
“Comunque se è per me non farti problemi, Sango, non è la prima volta che Miroku mi parla dei rapporti di coppia...” la informò candidamente Shippo, facendola raggelare sul posto, mentre Miroku si dava già alla fuga, consapevole della furia che tra poco lo avrebbe investito.

“È un cretino, un maniaco! Ma ti rendi conto?!”
“Sì, Sango, me lo hai ripetuto almeno mille volte! Ora cerca di calmarti” disse ridendo Kagome, guardando la faccia inviperita dell'amica, che le stava davanti.
Nella cucina della caserma Kagome e Sango stavano preparando comodamente qualcosa da mettere sotto i denti per loro cinque, dato che i militari, inclusi Khel ed Evan, avevano già cenato, per poi ritirarsi e occuparsi ognuno delle proprie cose.
“Come posso calmarmi? Insomma, Kagome... io me ne sono innamorata! Come diavolo ho fatto?!” esclamò sconcertata la Cacciatrice, una patata in una mano, il coltello nell'altra e lo sguardo fisso sulla pentola appesa che le stava davanti agli occhi, senza riuscire a darsi una spiegazione logica.
“Proprio perché è Miroku, che te ne sei innamorata, come io mi sono innamorata di Inuyasha perché è lui” disse tranquillamente Kagome mentre prendeva dalle mani dell'altra coltello e patata e finiva di preparare le verdure per lo stufato che avrebbero cucinato.
“Non ho capito molto bene” ammise perplessa Sango, guardandola stranita
“Lo immaginavo – ridacchiò il Cavaliere Supremo – Quello che intendo dire, è che non penso si possa dare una spiegazione precisa per cui ci si innamora... succede e basta, e non per questo o quel motivo, è per il tutto... che, a mio avviso, è inspiegabile”.
La Cacciatrice rimase a fissare l'amica, riflettendo sulle parole appena udite.
“Accidenti, sei più matura di me, Kagome! Ed è la prima volta che ti innamori, dici? Se è così, hai tutta la mia stima” ammise sinceramente colpita il Cavaliere, tornando a preparare la cena
“Perché?” domandò invece candidamente Kagome, senza capire il motivo di tali parole, facendo sorridere l'altra.
“Niente, diamoci una mossa, piuttosto!”
“Uff, e va bene! Ma riprenderemo il discorso, sappilo!” ci tenne a sottolineare la Principessa, piccata
“Sì, sì, va bene!” ridacchiò Sango mentre finiva di tagliare anche l'ultimo pezzo di carne.
E dietro la sottile tenda di canapa della finestra alle loro spalle, la luna faceva capolino, accompagnata dal canto del vento estivo.

“Certo che tu te le vai proprio a cercare”.
Inuyasha guardava tra il rassegnato e il divertito le guance gonfie e rosse di Miroku, da non molto vittime della furia di Sango, per via di uno dei tanti suoi discorsi inappropriati.
“Eh, cosa vuoi che ci faccia, amico mio? Non so se la mia condanna sia essere come sono o essermi innamorato della donna più magnifica delle Tre Terre!” sospirò con aria sognante il Majutsushi, osservato dagli sguardi ormai rassegnati di Shippo e del mezzo- demone, seduto sul letto, con la schiena appoggiata alla spalliera.
“Ma piuttosto... - riprese poi Miroku, rivolgendo la sua attenzione e i suoi occhi carichi di malizia su Inuyasha – Tra te e Kagome come vanno le cose? Mi auguro che tu abbia il buongusto di essere dolce con lei! Ricordati che sei pur sempre un mezzo-demone!” esclamò, facendo quindi l'ennesima uscita sui presunti rapporti interpersonali sull' Hanyou e la cugina e, di conseguenza, avendo l'obiettivo di mettere in imbarazzo il Cavaliere.
Inuyasha, invece, si limitò a sospirare pesantemente “Miroku, ormai non mi fa né caldo né freddo quello che la tua bocca dice a casaccio. E comunque, credo che se solo osassi muovere un dito in modo da urtare tua cugina, penso proprio che finirei maluccio!” borbottò, pensando quanto, effettivamente, ciò era possibile.
“Non maluccio, ma proprio male!” esclamò una nuova voce, e sulla soglia della porta comparvero Kagome e Sango che portavano tutto il necessario per la cena e che ora stavano posando sul tavolo posto di fronte al letto sul quale giaceva Inuyasha.
“E tu, caro cugino, cerca di piantarla con questi discorsi stupidi!” lo rimbrottò, guardandolo accigliata.
“Oh, Kagome cara, ma lo sai che scherzo! So bene quanto il tocco di Inuyasha possa essere dolce, quando è neces-!” un colpo alla nuca lo costrinse a tacere, e si ritrovò invece a piagnucolare proprio con il mezzo- demone in questione.
“Ehi, ehi, tu invece cerca di startene buono a letto!” asserì severa Kagome, guardando l'Hanyou affiancarsi al tavolo al quale era vicina.
“Come te lo devo dire che ormai sto bene?! Anzi, mi auguro proprio che entro domani pomeriggio leviamo le tende da qui, o quando ricomincerò gli allenamenti non riuscirò nemmeno a evocare una Fire Ball!”
“Ma sentitelo! Se, quando te lo dicevo, te ne fossi stato a letto ad aspettare che il tuo sangue demoniaco facesse il suo dovere, forse saremmo a Eldoras già da un pò!”.
I due si guardarono storto per qualche secondo, per poi voltarsi le spalle a vicenda, indispettiti, sotto le risatine degli altri tre.
“Sempre così, voi due! Ma come si suol dire, l'amore non è bello se non è litigarello!”
“Piantala, Miroku – sentenziò Inuyasha, portandosi di fianco a Kagome, la quale si irrigidì nel ritrovarselo così vicino all'improvviso, il respiro e i battiti del cuore accelerati – Perché non mangi qualcosa, piuttosto, così la tua bocca avrà qualcos'altro da fare, invece che blaterare a vanvera” e afferrò voracemente una fetta di pane, per poi dirigersi fuori, sul balcone, venendo inghiottito dalla semi oscurità della notte incombente.
Il Cavaliere Supremo rimase fermo a fissare il punto in cui aveva visto il riflesso dei suoi capelli argentei scomparire, e la sua sagoma venire circondata dal buio. Scosse violentemente la testa, sentendosi le guance in fiamme e il battito accelerato.
“Kagome? Ti senti bene?” le domandò Sango vedendola in quello stato.
“S- sì, tutto bene. Forza ora, mangiamo, altrimenti si raffredderà tutto quanto!”.
Nonostante stessero insieme, guardare anche solo da lontano Inuyasha la faceva sussultare.
Desinarono con calma, la stanza piena di risate, sbuffi e rimproveri, mentre fuori, come un barattolo d'inchiostro rovesciato, calava la notte, e il frinire delle cicale e il ronzio degli insetti si fece più pacato e tenue, cedendo il posto di protagonista alla voce melliflua e sottile del vento.
“Bé, direi che è ora di levare le tende. Passate una buona notte” disse Sango sull'uscio, vicino a lei Miroku che teneva fra le braccia un Shippo beatamente addormentato.
“Sì, anche voi. Metto a letto il bambinone alle mie spalle e vado a coricarmi anche io” li salutò a sua volta Kagome, facendo ridacchiare gli amici che svanirono presto dietro l'angolo del corridoio.
“Chi sarebbe il bambinone?” sbottò la voce di Inuyasha alle sue spalle, riemerso dal balcone, i capelli leggermente scomposti dopo aver ricevuto le carezze del vento notturno.
“Avanti, non ti sarai mica offeso?” ridacchiò Kagome, mentre sistemava i piatti che avevano usato per mangiare, improvvisamente tesa nel ritrovarsi da sola col mezzo-demone.
Si irrigidì ancora di più quando se lo sentì alle spalle, a un soffio dalla sua schiena scossa dai brividi.
“Hai freddo?” gli sentì sussurrare al suo orecchio, la sua mano posata delicatamente sul suo braccio.
“No...” sospirò lei a mala pena, il cuore che galoppava violentemente nel petto.
“Kagome...” l'Hanyou l'avvicinò a sé, venendo avviluppato dal suo profumo “Kagome, questa notte... resta con me”.
Lei sussultò sul suo petto, le gote in fiamme, il respiro mozzato.
Si voltò a guardarlo, venendo immediatamente risucchiata nell'ambra dei suoi occhi.
Inuyasha affondò una mano nei suoi capelli neri, per poi allungarsi a baciarla con ardore, tenendola stretta a sé come se avesse il terrore che, lasciandola, non ne avrebbe più avuto l'opportunità.
“Ti amo” le disse poi, guardandola negli occhi chiari.
Lei sorrise, prendendolo per mano e condurlo fino al letto, nel quale si coricarono insieme, abbracciati.
La luna illuminava i loro volti, rassicurandoli nel cammino verso il mondo dei sogni, mentre il vento allietava il loro viaggio con antiche canzoni e racconti di amore e gioia.

[...]

“Finalmente non dovrò più sopportare questo dannato letto”.
Kagome sbuffò, irritata dalle continue lamentele di Inuyasha, finalmente, secondo il parere della dottoressa, in condizioni tali da poter affrontare il viaggio di ritorno verso Eldoras, viaggio che l'Hanyou era ancora convinto avrebbe potuto sostenere benissimo anche molto prima.
“Quando fai così sei veramente insopportabile” borbottò la ragazza senza guardarlo, impegnata nel finire di preparare velocemente i bagagli.
Era da poco sorta l'alba del decimo giorno dopo l'attacco da parte degli Orchi, e i cinque provenienti dalla capitale, insieme a Khel, erano pronti per la partenza, Kagome ansiosa di conoscere ciò di cui Takehiko doveva parlarle.
“Allora, abbiamo finito qui?” domandò il mezzo- demone rivolto alla miko intenta ad allacciare la sua spada al fianco, la divisa dei Cavalieri che nuovamente era tornata a fasciarle il corpo.
Inuyasha si ritrovò a fissarla in modo insistente, ancora incredulo del rapporto che si era instaurato tra loro.
Mai si era sentito così fortunato e realizzato.
“Sì, sono pronta, andiamo pure” la voce della compagna lo fece trasalire, e distolse lo sguardo il più velocemente possibile.
In pochi istanti furono nell'atrio della caserma, dove vi erano ad aspettarli il resto della compagnia in partenza.
I Draghi erano già stati sfamati e preparati a dovere, non restava che passare ai saluti.
“Il tempo di andare e tornare, e sarò di nuovo qui. Lascio tutto nelle tue mani, mi raccomando” Khel guardò con severità il giovane figlio che annuì vigorosamente, sicuro di sé.
“Evan” la voce dolce di Kagome lo richiamò “Grazie per tutto quello che hai fatto per noi. Spero di vederti presto”
“Non devi nemmeno dirlo, Kagome. È stato un onore e un piacere conoscerti e anche io spero in un prossimo incontro” rispose il ragazzo, abbracciandola affettuosamente, sotto lo sguardo bieco e possessivo di Inuyasha, insofferente a quelle eccessive, nonché inutili smancerie.
Salutandosi a vicenda, con la promessa di rivedersi, i Cavalieri in partenza montarono sulle proprie cavalcature, alzandosi in pochi secondi da terra.
Kagome e con lei la restante parte del gruppo proveniente da Eldoras, gettarono un ultimo sguardo alla guarnigione che li aveva ospitati e che li aveva visti passare momenti duri e difficili.
La convalescenza di alcuni di loro aveva dato modo a tutti di riposarsi, e i Draghi volavano di gusto e con vigore dopo i numerosi giorni passati senza far nulla.
Le ferite di Harliem parevano mai esserci state – e come lei, così anche Inuyasha non sembrava di aver passato momenti in bilico tra la vita e la morte – e la dragonessa muoveva con ardore le ali, assaporando la sensazione del vento che le sospingeva.
Il mezzo- demone pareva bearsi quanto lei della sensazione piacevole e indescrivibile del volo, percependo più che mai in quel momento le forze tornargli completamente e spazzare via il dolore, la paura e tutti i sentimenti negativi di quei giorni.
Di fianco a loro, Kagome e Hirador li guardavano soddisfatti e anche sollevati di trovarli in forma, senza che il ricordo di ciò che era successo li turbasse eccessivamente.
Si prospettava un viaggio tranquillo, il sole alto nel cielo senza nuvole, col vento gentile a solleticare i loro visi e a portare sollievo dalla calura.
Non vedevano l'ora di vedere Eldoras all'orizzonte riempire i loro occhi.
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A miglia e miglia da lì: Kaosu.
Il gorgoglio del vento si mescolava al clangore delle armi e ai gemiti che si sollevavano dal campo di esercitazioni, situato all'interno del palazzo centrale, ora gremito da Orchi e Demoni che si affrontavano senza pietà, spesso uccidendosi a vicenda, solo per assaporare il gusto di battaglie troppo lontane e lenire l'esigenza di scontri prossimi.
Soprattutto i Demoni fremevano dalla voglia di macchiare di rosso la Terra Centrale, ed era palpabile la loro irritazione nel vedere che solo gli Orchi, per adesso, si stavano divertendo, come lo squadrone che dall'Isola di Kandem aveva poi penetrato quelle terre con l'ordine di sterminare qualunque cosa gli si parasse davanti.
Ma ancora si attendevano notizie sull'andamento della spedizione e il popolo, in particolare l'esercito, era ansioso di conoscere i risultati per ora raggiunti.
All'interno del palazzo, invece, tutto taceva, la quiete, dai toni però minacciosi e sinistri, aleggiava tutto intorno ad esso, quasi tesa allo spasimo anche lei di avere rassicuranti notizie di morte e distruzione.
I passi concitati di Kumo interruppero l'atmosfera immobile che da giorni circondava il palazzo, mentre si dirigeva con un espressione tesa sul viso giovane, verso il salone dove stava abitualmente il signore del Regno del Sud.
Senza attendere di essere ricevuto, il Demone spalancò con vigore le alte e pesanti porte che sigillavano la sala, trovandosi osservato da un paio di occhi carmini e uno dorato, tutti inquisitori, tutti minacciosi nella loro freddezza.
“Kumo... qual buon vento ti porta qui? Tu sai meglio di altri che avevo dato precise disposizioni” la voce vellutata di Naraku riecheggiò tra le alte colonne del salone, facendo rabbrividire il giovane Youkai, gli occhi intimoriti che passavano dal suo signore al Drago accucciato poco lontano da lui, pronto in qualsiasi momento a imprigionarlo tra le sue fauci. Inspirò a fondo, imponendosi la calma e la freddezza che lo contraddistinguevano.
“Mi perdoni mio signore, so bene che non voleva essere disturbato, ma non ho potuto fare a meno di accorrere immediatamente qui”.
Naraku guardò attentamente il Demone, leggendo in lui solo una grande agitazione. Per essere in quello stato, doveva essere successo qualche cosa.
“Parla Kumo” gli ordinò perentorio, irrigidendosi sullo scranno regale, attento a tutto ciò pronunciato dalla sua bocca.
“Il reggimento di Orchi mandato sull'isola di Kandem, dopo aver messo a ferro e fuoco l'isola, è penetrato nella Terra Centrale...”
“Va avanti” lo incalzò, vedendolo tentennare
“E' stato completamente distrutto, mio signore. Non un solo sopravvissuto. Vedendo che non arrivavano notizie, Kraeliux aveva mandato un Orco Ricercatore sulle loro tracce. È penetrato nella Terra Centrale passando per la costa occidentale, proseguendo poi lungo il confine col Nord – come avevano accordato col reggimento mandato in missione – e quando è arrivato quasi a ridosso della costa orientale, l'ha trovato.
“Un campo devastato, nessun sopravvissuto... se il Ricercatore è riuscito a capire che è lì che lo squadrone ha terminato il suo viaggio... è perché di loro non sono rimaste che le armi e le armature. Vi farò parlare con l'Orco in persona, signore, anche se fatica a descrivere ciò che ha visto” terminò Kumo, pallido in viso, sconcerto per un simile evento.
Guardò il Majutsushi, attendendo una qualche sua reazione, sudando freddo per un suo probabile scoppio d'ira.
Ma, al contrario, restò basito nel vederlo sorridere, le labbra tese in un'espressione soddisfatta e ansiosa.
“Bene, ben fatto Kumo. Più tardi desidero parlare con il Ricercatore, voglio sapere esattamente tutto ciò che ha visto, sono stato chiaro?”
“Ce- certo, come desiderate” balbettò incredulo il Demone, inchinandosi, per poi congedarsi velocemente.
“Non manca molto...” un sussurro, un sospiro fatto di aspettative, di febbrile attesa, di agognata vendetta.
Kurikara fissò il suo occhio dorato sulla figura seduta di Naraku, il volto teso in un sorriso di folle bramosia, gli occhi carmini brillanti nella semi oscurità del salone.
- Hai finalmente intenzione di agire? - domandò con la sua voce calma e immobile il Dragone.
“Sì, molto presto andremo in scena. Ora che la Shikon no Tama è così vicina è giunto il nostro momento. Non osavo sperare in tanto. Tutto è a nostro favore” rispose prontamente Naraku, alzandosi dal suo trono, avvicinandosi alla creatura, guardandola con un fremito
- Ti consiglio di non essere troppo avventato. Questa volta... tutto deve concludersi in un altro modo -
“Lo so. Vedrai, non verrai rinchiuso un'altra volta, come io non morirò. Questa volta saremo NOI ad avere la meglio” lo rassicurò il sovrano del Sud, gli occhi porpora, questa volta, con una nota di affetto, inusuale per quelle iridi di solito ricolme di febbrile pazzia, di bramosia per la disperazione, la sofferenza, la morte.
Il Ricercatore non poteva recapitare notizie migliori.
Lo sterminio di un simile squadrone di Orchi non poteva che stare a significare una sola cosa, dato che una tale impresa sarebbe stata troppo per chiunque, per un Drago, per un Majutsushi o entrambi insieme.
Il suo ghigno si allargò ancora di più, dopo lunghe, estenuanti e inconcludenti ricerche, ecco che ciò che bramava da così tanto tempo gli si offriva su un piatto d'argento, nel modo e nel momento migliore.
Ora, nelle sue mani, aveva tutte le carte necessarie per avere la partita in pugno.
“Kurikara, prepariamoci per fare una visita ai nostri amici di Eldoras!”.

FINE 30° CAPITOLO.

Allora. Come avevo già anticipato, so che questo capitolo è più corto rispetto ai miei soliti standard.
Ma, bisogna proprio ammetterlo: sono arrugginita ç__ç
So anche che, effettivamente, non accade niente di rilevante, ma, diciamo, si tratta di un capitolo di mezzo, un po' come 'la quiete prima della tempesta'... ma non voglio di certo anticiparvi qualcosa XP
Spero vivamente di riuscire a riappropriarmi della facilità con cui riuscivo a proporvi capitoli interessanti e più lunghi... è proprio vero che la pratica è sacra.
Spero, almeno, che sia leggibile... se manca pure quello, mi sparo =__=
Mi scuso ancora un'infinità per l'attesa, augurandomi con me stessa che il 31° capitolo vi venga proposto entro termini se non decenti, almeno accettabili.
Ma anche l'estate ha portato i suoi impegni, e le giornate sono ancora di 24 ore – purtroppo -___- -
Vi auguro, intanto che ci sono, buone vacanze, anche se ormai sono iniziate da un pezzo :P
Baci a tutti, spero di avere vostri commenti, mi siete mancati! ç__ç A presto,
Ka_chan.

  
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