Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Ljn    27/12/2012    2 recensioni
......
Prendete una ragazza in vacanza, aggiungete un po' di magia, miscelate con della sana ironia e arrichite con un ragazzo o forse due...e otterrete...un disastro annunciato.
Genere: Commedia, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buondì.
So che non interessa a nessuno, ma ero troppo felice per non rompere le scatole a lettori indifesi e ingenuamente convinti che la storia che stanno leggendo abbia un qualche senso.
Perciò....do qualcosa da fare a Tratrin tra un panettone e l'altro, dato che oggi mi ha REiterato il REgalo di compleanno migliore di sempre. NOn che compensi, vista la meraviglia di capitolo che ha postato lei, ma ...ehi. Mica tutti possiamo essere REgine delle tenebRE.
E non preoccupatevi, che fra poco non avrò più null'altro di pronto e quindi vi lascerò in pace per un pochettino pochettoso permettendovi di dimenticarvi di me.
Baci Ljn
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

Contatto
2.
Un pesce resta sempre un pesce

Come ero arrivata a pianificare il mio nuovo futuro?
Beh …
Era iniziato tutto un paio di mesi prima, direi.
Quando avevo scoperto di aver vinto un viaggio a Parigi.

Ok. Detto così sembra inquietantemente sospetto.
Ricominciamo.

Ero tornata a casa, quella sera, dopo una snervante giornata in negozio – lavoro in un negozio di intimo, per la cronaca – ed indossavo ancora la mia paresi giornaliera che mi permetteva di avere un aspetto professionalmente cortese anche quando avrei voluto sputare in faccia ai  clienti. Quando ero particolarmente … mmh … di buon umore? Ecco. Un buon eufemismo, direi. Dicevo … quando ero particolarmente di buon umore, la mantenevo (la mia paresi professionale, intendo) fin dopo essere entrata in casa, perché altrimenti avrei potuto fare una strage di automobilisti a cui solo un idiota avrebbe potuto voler dare la patente.
Stavo appunto sciogliendo i muscoli doloranti delle mascelle, quando suonò il mio cellulare.
Non guardai neppure chi fosse l’ardito che aveva osato sfidare la mia rabbia latente. Mi limitai ad aprire il coperchio dell’aggeggio con un movimento brusco e rispondere con un morbido - Pronto.

Sì, sì non avevo uno di quei così che appena lo sfiori si accende e che poi prende il comando delle tue azioni decidendo cosa riuscire a farti aprire e a cosa invece negarti l’accesso. Quando avevo dovuto cambiare telefono per estinzione del mio vecchio amico fedele - che avevo da quando avevo iniziato a parlare (o quasi)-, avevo scelto un modello a conchiglia, forse non molto “in” ma che adoravo davvero per le sue curve armoniose ed eleganti. Ve lo avevo detto che amavo le cose belle, no?
Comunque … divagare è il mio forte, se non lo avete capito da soli … dissi “Pronto” e poco ci mancò che terminassi l’apertura della conversazione telefonica con il nome del negozio in cui lavoravo e il mio. A volte mi scappava.

- Tesoro sono la mamma.
… E io da brava figlia gemetti interiormente.
- Ciao mamma. Che c’è?
Stupida, stupida, stupida che ero. In ventiquattro anni di vita con lei non avevo ancora capito nulla di come salvaguardare la mia sanità mentale?
- Come “che c’è”. Non posso telefonare alla mia bambina senza avere un motivo specifico? È un secolo che non ti vedo. Non può semplicemente mancarmi il mio cucciolo?
“Conta fino a cento” mi ordinai sull’orlo di una crisi di rabbia. Sapevo perfettamente che se mi fossi sfogata con lei, poi le fiamme dell’inferno sarebbero state meramente un piacevole fuocherello. Me l’avrebbe fatta pagare fino alla fine dei miei giorni. Lo sapevo. Ci ero già passata. E stavo ancora pagando.
- Mamma sono venuta a casa domenica.
Era martedì.
E io non avevo potuto fare a meno di utilizzare un tono brusco. Che ci volete fare? Quando sono in “vera” intimità con una persona, abbasso le difese immunitarie che risparmiano il mondo dal mio “vero” caratteraccio.
- Appunto. Ieri era l’anniversario di matrimonio degli zii, ti ricordi? Ti avevo detto, domenica, che lunedì saresti dovuta passare, non ti ricordi?
Gemetti. E poi diceva che non aveva nessun secondo fine nel telefonarmi.
- Me ne sono dimenticata. Ero fuori. Perché non mi hai telefonato? – ritorsi. Ero bravissima in quello, come tutti i figli.
- Tanto non c’erano neanche i tuoi cugini. Ho detto loro che avevi avuto un’apertura serale in negozio.
Sì. Per mia somma gioia il mio negozio aveva anche questa divertente abitudine saltuaria. Non era una sciocchezza totale la balla che aveva inventato.
- Quindi? Che dici? Devo telefonare agli zii?
Non sopportavo i miei parenti. E loro in particolare mi facevano voglia di urlare in condizione di quiete mentale. Figuriamoci quando ero in lotta con l'universo.
- Naaah… lascia perdere. Non ti ho telefonato per questo.
Era solo per farmi sentire in colpa e rimproverarmi.
- Ti ho chiamato perché ieri papà ha comprato un biglietto alla lotteria del supermercato.
Esistevano anche queste cose?
- E non ci crederai mai, ma ha vinto!
Mi lasciai cadere di schianto sul divano. Il mondo stava per finire. Non avrei più potuto realizzare il mio “programma futuro”. Non avrei potuto incontrare quel bel ragazzo che avevo incrociato l’altro giorno al mio locale-per-il-rimorchio preferito e che lunedì – avevo davvero avuto qualcosa di più piacevole da fare che non andare a porgere i miei auguri falsi ai miei parenti –mi aveva intrattenuto moooolto soddisfacentemente.

Perché ero sull’orlo della disperazione più nera?
Perché papà non vince mai nulla. Neanche i biglietti per il parcheggio riesce a grattare nel modo corretto. C’è sempre un qualcosa che gli procura la multa. Figuratevi che una volta ne aveva addirittura acquistato uno scaduto … come abbia fatto, non ve lo so spiegare, e come me, neppure il negoziante che glielo aveva venduto. Misteri papini.

- Oh. Mio. Dio.
- Sì, sì, tesoro. So come ti senti. Per poco non è venuto un infarto pure a me. – mi consolò condiscendente. – Ma non è di questo di cui voglio parlare. Il fatto è che non possiamo ritirare  il premio.
Ah. Ora si spiegava tutto. Aveva vinto ma non aveva vinto. Non veramente. Ovviamente.
- … Quindi vorrei che lo ritirassi tu per noi.
Eh? – Scusa?
- Il giorno che ci hanno indicato noi saremo in gita con i ragazzi. Tu devi andare a Vicenza al posto nostro con la delega di papà e farti consegnare i biglietti.
- Che biglietti?
- … Tesoro, sei in casa? – sapevo che non intendeva letteralmente. Mi stava chiedendo se le mie facoltà mentali erano degradate più di quanto non supponesse. Mia madre pensava fossi diventata improvvisamente un’ameba quando le avevo detto che non avrei continuato ad inseguire il mio sogno impossibile di diventare la più grande artista di tutti i tempi, compresi Leonardo, Tiziano e Michelangelo.
- Sì. Mamma. – le risposi un po’ rigidamente - Di quali biglietti parli?
- Di quelli che ti serviranno per andare in viaggio a Parigi, ovvio. Il nostro premio. Un soggiorno di una settimana tutto compreso in un albergo cinque stelle a Parigi.

Come potevo dirlo senza sembrare un’ingrata?
- Mamma sei sicura che non sia una truffa?
- Pulcino ti pare che io sia una che si fa truffare facilmente?

… No. Mia madre non rientrava nella categoria dei fessi. Era più plausibile fosse lei quella a fregare, piuttosto che il contrario. Non che mamma fosse una cattiva persona, questo è più che scontato. Solo era … eccezionalmente sveglia, ecco.
Per questo motivo non avevo mai cercato di mentirle quando andavo a scuola. Perché sentiva una balla ben congegnata – e figuriamoci una mal congeniata - da più di un chilometro di distanza. Mamma è così. Ovvio che da piccola pensavo avesse dei poteri paranormali, ed è per questo che la mia fantasia malata di essere una principessa di un regno fatato e lontano era stata nutrita per più anni di quanti non avrei amato riconoscere una volta adulta.

- No mamma. – ammisi alla fine.
- Ecco. Appunto. – sospirò, come solo una mamma sapeva fare. Quel sospiro che ti dice “santa pazienza ti sopporto solo perché sei carne della mia carne, ed è anche colpa dei miei geni se sei così, quindi stringo i denti, respiro lentamente e ti voglio bene lo stesso” – Immagino di dover ripetere, perché non mi stavi ascoltando vero?
- Mi sono persa qualche passaggio, in effetti …
- D’accordo … - altro sospiro – Da dove non mi hai più ascoltato? Non importa. – continuò prima che fossi costretta ad ammettere la mia colpa. – Te lo spiego lentamente dall’inizio.

E poi dicono che le mamme profumano di vaniglia e il loro sorriso può sciogliere da solo il Polo Nord da tanto è caldo e pieno d’affetto. Se esiste davvero una scuola in cui si insegnano questo genere di cose, e DEVE per forza essere così dato che tutte le mamme che ho incontrato fino ad ora sono così, … credo che mamma quel giorno abbia saltato la lezione. Forse aveva deciso che piuttosto che perdere tempo con stronzate melense fosse meglio andare a giocare a poker con dei professionisti e fumarsi un buon sigaro accompagnato da un bel bicchiere di whisky. O forse più semplicemente mamma aveva minacciato o ricattato o semplicemente raggirato il preside della scuola in questione, e con lui tutti gli insegnanti ovviamente,  e si era guadagnata senza faticare un diploma di mamma perfetta al posto di uno inutile, dato che era una dote naturale la sua, di regina del sarcasmo con buone prospettive per essere ricordata come uno dei tiranni più spaventosi della storia.
… E sì. Prima che me lo chiediate, voglio molto bene a Satan … ehm … a mamma.

Insomma, per accorciare una storia che in bocca a mia madre era diventata lunga quanto la Divina Commedia – non è mai stata una donna di poche parole – mi ritrovai ad accordarmi per ritirare a nome dei miei genitori il fantomatico premio, che scoprii essere effettivamente una vacanza tutto-compreso in un albergo a cinque stelle a Parigi.
Se dico che ero andata lì convinta che mia madre mi avesse presa allegramente in giro e che quando mi confermarono per la terza volta che così non era, svenni dall’emozione … mi credereste?

… Eh, già.

Non è vero.

Non che io non sia svenuta. Quello è un fatto.
Solo che non sono svenuta per l’emozione. Ma per la febbre.

… E qui ci potrebbe stare benissimo una bella riflessione sul perché ai giorni nostri una persona che non appartiene al terzo Mondo possa svenire per una stupida influenza, ma voi non mi conoscete, e non potete sapere che io ho una allergia profonda per ogni rappresentante del genere “dottorile” e una fobia ancora più profonda per tutto quello che proviene da quei posti immondi che sono le – mi viene la nausea solo al pensarci – “farmacie”. Oh … che schifo.
Vi state domandando perché? Beh, odio appassionatamente i dottori da quando a dodici anni il mio str … dottore di famiglia con un sorriso e una faccia da schiaffi mi disse “Tesoro” … era una donna, e questo fu pure peggio. Come essere tradita dal tuo stesso genere, ve lo immaginate? Ho dovuto riflettere per anni prima di realizzare perché guardassi con sospetto ogni ragazza che mi si avvicinava - avevo dodici anni all’epoca, in fondo. Comunque … mi disse “Tesoro, non è niente. Vedrai che starai meglio una volta che la ***** sarà finita”. No. Non era una parolaccia quella che lei pronunciò, sono solo io che non desidero ricordare il fatto che non capii quello che mi stava dicendo camuffando una operazione sotto mentite spoglie  e mi fidai, ingenua bambina, rassicurata  dal suo falso e vizioso sorriso bugiardo e traditore.
E sì. Dopo sono stata effettivamente meglio.
È stato il durante che non lo ho per nulla apprezzato. Quella appendice che ora non ho più mi ha fatto un male cane e la mia permanenza in ospedale è stata … bbbrrr … non fatemici pensare.
Per quanto riguarda poi i farmacisti … è più triviale come motivazione, ma non meno urticante.

Ritornando a noi … dopo essere svenuta ed essermi risvegliata in ospedale con la direttrice del supermercato che aveva indetto il concorso ai piedi del mio letto con una faccia che se avessi avuto meno autocontrollo professionale mi avrebbe indotto a scoppiare a ridere, mi ritrovai con un viaggio di DUE settimane a Parigi completamente spesato e un ingresso illimitato a qualunque museo, pinacoteca, gipsoteca, biblioteca, discoteca … insomma tutto ciò che finisce in “teca” completamente gratuito.

Perché?

Non esattamente perché avevo fatto prendere un infarto al presidente della compagnia, quando gli ero caduta tra le braccia – non era neppure un giovane ed aitante uomo che mi avrebbe donato il suo cuore e il conto in banca per il resto delle nostre vite – quanto piuttosto perché il nonno in questione non aveva avuto la presenza di spirito, o i riflessi abbastanza pronti dato l’età, da prendermi prima che cadessi esattamente sullo spigolo dell’unica superficie pericolosa della stanza vuota. In pratica: avevano avuto paura che gli facessi causa, non sapendo che la mia seconda più grande allergia dopo le cose che suonavano come “medicina” erano quelle che suonavano come “legge”.

E non perché io sia un evasore fiscale, un ladro o una aspirante truffatrice in erba come mamma (…). Solo per un altro motivo strettamente triviale. L’avvo-diota reo di questa mia allergia, si divertiva con membri della stessa sua specie mentre stava con me; e quando lo avevo colto - come si dice - con le mani nella marmellata, aveva pure provato a girare la cosa per dare la colpa alla sottoscritta. Ora, io non pretendo di essere una maga del sesso. Ma decisamente quello che lui voleva dal suo partner io non ero proprio in grado di darglielo. E non ci tenevo neppure, a dire il vero. Di cosa sto parlando? Beh … vi basti sapere che la parola che ho usato per descrivere la … marmellata non è stata scelta a caso. …
Capito adesso?
Ora … uno dei miei migliori amici frequenta lo stesso genere di club, ed insieme ci siamo fatti una cultura, a suo tempo, sulle riviste “specializzate” e sui manga giapponesi – cosa di cui non lo ringrazierò mai abbastanza, mi si era aperto letteralmente un mondo - , tanto che potrei tenere con disinvoltura corsi di aggiornamento e di avvicinamento al … alla marmellata. Però da avere una mentalità aperta al trovare il proprio ragazzo impegnato in attività piacevoli con la “marmellata” in questione. Beh. Ce ne passa.

Ma sto divagando. Di nuovo.

Ritorniamo al fatto che avevo ottenuto un viaggio più lungo e un biglietto omaggio per ogni cosa esistente a Parigi.

Cosa fai per prima cosa dopo aver avuto conferma di avere le ferie pagate da altri? Ovviamente le concordi con il tuo datore di lavoro. E ti assicuri un compagno di viaggio con cui passare le vacanze in questione.

Ora.

Non avevo intenzione di offrire viaggi di sorta al mio attuale passatempo. Proprio in considerazione del fatto che era appunto questo: un passatempo.
Quindi chiamai la mia migliore amica. Chiara. Che attentò al mio udito strillandomi la sua felicità nell’orecchio. Inutile dire che io perforai in cambio i suoi timpani con delicati miagolii di consenso ed eccitazione.

Un consiglio. Non mettete mai una donna nella situazione di essere eccitata con un’altra donna.
Ve ne pentirete amaramente, e forse non vi riprenderete mai dall’esperienza.
E se ve lo dice una rappresentante del genere in questione …

Ci accordammo in due nanosecondi e nei rimanenti quaranta minuti di telefonata parlammo di cosa avremmo fatto e di dove saremmo andate una volta arrivate a Parigi. Musei? Ma per favore. Sognammo di focosi francesi e locali alla moda e negozi da visitare.
Poi, una volta là, ci smentiremo alla grande, e andremo a fare una retata a tappeto in tutte le gallerie, pinacoteche, musei e simili su cui poseremo gli occhi. Sapevo che aveva già iniziato a compilare liste mentali, e io avevo già iniziato le mie.
Non per niente eravamo entrambe reduci da scuole che l’arte te la facevano respirare, mangiare a colazione e modellare in dolci a cena.

Chieste le ferie, progettate le partenze, concordati gli incontri … non rimaneva altro che aspettare e ringraziare mamma e soprattutto papino per quel meraviglioso regalo.

Ma …

Se è vero che la fortuna è cieca, è pure vero che un pesce resta sempre e comunque un pesce. È inutile che cerchi di farlo camminare in una foresta con uno zaino sulle spalle.
Lui annasperà sempre in cerca dell’acqua e si dimenerà freneticamente per tornare nel suo elemento naturale.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Ljn