Film > Coraline e la Porta Magica
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Autore: Luce Lawliet    27/12/2012    14 recensioni
Il tunnel nascosto da quella piccola porta è ancora più antico dell'Altra Madre... questo mi ha portata ad immaginarmi la storia di questa sinistra fabbricante di bambole, provando a rispondere a numerose domande.
Genere: Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altra Madre, Altri, Coraline Jones
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DREAMING
 

                                                ~   L'ultima lacrima dell'Altra Madre  ~
 
 
 



Non esiste il tempo in questo mondo parallelo, lei lo sa bene.
Canticchia a bocca chiusa, mentre l'ago brilla come un gioiello alla luce della luna.
La sua luna.
 
Per allontanare la tensione porta una mano ai capelli, con l'intento di sistemarseli dietro l'orecchio e sospira consapevole, non appena torna a ricordare di non avere più le fattezze di... be', di prima.
Un prima indefinito, in questo mondo, ma ancora abbastanza recente da richiamarle alla mente la bellissima Eloise, con i suoi riccioli rossi e le efelidi che risaltavano, ogni volta che arrossiva.
Nel periodo in cui era stata sua madre aveva conservato la stessa chioma arruffata della piccola.
Eloise era stata la sua bambina. Per un po'.
L'aveva accontentata in un centinaio di modi, aveva giocato e disegnato con lei, insieme avevano fatto il giro del mondo, del suo mondo, e avevano nuotato nel lago, e poi ancora danzato, danzato e danzato.
 
Poi ovviamente anche lei si è messa a fare la capricciosa di punto in bianco, come tutti quei piccoli ingrati!
Queste cose la fanno arrabbiare, anche se lei non lo dà a vedere. Non quando loro sono ancora vivi, perlomeno. E quando lei non ha ancora i loro occhi.
Gli occhi blu scuro della piccola Eloise erano come laghi notturni, ancora può sentirli, così delicati e belli, perdere la loro luminosità e trasformarsi in vetro nella morsa delle sue mani.
La bambina aveva tenuto duro fino alla fine, ma poi, com'era prevedibile, aveva ceduto.
 
Il dolore paralizza, rende deboli.
 
E così l'Altra Madre aveva divorato anche la sua anima.
 
Ma adesso ha di nuovo fame.
E vuole continuare la ricerca, ci vuole provare, ancora una volta. Dopotutto non ha nient'altro da fare, nel suo personale girotondo di mondi.
Ci vuole più imbottitura stavolta... ecco, così. Perché lei ha il faccino tondo.
Rapido, il filo nero marca la curvatura dettagliata della bocca della nuova bambola, quasi pronta per il prossimo bambino.
Impermeabile giallo? Oh, abbiamo una piccola esploratrice, vedo... ed ecco qui gli strati di lana per i capelli blu.
Blu. Come gli occhi di Eloise.
Ma lei non si ricorda più di quella bambina, ormai.
Ha perso qualsiasi interesse nei suoi confronti nel momento in cui la sua anima è morta con lei. Dopo aver perso sia forma che sostanza, alla fine cosa rimane? Niente; al massimo uno spiffero in una stanza vuota, dietro uno specchio.
E poi lei non era neanche sua.
E' Coraline, adesso, la sua nuova ossessione.
E' lei la nuova inquilina di Pink Palace, la prima bambina a rimettere piede in quel posto dopo... non lo sa, l'Altra Madre, quanto tempo sia passato esattamente, ma è consapevole che nel mondo reale siano trascorse decine e decine d'anni. Erano venute moltissime coppie a vedere quell'edificio, ma l'anziana padrona si ostinava a non affittare a gente con figli.
Ma lei aveva saputo aspettare, ed eccola qua, la sua nuova piccola gioia.
La bambola è pronta.
Non resta solo che attendere che Coraline trovi la chiave, in modo da esplorare e arrivare a lei.
Che venga pure.
La sua mamma sarà felicissima di conoscerla.



 
                                                                                  * * *
 

 
" Tu non sei mia madre...! Mia madre non ha quei... b-bott...? "
Per fortuna non ricorda niente dei discorsi intrattenuti con tutti quegli altri bambini, altrimenti avrebbe perso il conto di quante volte avesse già sentito la solita frase.
" B-bo... bottoni? " la scimmiotta allegramente, continuando a friggere le uova, come se niente fosse " Ti piacciono? " non attende la risposta, forse per paura di sentirla. E' ancora troppo presto, pensa " Io sono la tua Altra Madre, sciocchina. Ora, avverti il tuo Altro Padre che la cena è pronta. "
Sostiene lo sguardo scettico della piccolina davanti a lei e insiste, sorridendole con dolcezza " Su, coraggio! E' nel suo studio "
Finalmente, quando Coraline si allontana, lei può rilassarsi, mostrando la vera parte di se stessa, quella che sta fremendo dall'eccitazione e dalla felicità, quella che spera con tutto il cuore che questa volta abbia trovato quella giusta.
E' lei la mia bambina, si autoconvince, è lei. E questa volta non la lascerò andare. 
 
Più resta con lei, più sente quel legame di fiducia e speranza farsi sempre più vivo e impetuoso. Forse la piccola si è accorta della sua frenesia, ma per educazione non le dice niente.
La prima notte nel suo mondo perfetto, Coraline sente di poterla definire la migliore della sua vita.
Lo sente, l'Altra Madre, ha percepito con soddisfazione che la sua bimba non ha pensato per un momento alla sua vera madre, almeno non quando era con lei, e la cosa la rende così felice che automaticamente si china sulla piccola, dandole un bacio sulla fronte, subito dopo averle rimboccato le coperte.
Coraline però non si sposta, né si irrigidisce. E' totalmente a suo agio con lei, tanto che l'Altra Madre invece di andarsene, si siede accanto al suo lettino, vegliando e meditando per tutta la notte.
La osserva dormire e immagina di entrare nei suoi sogni.
Coraline ha un visino davvero singolare. All'apparenza semplice, ma dall'espressione furbetta. E con due occhi grandi e castani, che trapelano una dolcezza infinita.
Si scopre a pensare a come sarebbe stringerli tra le mani, lasciando che diventino freddi e opachi, due pezzi di cristallo che si sgretolano come sabbia tra le dita... e sostituirglieli con altri, leggermente più grandi, piatti e completamente neri.



  
                                                                                   * * *


 
Vola via un'altra notte e Coraline fa presto ad entusiasmarsi alle estreme bellezze del suo mondo perfetto.
Ride di gusto lei quando il suo tesoruccio le confida, tra una cucchiaiata di panna cotta e l'altra, che è un miliardesimo di volte meglio di Babbo Natale. 
" E' come se fosse Natale tutte le sere! O il mio compleanno! " grida con gli occhi luminosi e la bocca piena.
Oh, ma potrebbe esserlo, amore mio. Devi soltanto fare una scelta.
" Piano con i dolci, cara. Non voglio che poi tu stia male, dopo cena " dice, togliendole il piatto ormai mezzo vuoto dalle grinfie, per sicurezza " A quanto vedo ti stai divertendo molto qui... non è vero? "
Anche se il suo sguardo è puntato su di lei, si accorge dell'occhiata d'avvertimento lanciatale dall'Altro Padre.
Si ostina ad ignorarlo, anche se sa perfettamente che ha ragione lui. 
E'.
Troppo.
Presto.
Fermati, o rovinerai tutto.
" Oh, sì. Mi sembra di essere in un sogno dal quale non vorrei mai svegliarmi! "
" Non hai idea di quanto la cosa mi renda felice. Allora, in questo caso, perché non prendi in considerazione l'idea di... " l'Altro Padre le ha appena appoggiato una mano sulla spalla. Finge di essere un gesto amorevole, ma sente le sue dita stringersi con forza sul braccio. Resta senza parole, incurante degli sguardi interrogativi che le lancia la sua bambina.
Questa è la cosa che tollera meno di tutte quando è costretta a creare gli Altri: dipendono dal suo potere, certo, ma alle volte fanno un po' troppo di testa loro.
" Di... tornare... anche domani? Le nostre vicine sono state tanto gentili da invitare te e Wybie al loro spettacolo. Lo terranno domani sera, a casa loro."
Coraline sorride entusiasta, assicurandole che ci sarà, e improvvisamente attacca con il suo presunto padre una vivace parlantina di quanto Wybie sia incantevolmente più sopportabile quando non parla e di molte altre cose, che tuttavia l'Altra Madre non ascolta più.
Domani notte, riflette, glielo chiederò domani notte. 


 
                                                                                          * * *


 
Pink Palace, 1619.
 
Aveva avuto una vita anche in quel mondo, lei. 
Da bambina non aveva avuto bambole, né giochi di alcun tipo, a parte quelli intagliati in legno, che ogni tanto suo padre le fabbricava.
Questi ricordi ancora galleggiano chiaramente nella mente dell'Altra Madre, così come particolari profumi, morbide stoffe preziose, e un nome.
Cèline.
Ricorda ancora le umili origini e le orride condizioni in cui lei e la sua famiglia erano stati costretti a vivere per lungo tempo, prima che fossero assunti nel personale di domestici di Pink Palace.
Quell'edificio era stato un castello, una volta.
C'erano terrazze di marmo e cantine buie, corridoi lunghi decine di metri e passaggi nascosti.
E poi c'era Cèline.
Quel piccolo batuffolo rosa di appena otto mesi, che lei aveva accudito con amore e attenzione, per ordine dei padroni.
La vera madre era una noiosa aristocratica dalla pelle di latte e il viso di un angelo, ma dai modi meschini e altezzosi, che ogni volta non aveva esitato a sfoggiare, ignorando perfino la sua stessa figlia.
Dopotutto a questo serviva lei, altrimenti non l'avrebbero mai assunta. In perenne assenza della signora, ci aveva pensato lei a crescere la bambina, facendole da allevatrice, istitutrice, amica.
Madre.
 
Dopo cinque anni, lei aveva iniziato a nutrire un amore incondizionato per quella splendida creatura dai riccioli biondi e gli occhi nocciola, un amore che l'aveva portata a soddisfare ogni desiderio di Cèline, senza però che questa crescesse viziata e arrogante come sua madre.
No, questo lei non l'avrebbe mai permesso.
Tuttavia la gente mormorava.
L'Altra Madre sapeva cosa dicessero in giro di lei, era consapevole di come guardassero con diffidenza la sua carnagione scura, e anche di cosa spettegolassero riguardo alla sua religione.
Ma nessuno si era mai lamentato direttamente con lei, perciò andava tutto bene.
Finché un giorno quell'orribile donna, la madre di Cèline, reduce dall'ennesima discussione con il marito andata a finire in perdoni e promesse, non aveva deciso di stabilirsi nuovamente in quella casa, e di restarci.
Evidentemente il marito, venuto a conoscenza delle sue abitudini e non sopportando più il suo atteggiamento poco onorevole, le aveva concesso un ultimatum. 
" O inizi a comportarti da moglie - e madre - o finisci per strada ", insomma, era stata questa la minaccia, più o meno.
E fu proprio per questo che lei si vide strappare dalle braccia Cèline.
Dopo anni trascorsi nella più assoluta sottomissione, dopo anni di offese, umiliazioni, fatiche e silenzi, nell'animo dell'Altra Madre per la prima volta si accese la violenza.
Come si permetteva quella donnaccia, quel viscido parassita, di rubarle il suo amore?
Dopo che era stata lei a tirarla su senza alcun aiuto e soprattutto senza la minima esperienza, dopo essere stata lei a curare ogni malattia, a provvedere ad ogni suo bisogno, a sopportare i capricci e le lacrime ogni volta che chiedeva dove si trovasse in quel momento la sua mamma, ora quella donna pretendeva anche di avere il diritto di farle questo?!
Era lei la sua vera madre!
Cèline si era dimenata dalle braccia della donna, per correre da lei. Per lei era un'estranea, quella signora con i guanti bianchi e il ventaglio in mano.
 
Ricorda ancora le parole che quella bambina mormorò, spaventata, ma decisa: " Io non voglio te! Voglio restare con la mia altra madre! "
...Restare con la mia altra madre.
...Con la mia altra madre.
...La mia altra madre.
...L'Altra Madre.
Lei non si era mai permessa di alzare un dito su quella bambina, ma quando vide la mano guantata della donna accanirsi bruscamente contro il suo faccino tondo provò per la prima volta il terrore.
Cèline aveva traballato per reggersi in piedi, era scoppiata in lacrime, allontanandosi da sua madre e correndo verso il giardino. La donna era furiosa, spinse con violenza l'Altra Madre da parte per inseguire la figlia.
 
Da qui in poi i ricordi sono offuscati.
Ricorda il rumore di zoccoli, di cavalli che trainavano una carrozza a gran velocità, e uno strano tonfo... e poi, il grido di quel mostro di donna... un grido che si sovrapponeva a quello di molte altre persone scioccate...
Ricorda ancora di essere uscita a sua volta per andare a vedere... ricorda un corpicino sporco di rosso accartocciato in mezzo alla strada, come una bambola rotta...
 
Lei aveva fabbricato una bambola per Cèline.
L'aveva costruita con cura, rendendola il più somigliante possibile a lei, con tondi bottoni neri e lucidi, e nastrini di seta.
 
Cos'altro c'è da ricordare?
Oh, sì. Ancora un ultimo scorcio della sua vecchia vita riposa tranquillo nella sua memoria. Il frammento di un ricordo importante, riguardante ciò che era avvenuto in seguito alla perdita della sua bimba.
C'erano stati i funerali di Cèline, ma lei non aveva presenziato.
Aveva sprecato un'intero pomeriggio a cercare quella bambola, prima nella cameretta della bambina, poi per tutto il castello.
Lei e Cèline andavano spesso in giro per casa dopo cena, e avevano scoperto tante di quelle porticine dietro gli arazzi e tunnel sotterranei che correvano giù per le cantine, che conoscevano il castello meglio di chiunque altro.
C'era una piccola porta, in particolare, nascosta da una vecchia poltrona di fianco al camino del salone, che conduceva ad un passaggio lungo e stretto. Era il posto preferito di Cèline, quello in cui la piccola aveva implorato la sua Altra Madre di insegnarle qualcosa riguardo alla sua " magica religione ".
La chiamava così perché non riusciva a pronunciare bene quella parola, voodoo.
La religione delle bambole, degli aghi e dei bottoni, diceva sempre. In quel tunnel buio e fresco l'eco aveva sempre amplificato il suono delle loro risatine d'argento... ma ora era rimasto soltanto silenzio.
 
Quando la donna era tornata a casa, l'Altra Madre l'aveva aspettata. Con una scusa banale, degna di un essere stupido e arrogante come lei, l'aveva attirata in uno dei tanti passaggi nascosti all'interno delle pareti.
L'aristocratica lady non aveva neanche gli occhi arrossati dal pianto.
Le aveva strappato il suo angelo e ora lei le avrebbe strappato via gli occhi.
 
Si era nascosta, per non essere trovata.
L'avevano cercata nel castello e per tutta la città, volevano bruciarla sul rogo, sentiva attraverso i muri le loro grida, la chiamavano Beldam*, strega.
Ma a lei non importava dei nomi. In fondo, aveva dimenticato perfino il suo. No, la cosa importante era che si trovava dietro quella porta, quella di cui nessuno era venuto a conoscenza; era il loro nascondiglio segreto, di lei e Cèline.
Per giorni strinse la bambolina al petto, cullandola e sussurrandole parole di conforto, ninne nanne e indovinelli divertenti.
La fame e la sete erano mortali compagne, che alla fine presero il sopravvento su di lei, facendola impazzire.
Tuttavia sapeva che non doveva oltrepassare di nuovo quella porta, altrimenti l'avrebbero uccisa. 
Patetico.
Tutti sapevano cos'aveva fatto eppure nessuno si era schierato dalla sua parte.
Non era stata la cosa giusta?
Non lo era stata, Cèline?
Ora la sua piccola sarebbe stata al sicuro, nessun'altra megera avrebbe più alzato le mani su di lei.
Trascorsero mesi e l'Altra Madre si rese conto che, lentamente, il suo corpo si stava trasformando.
I capelli finti della sua bambolina avevano iniziato a cadere e rovinarsi, allora si era strappata le proprie ciocche per sistemarli.
Man mano che scordava il sapore del cibo, la pelle dell'Altra Madre andava spaccandosi e raggrinzendosi, le sue mani si fecero più sottili, le dita magre, lunghe, simili a fili di ferro. Un po' come gli aghi che aveva piantato negli occhi di quella donna.
Con le sue ultime forze, l'Altra Madre pregò un'ultima volta, stringendosi la bambolina al petto, sfruttando fino all'ultima goccia dei suoi poteri per stipulare il patto che l'avrebbe segnata per il resto dell'eternità.
 

 
                                                                                             * * *


 
" Tu adori stare qui, vero Coraline? "
Ecco, è arrivato il momento. Le sue mani fremono impazienti, mentre allungano una scatola infiocchettata verso quell'adorabile scimmietta danzante.
" Per te " sussurra l'Altra Madre " bambolina mia "
La vede scartare impaziente il regalo e un sorriso gioioso la coglie inaspettata. Coraline è una bambina meravigliosa. Ora che ha avuto modo di conoscerla si è accorta che conserva anche qualche caratteristica di Cèline.
Cèline...
Coraline...
Curiosa l'assonanza tra i due nomi; non ci aveva fatto caso, prima.
E se adesso la ragazzina dicesse di sì sarebbe tutto finito, giusto? Se accettasse immediatamente, di sua spontanea volontà di restare qui con lei non avrebbe più bisogno di nessun altro bambino, perché sarebbero lei e sua figlia, di nuovo. Solo Cèline aveva detto " Voglio restare con la mia altra madre " e se adesso Coraline affermasse la stessa cosa, Beldam avrebbe finalmente ritrovato la sua stellina perduta.
E funzionerebbe! Tutto tornerebbe ad avere un senso, il tempo, forse l'Altra Madre riacquisterebbe la percezione del tempo. E forse stavolta troverebbe il coraggio di varcare di nuovo quella piccola porta... funzionerebbe, funzionerebbe, funzionere...
" No! MAI!!! " grida all'improvviso Coraline, allontanando bruscamente la scatola, come se fosse bollente " Non mi cucirai i bottoni al posto degli occhi!"
E' terrorizzata. E improvvisamente guarda l'Altra Madre in modo completamente diverso. Spaventato... e disgustato.
" Oh, ma devi dirci di sì! " dice lei, afferrando la scatola per evitare che cada, e marcando bene quel " devi ".
Che succede?
Era convinta che questa volta sarebbe stata lei, Coraline è perfetta, è così... così...
Mi sono sbagliata di nuovo?
" E' così appuntito che non sentirai nie... auch! " mugola l'Altro Padre quando gli assesta un calcio sotto al tavolo.
Idiota!!!
Tuttavia Coraline si è già alzata dalla sua sedia e ha iniziato a indietreggiare, allontanandosi da entrambi.
L'Altra Madre sente quel mondo, il suo mondo, crollarle sotto i piedi, ma si sforza di provare a salvare la situazione finché è ancora in tempo, Coraline deve assolutamente cambiare opinione.
Perché mai si è rifiutata?
Non si è comportata da madre abbastanza amorevole?
Si offre di salire a rimboccarle le coperte, ma Coraline questa volta si ritrae, lasciandola senza parole.
Coraline non si era mai ritratta al suo tocco.
In quel momento capisce di averla perduta.
Coraline corre in camera sua, mentre l'Altra Madre si dirige verso la piccola porta in sala.
Sa già come si comporterà la sua piccola ospite, si tufferà a letto per addormentarsi il prima possibile, in modo da tornare nel suo mondo e non rimettere mai più piede in questo.
In modo da tornare da sua madre.
Il respiro di Beldam si fa rapido e affannato, mentre con un calcio chiude con forza la porticina, per poi sbarrarla dietro ad un armadio.
Coraline evidentemente ha fatto la sua scelta. Preferisce quella stupida donna impegnata, che passa più tempo davanti al computer che con lei? E ha anche il coraggio di chiamarla mamma? 
Benissimo, piccola stupida.
Tutti hanno fatto la stessa scelta, nessuno ha preferito lei alla vera madre, come aveva fatto Cèline.
Adesso Coraline. E prima Eloise. Poi Tammy. E Charlotte, Marc, Samantha, Becky, Sarah, Richard, Tommy, Laura, Christine, Vivian, Janette, Dennis, Jessica, Anna, Amy, Marylou...
Li odia. Tutti quanti.

 
 
                                                                                                  * * *


Se potesse piangere, l'Altra Madre lo farebbe.
La testardaggine di quella bambina l'ha costretta a mettere in mezzo anche i suoi veri genitori. Non che gliene importi molto, ma Coraline si sta rivelando, oltre che l'ennesima delusione, anche una bambina terribilmente cattiva. Ha portato un gatto, questa volta.
Santi numi, lei odia i gatti.
Una volta la persiana bianca della sua vecchia padrona aveva graffiato in faccia Cèline quando aveva solo un anno e mezzo. In meno di due secondi quella bestiaccia aveva fatto un bel volo fuori dalla terrazza, finendo dritta nel laghetto. L'Altra Madre aveva sperato che ci affogasse, lì dentro.
Coraline le sta parlando, adesso.
Ha trovato gli occhi degli ultimi bambini morti, quelli il cui spirito è ancora troppo in forze per dissolversi nel vento. Quegli occhi sono ancora luminosi, l'Altra Madre ptrebbe ancora nutrirsi della loro energia. E' fuori discussione che permetta a quella mocciosa di tenerseli.
" Perché ti comporti così? Lo sai che ti amo " le sussurra chinandosi su di lei e lasciando scivolare una delle sue dita lunghe e affilate come lame sul tenero faccino tremante della piccola, che bloccata dal terrore, riesce solamente a ribattere: " Sai... hai davvero un bel modo di dimostrarlo! "
Per un attimo l'Altra Madre sente una fitta al cuore che riesce a congelarla dal dolore. I bottoni che ha al posto degli occhi sono finti, come ogni altra cosa creata da lei, un rimpiazzo della realtà. Per questo non può piangere, ma è meglio così. Almeno nessuno può accorgersi che anche lei ha delle debolezze.
Coraline non ha la minima idea di quanto lei abbia amato, un tempo.
Tuttavia l'Altra Madre cambia velocemente argomento, per evitare che le sfuggano dalle labbra parole di cui in seguito potrebbe pentirsi. 
Dove mai saranno i tuoi genitori, Coraline? Sei abbastanza furba da trovarli? Anche se ci riuscissi, comunque, non posso permetterti di lasciarmi. Non sei quella giusta, ma ho bisogno di te. Ho molta fame e morirò se tu te ne vai.
L'Altra Madre è abituata a vincere, ma presto comprende di non aver fatto i conti con quel sacco di pulci.
Il gatto nero che Coraline le lancia addosso le graffia il volto con ferocia.
L'Altra Madre grida, sorprendendosi di sentire il dolore.
Le ha strappato i bottoni dagli occhi!!
" Nooooo, Coraline!! Ti prego! " sta gridando, adesso, mentre striscia faticosamente, fino a toccare la porta del suo mondo aperta.
La bambina è riuscita a varcarla, la sente muoversi a gran velocità nel tunnel.
La segue, sbattendo più volte contro le pareti viscide, dal momento che non può più vedere.
Non la sfiora neanche il pensiero di stare attraversando nuovamente quel tunnel maledetto, dopo tanto, tanto tempo.
E poi... l'orrore, quando sente la serratura della porta a pochi metri da lei scattare.
" Coralineee! " la implora, prendendo a pugni il legno spesso " Morirò, senza di te!!! "

E' inutile.
La bambina se n'è andata, con i suoi genitori e il suo gatto.
La bambina l'ha battuta.
E' stata una mossa furba, quella di farle giurare che non avrebbe barato, anche se lei aveva comunque cercato di ingannarla, sicura che avrebbe vinto.
E ora, l'Altra Madre si rende conto del suo errore.
Ha giurato sulla sua mano destra*, e ora osserva impotente i fili metallici staccarsi dal polso, e la sua mano cade per terra, con un fastidioso clangore metallico.
Un ruggito di rabbia prende forma dalla sua gola e l'Altra Madre si accanisce contro la porta con l'intento di sfondarla, ma poi si immobilizza.
La bambina l'ha davvero battuta?
Il suo sguardo torna sulla sua mano destra.
Non l'ha fatto.
L'Altra Madre sente di non riuscire a tornare in quel mondo per riprendersi con la forza ciò che le spetta, ma lei resta comunque la Dominatrice di sogni, la fabbricante di bambole. Di qualunque filo si tratti, lei non perderà mai la facoltà di muoverlo a suo piacimento.
Intuendo di avere ancora un'ultima chance, comanda alla sua mano di passare sotto la porta e di trovare Coraline.
E di ucciderla.
Strappale gli occhi, ordina, e portameli.









* Beldam: parola usata nel libro, in inglese è un termine arcaico per indicare un demone femmina o una strega, dando quindi al personaggio una precisa identità. In italiano il termine è stato tradotto con un generico "megera", che fa perdere gran parte del senso voluto dall'autore.

* Il fatto che giuri sulla sua mano destra è un altro piccolo riferimento preso dal libro.








 
   
 
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