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Autore: _Fy    28/12/2012    2 recensioni
Flor e Federico,apparentemente così diversi tra loro,eppure molto simili.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Matias si alzò di scatto scottato; strisciò la sedia sul pavimento ecru del ristorante e velocemente alzò la sottile stoffa dei pantaloni per evitare che il liquido bollente venisse ancora a contatto con la pelle chiara delle sue gambe.

 

- Non sa quanto mi dispiace!

 

In effetti un pò gli era dispiaciuto ma era stato più forte di lui; sapeva quanto fosse irrazionale e illogico tutto ciò che stava facendo e più volte in quella serata si era domandato il motivo di tanto baccano da parte sua, ma più se lo chiedeva, più le risposte non gli piacevano.

 

Così, allontanò la questione e i rimorsi di coscienza e seguì la strada delle sue emozioni.

 

- Che disastro! Che orrore! Matias vuoi una mano?!

 

Florencia si avvicinò al ragazzo ancora intento ad osservarsi la grande macchia che faceva bella mostra di sé poco più in basso del cavallo dei pantaloni.

 

- Tieni, prendi questo fazzoletto!

 

- Grazie Flor!

 

Matias protese le mani verso il tovagliolo color panna che la sua accompagnatrice gli stava porgendo, nel farlo le sfiorò le mani e un dolce sorriso si dipinse sulle labbra del giovane.

 

Federico si schiarì la gola attirando su di sé lo sguardo dei due commensali.

 

- Forse sarebbe meglio andare in bagno o a casa a cambiarsi, non crede? Io le consiglierei di tornare a casa signore, così non rimarrà con il pantalone macchiato.

 

Matias arcuò un sopracciglio perplesso, in lui iniziò a sorgere il sospetto che quell'incidente increscioso non fosse poi così casuale, d'altronde, si ritrovò a pensare, quel cameriere era stato troppo spesso il protagonista di quella cena disastrosa.

 

- La ringrazio dell'interessamento ma va bene così!

 

Flor osservava il cameriere assorta, gli occhi di lui l'avevano colpita profondamente; le ricordavano quelli del suo caro principe, stesso colore, stesso alone di tristezza, solo una cosa sembrava distinguerli, gli occhi dell'uomo che aveva di fronte erano accesi, quando lui la guardava, quegli occhi erano vivi.

 

Brillavano, come se in lei avessero trovato qualcosa per cui valeva vivere e combattere.

 

Si diede dell'idiota per averci pensato.

 

Si diede della stupida perchè ancora una volta i suoi pensieri erano tornati a Federico; era sbagliato e Florencia ne era consapevole, Federico era il principe di una un'altra principessa e a lei non rimaneva che accettarlo una volta per tutte.

I suoi occhi tornarono a Matias e si domandò se fosse davvero lui il principe della sua favole, se con lui sarebbe mai potuta essere felice o se invece il destino dovesse ancora bussare alla sua porta, lo stesso destino che l'aveva condotta in casa Fritzenwalden.

Federico ghignò soddisfatto, aveva un obiettivo e lo avrebbe portato a termine; ancora una volta il suo cervello elaborò quella fastidiosa domanda riguardante le motivazioni dei suoi gesti e ancora una volta la scacciò così come era arrivata, non voleva pensarci, non doveva o sarebbe impazzito.

Matias si avvicinò a Flor, una sua mano si posò sulle sue spalle e con il sorriso sul volto la condusse al suo posto, le spostò la sedia e la invitò con lo sguardo a sedersi.

La ragazza ubbidì colpita da tanta cavallerie ma quel gesto non le scaldò il cuore come avrebbe voluto, come non lo fecero gli occhi di lui che la guardavano dolci e colmi di ammirazione.

Federico ghignò da sotto la coltre nera di baffi che gli coprivano la bocca; non si sarebbe arreso, nonostante quello seduto sulla sedia fosse il suo migliore amico, nonostante la parte razionale del suo cervello gli urlava che ciò era sbagliato, nonostante il cuore fosse diviso in due parti, si divideva e si straziava tra la consapevolezza dei suoi gesti e l'irrazionalità delle sue emozioni.

Avrebbe escogitato qualcos'altro.

Se Florencia non poteva essere sua, se non poteva dividere con lei qual che sentiva nascere dentro sè, allora non sarebbe stata di nessuno.

Sapeva di essere sbagliato ed egoista e forse tornando a casa quella sera si sarebbe pentito ma non riusciva a trovare la forza di allontanarsi da lei e da quel piccolo gioco che stava mettendo su.

Dopo la morte dei suoi genitori, per proteggersi dal dolore, aveva imparato a chiudere il suo cuore e congelare le sue emozioni.

Fino a non saper più tornare indietro.

Con l'arrivo di quella ragazza qualcosa dentro di lui stava cambiando, un tenue calore stava spazzando via il freddo inverno del suo animo portando invece la primavera.

Per lui, era piacevole.

Si sarebbe aggrappato a quella piccola gioia con tutte le sue forze, con tutta la determinazione.


Nel frattempo, un giovane ragazzo dagli occhi chiari e vispi era seduto comodamente su una scomoda sedia dell'aeroporto; aspettava il suo volo insieme al suo agente, aspettava di poter finalmente tornare a casa per rivedere la sua famiglia.

   
 
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