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Autore: Setsuka    28/12/2012    5 recensioni
Pensò di essere malata: le piaceva quello che vedeva riflesso allo specchio, ma non si identificava con quell'immagine.
E pian piano che in quella bimba fiorì la fanciullezza e i suoi vestiti diventavano sempre più austeri, senza perdonare un centimetro di pelle scoperta, più si allontanava dal mondo dei giochi, e più prendeva consapevolezza dell'inquietudine che la sua immagine allo specchio le dava: chi era quella bambina in vestitini così seriosi e femminili su cui scendevano lunghi capelli raccolti sempre in un fiocco fin troppo vistoso?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Kyoko Sakura | Coppie: Kyoko/Sayaka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Once upon a time in Heartland.

Once upon a time in Heartland.






Non le piacevano i giochi delle bambine, preferiva giocare con le automobiline creando loro percorsi con tutto ciò che le capitava, le piaceva combattere con pistole ad acqua e maneggiare rami come fossero spade, immaginandosi un cavaliere senza macchia, né paura, al servizio della giustizia.
Era l'idolo dei bambini, litigavano per giocare con lei e non tanto perché amava i loro giochi, quanto perché -nonostante fosse un maschiaccio- era probabilmente la bambina più graziosa dell'intero quartiere.
Ma il tempo ha sempre fretta, non si ferma mai, non aspetta, e giorno dopo giorno la bambina si rese sempre più conto della sua identità e di ciò che significava.

Pensò di essere malata: le piaceva quello che vedeva riflesso allo specchio, ma non si identificava con quell'immagine.


E pian piano che in quella bimba fiorì la fanciullezza e i suoi vestiti diventavano sempre più austeri, senza perdonare un centimetro di pelle scoperta, più si allontanava dal mondo dei giochi, e più prendeva consapevolezza dell'inquietudine che la sua immagine allo specchio le dava: chi era quella bambina in vestitini così seriosi e femminili su cui scendevano lunghi capelli raccolti sempre in un fiocco fin troppo vistoso?   
E un giorno, prima che arrivasse la primavera per il suo cuore, capì: a lei non erano mai piaciuti i giochi da femmina, ma le bambine... le erano sempre piaciute, e non avrebbe mai potuto far nulla per smettere di farsele piacere.
Kyoko Sakura, a dieci anni, era ingenua e provò sollievo nell'aver realizzato qualcosa che l'aveva tanto preoccupava; non conosceva il mondo e non credeva che una cosa tanto personale, innocente e bella, potesse essere pericolosa come un cappio intorno al collo.
Crescendo però l'avrebbero capito tutti: Kyoko non aveva paura di un eventuale stupido cappio al collo, Kyoko non avrebbe mai avuto paura di nulla, perché la paura era ignoranza e lei non si sarebbe mai e poi piegata a qualcosa di così insensato e sciocco, lei avrebbe sempre scelto la parte della ragione, lei sarebbe sempre stata fedele a se stessa ed onesta con le sue emozioni; era la prima cosa che le aveva insegnato suo padre e per tanto sarebbe stata la sua regola di vita che mai e poi mai avrebbe infranto.



Suo padre però la tradì, tradì il suo amore, non lo comprese e lo risolse in sangue, sangue che lei avrebbe solo visto e non toccato, cadaveri che avrebbero infestato il suo sonno, strappandogli qualsiasi sogno, persino il desiderio di essere romantica, di immaginarsi cavaliere per una qualche fanciulla. 
Aveva senso tener fede a quell'insegnamento?
Che andasse a farsi fottere qualsiasi cosa, era una soluzione migliore. 
Fino a quando non incontrò Sayaka Miki che tutto cambiò. Non era il suo riflesso, non la sua testa, in realtà non sapeva quasi niente di lei e le uniche cose che conoscevano l'una dell'altra l'avevano portate a farsi la pelle a vicenda, ma... c'era qualcosa in lei, per cui doveva insistere, non doveva lasciarla al suo fato.
Un'altra romantica, un'altra sognatrice tradita dai suoi stessi sogni, un altro cuore che andava marcendo. E per questo l'avrebbe salvata, a qualsiasi costo.



Quando Sayaka fu stesa nel suo letto, algida, priva di vita, ma bellissima sotto l'unica luce che le accarezzava il volto -la pallida e gentile luce lunare-, Kyoko sognò, dopo troppo tempo che aveva dimenticato come si faceva. Sognò un finale da fiaba, di quelli dove coraggio e amore vincono, dove le principesse sono felici, sorridono, e danzano col proprio amato nel più bello dei vestiti. 
Si sedé sulla sponda del letto e si chinò su Sayaka, ma solo le fronti si toccarono.
Voleva vedere le sue iridi blu, voleva vedere il suo riflesso negli occhi di Sayaka. Si fece spazio tra le sue dita, strinse la sua mano e una lacrima scese, bagnò le labbra di Sayaka, ma nessun incantesimo svanì.
Ma fu lì, al chiaro di luna, che tutto fu chiaro. 
I giochi delle bambine, il loro aspetto, i giochi dei maschi, i loro ruoli, il suo stesso riflesso che le creava disagio... tutte stronzate. Quel tormento, quella confusione, erano perché non aveva trovato la se stessa che desiderava, ma la Luna la stava illuminando, era lì l'altra metà, e aveva un solo nome: amore.
 Forse -pensò soffiando sulle sue labbra- un bacio poteva svegliarla? Poteva salvarla? Non era l'amore che lei cercava?
Però si chiese se nelle fiabe la principessa desiderasse davvero il bacio di quel principe, se non ne avesse un altro nei sogni, e se il suo salvatore non fosse stato del tutto casuale, se in realtà volesse andare oltre quel contatto approfittandone del sonno...
Nessun bacio a quel punto, nessuna pretesa avanzò Kyoko, solo una promessa: non l'avrebbe lasciata sola, perché quello è il fine ultimo dell'amore.

E spossata, cadde al suo fianco, nell'abbraccio di un sogno felice; un sogno in cui lei vestiva abiti maschili, Sayaka un delizioso vestitino con fronzoli, e insieme -mano nella mano- tra le luci della città, tra le occhiate, tra i bisbigli, si scambiavano il loro primo, tenero, bacio.









Ultima fanfiction del 2012 credo, un anno per me importante e a suo modo bello, l'anno che non dimenticherò poiché ho visto questo stupendo anime che mi ha cambiato la vita, arricchendola con Kyoko, la mia meravigliosa musa Kyoko.
E non ho altro da aggiungere in proposito, solo che volevo concludere con un lavoro su di lei quest'anno. 
E visto che Mattie Leland mi è stata vicina, nonostante ci separino chilometri, e non sono riuscita a finire il regalo di Natale che volevo farle... beh, direi che è quasi scontato che io la dedichi a lei, e con affetto e gratitudine. 
Buon 2013 a tutti. 


   
 
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