Ultimamente ho molto tempo per scrivere, nessuno mi contatta più o mi chiede di uscire, forse faccio loro pena, forse non sanno cosa dirmi; meglio così, non sopporterei i loro sguardi bassi o compassionevoli. Alla fine la mia presenza non contava molto, non so neppure perché io sia stato accettato in quel gruppo o perché abbia continuato a frequentare quelle persone per così tanto tempo; non posso dire che mi divertissi, visto che uscivo con loro di malavoglia e tutto quello che facevo era osservarli, solo osservarli ed ascoltare i loro discorsi
A dirla tutta inizialmente mi sentivo onorato ad uscire con loro, sembravano forti e per qualche tempo i loro discorsi erano pure riusciti ad entrarmi in testa. Ma ora, a mente fredda, li vedo per quello che sono veramente, delle persone superficiali con cui non avevo nulla in comune e a cui non aspiro ad essere.
Non sono mai stato un tipo di molte parole, e forse sotto sotto cercavo proprio la solitudine.
Ormai a scuola, dopo i primi giorni in cui tutti mi scrutavano, nessuno fa più caso a me e passo il mio tempo a guardarmi in giro. Sto sviluppando una specie di fastidio verso le persone della mia età, tutte così superficiali e prese da questioni futili. Sembra che il mondo vada al contrario, le ragazze intelligenti vengono ignorate, mentre le più stupide vengono idolatrate, e lo stesso vale per i ragazzi.
Penso spesso al perché questo è successo a me e non a quei ragazzi che picchiano le matricole per farsi rispettare? O a quelli che fanno ubriacare le ragazze alle feste per poi farsele?
Negli ultimi giorni ho anche cominciato a fumare, non è la cosa più intelligente per uno che ha appena perso la madre a causa del cancro ai polmoni, ma mi rilassa e in questo modo sfogo un po’ della rabbia che mi porto appresso.  Sì, proprio rabbia, mi trovo a pensare in modo ricorrente  a quanto io detesti tutti in questo periodo, nessuno sembra fare la cosa giusta ai miei occhi. Sono sempre stato così o è stato il trauma a trasformarmi? Ho anche iniziato a fare jogging, corro finchè non mi cedono le gambe e mi brucia la gola, finchè non crollo sul letto,in questo modo evito di affrontare i miei pensieri prima di addormentarmi.
Da quando è morta mia madre mi ritrovo costantemente a cercare nuove distrazioni, pericolose, non tanto perché mi senta invincibile, ma perché non ho nulla da perdere; l’adrenalina è l’unica cosa che mi faccia sentire vivo in questo periodo.
A casa l’atmosfera è pesante, papà quando non lavora torna a casa tardi e non bada molto a me, ma è comprensibile. Prima o poi però dovremo affrontare la faccenda, magari parlare di una divisione dei compiti, è dura vivere senza una donna in casa.
 
 

Nota dell’autrice: well well, è da un po’ che non torno qui sopra, un po’ tanto, infatti sono arrugginita. Di solito scrivo per fare chiarezza su quello che penso ed è per questo motivo che ho deciso di iniziare questa storia; voglio fare la Jean Rhys della situazione. Per chi non lo sapesse, questa donna ha scritto un’intero romanzo su Bertha Mason, la moglie pazza di Rochester in Jane Eyre, perché pensava che fosse sbagliato reputare Berta matta senza darle la possibilità di esprimere le sue motivazioni.

Questo è quello che penso anche io su Toby, inutile dire che la 3x12 mi ha sconvolta, ma ancora di più mi ha sconvolto la reazione di molti fans. Ho letto le  cose più assurde del tipo “è matto, ha usato Spencer blah blah blah”, oh insomma, avrà avuto un buon motivo per unirsi al Team, che sia per vendetta o per proteggere Spencer. Se si tratta di una vendetta, ci sarà una motivazione razionale per il suo comportamento no?

Bene, è proprio dove volevo arrivare. Ogni capitolo di questa storia è una pagina del diario di Toby, partendo dalla morte della madre, fino ad oggi. Voglio cercare di ricostruire gli eventi che l’hanno portato ad unirsi al Team (o a fondarlo? Chi lo sa?), ho già in mente una traccia, ma accetto consigli, per esempio su un evento che vorreste vedere descritto sotto forma di diario di Toby.