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Autore: redalertbd    28/12/2012    4 recensioni
Alcuni mesi dopo la sconfitta di Pitch, qualcosa di ben più pericoloso di un incubo ha iniziato a muoversi per il mondo, ed alla luce del sole. Mentre i Guardiani devono affrontare la nuova minaccia, Jamie e Sophie Bennett si trovano a dover gestire una scomoda presenza in cantina, e un certo dente caduto rivela un segreto dimenticato.
Aggiornata con il capitolo terzo.
"Divertente, dici... Raccapricciante, spaventoso, terrificante, ecco come dovrebbe essere descritto il mio intervento tra gli umani. Non... divertente.”
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“Che facciamo ora?” chiese Jack, mentre si incamminavano per tornare alla casa dei bambini.
“Sanno che gli stiamo dando la caccia, si faranno più attenti...” rifletté ad alta voce Calmoniglio. Nord annuì, pensieroso. Alzò lo sguardo verso il cielo.
“Credo che per affrontare questi nemici avremo bisogno di fare altre domande,” dichiarò, guardando la luna.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dentolina, Jack Frost, Jamie, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La novità si diffuse lentamente, un tramonto dopo l'altro, un'alba dopo la precedente. Quelli nascosti sotto terra, tra gli alberi, e dietro i muri si rigirarono disturbati nel loro torpore. Altri ed altre lo sentirono mentre camminavano mescolati tra la gente. Non sapevano perché, ma tutti loro potevano percepire la stretta che si allentava. Le forze stavano tornandogli, e con esse la fame.

Una donna premette la mano contro il vetro sporco della finestra, guardando con avidità i bambini che correvano per strada davanti alla casa. Si passò la lingua sui denti acuminati. L'attesa era finita.

 


Capitolo Primo: Un ospite indesiderato

 

“C'è un mostro in cantina.”

Jamie alzò lo sguardo dai ritagli di giornale che stava riordinano, un mosaico di trafiletti su avvistamenti di chupacabras e uomini falena, e lo posò sulla sua sorellina minore. La bimba teneva tra le braccia il peluche di coniglio che Jamie le aveva regalato, stringendogli un orecchio con una mano.

“Un mostro?”

Sophie annuì con solennità. Jamie si alzò in piedi e le si avvicinò, lasciando i pezzi di carta sparsi sul tappeto. “Non ci sono più mostri” le disse sottovoce. “Non ti ricordi? Li abbiamo cacciati via insieme!” Le sorrise.

“Ma c'è! In cantina!” esclamò la bimba con la sua vocetta acuta.

Jamie lanciò un'occhiata preoccupata in direzione della porta dello studio, dove la mamma stava lavorando al computer. “Certo che ti credo!” si affrettò a rassicurare la sorellina.

“Cantina,” ripetè la piccola.

“Ok. Ok... aspetta un momento.” Jamie andò al mobile accanto all'ingresso e aprì uno dei cassetti, tirandone fuori una torcia elettrica. Controllò che le batterie funzionassero.

“Andiamo a vedere e facciamolo scappare!”

 

 

Non c'era realmente bisogno di una torcia, perché la piccola cantina era ben illuminata da una luce al neon sul soffitto. La stanza era però ingombra di scatoloni impilati uno sopra l'altro che creavano chiazze d'ombra, quindi era meglio essere preparati. Jamie scese le scale con Sophie alle calcagna e una volta al centro della stanza si guardò intorno. Oltre alla caldaia vi erano un paio di armadi di metallo, pieni di utensili e altri oggetti che la mamma di Jamie e Sophie non sapeva dove altro cacciare, una scaffalatura colma di vecchi libri e riviste, e gli scatoloni. Jamie accese la torcia e iniziò a frugare con la luce in tutti gli angoli.

“Allora, dove sei?!” esclamò con spavalderia. Il bambino ricordava bene la notte dopo Pasqua di pochi mesi prima in cui insieme ai suoi amici e a Sophie aveva aiutato nientemeno che Babbo Natale, Jack Frost e gli altri Guardiani a mettere in fuga l'Uomo Nero in persona, e sapeva cosa doveva fare. Non aveva nemmeno un briciolo di paura, e la sua sicurezza si trasmetteva a Sophie.

“Non ti fai vedere, eh?” colpì il pavimento di cemento con la suola della pantofola, immaginando di avere la stessa forza di Calmoniglio, e poi agitò la torcia, fendendo l'aria come se fosse stata una spada laser. “Scommetto che il mostro ha paura!”

“E' un fifone!” esclamò Sophie, ridendo. Fece la linguaccia verso uno degli angoli bui. “Fifone, fifone!”

“Proprio così!” Jamie si unì alla sorellina nel fare boccacce. “Secondo me se l'è già data a gambe levate--”

Un fruscio alle sue spalle, un brivido lungo la spina dorsale. Non di freddo.

Jamie si voltò di scatto e puntò la luce verso una stretta fessura tra un armadio e una pila di scatoloni, scrutando con attenzione. Alle sue spalle Sophie stava ancora ridendo e prendendo in giro le ombre, agitando il suo peluche. Jamie si avvicinò di un passo alla striscia nera. La lampada sul soffitto non arrivava ad illuminare fin lì.

Con decisione, il bambino diresse la luce nel punto più oscuro, solo per rendersi conto che non riusciva ad illuminare di più. C'era una forma scura, nascosta nel buio, e sotto gli occhi sorpresi di Jamie la forma si fece avanti, assumendo le fattezze di un uomo alto dalla carnagione dello stesso colore di un osso, ammantato d'ombra. Il bambino si trovò a fissare negli occhi il Signore degli Incubi, che lo guardava con una smorfia divertita. La torcia gli tremò in mano.

“Guarda un po' chi si rivede.” Pitch Black schiuse le labbra color cenere in un ghigno. “Immagino che sia di dovere dire...”

“BUH!!!” strillò Sophie, saltando davanti a suo fratello, e sollevò il coniglio con entrambe le mani, per puntarlo minacciosamente verso l'Uomo Nero.

Pitch si ritrasse, preso in contropiede. Jamie si rese conto che la sua sorellina era a portata delle grinfie del mostro e immediatamente le si parò davanti, puntando la luce della torcia dritta in faccia a Pitch. L'Uomo Nero sibilò come un rettile in trappola, alzando una mano a ripararsi il viso.

“Vedi? Vedi?” Sophie prese a tirare il fratello per un braccio, felice di avere ragione.

“Non sia mai che possa passare inosservato con quest'unica, dannata mocciosa” ringhiò Pitch, ma la sua voce suonava priva di forza alle orecchie di Jamie.

“Perché sei qui?! I Guardiani ti hanno mandato via! Noi tutti ti abbiamo mandato via!” Passato lo stupore del momento, Jamie era arrabbiato. Quella era casa sua e di Sophie e della mamma! Pitch non aveva nessun diritto di essere lì! “Aspetta solo che Jack sappia che sei tornato, e...”

“Oh, certo, il valoroso Jack Frost! Mi stupisce non sia già qui in prima fila a guidare la carica contro di me” Pitch replicò in tono sprezzante. Emerse nuovamente dal pertugio, ma stavolta non cercò di avvicinarsi ai bambini. Si mosse verso un'altro angolo, e si sedette sul pavimento con la schiena appoggiata al muro. Piccole chiazze d'ombra si allargarono dove il suo corpo toccava l'intonaco e il cemento, tremolando. “Sarebbe davvero uno scontro epico...”

Jamie osservò l'Uomo Nero con più attenzione. Pitch Black sembrava più... fragile di come lo ricordasse. Si muoveva con la lentezza di un uomo anziano e pareva più magro, più curvo, come se fosse malato... davvero aveva avuto così tanta paura di lui, all'inizio? Ora... sembrava così debole e patetico. Anche Sophie doveva averlo notato, perché aveva smesso di fargli boccacce e lo stava osservando in silenzio.

“Cosa ti è successo?” chiese Jamie. Forse era tutta una messa in scena, e l'Uomo Nero stava recitando per ingannarli? Ma in ogni caso né lui né Sophie avevano la minima paura, e se quello che Jack e gli altri Guardiani gli avevano detto era vero, e Jamie era convinto al cento per cento che lo fosse, Pitch non poteva fare nulla ai bambini che non avevano paura di lui.

“Non è chiaro?” La voce di Pitch trasudava disprezzo. “Avete vinto, tu e i tuoi cari Guardiani avete vinto, e il babau cattivo è stato messo in un sacco e rispedito nel suo mondo oscuro... solo che non può più restare là. Non ho più la forza per coesistere con gli incubi che vi abitano, e me ne sono dovuto andare prima di venire consumato, sono dovuto fuggire dal mio stesso dominio...”

“Pensavo che tu fossi, tipo, il re degli incubi? Perché ce l'hanno con te?”

Pitch fece una risata priva di divertimento. “I miei cari incubi... la forza che li anima esiste da ben prima che li convocassi a me. Se non ho la forza per tenerli a bada, per loro non ho più valore di un sogno di moccioso.”

“Oh.” Pareva una cosa brutta.

Pitch si coprì gli occhi con una mano, e continuò in tono stanco. “E così eccomi qui, a nascondermi come un topo negli angoli bui del mondo... oh, ma no, non posso fare nemmeno quello. Perché nessuno, nessuno ormai crede più in me, e ogni passo che faccio mi indebolisce di più. Nemmeno di notte ho pace, troppe luci, o troppe... creature buone” pronunciò le parole con tutta l'acrimonia che riuscì a metterci “a fare la guardia lontano dalla civiltà. E io ho bisogno degli umani... mi sono ridotto a questo, a cercare rifugio qui, dove...” Guardò di sbieco i bambini, incrociando il loro sguardo rattristato e si interruppe. “Oh no. No, la compassione, no.” L'Uomo Nero si raddrizzò, indignato. “Posso sopportare di essere ridicolizzato, che non abbiate paura e che ridiate di me, ma non osate compatirmi!”

“Ehi! Sei tu che ti stai piangendo addosso!” esclamò Jamie, offeso.

Pitch riflettè un istante. “Può essere. Ma ne ho tutti i motivi.”

“Insomma, perché sei qui nella nostra cantina?!”

“Perché siete rimasti gli unici a credere io esista!” Pitch sollevò gli occhi al soffitto, esasperato. “Non avete paura di me, ma credete... potete vedermi, quando non siete distratti dai vostri stupidi giochi, e in questo momento mi devo accontentare. Ecco, soddisfatto?”

“Aspetta, aspetta, aspetta...” Jamie sollevò le mani, e così facendo sventagliò la torcia in faccia all'Uomo Nero, che si riparò infastidito. “Scusa. Però... dopo tutto quello che hai combinato, vieni a chiederci se possiamo ospitarti?!”

“Non avevo esattamente intenzione di chiedere. Essere nelle vicinanze di gente che crede è sufficiente, contavo di recuperare le forze e forse farvi prendere qualche spavento più avanti, magari la luce che si spegne all'improvviso, qualche rumore misterioso, ricominciare in piccolo. Ma la piccola ficcanaso mi ha guastato i piani.” Indicò Sophie, che aveva ormai deciso l'Uomo Nero non era così interessante e si era messa a frugare in una cesta piena di vecchi attrezzi da giardinaggio. Jamie si affrettò a levarle di mano un paio di cesoie arrugginite. “Non le farebbe male avere un po' di paura, a quella,” commentò Pitch. Il bambino gli lanciò un'occhiataccia, e in tutta risposta l'Uomo Nero rise.

“Bè, in ogni caso non me ne devo più preoccupare...”

“Che vuoi dire?”

“Come, non stai già correndo a chiamare i vostri amici? Fare il vostro fischio speciale, accendere un riflettore luminoso sul tetto, non so come comunichiate di questi tempi.” Pitch appoggiò la testa al muro, chiudendo gli occhi di nuovo. “Immagino mi rimanderanno nel mondo oscuro perché gli incubi mi finiscano, è sempre stato più comodo per i Guardiani che il lavoro davvero sporco lo facesse qualcun'altro, lontano dai loro nobili sguardi di protettori dei bambini...”

“Smettila di dire brutte cose su di loro!”

“Oh, scusami tanto...” l'uomo lo canzonò. Parlava a voce sempre più bassa, e Jamie notò che solo il viso emaciato e le mani poggiate sulle sue ginocchia sembravano avere mantenuto un senso di solidità. Tutto il resto del corpo dell'uomo dava l'impressione di poter essere disperso scuotendo una mano, come fumo nero. Le mani gli tremavano.

Davvero, non sembrava poter essere un pericolo per nessuno.

Jamie spostò il peso da un piede all'altro, giocherellando con la torcia, combattuto. Appena aveva formulato il pensiero una serie di campanelli di allarme fragorosi come sirene avevano iniziato a suonargli in testa, ma... fare qualcosa a Pitch in quel momento sarebbe stato come quando certi bambini più grandi spintonavano e picchiavano lui e i suoi amici, a scuola, per rubare loro la merenda o qualche gioco. Certo, Pitch era un prepotente, ed era giusto che venisse punito... ma sembrava averne passate di brutte...

Di sicuro doveva chiedere consiglio a qualcuno dei Guardiani, era la cosa migliore da fare. Però magari evitando che venissero subito all'attacco di quel poco che era rimasto del signore degli incubi?

“Puoi uscire da qui?”

“E dove me ne andrei? Te l'ho detto, dipendo da quel poco di credenza che è rimasta in voi... e non credere che mi faccia piacere ammetterlo.”

“Ok. Allora senti, resta qui. Vedremo... vedremo che fare.” Jamie non provò nemmeno a suonare deciso. Non era affatto sicuro di quello che stava facendo. “Andiamo, Sophie, torniamo di sopra” disse rivolto alla sorellina. Pitch lo stava fissando incredulo, chiaramente non era quella la reazione che si aspettava.

Sophie saltò in piedi, e guardò Pitch con un gran sorriso. “Lo teniamo??” Pitch le restituì un'espressione oltraggiata.

“Sì. No. Per ora starà qui, ma deve fare il bravo.” Jamie si avviò su per le scale. “E non provare a fare paura alla mamma!” aggiunse, sulla porta.

“Tua madre ha paura del buio?”

“Certo che no, è la persona più coraggiosa del mondo!”

“Allora suppongo di avere poche speranze.”

Jamie aprì la porta della cantina, spense la luce, e poi si voltò ancora verso l'Uomo Nero accoccolato nell'angolo, si puntò l'indice e il medio sugli occhi e poi indicò Pitch con le due dita. Ti tengo d'occhio. Pitch sollevò le mani in un gesto di resa. Sophie gli fece ciao con la manina, prima di sparire dietro la porta che si chiuse con un tonfo.

 

Nel buio, Pitch si rilassò con sollievo e lasciò che il suo corpo perdesse completamente consistenza. Così era quasi invisibile anche ad altre entità sue pari, poco più di un'ombra tenuta insieme da rabbiosa forza di volontà e testardaggine. Tenuta insieme dalla paura di svanire, e dal desiderio di rivalsa, un compagno talmente fedele che non ricordava di aver mai camminato in sua assenza.

La sua esistenza era appesa ad un filo sottile, e pochi minuti fa pensava di essere davvero giunto alla fine. E invece, quel moccioso aveva fatto qualcosa di completamente inaspettato. Che sciocco.

Pitch provò un barlume di divertimento. Era certo che presto avrebbe avuto occasione di dimostrare al piccolo Jamie quant'era stato stupido.


Continua...



Note varie: Prima fic che scrivo su Le 5 Leggende... ogni commento è graditissimo! Questa storia è basata solo sul film, le origini dei personaggi sono diverse da quelle dei libri originali. Ai prossimi capitoli!

  
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