Videogiochi > Tekken
Ricorda la storia  |      
Autore: Walpurgisnacht    31/12/2012    1 recensioni
“Mi ricordi in modo incredibile quella baldracca tutta nuda all’inizio di Machete, lo sai?”
Lei battè gli occhi una volta. Due volte. Tre.
Prese un respiro profondo e li riaprì lentamente, fissando Asuka davanti a lei. “...MA COME TI PERMETTI?!”
L'amicizia non è bella se non è litigarella, e Lili e Asuka ben lo sanno. E se Hwoarang viene aggiunto al mix?
Attenzione: livelli estremi di demenzialità e nonsense!
Genere: Comico, Commedia, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Asuka Kazama, Emily Rochefort, Hwoarang
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: Threesome
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti! Questa fanfiction è altamente demenziale e presenta delizioso nonsense e fanservice. A voi, cari lettori!
TheEdgeOfDarkness, _Mana e Nyappy!


"Mi ricordi in modo incredibile quella baldracca tutta nuda all’inizio di Machete, lo sai?”
Lei battè gli occhi una volta. Due volte. Tre.
Prese un respiro profondo e li riaprì lentamente, fissando Asuka davanti a lei. “...MA COME TI PERMETTI?!”
Se ne stava seduta alla scrivania a sfogliare un catalogo di abiti da sposa, appena uscita dalla doccia, avvolta in un asciugamano che lasciava ben poco all’immaginazione, ma quella... quella troia non aveva il diritto di darle della baldracca. Soprattutto, non aveva il diritto di compararla a quella baldracca all’inizio di quel film. Le era piaciuto, ma non ci teneva troppo ad essere equiparata a nessuna delle donne presenti.
Forse solo al personaggio di Lindsay Lohan.
Anche se effettivamente pure lei era un po’ baldracca.
“Esigo le tue scuse Kazama!” piagnucolò Lili, mettendo il broncio. Asuka ebbe l’impulso di cancellarle quell’espressione dal viso a calci: se c’era una cosa che detestava al mondo - dopo Jin, ovviamente, erano le persone infantili. La irritavano. E Lili Rochefort riusciva ad irritarla in maniera assurda.
“E per cosa dovrei scusarmi?” chiese, con indosso solo un paio di boxer maschili e un’asciugamano a coprirle le tette “Per averti descritta in maniera egregia?”

“Maniera egregia un cazzo proprio! Cosa ti da il diritto di chiamarmi baldracca quando te la fai con qualsiasi cosa che abbia un pene e che respiri?” Lili l’aveva proprio presa male. Asuka la guardava, seduta a gambe incrociate sul letto della, tra tante virgolette, amica del cuore, e internamente scuoteva la testa, perché sapeva che se l’avesse fatto per davvero la biondina dalla bocca larga di fronte a lei le si sarebbe avventata addosso e ne sarebbe nata una rissa. Una di quelle risse che rompe qualsiasi pezzo di mobilio presente nella stanza.
Il tutto contornato da tutta una sequela infinita di insulti, bestemmie e ingiurie. Roba da far venire mal di pancia al campione mondiale di bestemmia creativa.
Ma non era il caso di mandare a puttane il suo letto a baldacchino con il copriletto di satin e  velluto. Cioè, no. E tutti i suoi orsacchiotti firmati , e i palloncini a forma di cuore con le placche in platino e gli Svarovski... no no no. Anche i Rochefort sentivano la crisi, dopotutto - che vergogna quando le azioni dell’azienda di papà erano crollate a picco.
Quindi bisognava fare qualcos’altro, che si rischiava di fare come la figa vendi-tacos con il vecchio rugoso, solo che invece di  roba XXX si sarebbe fatta la lotta negli orsacchiotti.
“Senti, invece di fare la guerra, perché non,” iniziò Lili, “ci diamo all’analisi costruttiva di questo meraviglioso catalogo?” terminò, sventolando davanti a sé La Sposa del Nuovo Millennio volume 4.
Asuka la fissò in silenzio, indecisa se risponderle a parolacce o a calci. O entrambi, perché no? Odiava doversi privare di certi divertimenti.
“Non esiste.”
“Eddai, anche tu avrai desiderato almeno una volta un bell’abito da sposa, di quelli da sogno!”

“Io non voglio nemmeno sposarmi!”
“Non che tu corra il rischio che qualcuno ti prenda in moglie” commentò Lili, squadrandola dalla testa ai piedi con espressione schifata.

Asuka non ebbe nemmeno il piacere di replicare a tono, che Miss Rochefort tornò a sfogliare il catalogo, rapita dagli abiti da sposa. La ragazza di Osaka provò a dare una sbirciata all’abito che Lili fissava da un pezzo con insistenza - e bavetta alla bocca.
Quando lo vide, inarcò un sopracciglio.

“Ok, darti della baldracca è persino riduttivo.” Asuka rischiava i conati di vomito. Non sapeva esattamente come e quanto avrebbe sopportato Lili ancora per il resto del pomeriggio, almeno finché si comportava in quel modo assurdo, tutto moine e puccipù. Non ne poteva più! “Sul serio, fare l’amore con te sarebbe come lanciare un salame in un corridoio. Che diavolo ti passa per la testa quando compri quei cataloghi poi non lo so. Ma sei veramente convinta che qualcuno di quei ragazzi che ti seguono come se ce l’avessi d’oro sarebbe disposto a sposarti, con la tua reputazione?
“Mi piace divertirmi, cosa vuoi che sia! Non è che vado in giro ad ammazzare le gente così, perché mi diverto! Quello è tuo cugino!” rimbottò Lili, abbastanza seccata dal comportamento isterico e senza senso di Asuka. Va bene, non andavano esattamente d’amore e d’accordo... non erano esattamente migliori amiche e di certo non è che morissero dalla voglia di saltare una nel letto dell’altra (anche se... Lili non si era mai lasciata chiusa nessuna porta dietro di sé, e Asuka non era decisamente un cesso a pedali), ma era la prima volta che si comportava in quel modo, che era così acida con lei. “Ma che hai oggi? PMS dirompente?”.
“No, ho finito col ciclo ieri. Niente PMS. Solo che non sono una fan degli abiti da sposa, soprattutto quelli così sfarzosi, come quelli che piacciono a te.” confessò Asuka. “E non mi piace quando mi costringi a stare a ore a guardarli su quei cataloghi che pesano sei quintali a volume quando potremmo tranquillamente fare sessioni di allenamento più lunghe.”
“Troppa fatica” chiosò Lili “poi mi si spezzano le unghie.”
Asuka alzò gli occhi al cielo, in esasperazione. Parlare con lei era come parlare al muro.
“Oh, eccolo!” trillo Lili, agitando il catalogo “Ecco l’abito da sposa che voglio!”
Dei del cielo... ma una cosa così nemmeno al Coyote Ugly...
“Bionda, ma sei seria?”
“Certo che si, non è un amore?”
“Ma quei due fazzoletti lì ti coprono a malapena le tette! E quel pantalone? Sembra uscito dall’armadio di Hwoarang...”
“Però ha un velo delizioso, non trovi?” chiese Lili, con occhi sbrilluccicanti.
“Ti prego, dimmi che hai subito una lobotomia in passato. O non mi spiego la tua idiozia.”
Lili mise il broncio, di nuovo. Poi per ripicca le rubò l’asciugamano, lasciando Asuka con le tette al vento.

“Non riesco a capire come ci si possa infagottare tipo profughi quando si combatte” strillò, correndo verso la sala. Era nell’ala del palazzo dedicata a lei, uno sfarzo di marmi, fontane con orsetti intagliati nel diamante, palloncini e tende di pizzo vintage.
Era a casa sua e sapeva come muoversi, conosceva i passaggi segreti e i punti più scivolosi nei corridoi. “La classe non è acqua e quel vestito sarà mio!”
“Vieni qui!” gridò Asuka, mettendosi a rincorrerla. Si fermò sulla porta, ricordandosi di non avere maglietta/reggiseno/surrogato di un copritette. Non poteva certo sapere che la servitù in quell’ala del palazzo non era presente... si voltò e analizzò la camera dell’amica. Armadi chiusi con il lucchetto, colonne di marmo e nemmeno l’ombra di qualcosa di indossabile. Però, il copriletto...
“Lili!” ruggì, tirando il copriletto in raso e indossandolo alla bell’e meglio. Era scomodo, fastidioso, aveva uno strascico che chiedeva “inciampami tutto” e...
Uscì dalla camera correndo e tenendosi sollevato il retro, cercando disperatamente di non cadere a terra facendo uno scivolone da record. Non ci teneva tanto a fare una figura barbina a casa di Lili Rochefort, e finire seminuda nel bel mezzo del corridoio centrale dell’enorme casa di quella bimbetta buona sola a darla via e a menare le mani in quella maniera stupida ma tremendamente efficace rientrava esattamente nella categoria di figure barbine da evitare come la peste.
Correndo più lentamente di quanto fosse capace in realtà, seguì l’eco delle risatine isteriche di Lili e cercò di raggiungerla. Dopo un inseguimento a limite del cretino per metà della casa, la trovò bella spaparanzata su uno dei divani del salotto, col catalogo/macigno/sequoia centenaria distrutta stretto al petto che rideva sguaiatamente, ancora concentrata su quel ridicolo vestito da sposa che non faceva altro che confermare il fatto che Lili era una baldracca.
E che se mai fosse riuscita a salire all’altare con un qualche santo pronto a portarcela, ecco, Lili Rochefort sarebbe stata una baldracca col velo da sposa.
Tra l’altro, sarebbe stato pure un velo da sposa orribile.
Si avvolse alla buona dentro il copriletto, tipo involtino primavera, e si avviò con passo deciso verso Lili.
“Ridammi il mio asciugamano!” tuonò, strappandole l’infame rivista dalle mani “O prestami dei vestiti... anzi, no. Mi faccio andar bene l’asciugamano, che il tuo gusto estetico trascende l’umana comprensione.”
“Primo, il mio gusto estetico è sopraffino, roba che una rozza ragazzotta di Osaka non può di certo capire; secondo, i miei vestiti non ti entrerebbero, con quel fisico mascolino che ti ritrovi” mentì Lili, che faticava a non fissare le tette di Asuka “e terzo...”
“E terzo...?”
“Non rovinarmi il copriletto!” trillò, rubandole la trapunta e lasciando Asuka seminuda per l’ennesima volta. Quest’ultima le scoccò un’occhiataccia piena d’odio e promesse di vendetta - non appena fosse riuscita a coprirsi decentemente.
“Ecco, ora va meglio” chiosò la francesina, mordicchiandosi il labbro inferiore.
“Io... ti... disintegro” sibilò Asuka prima di realizzare cosa le era appena stato detto. Che stava meglio come mamma l’aveva fatta (più o meno). Cosa le stata suggerendo quella mente perversa di una gaijin? Cazzo.

“Solo per chiarire...” iniziò. Non avevano mai affrontato quel discorso, dato che, beh, era scontato che entrambe fossero due giovani donne indipendenti ed eterosessuali (perché quello più o meno si dà per scontato, no?). Senza contare che Lili si dava alla pazza gioia in lungo ed in largo. Chissà se aveva ancora quell’inciucio con Hwoarang?
Il campanello interruppe le sue elucubrazioni e la possibilità di mettere in parole i suoi pensieri.
Un bip! risuonò per il corridoio. “Sono Lili,” trillò l’altra, “e tu sei..?”
“Sono io, no?” Una voce maschile dall’accento marcato. Abbastanza sexy. Hwoarang?
Parli del diavolo... quindi stavano ancora quasi-vedendosi?  
“Eccolo...” mormorò Asuka, incrociando le braccia al petto, cercando di coprirsi il seno alla bell’emmeglio. “Come va la scopamicizia?”
Se gli occhi di Lili fossero stati raggi laser, Asuka sarebbe stato un cumulo di cenere sul pavimento di marmo rosa di Carrara. “Zitta!” le intimò, sillabando sottovoce. “Ciao Hwoarry...” disse con gli occhioni tutti sbrilluccicosi. “Come stai?”
Al “Hwoarry”, Asuka decise che era il caso di lasciar perdere e se ne tornò in camera di Lili. Sempre avvolta nel copriletto di raso dalla conta dei fili talmente alta che il solo pensiero le faceva venire male alla testa, si distese sul letto e sbuffò.
Quella ragazza doveva smetterla di pensare solo a scopare.
E a un matrimonio impossibile che sicuramente avrebbe mandato in bancarotta il signor Rochefort.
Persa nei suoi pensieri, Asuka non si rese conto che Lili era rientrata in camera e che aveva apparentemente lasciato il tiracalci coreano salterino fuori dalla stanza.
“Suvvia, non ti sarai mica offesa...” sussurrò, avvicinandosi al letto.
“Oh, fanculo Lili” rispose Asuka, ancora spaparanzata sul letto senza preoccuparsi troppo di coprire le proprie nudità.

“Bene bene, è il mio giorno fortunato” proruppe Hwoarang, che si era avvicinato al letto per ammirare meglio lo spettacolo “Lili mi apre la porta avvolta solo in un asciugamano, e tu.... beh. Mi accogli letteralmente a braccia aperte, e come mamma ti ha fatta!”
Asuka scattò in piedi, coprendosi il petto con le braccia e tirando calci in direzione di Hwoarang, che quest’ultimo evitò senza problemi.
“T-tu! Brutto porco!”
“Porco? Io?” disse, fingendo orrore e raccapriccio per quell’insulto “Signorina Kazama, ci tengo a farle notare che sono l’unico vestito, qui dentro!”
Asuka cercò di colpirlo, ma senza scoprire le tette - cosa difficile se cerchi di dare un pugno a qualcuno. Soprattutto se quel qualcuno ti blocca facilmente per un braccio, e con l’altra mano ti palpa una tetta.
“Suvvia, discutiamone da persone civili” le sussurrò all’orecchio, stringendola a sé.
“Tu devi solo MORIRE, coreano del cazzo!”
Due possibili risvolti della situazione: Lili poteva diventare gelosa e buttare fuori qualcuno a calci (possibilmente l’ultimo arrivato, l’immigrato coreano ancora senza documenti validi), o la cosa poteva prendere una piega a cui... arrossiva al pensiero.
“Hwoarang, caro...” ovviamente Lili entrò nella stanza in quell’esatta frazione di secondo in cui Asuka stava ponderando un po’ di scelte etiche e morali con cui era cresciuta. Che sarà mai andare contro tutto quello in cui si è creduto fino a due minuti prima, tutto nel nome di... di cosa?
Voglia di sperimentare, mentre il suo sguardo si posava sull’asciugamano cascante di Lili e sul gilet aperto di Hwoarang. Voglia di competizione. Quando era entrato, Hwoarang non era rimasto girato per guardare Lili, si era concentrato su di lei. Anche se la competizione per l’uomo riportava il femminismo indietro di anni luce, era una sfida sana (più o meno) e con uno scopo. Perché insomma, Lili non era meglio di lei, ennò.
“Due al prezzo di una, non male, mmh?”
...ecco. Lili aveva deciso come sarebbe proseguita la serata (anche se darle tutto questo potere decisionale era pericoloso).
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Tekken / Vai alla pagina dell'autore: Walpurgisnacht