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Autore: Nil_Yeol    01/01/2013    7 recensioni
Era la terza o quarta volta si ritrovò a fissare un giovane ragazzo dai capelli color caramello e gli occhi particolarmente grandi, per niente simili al classico taglio asiatico. Più lo guardava più si domandava se quel tipo tanto carino fosse straniero; le gambe lunghe e i lineamenti esotici facevano presagire tutt'altro.
- Non dovresti guardarlo. - il tono brusco di Yoseob lo colse di sorpresa.
Spostò lo sguardo su di lui ma il moro non aveva alcuna intenzione di distogliere il suo dal cappuccino fumante.
- Che hai detto? - chiese incuriosito dallo strano comportamento.
Yoseob si rigirò la tazza tra le mani con fare che pareva imbarazzato.
- Non dovresti guardare tanto quel ragazzo. -
Doojoon inarcò un sopracciglio interdetto.
- E perché non dovrei? È carino! -
La risposta del più grande fece rabbuiare l'altro, che si chiuse a riccio aggrottando le sopracciglia e sporgendo le labbra in una tenera smorfia di disappunto.
- Si, Yoseob lo vede. Però...però a Yoseob dà fastidio che Doojoon guardi i ragazzi carini.-
Questa volta fu la volta di Doojoon di sobbalzare sorpreso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Doojoon, Un po' tutti, Yoseob
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Una oneshot senza troppe pretese, semplicemente perché avevo voglia di qualcosa di dolce e perché l'ho promessa ad una cara amica.
Spero ti piaccia Moco...








Vita artificiale






Sin da quando era piccolo suo padre gli ripeteva che l'essere umano era la più evoluta ed intelligente delle specie, il mondo avrebbe vissuto un progresso infinito grazie al genio dell'uomo, si sarebbe trovata una cura ad ogni malattia e forse, un giorno, qualcuno sarebbe riuscito ad avvicinarsi tanto a Dio da creare la vita.
Beh, suo padre era un luminare, un uomo di scienza, era naturale per lui vedere solo i lati positivi dell'umanità; Doojoon però non era affatto della stessa opinione, il mondo, probabilmente, sarebbe stato un posto migliore senza l'uomo.
Ne era una prova evidente l'ultima folgorante folle invenzione che aveva spalancato le porte del XXIII°: la vita artificiale.
La possibilità di creare essere viventi capaci di intendere e rispondere anche agli stimoli più complessi era stata accolta come la più sconvolgente ed entusiasmante delle notizie, l'ennesima riprova del genio umano. Certo gli esseri creati grazie agli anni di ricerca del professor Lee Gikwang non avevano nulla a che vedere con gli uomini in carne ed ossa, questo Doojoon lo sapeva bene. Aveva letto con suo padre un articolo dedicato interamente al giovane scienziato dove questo ammetteva i limiti della sua invenzione.


“Creare una specie animale è un'assoluta banalità se confrontata con la complessa procedura necessaria alla nascita di un essere quantomeno simile all'uomo.
Noi esseri umani siamo una materia fin troppo complessa e riprodurre la nostra profonda natura psicologica è ancora una meta lontana per il sottoscritto.”



Accanto all'articolo era riportata una fotografia dell'attraente uomo dalla chioma corvina e il sorriso luminoso e perfetto.
A Doojoon era venuto il voltastomaco, avrebbe voluto cancellare quell'odiosa smorfia divertita dalla faccia di quell'esaltato.
Cosa c'era da ridere? Aveva dato alla luce una copia sbiadita e imperfetta di un essere umano, in pratica un abominio senza sentimenti né volontà, cosa c'era di cui andare fieri?.
Stanco di quei pensieri che non facevano altro che appesantire la sua mente già in sovraccarico, il giovane dallo sguardo magnetico, ancora seduto di fronte la caotica scrivania del suo ufficio, si stiracchiò stendendo le gambe snelle e lunghissime, poi spense il computer e, senza dar peso alla miriade di fogli che avevano invaso la superficie di legno, si alzò salutando frettolosamente qualche collega.
In ascensore incontrò Hyunseung che, come al solito, era al telefono con la sua fidanzata storica.
<< Perché dobbiamo andarci per forza? Lo sai che tuo padre mi mette soggezione! Sono sicuro che quando glielo diremo mi afferrerà per la gola, mi spezzerà come fa con tutti i suoi amatissimi stuzzicadenti e, dopo avermi pestato come l'uva, mi servirà come aperitivo.>> Doojoon sorrise piacevolmente stupito dalla fantasia galoppante del suo amico mentre questo sollevava lo sguardo lanciandogli uno sguardo implorante.
Sentì una voce flebile e tranquilla dall'altro capo del telefono, una voce che conosceva fin troppo bene Seung e che sapeva come prenderlo per ottenere ciò che voleva.
Il ragazzo dalla chioma fiammeggiante si abbandonò contro la parete metallica chiudendo gli occhi e stropicciandoli con due dita.
<< Ok..si,si ci vengo! Va bene...si metterò anche la cravatta, promesso.>> le sue labbra si piegarono in un sorriso dolce << Ti amo anch'io. A dopo.>>
Chiuse la chiamata sospirando con fare esasperato, eppure era senza dubbio più rilassato rispetto a qualche minuto prima.
Alzò gli occhi rivolgendo un sorriso stanco all'amico.
<< Quella donna sarà la mia rovina.>>
Doojoon fece spallucce sorridendo a sua volta.
<< Da quando la conosci però sembri molto più felice.>>
Stavolta le labbra di Hyunseung si schiusero mostrando i suoi denti bianchissimi.
Colpito nel segno.
<< Già.>>
<< Farai visita ai suoceri! >>
Il rosso piegò la testa in segno affermativo.
<< Dobbiamo dare una notizia importante.>>
Doojoon inclinò il viso da un lato incuriosito e Hyunseung arrossì leggermente smettendo di guardarlo.
<< Ci sposiamo.>>

Quando arrivarono al parcheggio sotterraneo i due si abbracciarono ancora una volta salutandosi calorosamente.
Doojoon era davvero felice per l'amico; almeno lui era riuscito a trovare l'amore, un amore vero e non creato a tavolino.
Già, perché nell'ultimo periodo era diventata un'abitudine ben consolidata quella di usare quei fantocci artificiali per avere finalmente il proprio partner dei sogni.
Che squallore.
Il ragazzo si mise al volante facendo rombare forte il motore e schizzando fuori dall'edificio a tutta velocità.
In realtà non aveva molta voglia di tornare a casa, anzi, non ne aveva per niente: lì c'era quel coso ad aspettarlo.
Non avrebbe mai perdonato suo padre per averlo portato nella loro famiglia e per aver anche solo sperato che avesse potuto sostituire suo fratello.


<< Come hai potuto portarlo qui!!? Non hai pensato alla mamma? Come reagirà quando vedrà quel...quel...quella cosa!!!>> la voce di Doojoon era nera di rabbia e i suoi grandi occhi lucidi per la frustrazione.
<< Io e tua madre abbiamo preso questa decisione insieme. La perdita di Cheolyong è stata troppo per lei, per questo abbiamo pensato di...>>
<<...RIMPIAZZARLO!!!? >> Doojoon lo interruppe inorridito <>
<< Sai bene che non è questa la nostra intenzione. Tuo fratello è unico e insostituibile.>>
<< Allora perché avete voluto che quel coso gli somigliasse tanto?>> il tono di disprezzo che il ragazzo dai capelli castani dimostrava rivolgendosi all'intruso lasciò suo padre smarrito e senza parole.
L'uomo più anziano prese un bel respiro trattenendo le lacrime.
<< Per non dimenticarlo...>>


Lui e suo padre non tornarono più sull'argomento, non ne valeva la pena, avevano idee completamente discordi e comunque, da lì a qualche settimana, Doojoon si sarebbe trasferito nel suo nuovo appartamento.



Entrò in casa senza salutare, chiudendosi semplicemente la porta alle spalle e abbandonando con poca grazia le scarpe all'ingresso.
<< Bentornato Doojoon! >>
Il coso, per sua sfortuna, lo aveva sentito come sempre e come da copione era venuto ad accoglierlo con quel sorriso inebetito sul viso infantile.
Lo faceva sin dall'inizio e ormai era diventata una sua abitudine -come quella di domandargli ogni cinque minuti se poteva essergli utile in qualche modo- che difficilmente si sarebbe tolto.
A volte sembrava quasi che lo facesse volutamente pur di stargli accanto!
Doojoon lo guardò con riluttanza solo per poterlo superare senza nemmeno sfiorarlo.
Era inutile soffermarsi ad osservarlo, sapeva benissimo quale era il suo aspetto.
Il viso paffuto e perennemente sorridente impreziosito da due occhi grandi e scurissimi, un naso piccolo e perfettamente tondo e una bocca rosea e carnosa, il tutto incorniciato da una soffice chioma color della notte.
Era parecchio più basso di lui, cosa che gli conferiva un aspetto ancora più innocente, e le mani piccole e perennemente fredde.
Era troppo, troppo simile a Cheolyong; non importava che il colore dei capelli e degli occhi non fosse lo stesso, in quei lineamenti Doojoon rivedeva suo fratello e tanto bastava a nausearlo.
<< Yoseob può aiutarti? >> ed eccolo che si presentava al suo fianco con la sua voce melodiosa e l'insopportabile abitudine di parlare di se stesso in terza persona.
<< No, levati di mezzo.>> la sua risposta lapidaria.
Il ragazzino non si scompose minimamente: naturale, era incapace di provare qualunque emozione, fastidio compreso.
Restarono in salotto nel più assoluto silenzio, Doojoon seduto sulla poltrona a leggere il giornale e Yoseob sul divano fermo a guardare un punto imprecisato davanti a sé.
<< Dove sono i miei genitori? >> Doojoon si rivolse a lui senza allontanare gli occhi dalla pagina di cronaca.
<< Mamma e papà sono stati invitati a cena dalla famiglia Kim. Torneranno tardi quindi Yoseob non deve aspettarli alzato.>> e di nuovo quel sorriso irritante ad illuminargli il viso.
Doojoon roteò gli occhi esasperato.
Quanto poteva essere idiota quell'aggeggio?
<< Doojoon e Yoseob non sono mai stati a casa da soli! >>
Il castano lo guardò aggrottando le sopracciglia.
<< E allora? >>
Yoseob piegò il capo da un lato senza smettere di sorridere.
<< Yoseob è felice.>>
Doojoon aprì leggermente la bocca per dire qualcosa ma ci ripensò immediatamente tornando alla sua lettura.
Alle 20.00, puntuale come un orologio svizzero, Yoseob servì la cena.
Mangiarono accompagnati dalle sole voci provenienti dalla tv.
Doojoon era più che intenzionato a rintanarsi in camera sua per evitare di stare a contatto con quell'essere per più tempo del necessario, poi però un'idea gli balenò nella mente.
Doveva approfittare di quell'occasione, non era mai capitato che i suoi genitori li lasciassero in casa da soli.
<< Ehi tu! >> si rivolse all'altro con un cenno della testa: non lo chiamava mai per nome.
Yoseob si voltò con i suoi occhioni brillanti.
<< Si Doojoon, dimmi! >>
<< Preparati. Usciamo! >>

Nemmeno un quarto d'ora dopo erano fuori dall'appartamento.
<< Dove stiamo andando? >>
<< In spiaggia.>>
Yoseob si affrettò a raggiungerlo faticando per stare al passo del più grande.
<< A Yoseob piace la spiaggia! >>


Nonostante il buio pesto Dojoon scorse facilmente le onde alte e minacciose, si strinse nel cappotto troppo leggero per l'aria fredda della sera e guardò Yoseob che non batteva ciglio nonostante il vento che gli sferzava il viso, semplicemente se ne stava tranquillo a guardare il mare in lontananza.
<< Faresti qualunque cosa ti chiedessi, vero? >>
Il moro si voltò verso Doojoon senza smettere di sorridere.
<< Certo, tutto per Doojoon. >>
L'altro sorrise compiaciuto.
<< Allora vai a farti un bagno. >>
Yoseob lo guardò dapprima confuso, poi, vedendo lo sguardo serio di Doojoon, si piegò a sciogliere le stringhe delle scarpe, le tolse velocemente e si incamminò fino al bagnasciuga.
Esitò non appena l'acqua gelida lambì le sue caviglie esili, si voltò incontrando gli occhi di Doojoon e capì che non lo avrebbe richiamato, non poteva tornare indietro, così iniziò ad incamminarsi tra le onde spumose.
Doojoon sorrise trionfante mentre la testolina scura di Yoseob spariva nell'acqua senza più riemergere.
Finalmente l'incubo era finito.
Si diresse verso casa fischiettando spensierato almeno finché il peso che sentiva crescere nello stomaco non divenne impossibile da sopportare e gli mozzò il fiato ponendo fine a quelle note allegre.
Si immobilizzò nel mezzo della strada deserta avvertendo che qualcosa non andava.
Perché sentiva di aver sbagliato tutto?
Il respiro si faceva sempre più affrettato, il cuore martellava cupamente nel petto e un sottile velo di sudore gli raffreddava la pelle.
<< Cazzo! >> ringhiò tra i denti e fece dietrofront iniziando a correre come non aveva mai fatto.
E se fosse morto?
Cosa avrebbe detto ai suoi genitori?
E come sarebbe stata la sua vita?
Non era più sicuro che le cose sarebbero seriamente migliorate.
Quando fu tornato in spiaggia si catapultò fino al bagnasciuga guardando l'orizzonte, ma di Yoseob non c'era traccia.
Fece per urlare il suo nome quando una mano si strinse attorno al suo gomito.
<< Doojoon è tornato. >>
E Yoseob era lì: bagnato dalla testa ai piedi, con i capelli incollati al viso e l'aria stanca, ma pur sempre lì, vivo!
Doojoon lo guardò senza sapere cosa dire, così Yoseob lo tolse dall'imbarazzo poggiando la fronte sul suo petto palpitante.
<< Yoseob pensava che Doojoon se ne fosse andato per sempre ed era molto triste. >>
Il ragazzo più alto rimase fermo sentendolo tremare per il freddo.
<< Però...>> continuò l'altro <<..Doojoon è tornato quindi Yoseob è molto felice. >>
Sembrava quasi che la sua voce si stesse spezzando, proprio come quando si sta per piangere, ma un abominio come quello non poteva provare tristezza...giusto?
Doojoon non riuscì a darsi una risposta perché il tonfo sordo che il corpo di Yoseob aveva prodotto cadendo sulla sabbia lo distrasse.
Il castano si inginocchiò a terra allarmato iniziando a scuoterlo con veemenza.
<< Ehi! Che ti prende? >>
Ma il ragazzino non rispondeva.
Lo prese tra le braccia sollevandolo senza troppa fatica e iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarli, ma ovviamente non c'era nessuno che si fosse avventurato a quell'ora in spiaggia.
Si caricò Yoseob sulle spalle deciso a riportarlo a casa per farlo cambiare e sperando che dei vestiti asciutti e i riscaldamenti lo facessero riprendere.
Purtroppo le sue aspettative furono deluse amaramente: dopo più di un'ora Yoseob non si era ancora risvegliato.
Il panico lo stava divorando; non avrebbe dovuto fare una cosa tanto stupida! Per quanto odiasse trovarselo sempre accanto doveva ammettere che quel ragazzino non aveva fatto altro che stargli accanto ed aiutarlo come poteva, godendo semplicemente della sua vicinanza, come se bastasse quella a renderlo...felice?
<< Tu sai cos'è la felicità? >> sussurrò quella domanda sfiorando la guancia fredda di Yoseob.
Il ragazzo non si mosse nemmeno sotto il suo tocco e Doojoon si sentì morire.
Era sul punto di abbandonarsi allo sconforto quando si ricordò che il professor Lee era a Seoul per una conferenza e avrebbe soggiornato in un hotel non troppo lontano da casa sua.
Era la sua ultima possibilità.



Aveva schiacciato l'acceleratore come mai prima d'allora così da raggiungere il lussuosissimo albergo nella metà del tempo.
Naturalmente il giovane e diligente ragazzo della reception non intendeva assolutamente disturbare il professor Lee a quell'ora.
<< Lei non capisce! Quell'uomo è l'unico che può aiutare il mio...amico. >>
Doojoon ormai era quasi sul punto di urlare.
Il giovane dipendente inarcò un sopracciglio infastidito.
<< Mi dispiace ma è lei che non capisce. Non posso certo infastidire il signor Gikwang per ogni perfetto sconosciuto che viene qui in piena notte! >>
Gli occhi di Doojoon si fecero, se possibile, ancora più grandi per l'esasperazione.
Era arrivato fino a lì per niente.
<< Non c'è problema signor Park, lo lasci passare. >>
Una voce calda e rassicurante li raggiunse ponendo fine a quella discussione.
Doojoon si voltò in direzione di quella voce così da scorgerne il proprietario, un giovane uomo dai profondi occhi neri come i suoi capelli e la pelle tanto candida da sembrare trasparente.
Decisamente un tipo affascinante e dall'aria sofisticata, uno di quelli che, nonostante la poca altezza, non passava di certo inosservato.
<< Come vuole signor Lee! >>
Il ragazzo alla reception rispose con un tono così lezioso da dare un senso di unto, il tutto accompagnato da un inchino profondo e, per i gusti di Doojoon, assolutamente eccessivo.
L'uomo dai capelli color inchiostro si avvicinò piegando le labbra carnose in un sorriso di cortesia.
<< Cosa posso fare per te? >>
Lo chiese con tono gentile, ma niente a che vedere con la gentilezza ipocrita di quell'idiota che gli aveva fatto perdere così tanto tempo.
<< Io..devo aiutare una persona. Lui sta male.>>
Gikwang mantenne lo sguardo saldo su Doojoon, cosa che lo mise parecchio in imbarazzo.
<< Non sono un medico. >>
<< Si, lo so. Però è stato lei a crearlo. Speravo potesse fare qualcosa...lui...è come se si fosse spento.>>
A quelle parole il viso dell'altro fu solcato da una leggera ombra di preoccupazione.
<< Capisco...Portiamolo nella mia camera allora. >>
Doojoon annuì senza fiatare e , dopo aver preso in braccio il corpo privo di sensi di Yoseob, seguì Gikwang fino all'ascensore.
Salirono fino all'ultimo piano, dove si trovava la suite dell'uomo, ed entrarono non appena questo digitò il codice d'accesso facendo sì che la porta si aprisse con un discreto click.
<< Prego. >> con un gesto della mano fece segno a Doojoon di accomodarsi.
Il castano adagiò Yoseob sul morbido divano che Gikwang gli aveva mostrato, poi, spostando appena lo sguardo, scorse una figura vestita di nero placidamente appoggiata allo stipite della porta che si affacciava sulla zona notte.
Era una ragazzo parecchio giovane, con lo sguardo freddo e affilato, la bocca piccola ma all'aspetto morbidissima e i capelli leggermente arruffati che scendevano soffici sulla fronte e sulle guance, addolcendo ancor più i suoi tratti.
Li guardava con quel viso inespressivo e a Doojoon vennero i brividi lungo la schiena.
Gikwang gli passò accanto sfiorandogli una guancia con fare tanto intimo da far arrossire il suo ospite.
Il ragazzo invece reagì appena a quel tocco e si voltò a guardare l'uomo che gli sorrideva dolcemente.
<< Jun prepara del tè al nostro ospite per favore. >>
Il giovane acconsentì con un cenno del capo, sparendo dietro la porta.
Gikwang tornò a guardare Doojoon e nonostante il lieve sorriso sulle sue labbra, il più giovane capì che era nei guai.
<< Allora, puoi spiegarmi come mai questo ragazzo è ridotto in questo stato? >>
Doojoon abbassò lo sguardo colpevole senza sapere cosa dire.
L'altro lo guardò raddolcendo lo sguardo.
<< Non fare quella faccia Doojoon, non ti punirò di certo! Però devo sapere cosa è successo, solo così saprò come aiutare il tuo amico. >>
Doojoon sembrò convincersi e raccontò la storia dall'inizio, senza tralasciare l'odio viscerale che provava nei confronti di Yoseob.
<< Quindi non sopporti l'idea che Yoseob possa considerarsi un sostituto di tuo fratello? >>
<< Esatto.>>
Gikwang si abbandonò contro i cuscini del divano incrociando le braccia al petto.
<< Però mi hai anche detto che lui non ti ha mai chiamato “fratello” per quanto i tuoi genitori insistessero perché lo facesse. >>
Doojoon inclinò la testa da un lato senza capire.
Il professor Lee prese un sorso di tè senza smettere di guardarlo.
<< Quello che voglio dire è che, a mio parere, Yoseob non pensa di essere tuo fratello. Non è stato progettato per questo; ricevo spesso richieste...speciali. I tuoi genitori richiedevano delle caratteristiche fisiche specifiche e sono stati accontentati, ma a livello emotivo Yoseob non ha niente a che vedere con tuo fratello, non ha i suoi ricordi né i suoi stessi gusti o preferenze, in pratica è un essere assolutamente a sé stante! >>
Doojoon ascoltava con attenzione le parole del moro eppure il suo cattivo umore non accennava a diminuire.
<< Sarà come dice però...però questo non toglie il fatto che quella specie di umanoide non ha sentimenti, è un guscio vuoto che si aggira per casa mia con la faccia di mio fratello! >>
<< E perché questo ti dà tanto fastidio? >>
<< Perché...perché...>>
Doojoon non sapeva cosa rispondere.
Già, perché gli dava tanto fastidio?
Le soffici labbra di Gikwang si schiusero in un sorriso di vittoria.
<< È la sua incapacità di provare sentimenti che ti disturba? >>
Gli occhi di Doojoon si spalancarono saettando verso l'uomo che gli sedeva di fronte.
<< Che cosa sta insinuando? >>
<< Non offenderti ma penso che tu vorresti qualcosa di più da Yoseob, qualcosa che credi lui non ti possa dare e questo è frustrante.>>
Il ragazzo fece oscillare la testa incredulo senza riuscire a controbattere.
Quell'uomo si sbagliava, doveva sbagliarsi!
Si, forse averlo accanto ogni singolo giorno sorridente e disponibile, quando lo accoglieva salutandolo con entusiasmo, quando si prodigava ai fornelli per preparare i suoi piatti preferiti, quando, la mattina, lo trovava addormentato ai piedi del suo letto...forse tutto questo era frustrante
La cosa peggiore era che faceva tutto senza mai chiedere qualcosa in cambio, ricevendo invece in cambio sguardi gelidi e battute sferzanti.
Lo aveva sempre trattato con sgarbo dimostrandogli tutto il suo risentimento e disprezzo eppure...
<< Sarai molto stanco Doojoon >> Gikwang iniziò a parlare alzandosi dal divano << Riposati pure, ci penso io a rimettere in sesto il tuo amico.>>
Uscì dalla stanza senza dargli il tempo di rispondere e Doojoon si ritrovò solo e confuso.
Qualche minuto più tardi il ragazzo dallo sguardo algido si ripresentò nella stanza per riprendere le tazze da tè.
Più lo osservava, più Doojoon lo trovava sospetto.
<< Ehi tu! >>
Il ragazzo chiamato Jun si voltò senza cambiare minimamente espressione. Rimase immobile in attesa di una domanda.
<< Tu sei un..insomma...uno di quei cosi? >>
Junhyung inclinò la testa assottigliando lo sguardo.
Doojoon pensò che non avrebbe risposto ma l'altro lasciò da parte le sue mansioni portandosi a pochi passi da lui.
<< Mi stai chiedendo se non sono umano, esatto? >>
Doojoon fece un segno affermativo con la testa.
<< La risposta è si. Sono stato creato dal signor Lee il 19 dicembre 2289. >>
Il castano deglutì intimorito da quell'atteggiamento freddo e irremovibile.
Quella era l'ennesima prova dell'incapacità di quegli esseri di provare emozioni.
<< Hai un'altra domanda da pormi. Fallo. >> la voce di Jun era calma e incolore ma comunque capace di sconvolgere Doojoon che non si aspettava di essere smascherato tanto facilmente.
Scosse la testa per riprendere il controllo. Non sapeva come quel ragazzo inquietante avesse capito che voleva domandargli dell'altro, ma non aveva importanza, così si fece coraggio e gli rivolse una seconda domanda.
<< Tu sai cos'è la felicità? >>
Junhyung sembrò accennare un sorriso, poi fece di si con la testa.
Doojoon trattenne il respiro; non riusciva a distogliere lo sguardo dal viso pallido di quell'essere che in quel momento appariva inspiegabilmente divertito, finalmente travolto da quella che sembrava una vera e propria emozione.
<< E cos'è per te la felicità? >>
Junhyung stese il collo raggiungendo con le labbra l'orecchio di Doojoon; questo trasalì leggermente ma non si allontanò.
<< Gikwang.>> la voce di Jun era un sussurro.
Doojoon si scostò leggermente per guardarlo in viso.
Questa volta Junhyung sorrise apertamente.
<< La mia felicità è Gikwang.>>
Se ne andò senza aggiungere altro, così Doojoon ebbe modo di riflettere con calma.
Quella specie di robot, con quella rivelazione, lo aveva letteralmente sconvolto.
Possibile fosse innamorato del suo creatore?
No, era impossibile. O almeno così credeva.


Quando Gikwang fu di ritorno, dalle persiane socchiuse filtravano le prime luci dell'alba.
<< Puoi stare tranquillo Doojoon, tra non molto si risveglierà. >>
<< Che gli era successo? >> la voce del ragazzo suonò più preoccupata di quanto volesse dare a vedere.
Gikwang sorrise divertito.
<< Un forte dispiacere può essere molto pericoloso caro Doojoon. Forse il pensiero di essere abbandonato è stato troppo per lui. >>
Doojoon abbassò la testa mortificato.
Sarebbe rimasto volentieri in silenzio finché Yoseob non si fosse risvegliato, ma la sua curiosità ebbe la meglio.
<< Quel ragazzo è innamorato di lei? >>
Gikwang sembrò aspettarsi quella domanda, non ne fu per nulla sorpreso; si limitò a mettersi seduto più comodamente sistemando la montatura degli occhiali sul suo piccolo naso.
<< Pensi sia possibile Doojoon? >>
Il ragazzo continuò a fissare le sue dita intrecciate l'una all'altra ponderando la sua risposta.
<< Credevo fosse impossibile però...ieri notte mi ha detto che lei è la sua felicità e ora non so che pensare.>> sollevò nuovamente la testa nel tentativo di dimostrare sfrontatezza e continuò << Lo ha creato con un procedimento diverso dagli altri? Per questo è diverso? >>
Gikwang scosse la testa con tranquillità.
<< Assolutamente no. Jun non ha nulla di diverso, è nato proprio come tutti gli altri; l'unica cosa che lo distingue da loro è l'amore incondizionato che nutro nei suoi confronti.>>
Doojoon trasalì a quelle parole ma il giovane scienziato proseguì indisturbato.
<< Non fraintendere, amo tutte le mie creazioni. Jun però è speciale! Non l'ho creato con lo scopo di amarlo, non avrei mai potuto farlo, la sola idea mi fa rabbrividire e non permetterei mai che i miei...figli siano usati per una ragione tanto squallida! Semplicemente è successo, come la cosa più naturale al mondo. >>
<< MA COME PUOI DIRE UNA COSA SIMILE!!? >> Doojoon scattò in piedi furibondo << Come puoi pensare di avere una storia con un manichino? Quello non è un essere umano, non è capace di provare nessun tipo di sentimento, figuriamoci se può amare! >>
Pensava che Gikwang si sarebbe infuriato con lui, che lo avrebbe cacciato a calci nel culo insultandolo per la sua ingratitudine e invece l'uomo non fece una piega rimanendo immobile a guardarlo.
<< Capisco che la cosa possa sembrarti assurda ma è così, sono innamorato di Jun e lui di me. >>
<< E come è possibile una cosa del genere? Su quell'articolo..su quell'articolo ha detto che non era possibile dotarli di sentimenti! >>
<< Infatti. Non mi prendo il merito di questo avvenimento Doojoon, è accaduto per puro caso e nemmeno io so spiegarmi come sia possibile, fatto sta che è così, è successo e ora sono l'uomo più felice al mondo.>>
Doojoon si abbandonò sul divano con poca grazia lasciando le braccia lungo i fianchi.
<< E cosa le fa pensare che quel coso sia davvero innamorato? Chi le dice che non stia semplicemente rispondendo ai suoi desideri malati? >>
Gikwang scoppiò in una fragorosa risata.
<< Desideri malati!!? Potrei offendermi Doojoon! >>
Ma non lo fece, anzi rise ancora più forte mentre le sue guance si tingevano di un grazioso color rosato.
<< Non è come pensi, non ho nemmeno mai sfiorato Jun, semplicemente un giorno si è avvicinato a me e mi ha baciato. >>
<< Perché? >> Doojoon era seriamente sconvolto.
<< Mi disse di averlo visto in un film, che gli era sembrato bello e...intimo e che sentiva di volerlo fare con me. >>
<< Lo..sentiva? >>
<< Esatto. Ha imparato da solo cosa fosse l'amore. >>
Il più giovane chiuse gli occhi buttando la testa all'indietro.
Era tutto troppo assurdo.
<< Perché ha creato Jun se non aveva intenzione di crearsi un...passatempo? >>
Gikwang si sorresse il capo con una mano riflettendo su cosa rispondere.
<< Perché Junhyung è proprio come vorrei essere. L'ho ideato con in mente l'immagine del ragazzo che avrei voluto essere.>>
<< Tutto questo non ha senso. >>
<< Imparerai ad apprezzarlo Doojoon, ne sono sicuro. >>
Gikwang gli sorrise e la discussione si chiuse senza ulteriori domande.



Rimase accanto al letto dove Yoseob dormiva tranquillo per una mezzora abbondante, quando il ragazzo si svegliò aprendo i suoi occhi grandi e luminosi Doojoon sentì uno strano languore al basso ventre.
Era sollevato.
<< Ciao Doojoon. >> la voce di Yoseob era ancora flebile per la stanchezza.
Il più grande sospirò abbassando le spalle mentre gli faceva un cenno di saluto con la mano.
<< Hai dormito parecchio sai? Mi hai fatto perdere un sacco di tempo! >>
A quella frase il viso di Yoseob sembrò incupirsi.
<< A Yoseob dispiace tanto...Doojoon è arrabbiato? >>
Sembrava così contrito che Doojoon faticava a credere che quello fosse davvero un fantoccio.
Chiuse gli occhi una frazione di secondo e tanto bastò perché Yoseob si potesse avvicinare portandosi a pochi millimetri dal suo viso.
<< Doojoon è arrabbiato? >> ripeté mentre i suoi occhi diventavano inspiegabilmente lucidi.
Doojoon trattenne il fiato continuando a guardare quegli occhi languidi, poi sollevò la mano andando a sfiorare con la punta delle dita la guancia morbida di Yoseob.
<< No, non sono arrabbiato. >>
Yoseob piegò la testa per accostarsi maggiormente a quella mano calda e sorrise rassicurato.
<< Su alzati, torniamo a casa. >>
Se ne andarono ringraziando il professor Lee che li salutava dalla porta stringendo la vita sottile di Jun per tenerlo stretto a sé.



<< Come ti senti? >>
Il solo fatto di preoccuparsi per l'altro, anche solo un minimo, metteva Doojoon terribilmente a disagio, ma non era proprio riuscito a trattenere quella domanda.
<< Affamato! >>
La sincera risposta di Yoseob fu, se possibile, ancora più strana.
Doojoon scosse la testa trattenendo una risata.
<< Capito! Dai, andiamo a fare colazione da qualche parte. >>
Si sedettero ad un tavolo appartato, in fondo alla sala di un piccolo bar.
Yoseob mangiò -o meglio, divorò- due cornetti alla crema e metà della ciambella di Doojoon, il tutto accompagnato da un cappuccino caldo e schiumoso, proprio come piaceva a lui.
Il più grande lo osservava domandandosi come potesse uno scricciolo come quello mangiare così tanto!
Decise che scervellarsi era inutile e tornò a concentrare la sua attenzione al resto dei clienti del locale sorseggiando il suo caffè.
Per la terza o quarta volta si ritrovò a fissare un giovane ragazzo dai capelli color caramello e gli occhi particolarmente grandi, per niente simili al classico taglio asiatico. Più lo guardava più si domandava se quel tipo tanto carino fosse straniero; le gambe lunghe e i lineamenti esotici facevano presagire tutt'altro.
<< Non dovresti guardarlo. >> il tono brusco di Yoseob lo colse di sorpresa.
Spostò lo sguardo su di lui ma il moro non aveva alcuna intenzione di distogliere il suo dal cappuccino fumante.
<< Che hai detto? >> chiese incuriosito dallo strano comportamento.
Yoseob si rigirò la tazza tra le mani con fare che pareva imbarazzato.
<< Non dovresti guardare tanto quel ragazzo. >>
Doojoon inarcò un sopracciglio interdetto.
<< E perché non dovrei? È carino! >>
La risposta del più grande fece rabbuiare l'altro, che si chiuse a riccio aggrottando le sopracciglia e sporgendo le labbra in una tenera smorfia di disappunto.
<< Si, Yoseob lo vede. Però...però a Yoseob dà fastidio che Doojoon guardi i ragazzi carini.>>
Questa volta fu la volta di Doojoon di sobbalzare sorpreso.
Yoseob sembrava...geloso?
Rimase qualche minuto senza sapere come rispondere, poi si arrese abbandonandosi contro la spalliera della sedia.
<< D'accordo, però in cambio tu devi imparare a parlare come si deve! Mi sono scocciato di sentirti parlare di te stesso in terza persona! È assurdo! >>
Yoseob sollevò finalmente il viso sorridendo radioso.
<< Yoseob si impegnerà! >>


E lo fece veramente cosicché, un paio di mesi più tardi, Doojoon poté portarlo al matrimonio di Hyunseung senza rischiare che qualcuno scoprisse la sua vera natura.
<< La sposa è davvero bella! >>
Yoseob guardava l'esile figura vestita di bianco con occhi luminosi e sognanti.
Doojoon lo osservava con la coda dell'occhio, stupendosi ancora una volta di come l'altro sembrasse un ragazzo perfettamente normale.
Catturò ogni particolare della cerimonia con l'attenzione di un professionista al lavoro e la curiosità di un bambino che gioca e alla fine accadde qualcosa di totalmente inaspettato: al momento dello scambio delle promesse, dopo che il sacerdote diede il permesso di baciare la sposa, Yoseob pianse.
Calde lacrime solcavano il suo viso di porcellana e Doojoon si sentì mancare.
Afferrò il suo polso trascinandolo in fondo alla sala e, prendendo il suo volto tra le mani, lo costrinse a guardarlo.
<< Cosa...cosa stai facendo? Perché piangi? >>
Yoseob tirò su con il naso mentre i suoi occhi si facevano via via più lucidi.
<< Perché noi non potremo mai farlo. >> la sua voce era flebile e tremante.
<< Fare cosa? >>
Il moro esitò.
<< Parla Yoseob! >> il tono di Doojoon era dolce.
<<...sposarci...>>
Non riusciva a spiegarsi il perché, ma quella triste e sentita confessione lo colpì nel profondo facendolo tremare.
<< Yoseob...>>
<< Si Doojoon? >>
<< Cos'è per te la felicità? >>
Yoseob incatenò i suoi occhi scuri a quelli di Doojoon come a volerlo legare a sé, per sempre.
<< Sei tu Doojoon. Tu sei la mia felicità.>>
Il castano sorrise sconfitto dalla realtà dei fatti.
Credeva di odiare quel piccolo uomo di fronte a sé per l'apparente somiglianza con suo fratello, ma in verità era il pensiero di non poterlo avere a consumarlo.
La dolcezza che Yoseob aveva sempre dimostrato nei suoi confronti, le attenzioni e le cure continue, tutte le cose che lo avevano portato a legarsi a lui -e che gli avevano reso inaccettabile l'idea che il giovane non potesse provare alcun sentimento- ora erano state assorbite dal suo cuore. Adesso poteva finalmente accettare i suoi di sentimenti.
Sorrise al più piccolo, che lo guardava preoccupato, e stringendo il suo viso lo fece sollevare sulle punte mentre si piegava per incontrare le sue labbra morbide.
Lo baciò teneramente, stringendolo a sé e beandosi del profumo di miele dei suoi capelli.
Quando tornò a guardarlo, Yoseob aveva ancora gli occhi chiusi e la bocca schiusa; si era completamente lasciato trasportare da quella girandola di emozioni e ne era ancora stravolto.
Doojoon rise soffiando poi sulle sue ciglia.
<< Apri gli occhi Yoseob. >>
Il moro eseguì l'ordine all'istante arrossendo leggermente.
<< Perché l'hai fatto Doojoon? >>
Aveva il fiato corto.
Il più grande lo abbracciò affondando il naso tra i suoi capelli.
<< Perché ti amo Yoseob. >>
Yoseob strinse le sue braccia attorno alla vita di Doojoon stringendo la sua maglietta tra le dita.
<< So che è una cosa bella però...cos'è precisamente l'amore Doojoon? >>
Doojoon sorrise per poi poggiare la fronte contro quella di Yoseob guardandolo negli occhi.
<< L'amore, Yoseob, siamo io e te, insieme. >>






Grazie per aver letto questa piccola fantasia futuristica^^
Spero di non avervi annoiato, se fosse prometto di non cimentarmi più in cose assurde :P
Fatemi sapere.
Un bacio
Misa
  
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