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Autore: Soul Sister    02/01/2013    2 recensioni
Eleanor era così bella..ma perché non riusciva a coinvolgerlo abbastanza da cancellare ciò che provava per Harry?
Louis non ce la faceva più.
Era stufo di quella situazione; era stufo di essere costantemente legato al pensiero di Harry, era stufo del fatto che qualsiasi cosa riuscisse a riportargli alla mente il suo profumo, il suo corpo, i suoi occhi, la sua risata.
Era stufo delle bugie.

{Larry; Elounor; Haylor}
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Prima storia nel fandom. Non è scritta per scopo di lucro, e non è intesa per offendere nessuno.
Ambientata ad una festa generica, non ho voluto specificare a casa di chi, non mi serviva ai fini della trama.
Detto questo, è angst, e lo sottolineo, non stupitevi se sarà un po'..così. E sottolineo, è una Larry indirettamente.
Spero che vi piaccia. C:
-Ps: Marta, io te la dedico anche qui.
Hopelessly devoted to you

Harry si staccò dalle labbra di Taylor, un sorriso sereno stampato in faccia.
Louis si voltò dall’altra parte, un nodo incomprensibile all’altezza della bocca dello stomaco e l’insensato desiderio di poter distruggere qualcosa.
La sua espressione era indecifrabile; ad occhi esterni, sarebbe potuto sembrare completamente vuoto, privo di qualsiasi emozione. Niall, che girava lì intorno, si spaventò davanti ai suoi occhi gelidi; ma provò uno strano moto di empatia quando si accorse che poco lontano, nella direzione esattamente opposta a Louis, c’erano Taylor e Harry che schiaffavano in faccia a chiunque la loro felicità.
Soprattutto, la schiaffavano in faccia a Louis, che piuttosto di vederli, avrebbe preferito vomitare.
Con una smorfia appena accennata sulle labbra e il suo sguardo impenetrabile, scrutò la stanza, fino a che non scorse Eleanor vicino al tavolo degli alcolici. Per raggiungerla gli bastarono poche rapide e meccaniche falcate; le afferrò il polso, e incurante del suo urletto di sorpresa e di poterla stringere troppo forte, cominciò a trascinarla con sé.
Nemmeno si preoccupò di risponderle, quando gli chiese dove la stesse portando e che gli prendesse; poco importava che non fossero a casa loro, che fossero ospiti lì: Louis sembrava sordo, sordo a qualsiasi cosa non fossero le urla di ogni singola cellula del suo corpo, che sembravano ribellarsi con una furia cieca, e accecato da quelle immagini che sembravano impresse a fuoco nella sua retina.
Ma Louis quelle urla non voleva sentirle, lui voleva soffocarle, voleva togliere di torno quell’orribile, opprimente e dolorosa sensazione tanto simile ad una coltellata nella testa.
Semplicemente, voleva spegnersi.
Voleva smettere di sentirsi risucchiato dentro ad un vortice di emozioni che lo stavano letteralmente distruggendo.
Eleanor era la sua ragazza, Eleanor avrebbe potuto allontanare tutto quel caos che aveva dentro. Doveva farlo.
Fu con questa convinzione che la spinse nella prima stanza che trovò, appiattendola tra sé e il muro, e aggredendo con rabbia le sue labbra.
E mentre la baciava, Louis si rese conto che la bocca morbida della sua ragazza –quella bocca che aveva baciato tante, tantissime volte – non erano giuste, non erano quelle che voleva, erano incompatibili, non sembravano nate per combaciare.
Le labbra di Eleanor erano bellissime, dolci, calde, ma sembravano stonare con tutto ciò che la mente e il cuore gli stavano suggerendo.
E fu terribilmente strano sentire il proprio stomaco rivoltarsi a quella maniera, ma non in modo piacevole, tutt’altro. Nessuna farfalla, solo una sensazione di disgusto misto a senso di colpa, eppure Louis non si fermò, né aveva intenzione di farlo.
Perché Eleanor stava ricambiando con un certo entusiasmo, forse sorpresa da quel ritrovo dell’interesse di Louis che da un po’ sembrava sparito, come la scintilla tra di loro.
Nonostante tutto sembrasse urlare sbagliato, avesse il retrogusto amaro di una bugia e fosse forzato, nonostante non fosse lei che voleva, e l’avesse trascinata in quella situazione per trovare uno sfogo, a lui stava bene così: pensare che le labbra di Eleanor per lui avessero un gusto troppo finto a causa del lucidalabbra, gli fornivano una distrazione; la sua attenzione era focalizzata su quanto la pelle di Eleanor fosse liscia e calda, e evitava di pensare che i suoi fianchi fossero troppo larghi e morbidi – troppo femminili. Come i suoi capelli, troppo lunghi e lisci, e i suoi sospiri, troppo acuti.
Cercava di tenere la bocca occupata congiungendola con la sua o marchiandole il collo, tutto pur di non lasciare a sé stesso l’occasione di pronunciare ad alta voce qualcosa di sconveniente, qualcosa che non voleva nemmeno ammettere dentro di sé.
I suoi gesti erano frenetici, ma allo stesso tempo decisi, mentre la spogliava.
Forse era troppo animalesco, forse Eleanor si era accorta che qualcosa non andava. Ma non lo stava fermando, semplicemente lo lasciava fare. Però ansimava, rabbrividiva.
Non vi erano segni di rifiuto - non che a quel punto fosse sicuro di riuscire a fermarsi.
Anche Louis aveva il fiatone, ma ogni volta che lei gli sfiorava la pelle delle braccia, del petto, della schiena, non sentiva i brividi. Non sentiva assolutamente niente.
Era animato solo da qualcosa che nemmeno lui sapeva spiegarsi. Era un mix tra rabbia, frustrazione, gelosia, repulsione e un pizzico, solo un pizzico di vendetta.
Perché una parte di sé, inconsciamente, sperava che quel gesto avrebbe urtato qualcun altro, quella stessa persona che gli stava facendo perdere la testa. Sperava che i gemiti di Eleanor fossero chiari e udibili aldilà di quella porta, che fossero al disopra della musica roboante dello stereo. Sperava che arrivassero direttamente alle orecchie di Harry.
Lou..” mormorò Eleanor, con voce affaticata, quasi supplicante.
Louis le morse il mento, forse troppo, perché la sentì fare un versetto lamentoso.
Non se ne curò.
Sprofondò il viso sul suo seno, mentre entrava in lei; l’odore della sua pelle era alterato dal profumo che indossava, ma forse era meglio così, aveva una scusa per non pensare a quanto diverso fosse quello di Eleanor da quello di Harry.
Louis cominciò a muoversi, i gridolini della ragazza che stringeva più acuti.
E tutto ciò a cui riuscì a pensare fu come sarebbero stati quelli di Harry, di gemiti; solo immaginare la voce roca del suo amico gli fece girare la testa.
Strizzò gli occhi e aumentò la velocità, le labbra che scivolarono sulla spalla di Eleanor, sempre per tenerle occupate.
Louis si impegnò a tenere la mente presente sulla sua ragazza; si sforzò a non immaginare Harry in quella stessa situazione, e cercò di scacciare qualsiasi ricordo osasse bussare alla sua mente: ma i ricordi erano tanti, e sembravano voler buttare giù la porta e sconvolgerlo.
Grugnì qualcosa di indefinito, staccando le labbra dalla pelle di Eleanor per mordersele da solo.
Ormai stava sbattendo dentro di lei, e Eleanor quasi non riusciva a tenere gli occhi aperti; se lui non l’avesse sorretta sollevandola per i fianchi, si sarebbe accasciata.
Louis non riusciva nemmeno a guardarla in faccia, non riusciva a sopportare di vedere lei davanti a lui, non riusciva a sopportare che stretto al suo corpo non ci fosse quello di Harry.
Harry che era bellissimo.
Harry che aveva i capelli ricci, e sconvolti, e stupendi.
Harry che aveva la voce bassa, e quando era eccitato l’aveva roca e terribilmente sensuale, più sensuale di qualsiasi gridolino di qualunque altra ragazza.
Harry che aveva il corpo più sexy di chiunque altro.
Harry che aveva una pelle che mandava il suo cervello a puttane, tanto aveva voglia di morderla e marchiarla.
Harry che aveva un profumo forte, quasi acre e mascolino, e inebriante da far girare la testa.
Harry che aveva uno sguardo malizioso capace di far sprofondare il suo cuore nelle ginocchia, e farglielo rimbalzare in gola, e che lo eccitava da morire.
Harry che aveva una bocca magnifica, e che –ne era sicuro – combaciava alla perfezione con la sua.
Ma che giusto pochi minuti prima era stata su quella di Taylor, mentre lui aveva passato e stava passando le sue labbra sul corpo di Eleanor.
Perché Harry non era suo, era della Swift; e Louis era fidanzato con Eleanor, ed era per questo motivo che in quel momento stava facendo sesso con lei, anche se avrebbe voluto che al suo posto ci fosse stato l’altro
Perché Louis voleva Harry con ogni fibra di sé, perché sapeva che gli apparteneva, in qualche modo: erano uniti con un doppio filo invisibile, che aveva la capacità di legarli come un cordone ombelicale. Erano fatti per combaciare, come le loro labbra.
Perché sapeva che anche Harry voleva lui con tutto sé stesso, perché i suoi occhi erano libri aperti per Louis, e non stava vaneggiando.
Aveva bisogno di Harry, ma non in una prospettiva prettamente fisica; voleva avere il diritto di averne il bisogno, voleva potergli dire quando fosse sconvolgente, e importante per lui. Voleva essere lui a farlo sorridere dopo un bacio, come aveva fatto poco prima con Taylor. E voleva stringerlo, come si stava stringendo a lui Eleanor in quel momento, stremata dai movimenti frenetici di Louis e dal piacere. E nonostante la sua passione fosse dettata dalla disperazione, Eleanor si sentiva amata, esattamente come avrebbe voluto far sentire Harry.
Dopo che anche Louis venne, al seguito di poche altre secche e meccaniche spinte, Eleanor semplicemente si appoggiò a lui, abbracciandolo forte.
“Woah. Ma che ti è preso?”
Louis s’impose di sorridere, e le tolse un ciuffo di capelli dal viso.
Ancora una volta, il suo stomaco si rivoltò. Gli occhi così limpidi di Eleanor mostravano quanto fosse coinvolta, e nonostante fossero bellissimo, per Louis furono come un cazzotto in piena faccia.
Eleanor non si meritava di essere trattata come un oggetto, come una valvola di sfogo. Eleanor doveva essere rispettata, e amata.
Louis aveva la fortuna di averla al suo fianco. Perderla sarebbe stato solo peggio per lui.
Le baciò la tempia, il sorriso ora più morbido, più sincero. “Non lo so, volevo sentirti vicina.”
Ed era vero, che aveva bisogno di qualcuno vicino, e quel qualcuno era stata lei per ovvi motivi, anche se avrebbe voluto aver vicino qualcun altro per tutto il tempo.
Eleanor lo strinse più forte, e gli baciò la spalla. “Ma io ti sono sempre vicina.”
Quella risposta lasciò un certo retrogusto di amaro in Louis. Era più forte di lui, il pensiero di Harry continuava a tornargli alla mente, e si contrapponeva con il voler dedicarsi a Eleanor come meritava.
Odiava quel potere che Harry aveva su di lui, odiava cedervi sempre. Ma più di tutto odiava il fatto che Styles nemmeno sapesse di avere quel totale controllo su di lui, capace di farlo impazzire.
Eleanor rimase contro il suo petto per qualche istante, poi, con un sorriso tra il timido e il toccato, cominciò a ricomporsi.
Louis cercò di guardarla il meno possibile. Il senso di colpa lo corrodeva già abbastanza ogni volta che lei faceva di tutto per incontrare i suoi occhi e sorridergli dolcemente.
Eleanor era così bella..ma perché non riusciva a coinvolgerlo abbastanza da cancellare ciò che provava per Harry?
Louis non ce la faceva più.
Era stufo di quella situazione; era stufo di essere costantemente legato al pensiero di Harry, era stufo del fatto che qualsiasi cosa riuscisse a riportargli alla mente il suo profumo, il suo corpo, i suoi occhi, la sua risata.
Era stufo delle bugie.
Era stufo di quel muro invisibile ma palpabile che era cresciuto tra di loro, non solo a colpa del management che aveva stroncato tutto non appena si era notato che qualcosa tra di loro effettivamente c’era, ma anche per colpa loro.
Era stufo di sentire quella perenne sensazione di incompletezza.
Era stufo di sentire costantemente la sua mancanza.
Era stufo di essere sempre empaticamente collegato con lui, perché Harry sapeva come si sentiva. Harry lo capiva, ma alla fine aveva ceduto anche lui ai sotterfugi del management.
E ora c’era Taylor.
Louis non capiva se Harry fosse veramente preso da lei.
Che non sapesse fingere per niente, non era una novità. E negli occhi di Harry, quando guardava Taylor, non c’era nulla di finto. Non avrebbe mai potuto essere finto perché semplicemente non era in grado di mentire.
Eppure, Louis sapeva che gli sguardi che rivolgeva a lei, sebbene fossero sinceri, e dolci, e presi, non erano come gli sguardi che rivolgeva a lui.
Perché tra loro due c’era qualcosa di diverso, ciò che li univa era semplicemente di più.
E questo lo tormentava. Perché se solo avesse capito che Harry non provava più niente, avrebbe avuto una scusa in più per lasciarlo perdere. Ma finché avrebbe avuto il dubbio su ciò che li legava, su ciò che ancora c’era, sotto gli strati di bugie e finzioni, Louis non lo avrebbe fatto.
Eleanor gli stringeva la mano, quando uscirono dalla stanza.
La festa procedeva esattamente come lo stava facendo quando si erano imboscati, nessuno sembrava essersi accorto della loro momentanea assenza.
Nessuno, eccetto Harry, che li stava fissando dal divano, seduto accanto a Taylor, che interruppe chissà quale discorso non appena si accorse che l’attenzione del suo interlocutore era rivolta altrove.
Louis sostenne lo sguardo di Harry per qualche istante, finché quello dell’altro non scese alle dita intrecciate di lui e Eleanor.
L’espressione terribilmente seria di Harry vacillò appena, la presa sulla mano di Taylor che tremò. La bionda si limitò a sfiorare il dorso della sua mano con il pollice, con dolcezza, cercando di infondergli calma e facendogli capire che non l’avrebbe lasciato cadere a pezzi.
Avrebbe solo voluto far capire lo stesso a Louis, perché era sicura che sotto quell’espressione fredda e indisponente, qualcosa si stesse sgretolando.
Harry lanciò un ultimo, breve sguardo agli occhi di Louis - uno sguardo che sembrò durare ore infinite ad entrambi.
Poi, Louis si voltò, e chiese a Eleanor se avesse sete, e l’accompagnò al tavolo delle bevande.
E Harry crollò tra le braccia di Taylor, senza più un briciolo di forza.

  
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