- -Prima storia nel fandom. Non è scritta per scopo di lucro, e non è intesa per offendere nessuno.
- Ambientata ad una festa generica, non ho voluto specificare a casa di chi, non mi serviva ai fini della trama.
- Detto questo, è angst, e lo sottolineo, non stupitevi se sarà un po'..così. E sottolineo, è una Larry indirettamente.
- Spero che vi piaccia. C:
- -Ps: Marta, io te la dedico anche qui.
- Hopelessly devoted to you
- Harry
si staccò dalle labbra di Taylor, un sorriso sereno stampato in faccia.
- Louis
si voltò dall’altra parte, un nodo incomprensibile all’altezza della
bocca
dello stomaco e l’insensato desiderio di poter distruggere qualcosa.
- La
sua espressione era indecifrabile; ad occhi esterni, sarebbe potuto
sembrare
completamente vuoto, privo di qualsiasi emozione. Niall, che girava lì
intorno,
si spaventò davanti ai suoi occhi gelidi; ma provò uno strano moto di
empatia
quando si accorse che poco lontano, nella direzione esattamente opposta
a
Louis, c’erano Taylor e Harry che schiaffavano in faccia a chiunque la
loro
felicità.
- Soprattutto,
la schiaffavano in faccia a Louis, che piuttosto di vederli, avrebbe
preferito
vomitare.
- Con
una smorfia appena accennata sulle labbra e il suo sguardo
impenetrabile, scrutò
la stanza, fino a che non scorse Eleanor vicino al tavolo degli
alcolici. Per
raggiungerla gli bastarono poche rapide e meccaniche falcate; le
afferrò il
polso, e incurante del suo urletto di sorpresa e di poterla stringere
troppo
forte, cominciò a trascinarla con sé.
- Nemmeno
si preoccupò di risponderle, quando gli chiese dove la stesse portando
e che
gli prendesse; poco importava che non fossero a casa loro, che fossero
ospiti
lì: Louis sembrava sordo, sordo a qualsiasi cosa non fossero le urla di
ogni
singola cellula del suo corpo, che sembravano ribellarsi con una furia
cieca, e
accecato da quelle immagini che sembravano impresse a fuoco nella sua
retina.
- Ma
Louis quelle urla non voleva sentirle, lui voleva soffocarle, voleva
togliere
di torno quell’orribile, opprimente e dolorosa sensazione tanto simile
ad una
coltellata nella testa.
- Semplicemente,
voleva spegnersi.
- Voleva
smettere di sentirsi risucchiato dentro ad un vortice di emozioni che
lo
stavano letteralmente distruggendo.
- Eleanor
era la sua ragazza, Eleanor avrebbe potuto allontanare tutto quel caos
che
aveva dentro. Doveva farlo.
- Fu
con questa convinzione che la spinse nella prima stanza che trovò,
appiattendola tra sé e il muro, e aggredendo con rabbia le sue labbra.
- E
mentre la baciava, Louis si rese conto che la bocca morbida della sua
ragazza –quella
bocca che aveva baciato tante, tantissime volte – non erano giuste,
non erano quelle che voleva, erano
incompatibili, non sembravano nate
per combaciare.
- Le
labbra di Eleanor erano bellissime, dolci, calde, ma sembravano stonare
con
tutto ciò che la mente e il cuore gli stavano suggerendo.
- E
fu terribilmente strano sentire il proprio
stomaco rivoltarsi a quella maniera, ma non in modo piacevole,
tutt’altro.
Nessuna farfalla, solo una sensazione di disgusto misto a senso di
colpa,
eppure Louis non si fermò, né aveva intenzione di farlo.
- Perché
Eleanor stava ricambiando con un certo entusiasmo, forse sorpresa da
quel
ritrovo dell’interesse di Louis che da un po’ sembrava sparito, come la
scintilla tra di loro.
- Nonostante
tutto sembrasse urlare sbagliato, avesse
il retrogusto amaro di una bugia e
fosse forzato, nonostante non fosse lei che voleva, e l’avesse
trascinata in
quella situazione per trovare uno sfogo, a lui stava bene così: pensare
che le
labbra di Eleanor per lui avessero un gusto troppo finto a causa del
lucidalabbra, gli fornivano una distrazione; la sua attenzione era
focalizzata
su quanto la pelle di Eleanor fosse liscia e calda, e evitava di
pensare che i
suoi fianchi fossero troppo larghi e morbidi – troppo femminili.
Come i suoi capelli, troppo lunghi e lisci, e i suoi
sospiri, troppo acuti.
- Cercava
di tenere la bocca occupata congiungendola con la sua o marchiandole il
collo,
tutto pur di non lasciare a sé stesso l’occasione di pronunciare ad
alta voce
qualcosa di sconveniente, qualcosa che non voleva nemmeno ammettere
dentro di sé.
- I
suoi gesti erano frenetici, ma allo stesso tempo decisi, mentre la
spogliava.
- Forse
era troppo animalesco, forse Eleanor si era accorta che qualcosa non
andava. Ma
non lo stava fermando, semplicemente lo lasciava fare. Però ansimava,
rabbrividiva.
- Non
vi erano segni di rifiuto - non che a quel punto fosse sicuro di
riuscire a
fermarsi.
- Anche
Louis aveva il fiatone, ma ogni volta che lei gli sfiorava la pelle
delle
braccia, del petto, della schiena, non sentiva i brividi. Non sentiva
assolutamente niente.
- Era
animato solo da qualcosa che nemmeno lui sapeva spiegarsi. Era un mix
tra rabbia,
frustrazione, gelosia, repulsione e un pizzico, solo un pizzico di
vendetta.
- Perché
una parte di sé, inconsciamente, sperava che quel gesto avrebbe urtato
qualcun
altro, quella stessa persona che gli stava facendo perdere la testa.
Sperava
che i gemiti di Eleanor fossero chiari e udibili aldilà di quella
porta, che
fossero al disopra della musica roboante dello stereo. Sperava che
arrivassero
direttamente alle orecchie di Harry.
- “Lou..”
mormorò Eleanor, con voce affaticata,
quasi
supplicante.
- Louis
le morse il mento, forse troppo, perché la sentì fare un versetto
lamentoso.
- Non
se ne curò.
- Sprofondò
il viso sul suo seno, mentre entrava in lei; l’odore della sua pelle
era
alterato dal profumo che indossava, ma forse era meglio così, aveva una
scusa
per non pensare a quanto diverso fosse quello di Eleanor da quello di
Harry.
- Louis
cominciò a muoversi, i gridolini della ragazza che stringeva più acuti.
- E
tutto ciò a cui riuscì a pensare fu come sarebbero stati quelli di
Harry, di
gemiti; solo immaginare la voce roca del suo amico gli fece girare la
testa.
- Strizzò
gli occhi e aumentò la velocità, le labbra che scivolarono sulla spalla
di
Eleanor, sempre per tenerle occupate.
- Louis
si impegnò a tenere la mente presente sulla sua ragazza; si sforzò a
non
immaginare Harry in quella stessa situazione, e cercò di scacciare
qualsiasi ricordo
osasse bussare alla sua mente: ma i ricordi erano tanti, e sembravano
voler buttare
giù la porta e sconvolgerlo.
- Grugnì
qualcosa di indefinito, staccando le labbra dalla pelle di Eleanor per
mordersele da solo.
- Ormai
stava sbattendo dentro di lei, e Eleanor
quasi non riusciva a tenere gli occhi aperti; se lui non l’avesse
sorretta
sollevandola per i fianchi, si sarebbe accasciata.
- Louis
non riusciva nemmeno a guardarla in faccia, non riusciva a sopportare
di vedere
lei davanti a lui, non riusciva a
sopportare che stretto al suo corpo non ci fosse quello di Harry.
- Harry
che era bellissimo.
- Harry
che aveva i capelli ricci, e sconvolti, e stupendi.
- Harry
che aveva la voce bassa, e quando era eccitato l’aveva roca e
terribilmente
sensuale, più sensuale di qualsiasi gridolino di qualunque altra
ragazza.
- Harry
che aveva il corpo più sexy di chiunque altro.
- Harry
che aveva una pelle che mandava il suo cervello a puttane, tanto aveva
voglia
di morderla e marchiarla.
- Harry
che aveva un profumo forte, quasi acre e mascolino, e inebriante da far
girare
la testa.
- Harry
che aveva uno sguardo malizioso capace di far sprofondare il suo cuore
nelle
ginocchia, e farglielo rimbalzare in gola, e che lo eccitava da morire.
- Harry
che aveva una bocca magnifica, e che –ne era sicuro – combaciava alla
perfezione
con la sua.
- Ma
che giusto pochi minuti prima era stata su quella di Taylor, mentre lui
aveva
passato e stava passando le sue labbra sul corpo di Eleanor.
- Perché
Harry non era suo, era della Swift; e Louis era fidanzato con Eleanor,
ed era
per questo motivo che in quel momento stava facendo sesso con lei,
anche se
avrebbe voluto che al suo posto ci fosse stato l’altro
- Perché
Louis voleva Harry con ogni fibra di sé, perché sapeva che gli
apparteneva, in
qualche modo: erano uniti con un doppio filo invisibile, che aveva la
capacità
di legarli come un cordone ombelicale. Erano fatti per combaciare, come
le loro
labbra.
- Perché
sapeva che anche Harry voleva lui con tutto sé stesso, perché i suoi
occhi
erano libri aperti per Louis, e non stava vaneggiando.
- Aveva
bisogno di Harry, ma non in una
prospettiva prettamente fisica; voleva avere il diritto
di averne il
bisogno, voleva potergli dire quando fosse sconvolgente, e importante
per lui. Voleva
essere lui a farlo sorridere dopo un bacio, come aveva fatto poco prima
con
Taylor. E voleva stringerlo, come si stava stringendo a lui Eleanor in
quel
momento, stremata dai movimenti frenetici di Louis e dal piacere. E
nonostante
la sua passione fosse dettata dalla disperazione, Eleanor si sentiva
amata,
esattamente come avrebbe voluto far sentire Harry.
- Dopo
che anche Louis venne, al seguito di poche altre secche e meccaniche
spinte, Eleanor
semplicemente si appoggiò a lui, abbracciandolo forte.
- “Woah.
Ma che ti è preso?”
- Louis
s’impose di sorridere, e le tolse un ciuffo di capelli dal viso.
- Ancora
una volta, il suo stomaco si rivoltò. Gli occhi così limpidi di Eleanor
mostravano
quanto fosse coinvolta, e nonostante
fossero bellissimo, per Louis furono come un cazzotto in piena faccia.
- Eleanor
non si meritava di essere trattata come un oggetto, come una valvola di
sfogo.
Eleanor doveva essere rispettata, e amata.
- Louis
aveva la fortuna di averla al suo fianco. Perderla sarebbe stato solo
peggio
per lui.
- Le
baciò la tempia, il sorriso ora più morbido, più sincero. “Non lo so,
volevo
sentirti vicina.”
- Ed
era vero, che aveva bisogno di qualcuno
vicino, e quel qualcuno era stata lei per ovvi motivi, anche se avrebbe
voluto
aver vicino qualcun altro per tutto
il tempo.
- Eleanor
lo strinse più forte, e gli baciò la spalla. “Ma io ti sono sempre
vicina.”
- Quella
risposta lasciò un certo retrogusto di amaro in Louis. Era più forte di
lui, il
pensiero di Harry continuava a tornargli alla mente, e si contrapponeva
con il
voler dedicarsi a Eleanor come meritava.
- Odiava
quel potere che Harry aveva su di lui, odiava cedervi sempre. Ma più di
tutto
odiava il fatto che Styles nemmeno sapesse di avere quel totale
controllo su di
lui, capace di farlo impazzire.
- Eleanor
rimase contro il suo petto per qualche istante, poi, con un sorriso tra
il
timido e il toccato, cominciò a ricomporsi.
- Louis
cercò di guardarla il meno possibile. Il senso di colpa lo corrodeva
già
abbastanza ogni volta che lei faceva di tutto per incontrare i suoi
occhi e
sorridergli dolcemente.
- Eleanor
era così bella..ma perché non riusciva a coinvolgerlo abbastanza da
cancellare
ciò che provava per Harry?
- Louis
non ce la faceva più.
- Era
stufo di quella situazione; era stufo di essere costantemente legato al
pensiero di Harry, era stufo del fatto che qualsiasi cosa riuscisse a
riportargli alla mente il suo profumo, il suo corpo, i suoi occhi, la
sua
risata.
- Era
stufo delle bugie.
- Era
stufo di quel muro invisibile ma palpabile che era cresciuto tra di
loro, non
solo a colpa del management che aveva stroncato tutto non appena si era
notato
che qualcosa tra di loro effettivamente c’era,
ma anche per colpa loro.
- Era
stufo di sentire quella perenne sensazione di incompletezza.
- Era
stufo di sentire costantemente la sua mancanza.
- Era
stufo di essere sempre empaticamente collegato con lui, perché Harry sapeva come si sentiva. Harry lo capiva,
ma alla fine aveva ceduto
anche lui ai sotterfugi del management.
- E
ora c’era Taylor.
- Louis
non capiva se Harry fosse veramente preso
da lei.
- Che
non sapesse fingere per niente, non era una novità. E negli occhi di
Harry,
quando guardava Taylor, non c’era nulla di finto. Non avrebbe mai
potuto essere
finto perché semplicemente non era in grado di mentire.
- Eppure,
Louis sapeva che gli sguardi che rivolgeva a lei, sebbene fossero sinceri, e dolci, e presi, non erano come
gli sguardi che rivolgeva a lui.
- Perché
tra loro due c’era qualcosa di diverso, ciò che li univa era
semplicemente di più.
- E
questo lo tormentava. Perché se solo avesse capito che Harry non
provava più
niente, avrebbe avuto una scusa in più per lasciarlo perdere. Ma finché
avrebbe
avuto il dubbio su ciò che li legava, su ciò che ancora c’era, sotto
gli strati
di bugie e finzioni, Louis non lo avrebbe fatto.
- Eleanor
gli stringeva la mano, quando uscirono dalla stanza.
- La
festa procedeva esattamente come lo stava facendo quando si erano
imboscati,
nessuno sembrava essersi accorto della loro momentanea assenza.
- Nessuno,
eccetto Harry, che li stava fissando dal divano, seduto accanto a
Taylor, che
interruppe chissà quale discorso non appena si accorse che l’attenzione
del suo
interlocutore era rivolta altrove.
- Louis
sostenne lo sguardo di Harry per qualche istante, finché quello
dell’altro non
scese alle dita intrecciate di lui e Eleanor.
- L’espressione
terribilmente seria di Harry vacillò appena, la presa sulla mano di
Taylor che
tremò. La bionda si limitò a sfiorare il dorso della sua mano con il
pollice,
con dolcezza, cercando di infondergli calma e facendogli capire che non
l’avrebbe
lasciato cadere a pezzi.
- Avrebbe
solo voluto far capire lo stesso a Louis, perché era sicura che sotto
quell’espressione
fredda e indisponente, qualcosa si stesse sgretolando.
- Harry
lanciò un ultimo, breve sguardo agli occhi di Louis - uno sguardo che
sembrò
durare ore infinite ad entrambi.
- Poi,
Louis si voltò, e chiese a Eleanor se avesse sete, e l’accompagnò al
tavolo
delle bevande.
- E Harry crollò tra le braccia di Taylor, senza più un briciolo di forza.
-