Il Minotauro e il suo Teseo
Bam. La porta
che sbatte e il rumore dei suoi passi. Voglio vederlo, non importa
quale sarà
il prezzo.
Lo conobbi
quattro anni fà, quando avevo quattordici anni. Mi
attirò a sè con il suo
sguardo profondo e con il suo sorriso, che tendeva ad alzarsi sempre un
pochino
di più dal lato sinistro della bocca. La prima volta che lo
vidi, mi parve come
un dio in terra. Mi attirò a sè e mi
portò via. Mi portò via dalla mia
famiglia, dal mio paese, dalla mia normalità. E mi rinchiuse
in questa stanza.
Ricordo bene
tutta la paura che mi faceva all’inizio e tutto
l’odio che scatenò in me nei
suoi confronti. Poi, pian piano, ho iniziato a capirlo: ho capito che
lo fa per
me, per farmi capire quanto io sia sbagliata. Mi apre gli occhi ogni
giorno,
con tutti gli schiaffi, i morsi, gli stupri, i pasti negati e i calci
nello
stomaco.
Lui è l’unica
persona sincera della mia vita.
Così lui è
diventato indispensabile come l’ossigeno per me;
così indispensabile che tutta
la paura e tutto il dolore rappresentano il nulla, messi a confronto
con
l’averlo vicino. Me ne sono innamorata. Nessuno potrebbe mai
comprendere, ma
l’amore che provo per lui appartiene alla forma
più pura e genuina. Lo so. Lui
è il centro dei miei pensieri tutto il giorno, lui
è la ragione della mia vita,
l’unica cosa giusta della mia esistenza.
Sento i suoi
passi veloci per le scale e poi la porta si spalanca: lui è
lì, sulla soglia, e
mi guarda con un’espressione folle che gli trasforma il volto
perfetto. Ma
rimane sempre bellissimo.
-Sei
tornato...-
Mi sbatte a
terra e mi tira un calcio che mi costringe quasi a sputare sangue.
-Piano,
Amore...- sussurro flebile. Che codarda.
Lui non mi
ascolta e continua, mentre io lo assecondo in base a ciò che
fa: urlo, piango,
rimango inerme.
Dopo non so
quanto tempo si alza e mi lascia lì, stesa sul pavimento,
nuda e sanguinante, a
guardarlo. Vittima di un amore insano. Si rimette i pantaloni e si
china ad
estrarre qualcosa dalla tasca della giacca precedentemente gettata in
un
angolo. Un coltello affilato. Si gira verso di me e comprendo: per lui
sono
ormai un giocattolo vecchio. Lo ringrazio mentalmente perchè
mi sta per
liberare; sta per porre fine alla mia assurda esistenza.
Perchè io sono come il
Minotauro: sbagliata, innaturale, un errore. Lui, invece, è
il mio Teseo:colui
che è venuto a giustiziarmi per placare la sofferenza
ateniese e... Anche la
mia. Così, come il mostro di Creta, mentre lui ritorna su di
me e avvicina il
suo volto al mio.
Dio, quant’è
bello il mio eroe.
Il suo ultimo
regalo è il suo sorriso, un sorriso lucido, questa volta.
Quello con cui mi ha
stretto la mano la prima volta, quando lo incontrai, e lo stesso con
cui ora mi
dice addio. Poi, con uno scatto fulmineo, mi pianta il coltello nella
pancia.
Urlo,
ribaltando la testa all’indietro ed inarcando la schiena dal
dolore.
Con uno sforzo
che mi sembra immane, la vista offuscata e il viso rigato dalle
lacrime,
avvicino di un altro poco il mio viso al suo, pronta a dargli
l’ultimo,
disperato segno del mio amore per lui.
Un istante
prima della fine, poggio le mie labbra sulle sue. Poi il battito
s’interrompe e
mi rendo conto di non riuscire più ad aprire gli occhi.
Spazio autrice:
ciao a tutti! Premetto che è la prima volta che scrivo su un
argomento così
duro e che non sono neanche sicura che il genere in cui ho pubblicato
la storia
sia quello giusto. Mi rendo conto della brevità di questa OS
e del fatto che
sia abbastanza irreale, ma ho voluto comunque provare a scriverla e a
pubblicarla. Se c’è qualche cosa che non va, o
volete esprimere il vostro
parere, sentitevi liberi di farlo! Alla prossima
Ila