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Autore: Paradorn    21/07/2007    2 recensioni
Ispirato al manga "Vagabond" di Inoue-sensei. Miyamoto Musashi riflette sulle sue capacità e sul vero significato di parole come "forza" e "invincibilità". Attraverso gli insegnamenti di In'Ei, Sekisusai e Takuan, cercherà di superare i suoi dubbi e di proseguire il suo cammino sulla via della spada.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiudere gli occhi



Ho affrontato e ucciso gli Yoshioka… Seijuro, Denshichiro, Ueda e tutti i loro uomini.
Ho sconfitto Inshun e la tecnica della lancia di Hoizon.
Ho combattuto e vinto contro innumerevoli avversari.
Ma posso definirmi forte?
Certamente ora so di non potermi definire invincibile, perché di fronte a Yagyu Sekisusai non ero niente. Ma sono sicuro di aver fatto enormi progressi dall’inizio del mio viaggio, da quando avevo ancora 17 anni.
Eppure mi tornano alla mente le parole di quel dannato monaco, Takuan, quando lo incontrai per la prima volta al mio ritorno al villaggio Miyamoto.
“Tu sei la persona più debole di questo villaggio!”
E in un certo senso aveva ragione.
Eppure, anche allora, in fuga dal mio villaggio, inseguito da contadini e soldati, mi consideravo forte.
Possibile che mi sbagli anche adesso?
Anche allora ero sopravvissuto a molte battaglie, prima fra tutte quella leggendaria di Sekigahara. Avevo ucciso molti uomini e tagliato molte teste e mi consideravo a buon punto sulla via della spada.
Ma ora non sono più tanto sicuro.
Eppure niente di sconvolgente è accaduto da molto tempo… nessun incontro particolare, nessuna sconfitta… niente. Questa mattina ho semplicemente aperto gli occhi, immerso in questa foresta, e i dubbi e le domande mi hanno assalito.
Anzi IL dubbio, LA domanda: io sono forte?
Posso dire di essere meno debole di quando sono partito, questo è certo. Ma questa affermazione è solo un modo per aggirare la domanda, me ne rendo conto.
Non essere debole ed essere forte non sono affatto la stessa cosa!
“Corretto. Hmm”
“Corretto. Hmph”
I due vecchietti…
In’Ei e Sekisusai, mi sono stati di grande aiuto durante il mio viaggio, e lo sono tutt’ora. Si sono radicati nella mia anima, pronti ad intervenire per aiutarmi, per consigliarmi… o anche solo per farmi incazzare!
Ma adesso sono parte di me.
Aveva ragione quel dannato monaco, quando sulla strada per Nara mi disse che dovevo accettare tutte le sfaccettature del mio carattere, anzi di me, e che non dovevo negarle.
“Tu sei l’uomo che si spinge fino allo stremo nel seguire la via della spada. Ma sei anche l’uomo che sogna Otsu ed è tormentato dal suo ricordo… e l’uomo che inveisce contro di me. Anche quell’uomo è Musashi!”
Tzé… immagino che Musashi sia anche l’uomo accompagnato dalle vocette di quei due vecchiacci… e anche dalla tua Takuan, visto che i tuoi discorsi mi sovvengono continuamente! Dannato monaco!
La foresta in cui mi trovo ora è così silenziosa che riesco facilmente a sentire lo scorrere del fiume che ho attraversato questo pomeriggio e che ora è almeno di 15 chilometri alle mie spalle. Il rumore delle sue acque, unito alla luce del fuoco mi distraggono dalla domanda che mi perseguita e che mi tiene sveglio in questa notte buia.
Il fuoco e il fiume…
Sono così vivi! Non hanno coscienza, ma il loro spirito è così vasto da far paura! E’ immenso!
Il fuoco e il fiume… loro sì che sono forti! La natura contiene elementi formidabili, perfetti.
La natura è la mia unica maestra. Possibile che mi abbia trasmesso una parte della sua forza, una parte della sua immensità?
Ancora una volta è uno di quei vecchietti a farsi strada nei miei pensieri e mi ripete quelle stesse parole che mi aveva rivolto, quando la mia spada era sguainata di fronte a lui, non più tanto pronta però a trafiggerlo.
“Se qualcosa è troppo oscura perché tu riesca a vederla, prova a chiudere gli occhi. Allora… riesci a vedere quanto tu sei infinito?”.
Chiudo gli occhi per cercare di trovare in me, quello che riesco a vedere, a sentire e a percepire nel fiume e nel fuoco.
Ma guardandomi dentro, non vedo altro che un ragazzino sfrontato e pieno di sé, un ragazzino che la barba incolta non può nascondere.
Io avrei la forza della natura, della montagna?
No, questo è impossibile. Le vere montagne le ho già incontrate in quei due vecchietti! Io cerco di raggiungerli, ma mi sembra sempre di essere a una grande distanza. Le loro schiene mi appaiono indistinte e la loro marcia troppo veloce per me.
Eppure ce la devo fare! Anzi… io ce la farò! Non ho nessun dubbio a riguardo! Solo… forse è troppo presto.
E non è solo l’esperienza che mi manca. Certo In’Ei e Sekisusai hanno vissuto una vita lunga e piena, ma non è solo questo…
È come se loro avessero capito qualcosa, qualcosa che io non ho ancora afferrato, qualcosa che non dipende dalla capacità in battaglia. Semmai è il contrario: la loro forza proviene in larga parte da quella scoperta, da quel qualcosa.
Cosa possa essere, non ne ho idea, e non mi sento neanche vicino a scoprirlo. Ma di certo non mi arrenderò. Né qui, né altrove. Né ora, né in futuro. Ho dedicato la mia vita alla spada e la mia vita è iniziata da poco. Ho ancora molta strada da fare e molto tempo per percorrerla.
Un animale salta fuori dal nascondiglio della boscaglia e passa per un attimo nella radura dove mi trovo. Ne avverto la presenza.
Ma non riesco a distogliere lo sguardo dal fuoco e l’orecchio dal fiume.
E mi perdo nei miei pensieri.
Mi chiedo come stiano Otsu e Jotaro. Li ho lasciati indietro come orme sulla sabbia. Che siano un capitolo chiuso del mio passato?
No… il fatto che ci pensi ancora adesso vuol dire che non lo sono, così come gli avversari che ho affrontato. Tutti mi sono serviti per arrivare dove sono ora, e per farmi diventare ciò che sono adesso. Sono loro grato per questo.
Mi chiedo cosa sarebbe cambiato se li avessi portati con me, se avessi viaggiato con loro, se non li avessi lasciati indietro. Mi troverei qui? Sarei ancora vivo? E loro lo sarebbero?
Mi ritrovo a pensare che non mi importa, che come in cento momenti di ogni singolo giorno, anche ora li vorrei qui accanto a me, a tenermi compagnia.
Ma ormai è tardi. La decisione l’ho presa quella notte, sul ponte della scuola Yagyu, mentre Otsu, pronta a partire, mi attendeva speranzosa.
Anzi, in realtà la decisione l’ho presa addirittura prima, quando osservando il mio villaggio dall’alto di una montagna, rifiutavo di portare Otsu nel mio viaggio affermando che sarebbe stata solo un ostacolo sulla via della spada.
In fondo è stata la decisione giusta.
Ma allora perché me ne pento, adesso?
Bah… non ci devo pensare. Quando la rincontrerò potrò decidere se tornare sui miei passi, sulle mie orme e portarla con me.
Quando sarò invincibile avrò tutto il tempo per pensare a loro.
Già… quando sarò invincibile…
“Musashi… invincibile è solo una parola.”
“Corretto. Hmph”.
In’Ei… Sekisusai… io non capisco! Cosa vuol dire “solo una parola”? Vuol dire che l’invincibilità non esiste?
Be’… io non lo credo! Non lo voglio credere! Perché un giorno io la otterrò! Un giorno tutti sapranno che Miyamoto Musashi è invincibile sotto il sole!
“Hmph”
“Hmm”
Maledette vocette! La volete smettere di deridermi?
Spero di riuscire a zittirvi prima o poi, perché vorrà dire che non avrò più bisogno di voi e che quindi vi avrò superato.
Il rumore di un qualche essere vivente nascosto nella boscaglia mi distrae dalle mie riflessioni.
Ma è solo un attimo. Poi la mia mente continua a vagare.
E’ mai possibile che Sekisusai, lo stesso Sekisusai che ricevette l’appellativo di invincibile, non creda che qualcuno possa esserlo? Eppure io l’ho affrontato, o quantomeno fronteggiato, e da allora, ma anche prima, non ho mai incontrato nessuno che potesse reggere il confronto.
Mi torna alla memoria la mia infanzia, e mio padre che si vantava del titolo di invincibile donatogli dall’imperatore. Quell’uomo era perseguitato dalla sua invincibilità. Anzi no… era perseguitato dal suo titolo di invincibile! Mio padre…
Nonostante i miei ricordi siano soltanto quelli di un bambino, posso dire con assoluta certezza che lui non era affatto al livello del grande Sekisusai! L’uomo che conosco io non era affatto invincibile! Eppure ne aveva il titolo…
Sekisusai, forse ora comprendo cosa volevi dirmi. Invincibile è solo una parola, è solo un titolo! Forse è possibile per un uomo, per un guerriero esserlo, ma non sono certo la fama o un pezzo di carta a renderti tale!
Io sto tutt’ora cercando di essere riconosciuto invincibile da tutti, ma anche se ci riuscissi non vorrebbe dire necessariamente che io lo sia diventato!
E’ questa la verità In’Ei?

Forse non dovrei pensare a tutto ciò. Forse dovrei semplicemente continuare il mio cammino e non preoccuparmi del resto.
“Se il tuo cuore è preoccupato, la tua spada non è veritiera”
Takuan…
“Più rifletti e più aguzzi la vista nel disperato tentativo di capire, più oscura la risposta diventa. Se qualcosa è troppo oscura perché tu riesca a vederla, prova a chiudere gli occhi”.
Chiudere gli occhi… lo farò Sekisusai. Proverò a fare come dici.
In fondo… non sarai diventato “invincibile” per caso, no?
“Hmph”
In’Ei…




I personaggi ovviamente non sono miei, ma appartengono a Takehiko Inoue.
Anzi, teoricamente sarebbero personaggi storici, ma in ogni caso io mi sono ispirato a “Vagabond” del su citato mangaka.
  
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