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Autore: Sasotta    03/01/2013    6 recensioni
< Scusami… > chiamai il ragazzo riccio che, proprio in quel momento, stava facendo uno chassè. Non mi sentì.
< Ehi. > alzai la voce, sperando questa volta di richiamare la sua attenzione.
Accidenti se aveva fatto un perfetto grand jetè.
< Uh? > si voltò di scatto, espirando ed inspirando forte, tutto sudato.
Il mio cuore rallentò di botto.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I corridori della Charlotte Hamilton School of Dance non erano mai stati così silenziosi e vuoti come in quel
tardo venerdì pomeriggio di primavera.

Quando afferrai velocemente il borsone un senso di inquietudine iniziò ad impossessarsi dellamia mente.

Mi guardai intorno un paio di volte, e poi di tutta fretta iniziai a camminare, accelerando sempre di più.

Avevo strane manie, strane idee: ero capace di farmi delle paranoie assurde per cose tanto semplici e
inutili… in effetti, ero tutta strana.

Estrassi dalla tasca del mio maglione il telefono e guardai l’ora.

Non ero in ritardo nemmeno di un minuto, la mia aula era prenotata per le otto e avrei potuto usarla fino a
mezzanotte per provare la coreografia di fine anno che la mia insegnante mi aveva chiesto gentilmente di perfezionare.

Cosa c’era di meglio di quattro ore di danza in completo isolamento? Assolutamente niente.

Soltanto ballando riuscivo a trovare e a farmi avvolgere da sensazioni tanto uniche quanto irripetibili come la pace,
la serenità, la libertà… l’amore che mettevo nel fare un passo si riversava tutto dentro di me, tanto da provocarmi
dei lunghi ed intensi brividi lungo il corpo.

Il ticchettio delle mie Cuccarini risuonava sul parquet lucido, rimbombando nelle orecchie come una musica.
Ecco, la sentivo ovunque. O forse…

Guardai oltre l’enorme vetrata e rimasi imbambolata.

C’era sicuramente qualche errore.

Spalancai la grande porta ed entrai furtivamente, osservando tutti quei
piquet, quei foettè.

< Scusami… > chiamai il ragazzo riccio che, proprio in quel momento, stava facendo uno
chassè. Non mi sentì.

< Ehi. > alzai la voce, sperando questa volta di richiamare la sua attenzione.

Accidenti se aveva fatto un perfetto
grand jetè.

< Uh? > si voltò di scatto, espirando ed inspirando forte, tutto sudato.

Il mio cuore rallentò di botto.

Non lo avevo mai visto in giro; i suoi occhi erano due pozze d’acqua, fresca rugiada, freddi e caldi nello stesso momento.
E i suoi folti capelli ricci, imperlati di sudore proprio come la fronte, gli ricadevano vicino agli occhi.

Si mosse velocemente; prese il telecomando e fermò la musica schiacciando un pulsante. Lo stereo si spense.

< Scusa, non ti avevo sentita. > mi sorrise, e il tempo si fermò.

< No, scusami tu… erano una serie di perfetti giri e grandi salti quelli che stavi facendo. > mi sentii dannatamente in colpa.

Non disse niente, mi guardò semplicemente dritto negli occhi.

E quello sguardo bastò per farmi raggrovigliare lo stomaco.

< Io… la mia insegnante mi ha prenotato questa aula per provare e… > com’era che le parole avevano iniziato a
sfuggirmi dalla mente?

< La professoressa Miller? > domandò, notando la mia incertezza nel parlare.

< Proprio lei. > sussurrai frustrata. Non riuscivo a mettere insieme nemmeno una frase, diamine.

< Ti dirò… ha prenotato l’aula anche per me! > la sua voce risuonò strana, quasi ovattata, nelle mie orecchie.

< Mi ha ordinato di provare la coreografia con la sua più brava allieva che lei personalmente mi avrebbe mandato > continuò.

< E di prepararci insieme per portarla al saggio di fine semestre. > sorrise di nuovo e il cervello mi andò in tilt.

< Oh. Beh. Perfetto. > balbettai, mordendomi le unghie già piuttosto malandate della mano destra.

Ed io che speravo di esercitarmi da sola.

< Quindi siamo una coppia… > borbottai, forse contenta, forse arrabbiata.

Vidi nei suoi occhi uno strano lampo, un bagliore, una luce.

< Cioè, non fraintendermi  > provai a correggermi e a tirarmi fuori dall’imbarazzante situazione in cui mi ero cacciata
da sola.

< Intendevo una coppia di ballo. > mi morsi il labbro inferiore, maledicendomi per quanto ero imbranata.

< Certo, se tu sei d’accordo. > rise, forse rendendosi conto di quanto fossi estremamente stupida.

Aprii la bocca, richiudendola subito dopo; ero di nuovo senza parole.

< Non vedo perché non dovrei esserlo… > ribattei infine, sbuffando.

< Iniziamo subito. Prima finiamo, meglio è per tutti e due. > si impuntò, indicandomi poi un angolino della stanza.

< Metti pure la tua borsa e le tue cose là in fondo! Per ora stiamo davanti agli specchi, ci scaldiamo un po’. > mi ordinò,
ed io obbedii docile, anche se contrariata.

< Ah, io sono Jay. > si avvicinò di nuovo allo stereo e scelse la musica. Poi mi fissò con fare malizioso.

Partì
Let me love you, di Ne-Yo.

< Will. > mi presentai, felice di scoprire il suo nome e la canzone che aveva deciso di usare per lo stretching.

< Sei dell’ultimo anno? > gli chiesi, togliendomi il maglione e annodandomi la maglietta a lato, in modo da avere la
pancia scoperta.

< Già… > mosse il collo e le braccia, riscaldandosi.

< Bene, sappi che anch’io sono dell’ultimo, quindi smettila di parlarmi come se fossi una matricola. > ringhiai, innervosita.

Mi guardò stupito, accigliato.

< Sono brava quanto te. > lo sfidai.

< O forse più di te. > gli lanciai un’occhiata intensa, o almeno, quello fu il mio intento. Qualcosa mi disse che ci riuscii.

< Dimostramelo. > la sua voce lasciava trapelare sensualità; aveva una nota di roco, di graffiante. Era diversa.

< Prendimi al volo. > lo avvisai, fissandolo spavalda. Era davvero eccitante.

Mi stiracchiai un po’, e poi presi la rincorsa.

Quando arrivai di fronte a lui, mi prese per i fianchi, sollevandomi e facendomi girare.

Mi sembrò di prendere il volo.

Le sue mani, forti e salde, strette alla mia vita, il suo respiro lieve, la testa alzata, gli occhi fissi sui miei.

Non eravamo più nell’aula prove, eravamo in un altro mondo, un mondo parallelo, pieno di danza, musica, canto.

Mi fece scivolare giù, corpo contro corpo, fino a quando i nostri nasi si sfiorarono. Il suo petto che si alzava e si
abbassava all’unisono attaccato al mio, la mia mano sopra.

< E’ stato…strano. > balbettai, agitata e scossa da intensi brividi ed emozioni.

< Sì, è stato strano anche per me. > sorrise di nuovo, distruggendo tutto intorno a me.

Ero in una bolla, sì.

< Ma non strano brutto, ecco.> continuò lui, ed io arrossii violentemente.

Quando avvicinò il viso al mio, tutto tremò. Il mio cuore, il mio respiro, il tempo, il pensiero.

Tutto rallentò di nuovo; la stessa sensazione provata qualche minuto, o forse ore prima.

Mi specchiai nelle sue iridi chiare, pensando a quanto fosse estremamente bello.

E poi le nostre labbra si toccarono; fu un attimo, e mi ritrovai rinchiusa tra lui e il muro, lasciando che le nostre lingue si
rincorressero, giocassero.
Ballassero.

E tutto mi sembrò più bello, più nitido.

E la danza. La danza dell’anima, del corpo, della mente…

Fece tutto.



*


Salve TWfanmily!!! :D
Ecco, questa One-Shot mi girava da un po' per la testa, e tutto per la foto che vedete lì in alto!
Cioè, l'ho vista, e BAM! E' saltato fuori tutto!
Jay mi sta troppo a cuore, e questa foto mi ha colpita nel profondo.
Ho deciso di mettere la danza al centro di tutto, perchè per me è molto importante, come è importante
Jay...WAAAAA, sembro una sclerata! xD
Beh, vi lascio, perchè mi dilungo sempre troppo nelle note! xD
Mando un bacione alla mia Beta,
Chara, che è essenziale,
e ringrazio tutte voi, che leggerete! Spero che questa OS vi sia piaciuta!!
Un bacione e un abbraccio enorme!!!
Sara C:

ps. @Sara_Amo114 on Twittah :D
   
 
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