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Autore: ELLEcrz    06/01/2013    2 recensioni
Solo Elijah e Klaus erano innamorati di quella ragazza dalla bellezza straordinaria? Qual è la vera storia dell'Original Doppelganger e della sua discendenza?
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finn Mikaelson, Tatia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come mio solito, devo essere originale come i miei amati Originals :) Personalmente amo molto questa OS *-* Come sempre avrei voluto fosse una storia a capitoli, ma purtroppo il tempo è tiranno :c

Protagonista della storia il mio caro Finn, trascurato da tutti ma di certo non da me! Non ho cambiato c'ho che viene raccontato nella serie TV, perché chi può dirlo che c'ho che ho scritto, non sia accaduto davvero?
Spero che la lettura sia di vostro gradimento.

 

•Questa OS si è classificata settima al contest 'The Original's Family Contest'.•

 

I Love you like always

 

 

Luce, felicità, vita. Ecco le parole che mi salivano alla mente quando pensavo a lei. Il suo sorriso, il suo volto erano la luce che cercavo nelle tenebre. La sua voce, il suo affettò, mi avevano regalato le gioie più grandi. Il suo spirito, la sua persona, mi avevano donato la voglia di vivere. Morendo, si era portata via tutto. Si era portata via tutto me stesso. Di me non rimaneva che un guscio vuoto. Ero, sono e sarò sempre vuoto: rintanato nelle tenebre, infelice, morto dentro.

Potevo solo bearmi dei ricordi che conservavo di lei.

Il primo ricordo d'infanzia era legato alla sua nascita. Ricordavo quel giorno di primavera come se l'avessi vissuto poche ore prima. Era il periodo della semina, l'estate stava giungendo, portando con se calore e vita. Gli alberi in fiore ricoprivano l'intero villaggio di un dolce profumo. Osservavo tra le mie mani un fiore appena colto, quando giunse la notizia.

È nata. È una femmina”

Alzai lo sguardo verso la donna che correndo, avvisava il villaggio intero dell'arrivo di questa bimba. Incuriosito, ero tornato al villaggio, seguendo, poco distante, la donna che ci aveva portato il messaggio. Una dozzina di donne era già riunita davanti all'entrata della casa della neo mamma. Un brusio di voci femminili aleggiava nell'aria, impazienti, curiose. Il brusio si arrestò quando l'allevatrice uscì dalla casa, con avvolta in fasce la nuova nata. Potei osservarla solo da lontano ed eppure potei studiare il suo viso e già innamorarmene.

Tatia” era il suo nome.

Da quel giorno non la persi mai di vista. La guardai mentre cresceva, mentre la lunga chioma bruna si faceva più lunga, mentre pronunciava le sue prime parole, mentre muoveva i suoi primi passi. Al giorno in cui riuscì a stare in equilibrio sulle sue piccole ma già forti gambe si riconduce il nostro primo incontro, primo vero incontro. Come sempre la osservavo da lontano, mentre la madre le teneva le piccole mani, sorreggendone il peso, lei camminava finché non fu sicura di se a tal punto da lasciare le mani della madre e lanciarsi da sola nel suo prima reale passo. Il sorriso e la soddisfazione che le si lessero in viso riempirono il cuore facendo nascere un sorriso fiero sulle mie labbra. La bimba, in quell'istante, si voltò in mia direzione, mi guardò, mi studiò e iniziò ad avvicinarsi. Passo dopo passo mi era sempre più vicina. La madre da lontano la incitava a continuare cercando di attirare la sua attenzione, ma lei aveva le idee chiare, aveva una meta da raggiungere: me. Preoccupato che potesse cadere iniziai, senza accorgermene, ad avvicinarmi anch'io a lei. Finché il suo piccolo piedino non incappò in una pietra che le fece perdere l'equilibrio. Tutta la sua sicurezza sparì dal suo viso tramutandosi in delusione e preoccupazione. Stava per cadere, quando però le mie braccia la afferrarono, impedendole ti toccare terra. Un piccolo sospiro uscì dalla sua piccola bocca, sollevò poi lo sguardo su di me e il suo luminoso sorriso riapparve.

Devi stare più attenta piccolina” le consigliai.

Una piccola ed acuta risata da bambino riempirono l'aria. Non aveva di certo capito le mie parole ma mi illusi che lo avesse fatto.

Divenni così il suo protettore, il suo scudo, il suo confidente, il suo amico. Passarono gli anni, da bambina diventò ragazza, da ragazza diventò una giovane donna. Come lo era stata da bambina, anche una volta cresciuta, tutto il villaggio era innamorato di lei. Il suo aspetto, come il suo cuore, era puro.

Mentre lei cresceva anch'io crescevo con lei. Ero diventato ormai un uomo, un uomo su cui tutti avevano delle aspettative. Non volevo deludere nessuno, mio padre, mia madre, la mia famiglia. Ma speravo di spezzare la tradizione e formare una famiglia con chi volesse realmente farlo insieme a me.

Non poteva di certo trattarsi di Tatia.

Quando ormai donna tutti iniziarono a puntarle gli occhi addosso, tutti e sopratutto i miei fratelli. Ma a differenza degli altri zoticoni del villaggio le attenzioni di Elijah e Niklaus rivolte a Tatia, con il passare del tempo, iniziarono ad essere ricambiate.

La vidi mentre pensava a loro, mentre arrossiva ogni volta che gli era accanto, mentre inevitabilmente se ne innamorava.

Io rimanevo lì, il suo amico più caro, il suo protettore. Confidava a me ogni suo pensiero, ogni sua emozione.

Non capivo se non riconosceva i miei sentimenti o semplicemente li evitava. Ma pur di restarla accanto tacevo e continuavo ad essere quell'amico di cui aveva bisogno.

I miei fratelli provavano sentimenti veri, ne ero sicuro, questo almeno mi consolava. Ma a differenza mia non potevano accettare di dividere il suo amore con qualcun altro. Dovevano avere Tatia solo per loro.

La spinsero così a dover fare una scelta, una scelta che lei non era in grado di compiere. Sapevo quanto lei realmente amasse ogni loro sfaccettatura, ogni loro difetto, ogni cosa li riguardasse, sapevo anche come loro fossero fondamentali per lei.

La sera, quella sera, in cui raggiunse la mia finestra nel cuore della notte in lacrime, mi è impossibile dimenticarmene. La raggiunsi fuori casa e insieme raggiungemmo quella grotta in cui da bambini giocavamo. Ci sedemmo su un tronco, mentre i suoi singhiozzi non si arrestavano, mentre le sue lacrime non cessavano di rigarle il viso.

Non posso Finn, tu solo sai quanto mi sia impossibile rinunciare ad uno di loro" La stringevo a me per darle conforto

Lo so, cercherò una soluzione”.

Perché?” domandò lei d'un tratto spezzando l'abbraccio.

Perché cosa?”

Perché continui a farlo? Perché continui a proteggermi sin da bambino, perché sei qui e sei sempre stato qui con me, in ogni mio momento buio, in ogni mio momento di sconforto, tu c'eri. Eri lì.” Non mi aspettavo quelle parole, quel flusso di domande che non pensavo le fossero mai passate per la mente. Rimasi interdetto a guardarla per qualche secondo, poi chinai il viso

Lo sai, lo hai sempre saputo” risposi semplicemente.

"Dovresti odiarmi, dovreste farlo tutti.”

Odiarti? Starti accanto è una gioia per ogni essere vivente, è la mia gioia. Sei sempre stata la mia personale fonte di felicità. Una felicità che non ho mai meritato ma che avidamente mi sono preso, rimanendoti vicino”

Si avvicinò nuovamente a me prendendomi il viso tra le mani, portando il mio sguardo ad incrociare il suo. Ci guardammo per un tempo lunghissimo, finché lei non socchiuse gli occhi, poggiando le sue labbra sulle mie.

Ero umano, una creatura debole. Non mi importava delle conseguenze. La volevo, la desideravo da troppo. Sollevai una mano sino alla sua nuca, premendo il suo capo contro il mio.

Nessuno dei due si fermò quella notte, non capimmo a quali conseguenze saremmo andati incontro.

I giorni seguenti furono i più bui vissuti sino ad allora. Non le parlai, non la vidi. Fui costretto a chiedere ai miei fratelli se almeno loro avessero sue notizie, ma nulla. Una settimana dopo lo scoprii: aveva lasciato il villaggio insieme alla madre. Non era dato sapere in quale villaggio si fosse trasferita.

Il mondo intero mi crollò addosso. Ogni istante della mia vita vissuta sino ad allora ruotava intorno a lei, come potevo sopravvivere quando il centro del mio universo se n'era andato?

Infatti non sopravvivetti. Mi ero spento. Aspettavo non so bene cosa, speravo che prima o poi lei sarebbe tornata. Si! Vivevo in questa e grazie a questa effimera speranza. Una speranza che si rilevò veritiera.

Dovetti aspettare due anni prima che il profumo della sua palle tornò a diffondersi nell'aria. Era tornata, ma non era sola. Stretto alla sua mano, un piccolo bimbo curioso muoveva passi incerti. Un figlio, suo figlio! Incrociai il suo sguardo, potevo immaginarmi come il mio fosse pieno di dubbi, domande che mi si potevano leggere in viso, ma un piccolo leggero cenno bastò a chiarire ogni quesito. Chinò il viso in segno di assenso svelandomi

'Si Finn, questo è tuo figlio. Ti voglio bene, come sempre'.

Affetto era quello che avrebbe sempre provato nei miei confronti e si, mi bastava. Almeno quell'amore che provavo per lei poteva vivere ora nel corpo di quel piccolo bimbo, liberandomi per sempre.

Ma i miei sentimenti non erano svaniti, non sarebbero mai svaniti, non svaniranno mai.

Nemmeno quando il centro del mio universo, non se ne era andato, ma era sparito per sempre.

Quando nostra madre sacrificò la sua vita per renderci immortali, per renderci vampiri, la mia anima segui quella di Tatia.

L'amore della mia esistenza, l'amore dei miei fratelli che erano tornati ad amarla e ad essere ricambiati, ci era stato portato via.

Tatia era stata assassinata per regalarci, per regalarmi, una vita eterna che non avrei mai voluto vivere. Dall'istante in cui scoprii che lei aveva lasciato questo mondo desiderai di morire e invece ero destinato all'immortalità, invulnerabile, invincibile, impossibile da uccidere.

Ero bloccato in questa non vita per sempre. Una parte di lei però viveva ancora. In quel bambino che le stringeva la mano il primo giorno che lo vidi, mio figlio, Aaron.

Pensavo a lui, cercando di dare pace al mio cuore strappato.

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-The End-

  
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