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Autore: Lainthel    07/01/2013    1 recensioni
Era solo questione di qualche anno che separava Jack dal diventare qualcuno in cui credere.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Jack Frost
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Frammenti di futuro

Ninna nanna, ninna oh, questo bimbo a chi lo do? Se lo do alla Befana, se lo tiene una settimana. Se lo do al gatto mammone me lo mangia in un boccone. Se lo do all'Uomo Nero, se lo tiene un anno intero.

Ninna nanna, ninna oh, questo bimbo a chi lo do? Ninna nanna, ninna oh, questo bimbo lo terrò.

 

Il sole ormai era quasi del tutto sparito al di là dell’orizzonte. Il paesaggio iniziava lentamente  a tingersi dei colori della notte e l’aria a rinfrescarsi.

Il piccolo villaggio si illuminava con candele e qualche lampada. Anche per quella casetta al limite del bosco, era arrivato il momento di sconfiggere le tenebre illuminandosi con qualche luce.

Una donna, bella e giovane, saliva la traballante scala di legno che portava al piano superiore. Diede un’occhiata nella sua camera e scorse il marito già immerso nei suoi sogni. Sorrise delicatamente, prima di passare oltre.

Poco distante c’era un’altra stanza. Entrò abituandosi al buio e alla sola luce della luna che illuminava l’interno. Era una stanzetta graziosa, un po’ troppo disordinata per tutti i giocattoli sparsi in giro.

Suo figlio stava guardando fuori dalla finestra appoggiandosi all’asse di legno rientrante. Osservava affascinato la luna, ciò che illuminava. Guardava gli animali accoccolarsi l’uno all’altro per dormire. Ascoltava i suoni della natura notturna.

Silenziosamente, si avvicinò al letto e vi si sedette sopra. Il bambino si girò di scatto e le saltò al collo. Prontamente lo aveva preso tra le braccia e adagiato sotto alle coperte.

-E’ ora di dormire, Jack.-

-Ma io non ho sonno, mamma.-

Lei sospirò. Ogni sera era la stessa storia. Jack era sempre stato molto vivace e difficilmente si stancava. Poteva andare avanti per ore e ore a giocare anche se i suoi amici crollavano per la stanchezza.

Ha il dono di sapersi sempre divertire, continuava a sostenere.

Quella sera, però, le era venuta in mente un’idea.

-Facciamo un gioco: ora ti canterò una canzoncina. Se poi non avrai preso sonno, starò qui con te tutta la notte, va bene?-

Lui non se l’era fatto ripetere. Aveva annuito entusiasta, con una luce guizzante nei piccoli e scuri occhi.

La mamma prese un bel respiro ed iniziò a cantare. Era una ninna nanna, la sua. Le era stata insegnata dalla madre che a sua volta l’aveva imparata dalla sua. Metteva dolcezza e cuore in quella breve cantilena.

Appoggiato al suo cuscino, Jack la ascoltava.

Per lui era come una storia: parlava di una madre che voleva proteggere il suo piccolo da ogni sorta di male che poteva colpirlo durante la notte. Ma lui non aveva paura anzi, era rimasto affascinato e incuriosito da quel singolare racconto.

Le palpebre stavano per chiudersi, la donna stava già per alzarsi dal letto e allontanarsi…

-Mamma, chi è l’Uomo Nero?-

Lei si bloccò a guardarlo. Rimase un attimo in silenzio cercando le parole nascoste tra le righe della sua canzone. Prima di parlare iniziò ad accarezzargli una guancia.

-L’Uomo Nero è una creatura del buio, Jack. Si diverte a spaventare le persone…-

-Allora, anche io sono come lui?- chiese innocentemente, un po’ preoccupato.

-No, bambino mio. L’Uomo Nero non ha amici. Gli piace guardare gli altri tremare di paura. Ride per far piangere, è questo il suo divertimento.- sorrise.

Jack sbadigliò sonoramente. Chiuse gli occhi, ma prima di addormentarsi biascicò qualche parola.

-Però… deve sentirsi davvero solo…-

La madre lo guardò per un po’. Sorrise, questa volta con un velo di tristezza. Andò alla finestra e guardò il cielo. Fissò il globo argentato che illuminava la notte.

Oh Luna, bella e splendente. Ti prego, proteggi il mio piccolo Jack. Fa che diventi forte e coraggioso. Fa che non smetta mai di sognare e di divertirsi. Questo è tutto il suo mondo.

Finita la preghiera, si allontanò e andò anche lei a dormire. Sperava che qualcuno dall’alto, le avesse prestato ascolto.

Ma ancora non sapeva e mai avrebbe saputo.

Era solo questione di qualche anno che separava Jack dal diventare qualcuno in cui credere. Questione di tempo, e avrebbe affrontato la creatura che tanto lo aveva affascinato quella notte.








***

Dedicata a chi canta e ascolta ninne nanne.
Dedicata a chi, come me, ha avuto una conversazione come questa con la propria madre, una volta finita la canzone.

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Un saluto,

Lain*
  
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