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Autore: RubyChubb    29/07/2007    9 recensioni
Una rivista, una ragazza incasinata e casinista, il suo coinquilino gay, la sua collega pazza... e tanti guai! 'scusate la stupidità del titolo e della presentazione, ma ho trenta gradi di caldo in casa....'
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Life, Love and Hate by Tom and Mac' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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3.. PERFECT STRANGERS


"Insomma, quella manco si gira per farmi un sorriso o mandarmi a quel paese! Nessuna reazione!", disse Mac a Thiago, che si era rintanato dentro al guardaroba con lei per sfuggire alla noia. Seduti sotto al bancone bianco, lui le stava sistemando una delle trecce, deformatasi leggermente.
"E che te ne frega? Lo sai che gente ci sta al privè... prima gli si strapperà a forza di tirarsela.", disse Thiago.
"Vabbè… è una questione di gentilezza.", piagnucolò Mac.
"Magari era straniera.", azzardò a dire Thiago.
"Più che straniera era strana.", fece Mac, dopo qualche secondo di riflessione.
"In che senso?"
"Boh... non saprei dirtelo.”, disse l’altra, “Mi viene quasi da pensare di aver fatto una grossa figura di merda e che invece di essere una ragazza fosse un ragazzo."
"Bella mia, da te ci si può aspettare questo e altro. E comunque ce ne vuole per fare una confusione del genere... com'era?", gli chiese Thiago, molto interessato a capire come si poteva scambiare un uomo per una donna, a meno che non si trattasse di una drag queen o di un travestito.
"Capelli neri, lisci, con delle ciocche banche. Unghie perfette, meglio di quelle che sai fare tu.", gli spiegò Mac.
"Una manicure da sballo insomma...", disse lui, con una punta di invidia, "E in quanto a vestiti?"
"Pantaloni stretti, poi un giubbino. Non ho visto molto altro."
"Niente tette in vista?"
" Il giubbino era aperto sul davanti… Non si vedevano"
"O è un gay dichiarato, oppure è una lesbica. Non ci sono storie. Nel primo caso fammelo vedere se si presentasse l'occasione."


"Ti ricorda niente un tatuaggio fatto in questo modo?", fece Bill a Gustav, l'unico del suo gruppo che era rimasto nei suoi paraggi dopo il mini concerto che avevano tenuto. Gli altri due si erano spariti: Tom era di sicuro con una ragazza, Georg doveva essere andato a prendersi da bere.
"Sinceramente no... e spero che non sia stato brutto come il tuo disegno... Perchè me lo chiedi?", gli fece Gustav.
"Niente... non ti preoccupare.", disse Bill, comprendendo che in lui non avrebbe trovato alcun aiuto.
Guardò il suo disegno e provò di nuovo a riflettere. Dove lo aveva visto quel tatuaggio? Accanto a lui passò un uomo della sicurezza: erano tutti uguali, vestiti di nero e con l'auricolare, sembravano fatti in serie. Gli chiese dove portava l'uscita di sicurezza che si trovava vicino a quella della zona privè.


"Dai, cambiamo cd!", disse Thiago, con aria supplichevole, con l’album di Nelly Furtado, la sua cantante preferita, tra le mani.
"Eh no! Per una volta che Jacob mi permette di ascoltare qualcosa che piace a me… e non la solita musica da discoteca!", protestò Mac.
"Per favore!”
“No!”, ribadì Mac, inflessibile.
“Allora mettiamo quella canzone che piace a me... ", disse Thiago.
"Ok...", disse Mac sbuffando, avvicinandosi all’impianto centrale dello stereo, in basso, a sinistra del bancone, "Vediamo... dovrebbe essere la numero otto..."
Le note di "Immigrant song" dei Led Zeppelin uscirono dallo stereo e Thiago iniziò a scatenarsi, imbracciando una scopa come l'asta di un microfono e imitando Robert Plant nei famosi gorgheggi di quella canzone. Mac se ne stava lì a ridere, pensando da un lato alla profanazione che il suo amico stava perpetuando nei confronti del rock, dall'altro che era troppo spassoso vedere Thiago con quella scopa che sculettava come Elvis the Pelvis. Sentì qualcuno bussare sul bancone e Mac si alzò da terra per vedere chi fosse.
"Ciao Miki.", disse all'uomo in nero, il gorilla che stava tra la folla e la velvet rope, decidendo che poteva entrare e chi no. Come tutti i man in black, se ne stava lì serio, con gli occhiali neri sul naso e le mani giunte. Incuteva timore, ma era docile come un cagnolino da compagnia.
"Ehy, Mac, c'è una tizia che sta bussando alla porta di sicurezza del guardaroba.", le disse.
"Davvero? Non l'ho sentita, ero troppo occupata a vedere Thiago...", disse lei, indicando l'amico e la sua scopa. Miki si sporse per vedere meglio l'esibizione.
"Quando balla con Nelly Furtado è tutta un’altra cosa.", disse Miki, ridendo.
"Vuoi i pop corn?", disse Mac, avvicinandogli un'immaginaria ciotola.
"No, grazie, sono a dieta. Piuttosto vai a vedere chi è, quella tipami sembrava abbastanza insistente. Non sono andato io perchè dovrei scavalcare la siepe e ho le scarpe nuove.", le fece, riferendosi alle piante che contornavano il vialetto dell’entrata della discoteca
"Ah! Voi uomini d'oggi! Siete peggio delle donne!", esclamò lei, mentre si avvicinava alla porta.


Non sembravano sentirlo, aveva già bussato tre volte. Provò una quarta, sbatteva con forza il pugno sulla porta ma niente. Sentiva solo della musica, ma non doveva essere quella del locale perchè era tutt'altro che musica house. Finalmente vide la maniglia abbassarsi.
Una faccia carina, due treccie, era lei, la ragazza con il tatuaggio dei serpenti. Ma non era solo quello…
"Ciao....", le disse, salutandola con un rapido gesto della mano.
"Oh mio dio...", disse la ragazza, con una faccia quasi totalmente inespressiva.
"Sei la ragazza dell'intervista vero?", le chiese. Quando l'aveva vista in viso, l'aveva riconosciuta subito e ricollegò anche il tatuaggio a lei.
"Non è servito a niente sperare che non mi riconoscessi.”, sbuffò la ragazza, mettendosi le mani sui fianchi. Poi notò che il suo sguardo parve pietrificarsi.
“Eri tu quella… cioè… prima ti ho chiesto se avevi da accendere, vero?”, gli chiese.
“Beh sì… ero proprio io…”, disse Bill, grattandosi la testa perplesso.
“Sei venuto per avere le scuse che pensi di meritarti?”, disse lei, con aria polemica.
“Beh… a dire il vero no…”
"Quindi?", chiese lei, incrociando le bracca, in attesa.
"Quindi cosa?"
"Quindi che ci fai qui? Sei alla festa su al privè?", gli domandò la ragazza.
"Sì ma… sembra che qui ci si diverta di più...", disse lui, indicando con lo sguardo il ragazzo che, alle spalle di lei, si stava ancora esibendo.


Mac si voltò ed attese il momento in cui Thiago si fosse accorto che era osservato. Con la scopa tenuta a mò di chitarra, gli occhiali che Miki gli aveva prestato sugli occhi, le gambe divaricate e il braccio roteante, era un perfetto rocker da strapazzo.
Già avrebbe voluto sotterrarsi perchè il Bill degli amati Tokio Hotel era alle sue spalle, l’aveva riconosciuta e sicuramente la stava classificando come del tutto incapace di intendere e di volere, sia per colpa dell’intervista che per la confusione che aveva fatto sul suo sesso. Ora lui stava anche godendo dell’esibizione di Thiago e della sua scopa-chitarra.
"Thiago....", fece Mac, cercando di attirare la sua attenzione.
"Sono il re del gay-rock!", esclamò lui. Evidentemente doveva essere in estasi e soprattutto con gli occhi chiusi per non accorgersi della situazione in cui si trovava. Poi, sentendo che l'amica non era intenzionata a contraccambiare, “A questo punto dovresti rispondere con una delle tue battute sarcasticamente crudeli.".
"Thiago, ti prego...", fece Mac, che stava cercando di non ridere, così come Bill.
"Che c’è....", fece, togliendosi gli occhiali e sbuffando.
La scopa gli cadde di mano, finendo rumorosamente a terra, e presto lui ci finì steso sopra. Mac rimase ferma, scuotendo la testa e ridendosela sotto i baffi. Anche l’omone al di là del bancone, che aveva assistito a tutta la scena dello svenimento del ragazzo, continuò a ridacchiare, trattenendosi con una mano sulla bocca
"Ma è svenuto!", esclamo Bill preoccupato, vedendo che nè la ragazza nè l'uomo al di là del bancone si adoperavano per aiutarlo.
"Gli passerà presto. Vero Thiago?", domandò Mac all'amico svenuto, che non rispose.
"Dai, lo sappiamo che stai benissimo.", fece Miki.
"Deve aver battuto la testa...", fece Bill, andando verso di lui per controllare che non avesse ferite.
Mac, che conosceva Thiago così bene da capire che quella era tutta una messa in scena, osservava Bill divertita, chiedendosi quale sarebbe stata la sua faccia quando Thiago avrebbe rivelato la sorpresa.
"Datemi una mano!", esclamò Bill, sempre più in ansia.
Mac, sbuffando, andò verso di lui e si accucciò accanto alla faccia di Thiago.
"Guarda che se non la smetti mi faccio portare da Miki una scatola di fragole e te le spiaccico sulla camicia, così non andranno più via...", gli fece
"E va bene! Sei sempre la solita stronza!", esclamò l’altro, riaprendo gli occhi e alzandosi da terra.
"Ma… ma tu stai benissimo!", sbottò risentito Bill, realizzando che il ragazzo aveva solo finto di stare male.
"Certo,”, disse Mac molto sarcasticamente e appoggiandosi alla spalla dell'amico spagnolo, anche lui soddisfatto dello scherzo che aveva architettato, “sapessi quante volte l'ho visto fare finta di svenire per fare colpo su qualcuno… Stavolta è stato il tuo turno, Bill dei Tokio Hotel..."
"Wow, bellissimo! Bill Kaulitz!", iniziò ad esclamare Thiago, emettendo strani gridolii, "Sono un vostro grandissimo fan!"
"E me lo ha sempre tenuto nascosto...", disse Mac, alzando gli occhi al cielo, rassegnata.
"Beh... grazie... non sapevo che tu lavorassi in questo posto,", le fece Bill, cercando di cambiare discorso, ancora frastornato per tutto quello che i due avevano combinato "pensavo che lavorassi per quella rivista..."
"Sì, Pop my life... ci lavoro ma mi pagano una fame e devo lavorare anche qua.”, gli spiegò, “Comunque lui è il mio coinquilino Thiago, è spagnolo, studia qua in erasmus. Ed io sono Mac."
"Molto piacere!", esclamò Thiago, porgendogli la mano.
"Bill... io non lo farei...", cercò di dire Mac, ma fu troppo tardi, perchè la mano di Bill già stava stretta in quella di Thiago, che in un attimo lo tirò verso di sè per abbracciarlo. Bill, stretto in quella morsa, cercò di liberarsi nel modo più gentile possibile.
"Te l'avevo detto...", fece Mac, di nuovo rassegnata. Quel Bill pareva proprio nato il giorno prima…
"Ma siete tutti così pazzi?", esclamò lui, una volta che si fu divincolato dalla morsa dell braccia di Thiago. Evidentemente era molto incazzato per la situazione imbarazzante che si era creata.
"Mac, io non pensavo che questi Tokio Hotel fossero così omofobici...", fece Thiago irritato, incrociando le braccia.
"Già...”,  fece Mac, prendendo la stessa posizione dell'amico, “Tutte queste arie, chiedere un accendino e non essere nemmeno guardati... insomma, non valete tutto quello che siete..."
"Io non sono omofobico!”, esclamò Bill, scaldandosi all’ennesima potenza, “E non mi do nemmeno tutte le arie di cui mi accusate!",
"Ti ho solo abbracciato, non mi sembra di aver fatto niente di male... è colpa mia se sono gay e tu sei un bel ragazzo?", fece Thiago, con aria disgustata.
"Bel ragazzo?!? Mica tanto...", disse Mac, sulla solita scia sarcastica dell’amico.
"Ok ho capito! Me ne vado!", sbuffò l'altro, sconfitto, uscendo dalla porta a mani in alto.
"Mamma mia... meno male che i loro cd li ho scaricati da internet...", disse Thiago, con espressione infastidita.



Tom vide arrivare il fratello, con una faccia ancora più incazzata di prima. Doveva aver avuto una bella e sonora discussione con quella Adina, per telefono. Bill passò davanti ai suoi occhi e lo ignorò totalmente, tanto che fu costretto ad afferrarlo per un braccio, altrimenti gli sarebbe sfuggito via alla velocità di una scheggia.
"Ma perchè non la mandi a fanculo?", gli disse.
"Cosa? Chi?", fece Bill, non comprendendo a cosa si stesse riferendo.
"Adina, quella stupida a cui vai dietro da due mesi!", disse Tom.
"Che? No, lei non c'entra niente.", sbuffò Bill, scotendo la testa.
"E allora perchè sei così incazzato?", gli chiese Tom, adesso che era lui a non capire.
"Niente... lascia stare.", fece l'altro, divincolandosi dalla sua presa.
"Dimmi almeno dove sei stato! Sei sparito per mezz'ora e torni incavolato!"
Ma ormai Bill si era infiltrato tra la gente nella pista e non gli avrebbe più risposto. Se non era stata Adina a farlo andare su tutte le furie... non sapeva proprio a chi pensare! Non lo vedeva così arrabbiato da molto, doveva essergli successo qualcosa di pesante, e voleva capire cosa fosse. Si ricordava di averlo visto parlare all'omone davanti all'uscita di sicurezza, forse lui gli avrebbe potuto dire cosa si erano detti. Andò da lui, tentare non noceva.
"Scusa, hai visto un ragazzo con i capelli neri e bianchi...", gli chiese, indicandosi la testa.
L'uomo, fermo nella sua posizione statuaria, gli indicò la pista.
"Sì, ma sai dirmi dove è stato prima di tornare qui? Voglio dire, ho visto che parlavate, poi lui è uscito da questa porta e volevo sapere cosa c’era qua fuori."
L'uomo gliela aprì semplicemente.
"Beh... grazie comunque...", disse Tom, uscendo.
Era una semplice uscita di sicurezza, con un paio di gradini e il niente intorno, nessuna presenza umana. Sentiva solo della musica, proveniva da una porta socchiusa più in basso, alla sua sinistra. Poteva tornare dentro e farsi i fatti suoi, ma se Bill era incazzato in quel modo... Forse al di là di quella porta c’era qualcuno che sapeva qualcosa…
Si avvicinò alla porta e si affacciò. Gli si presentò una scena abbastanza comica: c'era una ragazza, con un paio di occhiali neri e una scopa, che imbracciava e suonava come una chitarra. Accanto a lei, un ragazzo che, con una spazzola in mano, cantava a squarciagola le parole della canzone, inventandosele completamente. Quando questa finì, lui si lasciò cadere sulle ginocchia, mentre lei fece cadere la scopa a terra e gli si gettò addosso.
"La prossima volta che metti quella canzone dimmelo, così allestiamo uno spettacolo e ci facciamo pagare! Come hai detto che si intitola?", chiese il ragazzo.
"Perfect strangers, è dei Deep Purple. Forti, non credi?", rispose la ragazza, sopra di lui. Fidanzatini?
Il ragazzo si mosse per togliersela di dosso e, voltando involontariamente la testa verso l’uscita, lo vide.
"Un perfetto straniero come lui.", disse il ragazzo, indicandolo.
La ragazza, che non aveva notato la sua presenza, si voltò perplessa e appena lo vide, gli sorrise.
"Ma guarda un po' chi si vede... il fratello di Barbie rock'n'roll!", esclamò mentre si alzava da terra.
Tom riconobbe subito quella ragazza: li aveva intervistati, se così si poteva dire, qualche giorno prima ed era decisamente più carina di come se la ricordava. Quelle treccine le davano l'aria di bambina cattiva... rimase un attimo sconcertato da quello strano soprannome affibbiato a suo fratello. Doveva essere una bambina cattiva sia nell’aspetto che nel carattere!
"Non sapevo lavorassi qui, che sorpresa! Meno male che stavolta non mi fai sentire Ufo Robot... chi sono questi che suonano?", le chiese, scherzandoci sopra
"Come chi sono?!?", fece lei, strabuzzando gli occhi, "Sono i mitici Deep Purple..."
"E quindi?", le fece, dubbioso, dopo qualche secondo di inutile riflessione.
La ragazza allungò il piede e lo premette sullo spazzolone della scopa, facendola drizzare da terra. La prese con la mano destra e con la sinistra finse di pizzicare le immaginarie corde della sua finta chitarra. 'E' mancina...' pensò Tom, da chitarrista qual era, vedendola impugnare in quel modo.
Lei iniziò a cantare un ritornello famosissimo.
"Smooooooke on the waaaaater... na na na na na naaaaa!"
"Ah, sì, la conosco.", disse Tom, dandosi una pacca sulla fronte.
"Sei venuto a vendicare l'orgoglio ferito di tuo fratello?", disse lei, con aria sarcastica, appoggiando il gomito sulla sommità della scopa/chitarra elettrica.
"Sei stata tu a farlo incavolare in quel modo?!?" esclamo del tutto sorpreso Tom… che bambina cattiva!
"Anche io ho dato il mio contributo!", esclamò il ragazzo che era con lei, fino a quel momento in disparte, "Non avevo capito che ce l'aveva con gli omosessuali che cercavano di essere gentile con lui.”
“Beh…”, balbettò Tom, rendendosi conto, nei cinque secondi in cui quel ragazzo aveva aperto bocca, che aveva davanti a lui un esemplare di uomo del tutto omosessuale. Non che avesse pregiudizi ma… come tutti gli uomini, stava iniziando a sentirsi a disagio. Forse anche suo fratello aveva avuto la stessa reazione, indipendentemente dalla sua alta dose di ‘femminilità maschile
“Comunque io sono Thiago, amico della Mac.", disse il ragazzo, cordialmente, presentando sia se stesso che la bambina cattiva.
"Piacere...", fece Tom, alzando la mano.
"Vado a prendere da bere, volete niente?", propose questo Thiago.
"Caipiroska per me e un'acqua tonica con limone per il ragazzo.", disse Mac, ironizzando.
"Cosa? Bevila tu l'acqua tonica!", disse Tom, lievemente seccato, "Io prendo una birra."
"Sicuro di essere maggiorenne?", gli fece Thiago, squadrandolo da capo a piedi.
"Sicuro quanto tu sei gay.", rispose Tom, gonfiandosi.
"Allora caipiroska e birra in arrivo!", fece l'altro, scavalcando il bancone e andando a prendere da bere. In quel momento Tom si guardò intorno… a vedere dalle stampelle vuote appese ai lunghi cilindri metallici attaccati al muro, quello doveva essere il guardaroba del locale. Mac doveva quindi essere la guardarobiera, oltre che l’intervistratrice da strapazzo che aveva conosciuto.
"E' sempre così dichiaratamente gay il tuo amico?", le chiese.
"E stasera si è trattenuto. Accomodati.", fece la ragazza, indicandogli la zona sotto il bancone.
"Accomodarmi lì sotto?"
"Certo! Non vorrai che ti riconoscano? Di qua passa tantissima gente e non abbiamo abbastanza security per proteggerti", fece lei, con un aria che andava dal malizioso all'ingenuo.
"Va bene...", fece il ragazzo, rassegnandosi e sedendosi a gambe incrociate sotto al bancone. La ragazza lo imitò ponendosi di fronte a lui, con il gomito poggiato sul ginocchio e il mento sorretto dalla mano. Lo guardava, come se fosse in attesa di una sua mossa.
"Che c'è?", fece Tom, sentendosi come una radiografia.
"Niente...”, disse Mac, dopo qualche attimo, “ho letto che sei una specie di marpione d'origine controllata e garantita, stavo aspettando che ci provassi con me."
"Beh... non è proprio così...", le rispose, sempre di più imbarazzato.
"Se dici un'altra bugia mi accechi con quel naso lungo.", sbottò lei, ridendo
"Allora vieni qui accanto a me, così non dovrai più avere paura del mio naso lungo.", le disse, dando dei colpetti nel pavimento sgombro accanto a lui.
"Ecco una mossa da marpione!", fece Mac, applaudendo, senza muoversi di un millimetro, "Preferisco rimanere qua."
Stava iniziando a spazientirsi, non capiva l'atteggiamento della ragazza. Gli era ostile o no? Dove voleva arrivare?
"Ok, come vuoi...", disse lui.
Sentì un paio di colpi bussati sul tavolo sopra la sua testa.
"Eccovi le vostre ordinazioni!", sentì esclamare da Thiago.
La ragazzi si alzò da terra, facendo automaticamente diminuire la tensione che Tom sentiva salire dentro di sé.
"Rimani qua con noi?", chiese poi all'amico.
"No, sono riuscito ad accalappiare un grande gnocco! Ci vediamo!", fece l’altro, sentendolo tornare nel locale.
Mac, con le bibite in mano, si sedette ancora di fronte a lui, porgendogli il suo bicchiere. Dopo qualche secondo di silenzio, a Tom gli sembrava di avere le spille sotto il sedere: Perchè continuava a trafiggerlo con il suo sguardo divertito?
"Senti...", le fece, bloccandosi poi perchè non si ricordava il suo nome.
"Mackenzie, ma chiamami pure Mac."
"Senti Mac...", riprese, ma si arrestò un'altra volta.
"Si sono otturate le mie orecchie oppure tu non riesci ad esprimerti?", ironizzò lei, facendolo cadere di nuovo nell’imbarazzo.
"No... è che... devo andare, gli altri mi aspettano.", disse, alzandosi di scatto.
"Attento alla t...", fece Mac, cercando invano di evitare che il ragazzo battesse una sonora testata sul ripiano di legno del bancone
Tom si portò subito le mani alla testa, per attenuare il dolore lancinante che sentiva.
"Gesù, ti sei sfondato il cranio!", esclamò l’altra, alzandosi sulle ginocchia per togliergli il cappellino e controllare che non si fosse fatto troppo male.
Involontariamente, Mac aveva esposto ai suoi occhi la prima cosa che un ragazzo come lui guarda nel gentil sesso. La testa di Tom era dolorante, ma funzionava ancora più che bene.
"Oi oi oi... hai un bel bernoccolo in crescita...", faceva lei, scostandogli i rasta per vedere meglio.
"Sì?"
"Tranquillo, vado a prenderti un impacco di ghiaccio, o ti verrà un bel bozzo...", fece lei, rimettendogli il cappello sulla testa.
"No, non ti preoccupare, sto già meglio...", disse Tom, ancora immerso in quella vista panoramica.
Fu allora che Mac abbassò lo sguardo e notò che il ragazzo aveva almeno due motivi per stare meglio.
"I miei occhi sono quassù, un piano sopra...", disse scocciata, alzandosi, "Avanti, Tom dei Tokio Hotel..."
Gli porse la mano, anche se avrebbe fatto a meno di aiutarlo ad alzarsi. Involontariamente ed ingenuamente, non si accorse che stava per cadere in una trappola che già conosceva e che era stata messa in atto solo qualche minuto prima da Thiago. Tom le afferrò la mano, si alzò e la tirò deciso verso di sé, per baciarla. Comprendendo nel giro di pochi attimi le sue intenzioni, Mac gli strinse il polso e, rapidamente, riuscì a farlo voltare, costringendogli il braccio dietro la schiena e spingendolo con forza contro il bancone.
Con il peso del corpo della ragazza che lo premeva alle spalle contro il bancone, Tom era stato preso in contropiede.
"Mi fai male!", protestò a gran voce.
"Non te le insegnano le buone maniere?", fece lei, stringendogli ancora di più la mano.
"Se me la rompi avrai da pentirtene per tutta la vita!", le gridò, “Ma chi pensi di essere? Karate Kid?”
“No, ho fatto semplicemente sette anni di tae kwon do”, gli sibilò lei, lasciando la presa.
"Tu... tu sei pazza!", esclamò Tom, correndo fuori dal guardaroba, tenendosi il polso dolorante.
Salì le scale di corsa e tornò nella zona privè. Incrociò lo sguardo di suo fratello e  comprese che quella ragazza doveva aver servito un bel pesce marcio in faccia anche a lui.

   
 
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