"Insomma, quella manco si gira per farmi un
sorriso o mandarmi a quel paese! Nessuna reazione!", disse Mac a Thiago, che si
era rintanato dentro al guardaroba con lei per sfuggire alla noia. Seduti sotto
al bancone bianco, lui le stava sistemando una delle trecce, deformatasi
leggermente.
"E che te ne frega? Lo sai che gente ci sta al privè... prima
gli si strapperà a forza di tirarsela.", disse Thiago.
"Vabbè… è una
questione di gentilezza.", piagnucolò Mac.
"Magari era straniera.", azzardò a
dire Thiago.
"Più che straniera era strana.", fece Mac, dopo qualche secondo
di riflessione.
"In che senso?"
"Boh... non saprei dirtelo.”, disse
l’altra, “Mi viene quasi da pensare di aver fatto una grossa figura di merda e
che invece di essere una ragazza fosse un ragazzo."
"Bella mia, da te ci si
può aspettare questo e altro. E comunque ce ne vuole per fare una confusione del
genere... com'era?", gli chiese Thiago, molto interessato a capire come si
poteva scambiare un uomo per una donna, a meno che non si trattasse di una drag
queen o di un travestito.
"Capelli neri, lisci, con delle ciocche banche.
Unghie perfette, meglio di quelle che sai fare tu.", gli spiegò Mac.
"Una
manicure da sballo insomma...", disse lui, con una punta di invidia, "E in
quanto a vestiti?"
"Pantaloni stretti, poi un giubbino. Non ho visto molto
altro."
"Niente tette in vista?"
" Il giubbino era aperto sul davanti… Non
si vedevano"
"O è un gay dichiarato, oppure è una lesbica. Non ci sono
storie. Nel primo caso fammelo vedere se si presentasse
l'occasione."
"Ti ricorda niente un tatuaggio fatto in questo
modo?", fece Bill a Gustav, l'unico del suo gruppo che era rimasto nei suoi
paraggi dopo il mini concerto che avevano tenuto. Gli altri due si erano
spariti: Tom era di sicuro con una ragazza, Georg doveva essere andato a
prendersi da bere.
"Sinceramente no... e spero che non sia stato brutto come
il tuo disegno... Perchè me lo chiedi?", gli fece Gustav.
"Niente... non ti
preoccupare.", disse Bill, comprendendo che in lui non avrebbe trovato alcun
aiuto.
Guardò il suo disegno e provò di nuovo a riflettere. Dove
lo aveva visto quel tatuaggio? Accanto a lui passò un uomo della sicurezza:
erano tutti uguali, vestiti di nero e con l'auricolare, sembravano fatti in
serie. Gli chiese dove portava l'uscita di sicurezza che si trovava vicino a
quella della zona privè.
"Dai, cambiamo cd!", disse Thiago, con aria
supplichevole, con l’album di Nelly Furtado, la sua cantante preferita, tra le
mani.
"Eh no! Per una volta che Jacob mi permette di ascoltare qualcosa che
piace a me… e non la solita musica da discoteca!", protestò Mac.
"Per
favore!”
“No!”, ribadì Mac, inflessibile.
“Allora
mettiamo quella canzone che piace a me... ", disse Thiago.
"Ok...", disse
Mac sbuffando, avvicinandosi all’impianto centrale dello stereo, in basso, a
sinistra del bancone, "Vediamo... dovrebbe essere la numero otto..."
Le note
di "Immigrant song" dei Led Zeppelin uscirono dallo stereo e Thiago iniziò a
scatenarsi, imbracciando una scopa come l'asta di un microfono e imitando Robert
Plant nei famosi gorgheggi di quella canzone. Mac se ne stava lì a ridere,
pensando da un lato alla profanazione che il suo amico stava perpetuando nei
confronti del rock, dall'altro che era troppo spassoso vedere Thiago con quella
scopa che sculettava come Elvis the Pelvis. Sentì qualcuno bussare sul bancone e
Mac si alzò da terra per vedere chi fosse.
"Ciao Miki.", disse all'uomo in
nero, il gorilla che stava tra la folla e la velvet rope, decidendo che poteva
entrare e chi no. Come tutti i man in black, se ne stava lì serio, con gli
occhiali neri sul naso e le mani giunte. Incuteva timore, ma era docile come un
cagnolino da compagnia.
"Ehy, Mac, c'è una tizia che sta bussando alla porta
di sicurezza del guardaroba.", le disse.
"Davvero? Non l'ho sentita, ero
troppo occupata a vedere Thiago...", disse lei, indicando l'amico e la sua
scopa. Miki si sporse per vedere meglio l'esibizione.
"Quando balla con Nelly
Furtado è tutta un’altra cosa.", disse Miki, ridendo.
"Vuoi i pop corn?",
disse Mac, avvicinandogli un'immaginaria ciotola.
"No, grazie, sono a dieta.
Piuttosto vai a vedere chi è, quella tipami sembrava abbastanza insistente. Non
sono andato io perchè dovrei scavalcare la siepe e ho le scarpe nuove.", le
fece, riferendosi alle piante che contornavano il vialetto dell’entrata della
discoteca
"Ah! Voi uomini d'oggi! Siete peggio delle donne!", esclamò lei,
mentre si avvicinava alla porta.
Non sembravano sentirlo, aveva già bussato tre
volte. Provò una quarta, sbatteva con forza il pugno sulla porta ma niente.
Sentiva solo della musica, ma non doveva essere quella del locale perchè era
tutt'altro che musica house. Finalmente vide la maniglia abbassarsi.
Una faccia carina, due treccie, era lei, la ragazza con il
tatuaggio dei serpenti. Ma non era solo quello…
"Ciao....", le disse,
salutandola con un rapido gesto della mano.
"Oh mio dio...", disse la
ragazza, con una faccia quasi totalmente inespressiva.
"Sei la ragazza
dell'intervista vero?", le chiese. Quando l'aveva vista in viso, l'aveva
riconosciuta subito e ricollegò anche il tatuaggio a lei.
"Non è servito a
niente sperare che non mi riconoscessi.”, sbuffò la ragazza, mettendosi le mani
sui fianchi. Poi notò che il suo sguardo parve pietrificarsi.
“Eri
tu quella… cioè… prima ti ho chiesto se avevi da accendere, vero?”, gli
chiese.
“Beh sì… ero proprio io…”, disse Bill, grattandosi la
testa perplesso.
“Sei venuto per avere le scuse che pensi di
meritarti?”, disse lei, con aria polemica.
“Beh… a dire il vero
no…”
"Quindi?", chiese lei, incrociando le bracca, in attesa.
"Quindi
cosa?"
"Quindi che ci fai qui? Sei alla festa su al privè?", gli domandò la
ragazza.
"Sì ma… sembra che qui ci si diverta di più...", disse
lui, indicando con lo sguardo il ragazzo che, alle spalle di lei, si stava
ancora esibendo.
Mac si voltò ed attese il momento in
cui Thiago si fosse accorto che era osservato. Con la scopa tenuta a mò di
chitarra, gli occhiali che Miki gli aveva prestato sugli occhi, le gambe
divaricate e il braccio roteante, era un perfetto rocker da strapazzo.
Già avrebbe voluto sotterrarsi perchè il Bill degli amati Tokio
Hotel era alle sue spalle, l’aveva riconosciuta e sicuramente la stava
classificando come del tutto incapace di intendere e di volere, sia per colpa
dell’intervista che per la confusione che aveva fatto sul suo sesso. Ora lui
stava anche godendo dell’esibizione di Thiago e della sua
scopa-chitarra.
"Thiago....", fece Mac, cercando di attirare la sua
attenzione.
"Sono il re del gay-rock!", esclamò lui. Evidentemente doveva
essere in estasi e soprattutto con gli occhi chiusi per non accorgersi della
situazione in cui si trovava. Poi, sentendo che l'amica non era intenzionata a
contraccambiare, “A questo punto dovresti rispondere con una delle tue battute
sarcasticamente crudeli.".
"Thiago, ti prego...", fece Mac, che stava
cercando di non ridere, così come Bill.
"Che c’è....", fece, togliendosi gli
occhiali e sbuffando.
La scopa gli cadde di mano, finendo
rumorosamente a terra, e presto lui ci finì steso sopra. Mac rimase ferma,
scuotendo la testa e ridendosela sotto i baffi. Anche l’omone al di là del
bancone, che aveva assistito a tutta la scena dello svenimento del ragazzo,
continuò a ridacchiare, trattenendosi con una mano sulla bocca
"Ma è
svenuto!", esclamo Bill preoccupato, vedendo che nè la ragazza nè l'uomo al di
là del bancone si adoperavano per aiutarlo.
"Gli passerà presto. Vero
Thiago?", domandò Mac all'amico svenuto, che non rispose.
"Dai, lo sappiamo
che stai benissimo.", fece Miki.
"Deve aver battuto la testa...", fece Bill,
andando verso di lui per controllare che non avesse ferite.
Mac, che
conosceva Thiago così bene da capire che quella era tutta una messa in scena,
osservava Bill divertita, chiedendosi quale sarebbe stata la sua faccia quando
Thiago avrebbe rivelato la sorpresa.
"Datemi una mano!", esclamò Bill, sempre
più in ansia.
Mac, sbuffando, andò verso di lui e si accucciò accanto alla
faccia di Thiago.
"Guarda che se non la smetti mi faccio portare da Miki una
scatola di fragole e te le spiaccico sulla camicia, così non andranno più
via...", gli fece
"E va bene! Sei sempre la solita stronza!", esclamò
l’altro, riaprendo gli occhi e alzandosi da terra.
"Ma… ma tu stai
benissimo!", sbottò risentito Bill, realizzando che il ragazzo aveva solo finto
di stare male.
"Certo,”, disse Mac molto sarcasticamente e appoggiandosi alla
spalla dell'amico spagnolo, anche lui soddisfatto dello scherzo che aveva
architettato, “sapessi quante volte l'ho visto fare finta di svenire per fare
colpo su qualcuno… Stavolta è stato il tuo turno, Bill dei Tokio
Hotel..."
"Wow, bellissimo! Bill Kaulitz!", iniziò ad esclamare Thiago,
emettendo strani gridolii, "Sono un vostro grandissimo fan!"
"E me lo ha
sempre tenuto nascosto...", disse Mac, alzando gli occhi al cielo,
rassegnata.
"Beh... grazie... non sapevo che tu lavorassi in
questo posto,", le fece Bill, cercando di cambiare discorso, ancora frastornato
per tutto quello che i due avevano combinato "pensavo che lavorassi per quella
rivista..."
"Sì, Pop my life... ci lavoro ma mi pagano una fame e devo
lavorare anche qua.”, gli spiegò, “Comunque lui è il mio coinquilino Thiago, è
spagnolo, studia qua in erasmus. Ed io sono Mac."
"Molto piacere!", esclamò
Thiago, porgendogli la mano.
"Bill... io non lo farei...", cercò di dire Mac,
ma fu troppo tardi, perchè la mano di Bill già stava stretta in quella di
Thiago, che in un attimo lo tirò verso di sè per abbracciarlo. Bill, stretto in
quella morsa, cercò di liberarsi nel modo più gentile possibile.
"Te l'avevo
detto...", fece Mac, di nuovo rassegnata. Quel Bill pareva proprio nato il
giorno prima…
"Ma siete tutti così pazzi?", esclamò lui, una volta che si fu
divincolato dalla morsa dell braccia di Thiago. Evidentemente era molto
incazzato per la situazione imbarazzante che si era creata.
"Mac, io non
pensavo che questi Tokio Hotel fossero così omofobici...", fece Thiago irritato,
incrociando le braccia.
"Già...”, fece Mac, prendendo la stessa
posizione dell'amico, “Tutte queste arie, chiedere un accendino e non essere
nemmeno guardati... insomma, non valete tutto quello che
siete..."
"Io non sono omofobico!”, esclamò Bill, scaldandosi
all’ennesima potenza, “E non mi do nemmeno tutte le arie di cui mi accusate!",
"Ti ho solo abbracciato, non mi sembra di aver fatto niente di male... è
colpa mia se sono gay e tu sei un bel ragazzo?", fece Thiago, con aria
disgustata.
"Bel ragazzo?!? Mica tanto...", disse Mac, sulla solita scia
sarcastica dell’amico.
"Ok ho capito! Me ne vado!", sbuffò
l'altro, sconfitto, uscendo dalla porta a mani in alto.
"Mamma mia... meno
male che i loro cd li ho scaricati da internet...", disse Thiago, con
espressione infastidita.
Tom vide arrivare il fratello, con una
faccia ancora più incazzata di prima. Doveva aver avuto una bella e sonora
discussione con quella Adina, per telefono. Bill passò davanti ai suoi occhi e
lo ignorò totalmente, tanto che fu costretto ad afferrarlo per un braccio,
altrimenti gli sarebbe sfuggito via alla velocità di una scheggia.
"Ma perchè
non la mandi a fanculo?", gli disse.
"Cosa? Chi?", fece Bill, non
comprendendo a cosa si stesse riferendo.
"Adina, quella stupida a cui vai
dietro da due mesi!", disse Tom.
"Che? No, lei non c'entra niente.", sbuffò
Bill, scotendo la testa.
"E allora perchè sei così incazzato?", gli chiese
Tom, adesso che era lui a non capire.
"Niente... lascia stare.", fece
l'altro, divincolandosi dalla sua presa.
"Dimmi almeno dove sei stato! Sei
sparito per mezz'ora e torni incavolato!"
Ma ormai Bill si era infiltrato tra
la gente nella pista e non gli avrebbe più risposto. Se non era stata Adina a
farlo andare su tutte le furie... non sapeva proprio a chi pensare! Non lo
vedeva così arrabbiato da molto, doveva essergli successo qualcosa di pesante, e
voleva capire cosa fosse. Si ricordava di averlo visto parlare all'omone davanti
all'uscita di sicurezza, forse lui gli avrebbe potuto dire cosa si erano detti.
Andò da lui, tentare non noceva.
"Scusa, hai visto un ragazzo con i capelli
neri e bianchi...", gli chiese, indicandosi la testa.
L'uomo, fermo nella sua
posizione statuaria, gli indicò la pista.
"Sì, ma sai dirmi dove è stato
prima di tornare qui? Voglio dire, ho visto che parlavate, poi lui è uscito da
questa porta e volevo sapere cosa c’era qua fuori."
L'uomo gliela aprì
semplicemente.
"Beh... grazie comunque...", disse Tom, uscendo.
Era una
semplice uscita di sicurezza, con un paio di gradini e il niente intorno,
nessuna presenza umana. Sentiva solo della musica, proveniva da una porta
socchiusa più in basso, alla sua sinistra. Poteva tornare dentro e farsi i fatti
suoi, ma se Bill era incazzato in quel modo... Forse al di là di quella porta
c’era qualcuno che sapeva qualcosa…
Si avvicinò alla porta e si
affacciò. Gli si presentò una scena abbastanza comica: c'era una ragazza, con un
paio di occhiali neri e una scopa, che imbracciava e suonava come una chitarra.
Accanto a lei, un ragazzo che, con una spazzola in mano, cantava a squarciagola
le parole della canzone, inventandosele completamente. Quando questa finì, lui
si lasciò cadere sulle ginocchia, mentre lei fece cadere la scopa a terra e gli
si gettò addosso.
"La prossima volta che metti quella canzone dimmelo, così
allestiamo uno spettacolo e ci facciamo pagare! Come hai detto che si
intitola?", chiese il ragazzo.
"Perfect strangers, è dei Deep Purple. Forti,
non credi?", rispose la ragazza, sopra di lui. Fidanzatini?
Il
ragazzo si mosse per togliersela di dosso e, voltando involontariamente la testa
verso l’uscita, lo vide.
"Un perfetto straniero come lui.", disse
il ragazzo, indicandolo.
La ragazza, che non aveva notato la sua presenza, si
voltò perplessa e appena lo vide, gli sorrise.
"Ma guarda un po' chi si
vede... il fratello di Barbie rock'n'roll!", esclamò mentre si alzava da
terra.
Tom riconobbe subito quella ragazza: li aveva intervistati, se così si
poteva dire, qualche giorno prima ed era decisamente più carina di come se la
ricordava. Quelle treccine le davano l'aria di bambina cattiva... rimase un
attimo sconcertato da quello strano soprannome affibbiato a suo fratello. Doveva
essere una bambina cattiva sia nell’aspetto che nel
carattere!
"Non sapevo lavorassi qui, che sorpresa! Meno male che
stavolta non mi fai sentire Ufo Robot... chi sono questi che suonano?", le
chiese, scherzandoci sopra
"Come chi sono?!?", fece lei, strabuzzando gli
occhi, "Sono i mitici Deep Purple..."
"E quindi?", le fece, dubbioso, dopo
qualche secondo di inutile riflessione.
La ragazza allungò il piede e lo
premette sullo spazzolone della scopa, facendola drizzare da terra. La prese con
la mano destra e con la sinistra finse di pizzicare le immaginarie corde della
sua finta chitarra. 'E' mancina...' pensò Tom, da chitarrista qual era,
vedendola impugnare in quel modo.
Lei iniziò a cantare un
ritornello famosissimo.
"Smooooooke on the waaaaater... na na na na na
naaaaa!"
"Ah, sì, la conosco.", disse Tom, dandosi una pacca sulla fronte.
"Sei venuto a vendicare l'orgoglio ferito di tuo fratello?", disse lei, con
aria sarcastica, appoggiando il gomito sulla sommità della scopa/chitarra
elettrica.
"Sei stata tu a farlo incavolare in quel modo?!?" esclamo del
tutto sorpreso Tom… che bambina cattiva!
"Anche io ho dato il mio
contributo!", esclamò il ragazzo che era con lei, fino a quel momento in
disparte, "Non avevo capito che ce l'aveva con gli omosessuali che cercavano di
essere gentile con lui.”
“Beh…”, balbettò Tom, rendendosi conto,
nei cinque secondi in cui quel ragazzo aveva aperto bocca, che aveva davanti a
lui un esemplare di uomo del tutto omosessuale. Non che avesse pregiudizi ma…
come tutti gli uomini, stava iniziando a sentirsi a disagio. Forse anche suo
fratello aveva avuto la stessa reazione, indipendentemente dalla sua alta dose
di ‘femminilità maschile’
“Comunque io sono Thiago, amico
della Mac.", disse il ragazzo, cordialmente, presentando sia se stesso che la
bambina cattiva.
"Piacere...", fece Tom, alzando la mano.
"Vado a prendere
da bere, volete niente?", propose questo Thiago.
"Caipiroska per me e
un'acqua tonica con limone per il ragazzo.", disse Mac, ironizzando.
"Cosa?
Bevila tu l'acqua tonica!", disse Tom, lievemente seccato, "Io prendo una
birra."
"Sicuro di essere maggiorenne?", gli fece Thiago, squadrandolo da
capo a piedi.
"Sicuro quanto tu sei gay.", rispose Tom,
gonfiandosi.
"Allora caipiroska e birra in arrivo!", fece l'altro,
scavalcando il bancone e andando a prendere da bere. In quel momento Tom si
guardò intorno… a vedere dalle stampelle vuote appese ai lunghi cilindri
metallici attaccati al muro, quello doveva essere il guardaroba del locale. Mac
doveva quindi essere la guardarobiera, oltre che l’intervistratrice da strapazzo
che aveva conosciuto.
"E' sempre così dichiaratamente gay il tuo amico?", le
chiese.
"E stasera si è trattenuto. Accomodati.", fece la ragazza,
indicandogli la zona sotto il bancone.
"Accomodarmi lì sotto?"
"Certo! Non
vorrai che ti riconoscano? Di qua passa tantissima gente e non abbiamo
abbastanza security per proteggerti", fece lei, con un aria che andava dal
malizioso all'ingenuo.
"Va bene...", fece il ragazzo, rassegnandosi e
sedendosi a gambe incrociate sotto al bancone. La ragazza lo imitò ponendosi di
fronte a lui, con il gomito poggiato sul ginocchio e il mento sorretto dalla
mano. Lo guardava, come se fosse in attesa di una sua mossa.
"Che c'è?", fece
Tom, sentendosi come una radiografia.
"Niente...”, disse Mac, dopo qualche
attimo, “ho letto che sei una specie di marpione d'origine controllata e
garantita, stavo aspettando che ci provassi con me."
"Beh... non è proprio
così...", le rispose, sempre di più imbarazzato.
"Se dici un'altra bugia mi
accechi con quel naso lungo.", sbottò lei, ridendo
"Allora vieni qui accanto
a me, così non dovrai più avere paura del mio naso lungo.", le disse, dando dei
colpetti nel pavimento sgombro accanto a lui.
"Ecco una mossa da marpione!",
fece Mac, applaudendo, senza muoversi di un millimetro, "Preferisco rimanere
qua."
Stava iniziando a spazientirsi, non capiva l'atteggiamento della
ragazza. Gli era ostile o no? Dove voleva arrivare?
"Ok, come vuoi...", disse
lui.
Sentì un paio di colpi bussati sul tavolo sopra la sua
testa.
"Eccovi le vostre ordinazioni!", sentì esclamare da
Thiago.
La ragazzi si alzò da terra, facendo automaticamente
diminuire la tensione che Tom sentiva salire dentro di sé.
"Rimani qua con
noi?", chiese poi all'amico.
"No, sono riuscito ad accalappiare un grande
gnocco! Ci vediamo!", fece l’altro, sentendolo tornare nel locale.
Mac, con le bibite in mano, si sedette ancora di fronte a lui,
porgendogli il suo bicchiere. Dopo qualche secondo di silenzio, a Tom gli
sembrava di avere le spille sotto il sedere: Perchè continuava a trafiggerlo con
il suo sguardo divertito?
"Senti...", le fece, bloccandosi poi perchè non si
ricordava il suo nome.
"Mackenzie, ma chiamami pure Mac."
"Senti Mac...",
riprese, ma si arrestò un'altra volta.
"Si sono otturate le mie orecchie
oppure tu non riesci ad esprimerti?", ironizzò lei, facendolo cadere di nuovo
nell’imbarazzo.
"No... è che... devo andare, gli altri mi aspettano.", disse,
alzandosi di scatto.
"Attento alla t...", fece Mac, cercando invano di
evitare che il ragazzo battesse una sonora testata sul ripiano di legno del
bancone
Tom si portò subito le mani alla testa, per attenuare il dolore
lancinante che sentiva.
"Gesù, ti sei sfondato il cranio!", esclamò l’altra,
alzandosi sulle ginocchia per togliergli il cappellino e controllare che non si
fosse fatto troppo male.
Involontariamente, Mac aveva esposto ai
suoi occhi la prima cosa che un ragazzo come lui guarda nel gentil sesso. La
testa di Tom era dolorante, ma funzionava ancora più che bene.
"Oi oi oi...
hai un bel bernoccolo in crescita...", faceva lei, scostandogli i rasta per
vedere meglio.
"Sì?"
"Tranquillo, vado a prenderti un impacco di ghiaccio,
o ti verrà un bel bozzo...", fece lei, rimettendogli il cappello sulla
testa.
"No, non ti preoccupare, sto già meglio...", disse Tom,
ancora immerso in quella vista panoramica.
Fu allora che Mac abbassò lo
sguardo e notò che il ragazzo aveva almeno due motivi per stare meglio.
"I
miei occhi sono quassù, un piano sopra...", disse scocciata, alzandosi, "Avanti,
Tom dei Tokio Hotel..."
Gli porse la mano, anche se avrebbe fatto a meno di
aiutarlo ad alzarsi. Involontariamente ed ingenuamente, non si accorse che stava
per cadere in una trappola che già conosceva e che era stata messa in atto solo
qualche minuto prima da Thiago. Tom le afferrò la mano, si alzò e la tirò deciso
verso di sé, per baciarla. Comprendendo nel giro di pochi attimi le sue
intenzioni, Mac gli strinse il polso e, rapidamente, riuscì a farlo voltare,
costringendogli il braccio dietro la schiena e spingendolo con forza contro il
bancone.
Con il peso del corpo della ragazza che lo premeva alle
spalle contro il bancone, Tom era stato preso in contropiede.
"Mi fai male!",
protestò a gran voce.
"Non te le insegnano le buone maniere?", fece lei,
stringendogli ancora di più la mano.
"Se me la rompi avrai da pentirtene per
tutta la vita!", le gridò, “Ma chi pensi di essere? Karate
Kid?”
“No, ho fatto semplicemente sette anni di tae kwon do”, gli
sibilò lei, lasciando la presa.
"Tu... tu sei pazza!", esclamò
Tom, correndo fuori dal guardaroba, tenendosi il polso dolorante.
Salì le
scale di corsa e tornò nella zona privè. Incrociò lo sguardo di suo fratello e
comprese che quella ragazza doveva aver servito un bel pesce marcio in faccia
anche a lui.