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Autore: Sexy_Shit    13/01/2013    1 recensioni
vanitoso, misterioso e scontroso, il ragazzo sbagliato per lei, eppure, così dannatamente giusto. ma Megan non è una ragazza qualunque e non si lascerà incantare facilmente dal lato di seduttore di Zayn, bensì scaverà a fondo, trovando il vero lui. e lei? riuscirà a stare bene, finalmente?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mattino seguente cercai di svegliarmi in orario, sebbene non avessi forza per farlo. Era il primo giorno di scuola per me, che ero entrata nel secondo quadrimestre. Oreste si era addormentato, come sempre, sul mio ventre e dovetti svegliarlo, facendolo andare nella sua cesta. Adoravo quel gattino dal lucente pelo nero. Infilai un maglione pesante con fantasia a fasce decorate, delle calze a fiori e i miei anfibi di cuoio nero. La mia enorme borsa blu e partii. Arrivai decentemente in orario mescolandomi nella confusione mattutina degli studenti. Quando si accorgevano di non avermi mai vista prima iniziavano a parlare tra di loro guardandomi e mandandomi frecciatine. Ce n’era un gruppetto, in particolare, che continuavano ad indicarmi con lo sguardo e a ridere. Ma non avrebbero riso per molto. Mi avvicinai ad un ragazzo con la testa ficcata nel suo armadietto, intento a rovistarvici dentro.

- scusa… -

Questo si alzò di scatto, andando a sbattere la testa contro la lamina di metallo. Cominciò ad imprecare sommessamente portandosi entrambe le mani alla testa.

- mio dio, mi dispiace! –

- tranquillo, non… -

Si voltò dalla mia parte e finalmente potei vederne il volto: era un bel ragazzo dai capelli biondo scuro e gli occhi castani. Aveva due spesse sopracciglia e delle labbra sottili. Mi guardava sconvolto, come se fosse la prima ragazza che vede in vita sua.

- …importa… -

Per smaltire l’imbarazzo gli porsi la mano.

- sono Megan Cooper, frequento la quinta. –

Lui si scantò e mi strinse la mano.

- Liam. Payne. Frequento anch’io la quinta. –

- aspetta, Payne? Era a casa tua la festa di ieri sera? –

- sì, ci sei stata? -

- sì, ma come diavolo facevi ad avere il mio numero? Non conosco nessuno qui. -

- abbiamo fatto irruzione nell’ufficio del preside prima delle feste natalizie e abbiamo preso l’elenco telefonico degli studenti del quarto e quinto anno per avere più gente… -

-  visto che sei esperto potresti dirmi dov’è? –

- infondo al corridoio, a sinistra. Vuoi che ti accompagni? –

- no, grazie, mi arrangio. Grazie ancora, ci vediamo. –

- sì…ci vediamo. –

Mi sorrise e io ricambiai per poi andare al presunto ufficio del preside. Una signora sulla cinquantina mi venne incontro, scrutandomi da sopra gli occhiali.

- salve...sono Megan Cooper, sono arrivata… -

- sei la francesina. –

La sua voce alquanto gracchiante da saputella mi fece venire i nervi a fior di pelle.

- esatto. Dovrei… -

-  non serve che disturbi la preside. Tieni, questi sono i tuoi corsi. Fa firmare ai professori il foglio e poi riportamelo. –

Mi porse un foglio con la lista dei corsi e delle aule in cui si tenevano.

- grazie. –

- va a lezione, muoviti. –

Mi voltai e me ne andai cercando di trattenermi dl tirarle un pugno in pieno volto. Mi diressi verso la suddetta aula M, dove avrebbe dovuto tenersi il corso di letteratura che avevo alla prima ora. L’aula era stretta e lunga, dall’aria sinistra; la vernice si stava scrostando dai muri a causa dell’umidità e i banchi erano stati imbrattati di scritte e tagli, segno che non dovevano essere molto nuovi. La campanella era suonata da poco e mancavano ancora studenti. Mi avvicinai alla cattedra dove sedeva il professore per fargli firmare il foglio.

- professor Groover? –

L’uomo alzò la testa dal registro e abbassò gli occhiali sfoggiando un caloroso sorriso di benvenuto.

- tu devi essere Megan Cooper, la francese. –

- già, sono io… -

Appoggiai il foglio sopra al registro perché lui potesse firmarlo. Estrasse una penna dall’astuccio in metallo rigido che teneva sopra al pino e firmò con una calligrafia morbida e ordinata.

- sarà un piacere averla con noi, signorina Cooper. Mi dicono che le piace molto la letteratura. –

- bè, abbastanza. Ma sono venuta qui per concentrarmi soprattutto sul mio indirizzo. –

- pittura, se non sbaglio. –

Io rimasi interdetta; come faceva quell’uomo a sapere così tanto sul mio conto?

- esatto… -

- ti starai chiedendo perché diavolo so gli affari tuoi; bè, vedi, la tua buona condotta spicca tra le altre e quando ho saputo che un’altra dei migliori avrebbe frequentato il mio corso ho voluto saperne di più, tutto qua. –

- dei migliori? La ringrazio professore, ma credo che dovrei guadagnarmi una certa fama prima di essere considerata una dei migliori. –

Il professore sorrise e mi porse il foglio.

- mi piaci. Benvenuta alla Saint Nazareth. –

Anch’io ricambiai il sorriso, un po’ infastidita da tutta quella confidenza. Però ero un po’ lusingata, in fondo, mi aveva appena messa tra “I Migliori”. Andai a sedermi in un banco libero in quarta fila. Appoggiai la borsa sull’altro banco e tirai fuori il blocco degli appunti e il mio amato libro.

- ragazzi silenzio, iniziamo. Intanto vorrei fare notare che abbiamo una nuova studentessa tra noi, Megan. Non rovinatemela… -

Ci fu una risata generale. Il professor Groover era un uomo molto giovane rispetto al resto dei professori, avrà avuto sì e no una trentina d’anni. Aveva dei capelli scuri tagliati corti e tenuti disordinatamente, accompagnati da una leggera barba del medesimo colore, anch’essa non molto curata. A dispetto della carnagione olivastra, aveva dei grandi occhi azzurri. Portava degli occhiali da lettura dalla montatura sottile e aveva un grande sorriso che gl’incorniciava il volto.

- d’accordo, cominciamo con l’appello. –

Tornò a sedersi dietro alla scrivania e cominciò ad elencare una serie di nomi di cui non conoscevo ancora i proprietari.

- …Malik? –

Poco prima che il professore potesse pronunciare quel cognome un ragazzo aprì la porta parandosi davanti ad essa.

- presente. –

Quella voce sottile e mielosa, dove l’avevo già sentita? Mi voltai e vidi il ragazzo della pizzeria d’asporto. Non sembrava affatto accaldato o senza fiato per aver corso fino a qui, anzi, sembrava totalmente calmo, come se non fosse assolutamente in ritardo.

- Malik, non posso sempre pararti il culo, è la quinta volta in una settimana che ritardi. –

- scusi, ero ancora fuori quand’è suonata. –

- sempre a provarci con le ragazze, eh? Vai a sederti, va. –

Lui si voltò dalla mia parte e, vedendomi, il sorriso sghembo terribilmente sexy si ripresentò sul suo volto. Io mi voltai di scatto, sperando che non volesse sedersi proprio accanto a me. purtroppo, scelse proprio il banco vuoto accanto al mio e vi appoggiò sopra lo zaino. Io spostai le mie cose senza alzare lo sguardo. Una volta seduto tirò fuori un quaderno a righe e una penna e si sedette comodamente sulla sedia. Il professore iniziò a spiegare.

- ciao. –

Il ragazzo alla mia sinistra di cui non ricordavo assolutamente il nome era girato verso di me e sorrideva.

- ciao. –

Risposi fredda. Non avevo intenzione di attaccare bottone durante la lezione, volevo seguire, ma lui continuava imperterrito.

- io sono Zayn. –

- Megan. –

- sei nuova? –

- a quanto pare… -

Continuavo a guardare il mio blocco, ma sentivo il suo sguardo addosso.

- ci siamo visti in pizzeria… -

- sì, lo ricordo. –

Finalmente si ammutolì, andando a seguire la lezione e non mi rivolse la parola per il resto della lezione. Il resto passò normalmente e anche le altre cinque ore. Conobbi la professoressa Stewart, di Algebra, il professor Higgins, di storia e geografia, il professor Roberts, di storia dell’arte e la professoressa Kelly, del mio indirizzo, pittura.

- …quindi dovrai frequentare alcuni corsi di base con le quarte come discipline plastiche e progettazione per avere ben chiaro come impostare i tuoi lavori, tutto chiaro? –

- certo, tutto chiaro. –

- ottimo. Benvenuta alla Saint Nazareth! –

- sarà almeno la quinta persona che me lo dice oggi. –

Lei rise.

- bè, è la prassi. Ci vediamo domani Megan. –

- arrivederci professoressa Kelly. –

Mi incamminai per i corridoi in cerca della mensa quando qualcuno mi afferrò il braccio. Mi voltai ed incontrai lo stesso paio d’occhi dorati di oggi.

- Liam, giusto? –

- sì, ciao Megan! Stavi andando a pranzo? –

- sì, stavo cercando la mensa… -

- ti ci accompagno io, se ti va. –

Aveva lo sguardo speranzoso di un bambino a cui non riesci a dire di no. Ma perché no? La zia aveva detto di socializzare e io non l’avrei delusa. Gli sorrisi.

- certo, così evito figure di merda. –

Lui rise e mi sorrise facendomi cenno di seguirlo.

- così…sei di Parigi… –

- in realtà io sono inglese, ma mi sono trasferita lì a undici anni. –

- wow…quindi hai parenti francesi? –

- il marito di mia zia, quindi no, sono completamente inglese. –

- e come ti trovi a Londra? –

- la odio. Non fa altro che piovere e basta. Io detesto la pioggia. –

- ti capisco, anche a me non piace la pioggia, ma d’estate è bello qui. –

- sì, ma Parigi…mi manca un sacco… -

Arrivati davanti alla mensa Liam aprì la grande porta e si inchinò, come un gentiluomo, per farmi entrare.

- bè, signorina, benvenuta al nostro rinomato ristorante! –

Io risi entrando con lui nella mensa. Ci mettemmo in fila ma quando vidi cosa servivano decisi di prendere solo una lattina di Coca Cola. Liam prese della pizza e una mela, con una bottiglietta di acqua naturale.

- dovresti mangiare qualcosa… -

- che senso ha se poi vomito tutto? –

Lui annuì.

- la pizza non è tanto male. –

Ci sedemmo ad un tavolo. Questo Liam era davvero socievole e simpatico. A quanto pare era il tipico ragazzo popolare, giocatore di football nella squadra della scuola, con una buona media e bello da morire, il ragazzo perfetto. Non per me, ovviamente. Ero una ragazza facilmente difficile, dopo tutto. Sorrisi tra me e me, ripensando alla sera precedente. Ad un certo punto un ragazzo biondo dagli occhi azzurrissimi si sedette al nostro tavolo.

- hey Liam, hai trovato una bella compagnia… -

- Megan, lui è Niall, è nella mia squadra di football. Niall, lei è Megan Cooper. –

- la francesina! –

- diamine, perché mi chiamate tutti così? È snervante. –

- la signorina ha un bel caratterino… -

Il biondo mi guardava maliziosamente. Ed ecco che si manifestava ancora lo strano fenomeno per cui i ragazzi dolci e simpatici sono amici degli spacconi arroganti. Io ero simpatica, certo…ma solo con chi voglio. Mi trattenni solo grazie alle parole di mia zia Meredith. Dovevo socializzare, non potevo mandare tutto a puttane già adesso.

- sì, me lo dicono spesso. –

Lui sorrise. Portava l’apparecchio bianco che si confondeva con il colore naturale dei denti. Guardandolo bene, era biondo tinto, con la ricrescita castana sotto. Anche lui aveva un bel fisico. Prese la pizza dal piatto di Liam e gli diede un morso.

- tranquillo, tanto non avevo fame. –

Disse Liam ironicamente. Il biondo sembrò non farci caso e continuò a mangiare la sua pizza indisturbato.

- buon giorno ragazzi! –

Un ragazzo dai capelli castano chiaro si sedette tra Niall e Liam, gingendo le spalle del biondo con un braccio, seguito da un riccio che si sedette accanto a me.

- Megan, lui è Louis e il riccio è Harry. Ragazzi, lei è Megan. –

- quella di Parigi! –

Disse il moro con un ciuffo spropositatamente enorme che gli ricadeva sulla fronte.

- non chiamarla così, si arrabbia! –

Disse Niall, intento a mangiare le croste dell’ex pizza di Liam. Io lo fulminai con lo sguardo.

- in realtà, mi arrabbio solo se lo dici tu. –

Lui sorrise beffardo.

- mi stai simpatica. –

Alzai gli occhi al cielo e mi rivolsi agli altri, cambiando discorso.

- frequentate tutti la quinta? –

- si tranne Harry. Lui è piccolino, fa la quarta! –

Ancora una volta fu Louis a parlare, il moro con gli occhi azzurri e un sorriso da parte a parte. Sembrava il più euforico del gruppo. Harry lo guardò male, innervosito.

- parla quello bocciato. –

- ma ho due anni in più di te. –

- sei comunque più stupido. –

- non sono io che ho la fama di puttaniere. –

- questo cosa c’entra? –

- ragazzi, per favore! Non mi sembra che stiamo facendo una gran bella figura. -

Si intromise Liam e alle sue parole calò il silenzio e tutti rivolsero i loro sguardi a me.

- no no, tranquilli, io sono anche peggio quando mi metto! –

Dissi, sperando che guardassero altrove. Detestavo essere fissata. Presi iniziativa e cambiai discorso.

- che indirizzo frequentate? –

- io scultura, Niall e Liam architettura e Louis design. Tu fai pittura, giusto? –

Disse Harry. Quel ragazzo aveva due enormi e magnetici occhi verdi, quasi sproporzionati che, però, nel complesso stavano benissimo e insieme al suo sorriso gli davano un’aria da bambino innocente che, a quanto pare, invece non era.

- sì, esatto. –

Alle spalle di Louis arrivò una ragazzetta biondo miele che gli gettò le braccia al collo.

- ciao amore! –

Lei si fiondò sulle sue labbra dandogli un bacio a stampo. Poi si sedette e mi squadrò dall’alto in basso. Poi si aprì improvvisamente in un enorme sorriso.

- ciao io sono Laurel, tu devi essere Megan, quella di Parigi! –

- sì…esatto. –

Louis le cinse la vita e la tirò a sé, facendo scontrare le loro fronti.

- perché non c’eri a progettazione? –

- ho bruciato la prima ora con Abbie e Julia, siamo andate in centro. –

- mi sei mancata… -

- anche tu… -

Si baciarono intensamente più di una volta per poi approfondire il bacio.

- perché non sei rimasta in Francia? Cioè, mi dicono che anche lì ci sono ottime scuole. –

Disse Harry, continuando il discorso di prima.

- sì, ma questa è la migliore e se devo spendere soldi voglio usarli nel miglior modo possibile e questo mi sembrava il migliore. –

- sì, è vero. Io vengo dall’Irlanda e diciamo che non è proprio a due passi da qui. –

Si intromise Niall.

- hey guardate chi arriva. –

Disse Liam indicando con lo sguardo qualcuno alle mie spalle.

- scusate per il ritardo, ho avuto da fare. –

Quella voce. Di nuovo. Ora sapevo a chi apparteneva ma mi sembrava di averla sentita anche prima d’allora.

- con Robin? –

Chiese Liam. Il ragazzo si sedette accanto ad Harry e annuì, prendendo dal vassoio di Harry una mela.

- l’hai mollata? –

Lui annuì di nuovo e diede un morso al frutto che teneva in mano.

- Zayn…le avrai spezzato il cuore, povera ragazza… -

- povera ragazza?! Hai idea di quanto appiccicosa e gelosa sia? Voglio uscire domenica; no, si va al centro commerciale a comprare trucchi e scarpe. Devo vedermi con voi; no, potrebbero esserci altre ragazze. È durata anche troppo, fidati. E poi diceva a tutti che ero il suo ragazzo, sai che non lo sopporto. –

Liam sospirò, ormai rassegnato.

- comunque, lei è… -

- Megan, lo so. Ho avuto il piacere di conoscerla stamattina. –

Non alzò lo sguardo, continuò a mangiare la sua mela. Perché diavolo dovevano esserci sempre i ragazzi come lui in mezzo alle compagnie? Non che avessi qualcosa contro di lui ma, d’ora in poi, avrei cercato di evitarlo. Mi alzai da tavola e presi la mia borsa.

- scusate, devo andare. –

- vuoi che ti accompagni? –

Si affrettò a chiedere Liam, con la sua solita premurosità.

- no grazie, so dov’è il giardino. Ci vediamo ragazzi. –

Tutti mi salutarono, anche il biondo, ma non Zayn. Quel ragazzo aveva qualcosa di stranamente familiare, ma non ricordavo dove avrei potuto già averlo incontrato. Mi diressi sul giardino sul retro, nell’area fumatori. Quella scuola era ben organizzata e mi convincevo sempre più di aver fatto un’ottima scelta. Mi sedetti su un muretto in cemento e tirai fuori  dalla borsa le mie Luky Strike blu. Ne accesi una e presi una grande boccata di fumo. La nicotina mi entrò nei polmoni e mi annebbiò il cervello, facendomi rilassare. Mi attendevano altre quattro ore in cui avrei fatto pratica nei laboratori del quarto anno. Le prossime due ore avrei avuto discipline plastiche e poi progettazione. Entusiasmante. Chissà che indirizzo frequentava Malik. Forse anche lui pittura. A distrarmi dai miei pensieri fu il suono della campanella. Gettai il  mozzicone a terra e lo calpestai con u piede. Raccolsi la borsa e tornai dentro, in cerca del laboratorio di plastica. Seguendo le indicazioni di alcuni studenti riuscii a raggiungerlo, con un quarto d’ora buono di ritardo. Bussai alla porta e feci capolino nell’aula, scorgendo il professore intento a fare l’appello e gli alunni seduti intorno a due grandi tavoli. Quando il professore mi vide sorrise.

- tu devi essere la Cooper. –

- esatto. –

- io sono il professor Simmons. Vieni, entra pure. Ragazzi continuate i vostri lavori senza disturbare.-

Vidi un ragazzo alzare una mano verso di me per farsi notare; riconobbi la testa riccia di Harry. Gli sorrisi e ricambiai il saluto. Mi avvicinai al professore.

- allora, tu frequentavi già un artistico, giusto? Quindi avrai fatto sicuramente discipline plastiche. –

- sì, ho lavorato con creta e argilla. –

- cos’hai riprodotto? –

- bè, gli ultimi lavori sono stati principalmente sulla figura umana. –

- bene, allora adesso ti do della creta e riprodurrai il volto che sta facendo anche il signor Styles. –

Mi guidò fino al tavolo di Harry e mi sedetti accanto a lui. Il professore andò nel magazzino per prendere la creta.

- hey, che ci fai qui? –

- devo riprendere le basi che ho lasciato l’anno scorso. –

- oh, bello…devi fare questo? –

Disse indicando il volto in gesso che stava sul tavolo, davanti a noi.

- a quanto pare… -

Tornò il professore e mi posizionò davanti un blocco di creta e qualche strumento per lavorarla.

- Styles non portarla sulla cattiva strada, d’accordo? –

- non si preoccupi, è in buone mani. –

Se ne andò, non convinto della sua affermazione e tornò ad occuparsi dei suoi affari alla cattedra. Io presi la mia creta e mi rimboccai le maniche. Adoravo sporcarmi le mani lavorando con materiali terrosi. Harry aveva già cominciato a lavorare da un po’ ed era a buon punto. Probabilmente ci lavorava da qualche lezione.

- sai, in realtà, questo è un lavoro da quinta. –

Disse il riccio, pavoneggiandosi.

- oh, allora sei bravo. –

Dissi, fingendo ammirazione. Lui mi diede una spallata amichevole sorridendo.

- diciamo che m’impegno. Mi piace davvero. –

- sì, anche a me piace il mio indirizzo. Disegnare è quello che ho sempre voluto fare e quello che farò. Ne sono convinta. –

- questo è lo spirito. Ah, riguardo a quello che ha detto Louis prima…non è vero che vado con tutte... -

Io risi e lo guardai negli occhi, notando un po’ di rossore sulle sue gote.

- ma figurati se ascolto quello che dicono gli altri! Io credo a quello che vedo, non per sentito dire. Parlavano male anche di me, sai? Dicevano che mi drogavo, che mi sono sverginata alle medie, che picchiavo le persone…capisci? Cazzate. –

Lui mi sorrise, sollevato. Ripresi a dare forma alla creta, cambiando discorso.

- Zayn che indirizzo frequenta? –

- scenografia. È un indirizzo nuovo, lui fa…fotografie. –

Io corrucciai la fronte, un po’ confusa.

- è un indirizzo che ne contiene altri. Le sue non sono semplicemente foto. Ci sono ancora quelle della vecchia mostra, un giorno te le farò vedere, così capisci. –

- ma lui è inglese? Cioè, non mi sembra di qui… -

- suo padre è anglo-pakistano. Come mai tutte queste domande su Malik? –

- oh, così…insomma, non mi sembra uno molto…facile, ecco. –

- bè, su questo hai ragione. Ha dei gusti difficili su qualsiasi cosa, delle abitudini strane ed è misterioso…l’unico della compagnia che riesce a stargli dietro è Liam. Loro si conoscono da sempre, sono praticamente fratelli. –

- senza offesa, ma a me Liam sembra l’unico normale tra di voi… -

Lui sorrise.

- bè, lui è…il bravo ragazzo. Va bene a scuola, non fa soffrire le ragazze, è atletico, bello e simpatico, quello perfetto. O, almeno, è quello che sembra. –

- che vuoi dire? –

La sua affermazione mi incuriosiva. Forse Liam non era come si presentava?

- bè, vedi…non è un santo. Anche lui è stato un “cattivo ragazzo”. I suoi hanno avuto una separazione difficile e lui ci ha sofferto molto. Diciamo che…scappa da loro. –

Non chiesi altro, non volevo fare la ficcanaso. Avrei saputo altro in seguito e solo da Liam, se avesse voluto dirmelo. Il resto della giornata proseguì normalmente fino all’ultima campanella. Uscii da scuola e mi avviai al parcheggio per prendere l’auto cacciai fuori una sigaretta e l’accesi, per poi fare un tiro. Appoggiati alla mia auto c’erano due ragazzi che pomiciavano beatamente. Quando mi avvicinai mi accorsi che il ragazzo in questione era Malik. Mi schiarii la voce per farmi notare.

- sarebbe la mia auto e dovrei andarmene. –

I due si lasciarono di malavoglia e mi guadagnai un’occhiataccia da parte della bionda ossigenata con un culo sproporzionato rispetto al resto del corpo, che se ne andò sculettando. Il moro mi sorrise maliziosamente, tornando ad appoggiare la schiena contro lo sportello del mio maggiolino.

- hai una bella macchina. –

- regalo di compleanno. –

Mi sorrise di nuovo.

- a quanto pare non sei la brava ragazzina che pensavo. –

Disse, alludendo alla sigaretta che avevo in bocca.

- anche le brave ragazze fumano. –

- io dico di no. Me ne dai una? –

- poi ti levi dalla mia auto? –

Si alzò immediatamente e si avvicinò a me. Gli porsi il pacchetto e lui ne sfilò una. Gli diedi anche l’accendino.

- però, ti tratti bene. –

Disse, facendo un tiro. In effetti, le Luky Strike costavano abbastanza.

- è la prima volta che le prendo e credo che non le prenderò più. Costano troppo. –

Buttai a terra il mozzicone e lo spensi definitivamente con la suola della scarpa. Aggirai l’auto e salii dalla parte del guidatore.

- ci si vede, Malik. –

Fece un cenno con la mano e partii. Guidare era un disastro; il senso di marcia era invertito e mi era impossibile superare, dato che non vedevo la fila opposta. Per di più, davanti a me c’era un dannato camion rimorchio che andava alla velocità di una vecchietta in carrozzella. Appena riuscii ad arrivare fuori casa, cominciò a piovere. Non aveva piovuto tutto il giorno, troppo bello per essere vero. Così, mi bagnai entrando in casa. Appena dentro, il piccolo gattino di appena tre mesi vanne a strusciarsi sulle mie gambe, aggrappandosi ai miei pantaloni con gli artigli. Lo presi in braccio e gli diedi un buffetto sul naso.

- ti sono mancata piccolino? Anche tu mi sei mancato. –

Si agitava tra le mie braccia così lo feci scendere. Mi fiondai sul divano, distrutta. Quel Malik era davvero…strano. Aveva appena lasciato la sua ragazza e già stava tra le braccia di un’altra. Bè, tra le gambe, probabilmente. Erano le 18.30, le 17.30 a Parigi. Presi in mano il cellulare e cercai in rubrica il numero della zia. Dopo qualche squillo rispose una familiare voce infantile, finalmente francese.

- …pret? –

- Daniel! –

- sorellona! Mamma, è Meg! –

- hey, come stai ometto? –

- bene! Oggi ho preso una A! –

- wow! Lo sapevo che eri un piccolo genio. Mi fai parlare con la mamma? –

- sì, ciao! –

Non feci in tempo a ricambiare il saluto che se n’era già andato, lasciando il posto a sua madre.

- tesoro, com’è andato il primo giorno? –

- a meraviglia! Ho conosciuto la metà dei professori e… -

Lasciai la frase in sospeso tenendola sulle spine.

- e? –

-… ho conosciuto dei ragazzi. –

- davvero? Come sono contenta Megan! E sono carini? –

- diciamo di sì… -

- non è una brutta compagnia, vero? Quando intendevo di farsi degli amici non intendevo cani e porci… -

- zia, stai tranquilla! Sono tutti ragazzi per bene e sono molto gentili con me. –

- mmm…va bene, mi fido. Ora devo andare, Daniel deve andare da un suo amico. Ciao tesoro. –

- ciao zia. Salutami lo zio e la piccola peste. –

Chiusi la telefonata e andai in bagno a farmi una doccia per rilassarmi.

  
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