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Autore: cassiana    01/08/2007    4 recensioni
"A Golgoth la sua casta era vista con paura e diffidenza, buona solo per i duelli e le scommesse. Nessuno si ricordava quando i draghi volavano in formazione per raggiungere i campi di battaglia. Schiere di draghi rossi, verdi, bruni, blu, neri, volavano a centinaia stridendo di orgoglio e pronti al combattimento. I Padroni che cantavano canzoni di guerra ed alzavano in alto le spade in segno di sfida..."
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.


Il mare si arrotolava in onde quiete sulla spiaggia, strappava granelli di sabbia e poi li riappoggiava al loro posto, con un lento ed eterno sciabordio. Il cielo era di un cristallino colore azzurro, solcato da poche nuvole, il sole era appena sorto e spandeva i suoi raggi tiepidi sulla terra. L’uomo alzò la testa e sorrise fra sé: era una giornata perfetta per un combattimento. Si rimise in cammino per tornare al bivacco, l’acqua fresca del mare gli lambiva i piedi nudi. Aspirò profondamente e con gusto l’aria salmastra e frizzante, poi l’esalò lentamente, chiudendo gli occhi. Avrebbe voluto che un momento così durasse in eterno. A volte invidiava l’esistenza tranquilla dei pescatori, ma sapeva che la sua vita non avrebbe mai raggiunto quello stadio di semplice pace. Poco lontano scorse la figura del drago, maestosa, che si stagliava contro l’azzurro del cielo e del mare. Era una vista mozzafiato e terribile. Scar si avvicinò ulteriormente, il fuoco ormai covava sotto uno spesso strato di cenere. Scar si sedette accanto al drago e cominciò a pulire lo spadone da duello.
Il drago dormicchiava bofonchiando tra sé. Scar lo guardò con affetto, poi tornò a pulire la sua spada. Sospirò incurvando un poco le spalle: il peggio doveva ancora arrivare. Scar era uno dei pochi Padroni dei Draghi rimasti. Non che questo gli avesse fatto molto comodo, anzi gli aveva procurato più fastidi che vantaggi! A Golgoth la sua casta era vista con paura e diffidenza, buona solo per i duelli e le scommesse. Nessuno si ricordava quando i draghi volavano in formazione per raggiungere i campi di battaglia. Schiere di draghi rossi, verdi, bruni, blu, neri, volavano a centinaia stridendo di orgoglio e pronti al combattimento. I Padroni che cantavano canzoni di guerra ed alzavano in alto le spade in segno di sfida.
Scar guardò nuovamente Kylyahn. Le sue scaglie verdi erano impolverate, le ali, ripiegate sul dorso, erano macchiate, anche il muso del drago era sporco. Inoltre sembrava un po' troppo magro, insomma non si poteva certo dire che Kylyahn fosse il drago più bello di Golgoth, eppure Scar non lo avrebbe scambiato per nulla al mondo! Kylyahn lo aveva visto praticamente crescere, ed anche se sembrava, a volte, più cocciuto e brontolone di un oste, Scar sapeva che possedeva una saggezza antica che più di una volta lo aveva tratto dai guai. Sempre pulendo la spada Scar esclamò
“Sveglia dormiglione! Oggi è il gran giorno!”
Kylyahn si svegliò sbadigliando. Scar dovette reggersi con tutte le sue forze alla zampa del drago trattenendo il respiro.
“Kylyahn, quante volte ti ho detto di non sbadigliarmi in faccia!” urlò stizzito.
“Scusa, padroncino” rispose quietamente il drago, sbattendo piano le ali, per dissipare l’aria cattiva. “Sei nervoso, padrone?”
“Non nervoso, preoccupato, Kylyahn; e dovresti esserlo anche tu”
Scar riprese a pulire forsennatamente lo spadone. Il drago si alzò e passeggiò un poco per sgranchire le zampe, affondando lievemente nella sabbia morbida.
“Calmati, ce la caveremo, come tutte le altre volte. Piuttosto hai trovato qualcosa da mangiare per me, padroncino?” Scar sorrise “Mi dispiace, amico, ma non c’è niente” disse poi, dispiaciuto. Il drago arricciò il muso.
“Come al solito. Guardami, sono ridotto ad un mucchio di pelle ed ossa! Come vuoi che combatta ridotto così?”
Scar sbuffò ma sapeva che Kylyahn aveva ragione.
“Qui a torno ho visto qualcosa, vattelo a prendere” rispose accarezzando il muso del drago che arricciò una narice con diffidenza. Accorgendosene Scar lasciò cadere la mano e riprese a lucidare lo spadone. Dopo una pausa riprese:
“Il Padrone che dovremo combattere oggi: mi hanno detto che è molto forte ed ha un drago rosso”
Kylyahn sbuffò
“Abbiamo vinto anche draghi peggiori. Ti ricordi quel drago nero?”
Scar annuì massaggiandosi la coscia. Un pomeriggio, nella città di Soryan, Scar aveva avuto un brutto combattimento con un drago nero. Il Padrone di quel drago era forte e le sue braccia erano lunghe. Lo aveva riempito di piccoli tagli sulle mani in segno di spregio, poi gli aveva fatto volare la spade ed infine gli aveva inferto una brutta ferita ad una coscia. Il Padrone scosse la testa.
“In ogni modo, anche questo padrone è potente. Adesso lasciami solo”
Il drago verde guardò il cielo e decise di andare a caccia.
“Non fare male a nessuno, non distruggere campi, non reclamare vergini e non terrorizzare i contadini” lo redarguì scherzosamente il Padrone. Kylyahn aprì le grandi ali e spiccò il volo. Era una vista magnifica vederlo volteggiare sfruttando le correnti ascensionali: pur non essendo in perfetta forma era comunque un drago di notevole forza e dimensioni. Scar questo lo sapeva bene, inoltre il suo drago era anche particolarmente abile, cosa insolita per un drago della sua stazza. A vederlo per aria così, sembrava fragile e leggero come un uccellino, ma in combattimento era temibile. Scar lo guardò ancora un po', poi cominciò ad allenarsi.
Uomo e drago erano una coppia ben affiatata, agili e forti, temibili in combattimento come pochi a Golgoth. A differenza del suo animale, Scar era perfettamente in forma. Era rimasto solo con un perizoma di cuoio, per avere movimenti più liberi. Il petto e le braccia erano solcati dai muscoli, le gambe, un po' tozze, erano ben piantate sulla sabbia. Il volto di Scar era concentrato, gli occhi bruni ridotti in fessure, le labbra ben disegnate aperte in una smorfia. L’allenamento cominciò, l’uomo si muoveva con grazia assestando e parando colpi, i muscoli guizzavano sotto la pelle in un movimento fluido. Affondo, stoccata, affondo, parata…era una danza di morte, affascinante come la morte stessa. Scar fece un ampia giravolta e affondò nuovamente la spada contro il suo avversario invisibile. I capelli rossicci gli svolazzavano intorno al viso mentre si muoveva. Ben presto il corpo dell’uomo si coprì di una patina brillante di sudore e Scar si fermò ansando. Scansò un ciuffo ribelle dalla fronte e con un laccio si legò i capelli sulla nuca. Poi ricominciò. Intanto Kylyahn compiva le sue manovre, virava cambiando spesso direzione, picchiava fino a sfiorare le onde e poi risaliva in alto. Le sue grida stridule erano musica per le orecchie del Padrone. Il sole si era arrampicato ancora sul cielo ed il vento aveva preso a soffiare più forte. Kylyahn si posò sulla spiaggia con la grazia di un gabbiano. Scar si rivestì della sua armatura, prese la spada e montò in sella al drago. Urlando si alzarono in volo. Il vento tiepido sferzava il volto del Padrone eccitato e il drago planava con le sue larghe ali assaporando l’aria salmastra.

Guardavano allenarsi uomo e drago. Uno disse “Sembrano molto forti” e l’altra “Sei preoccupato? Mi sorprende” in tono sarcastico.
“Non sono preoccupato” rispose il primo
“Fai bene a non esserlo, non vinceranno”
“Ne sei tanto sicura, eh?”
“Dove sarei se non lo fossi? E dove saresti tu?”
“Sono tuo, e lo sarò sempre” rispose lui in tono adorante.
“Lo so” disse lei dolcemente. Poi se ne andarono per la loro strada.


Arrivarono in città volando, naturalmente. Kylyahn si era ripulito ed ora le sue scaglie rilucevano al sole come smeraldi, Scar era superbo nella sua armatura di cuoio verde. Aveva i capelli legati e un mantello rutilante di lana bianca. La gente di Kush guardava in su con un misto di eccitazione e paura. Quello era il gran giorno del combattimento tra i draghi, da giorni ormai se ne parlava. La piccola città era stata invasa da pescatori e contadini dei villaggi vicini, il mercato era stato più animato del solito. C’erano anche parecchi stranieri, appassionati di combattimenti o Padroni di Draghi (che restavano accuratamente celati lontano dalla città) venuti per vedere la forza dei possibili futuri avversari. La vita dei Padroni era così: un lungo girovagare per tutta Golgoth per combattere o vedere qualcuno combattere.
Molte volte capitava che due Padroni combattessero uno contro l’altro più volte ed alcuni erano perfino amici. Non molti si ricordavano quando la casta dei Padroni dominava, quando i draghi erano molti e si combatteva in lunghe e sanguinose guerre. Ormai i duelli erano poco più che combattimenti rituali, raramente uomini o draghi morivano uccisi, molto più spesso per le ferite riportate. Ma ormai erano talmente pochi che anche questa eventualità si era molto ridotta.
Il popolo di Golgoth si ricordava solo delle devastazioni della guerra, causate molto spesso proprio dai draghi, e fu per questo che si era ribellato ed aveva ucciso molti Padroni. Morti i propri Padroni i draghi si rifugiarono in luoghi nascosti, aspettando che qualcuno tornasse a loro. Molti erano morti durante quella attesa. Altri erano riusciti a trovare un Padrone come Kylyahn aveva trovato Scar. C’era un largo piazzale di terra battuta, preparato dagli abitanti di Kush.
Kylyahn atterrò lì. Scar balzò dalla sella con agilità. La folla smise di urlare e darsi spintoni e rimase in silenzio, mentre il Padrone del Drago, ben piazzato davanti all’ animale, pronunciò la formula di sfida:
“Scar, padrone di Kylyan, è giunto a Kush: chi osa sfidarlo?”.
La sua voce era alta e profonda, sollevò la spada in alto e la lama luccicò al sole. Era sicuro che presto lo sfidante gli avrebbe risposto, ma non aveva mai combattuto con quel Padrone. I duelli erano organizzati da allibratori che mettevano insieme due combattenti e si prendevano una quota delle scommesse. Gli allibratori sapevano dove si trovavano tutti i Padroni dei Draghi, avevano una vasta rete d’informatori e una Gilda alle spalle molto potente. I Padroni, invece, erano dei solitari ed ognuno agiva per conto suo. Dopo qualche secondo di silenzio qualcuno si fece largo tra la folla e rispose:
“Io, rispondo alla tua sfida! Il mio nome è Eriandra, padrona di Vakash”
Scar rimase leggermente sorpreso, non aveva mai sentito dire di un Padrone femmina. Cercò con gli occhi Marku, l’allibratore che l’aveva chiamato e Marku rispose con una alzata di spalle. La Padrona era vestita di una cotta di cuoio rosso, sopra a morbide brache di lana nera e stivali bordati di pelliccia. Anche il suo mantello era nero. Il suo volto era coperto da una maschera di oro rosso che ricordava molto le fattezze di un drago. Gli occhi, l’unica parte visibile della ragazza, erano del colore del ghiaccio ed avevano lo stesso calore. I suoi capelli erano così neri che si confondevano col mantello.  Eriandra fece un fischio acuto e modulato e dal cielo, stridendo, piombò sulla piazza un drago rosso. Kylyan lo valutò e quel che vide non gli piacque. Vakash era ben nutrito, più giovane e più arrogante. I due draghi si guardavano in silenzio negli occhi ambrati e si lanciarono la loro silenziosa sfida. Scar percepì la tensione del momento, ma non l’eccitazione, e questo lo preoccupò perché non era questo quello che avrebbe dovuto sentire.
“Perché non ti levi la maschera, Signora, il tuo viso non potrà essere peggiore di quello del tuo drago!” le risate serpeggiarono tra la folla. Probabilmente la ragazza avrebbe fatto una battuta salace e ci sarebbe stata una breve schermaglia verbale per allentare la tensione. Era sempre così. Eriandra sorrise, anche se nessuno poteva vederla e si tolse la maschera. Questo fece gelare il sangue alla folla. Eriandra era di una bellezza arrogante, la sua carnagione era pallida, il naso affilato, il mento piccolo ma forte, le labbra vermiglie e piene. Tutto in lei sembrava perfetto, ma la bocca sembrava arricciata da un ghigno malefico. Era causato una cicatrice da artigli che partiva dalla tempia destra e finiva sul collo, larga e frastagliata che la deturpava in maniera inequivocabile.
“Bè, ti è caduta la lingua, Signore?” chiese con scherno Eriandra. Era abituata a quella reazione e la rabbia che le provocava ogni volta le dava la forza per combattere. Scar contrasse i pugni, poi sospirò.
“Meglio essere tuo avversario che tuo marito!” rispose infine. La tensione si sciolse e la folla rise. La donna contrasse le labbra per un secondo, poi si rimise la maschera e salì sul proprio drago.
“Non mi piace” sussurrò Kylyahn a Scar mentre questi gli montava in groppa.
“La sua faccia? Bè neanche a me, ma ho visto uomini più brutti. Peccato però, sarebbe stata una bellezza mozzafiato” Kylyahn arricciò la narice “Non intendevo questo. Non mi piace il suo drago”
“Questione di gusti, immagino” rispose Scar, sentiva il suo drago inquieto e quello era un modo per rilassarlo. Ma questa volta Kylyahn insisté:
“No padroncino, non hai capito. Quel drago è molto legato alla padrona”
“Anche tu sei legato a me, no?”
Kylyahn sbuffò:
“La ferita della donna secondo te da cosa è stata provocata? Quelli sono artigli di drago, ed ora la segue come un cagnolino, non è normale!”.
I due draghi volteggiavano in aria, eseguendo acrobazie per scaldare il pubblico, ed intanto parlavano ai padroni di quello che avevano letto nello sguardo dell’avversario. Scar si mise più comodo sulla sella.
“Non capisco, cosa intendi?”
“Voglio dire che quel drago è innamorato della padrona. Non chiedermi come faccio a saperlo perché lo so. Quel drago è capace di tutto. Inoltre è più giovane e più in forma di me. Padroncino, sono preoccupato”
Scar era sorpreso, un drago innamorato del padrone? Non l’aveva mai sentito. E Kylyahn in ansia lo preoccupava. Ma doveva mantenere il controllo, un drago mal comandato poteva essere molto pericoloso. L’uomo accarezzò il collo scaglioso del drago e gli disse:
“Ma tu hai più esperienza. Se davvero pensi che la situazione possa diventare pericolosa non ti preoccupare di vincere” e guardò il cavaliere dell’altro drago. Eriandra roteava la spada in segno di sfida, ma intanto parlava con Vakash: “Dimmi cosa hai visto"  lo incitò.
“Il drago verde ha paura, ma è pieno di esperienza. Credi che riusciremo a batterlo?”
La Padrona accarezzò il collo dell’animale.
“Abbiamo mai perso finora? Coraggio ce la faremo anche stavolta!”
Detto questo fece fermare Vakash imitata dall’altro cavaliere. Adesso i due animali erano librati in aria, non troppo in alto per non compromettere la visibilità del duello. La folla sotto mormorava, i due Padroni si guardarono studiandosi. Eriandra cercava di scacciare qualsiasi pensiero dalla sua mente ma non poteva fare a meno di ricordare quando aveva domato quel drago. Il suo avversario sembrava tranquillo e preparato. Eriandra si fece forza e spronò il suo drago per un'altra serie di finte. Chi faceva la prima mossa di solito era svantaggiato, per cui dopo qualche manovra si fermarono cercando di innervosirsi a vicenda. Non potevano farlo troppo a lungo, però. Non solo perché avrebbero rallentato troppo il ritmo del duello, ma perché sentivano la voglia di incrociare le spade. Quindi ripresero la serie di finte, i draghi stridevano.
Kylyahn fu il primo ad attaccare, con una mossa fluida passò sotto l’avversario portandosi dietro di lui. Mentre Vakash si girava, scoprì il fianco destro che fu graffiato da Kylyahn. I due Padroni erano alla stessa altezza e cominciarono una serie di affondi e parate. Scar si sporse dalla sella per affondare, ma Eriandra schivò abilmente il colpo e roteando la spada colpì l’armatura dell’avversario.  I draghi sotto di loro ansavano, cercando di graffiarsi e mordersi a vicenda, poi Vakash si allontanò. Una pausa, poi una nuova serie di manovre. Questa volta fu Eriandra a colpire, ma con una stoccata Scar parò l’affondo. Il duello continuò a lungo, nel silenzio della piazza si sentiva solo il clangore delle spade e le urla dei draghi. I due Padroni sembravano avere la stessa forza, ma Kylyahn cominciava a sentire la stanchezza. Vakash era sicuro di vincere ed incalzava l’avversario che aveva la pelle del ventre solcata da lunghi graffi. Sangue scuro sgocciolava sulla folla. In un momento di pausa Kylyahn esclamò:
“Padroncino, non so se posso durare a lungo”
Anche Scar era stanco, ma ormai quel duello era diventato qualcosa di più che un semplice combattimento da scommessa. Quella Eriandra era molto forte, molto più forte di quanto si era aspettato, ma Scar non voleva essere battuto da una donna.
“Quanto puoi ancora continuare?” chiese a Kylyahn.
“Di questo passo non molto, ma forse possiamo prenderli di sorpresa”
“Dimmi come”
Ma il drago scosse la testa “No, forse è meglio arrenderci, è una mossa troppo azzardata, potresti farti male”
Scar tirò con forza le redini “Credi che sia diventato un rammollito? E poi da quando in qua ti lasci spaventare da un cucciolo?” rispose con impazienza, il drago sbuffò.
“Va bene, Testadura!”
Intanto dall’altra parte Eriandra accarezzava il collo di Vakash.
“Li stiamo battendo!” esclamò trionfante.
Il drago, che rabbrividiva al tocco della padrona, rispose con voce adorante:
“Tu credi, padroncina?”
Ma Eriandra guardò i due avversari.
“Si, ma devi stare attento: stanno organizzando qualcosa” rispose piano. Il drago verde sembrava stanco, ma il suo Padrone sembrava risoluto. Eriandra pensò che assomigliava molto a lei. Scosse la testa e si concentrò sul duello. Finalmente i combattenti si lanciarono nuovamente uno contro l’altro. Eriandra vide la smorfia sul volto dell’avversario e strinse più forte le redini.
“Vai!!” ordinò a Vakash.
Nel duello tra draghi c’erano due regole ferree: gli uomini non potevano ferire il drago dell’avversario e i draghi non dovevano usare il fuoco, mai. Finora i duellanti si erano attenuti alle regole, il duello sarebbe terminato quando il primo sangue umano fosse schizzato abbondantemente sulla folla. Kylyahn raccolse le forze residue.
“Sei pronto?” chiese al padrone.
“Pronto” rispose Scar.
“Reggiti forte allora!”
Il grosso drago verde si slanciò contro Vakash che si buttò in picchiata per sfuggire l’assalto. Kylyahn sbuffò di disprezzo, il drago rosso, allora,  si avvicinò pronto a mordere. I due draghi si fronteggiavano e i due Padroni urlavano ordini. Kylyahn si buttò sotto Vakash che s’impennò, ma con sua grande sorpresa trovò sopra di lui la testa del nemico. Scar era tenuto fermo dalle cinghie, ma strinse con forza le gambe intorno alla sella. Il sangue gli stava andando alla testa, doveva sbrigarsi. Vide gli occhi dell’avversario sbarrati dalla sorpresa e colpì il suo braccio alzato. Tutto era durato solo pochi secondi, la folla vide solo il drago verde fare un giro della morte intorno al drago rosso. Eriandra, ferita al braccio, urlò lasciando cadere la spada: gocce di sangue rosso piovvero sulla folla. Il combattimento era terminato, il drago, che era stato incredibilmente a testa in giù, ritornò alla sua posizione naturale. Eriandra si teneva il braccio ferito, imprecando e pronta a dichiararsi battuta, ma Vakash tremava infuriato.
“Come osano, come osano” continuava a mormorare.
La Padrona si accorse troppo tardi di quello che aveva intenzione di fare il drago rosso.
“Vakash, no!!” urlò.
Ma era troppo tardi, il drago esalò un respiro e poi espirò con forza. Kylyan stava volteggiando in segno di vittoria e Scar sorrideva. Improvvisamente fu attirato dal grido della donna. Ebbe pochi secondi per voltarsi ma quel che vide lo riempì d’orrore.
“Corri corri!” urlò.
Kylyahn, ormai abituato agli ordini del padrone, senza chiedersi perché, obbedì prontamente e fu così che fu colpito solo di striscio dal fuoco di Vakash. La folla urlò terrorizzata ed ondeggiò pericolosamente e sparpagliandosi in tutte le direzioni. Si udì uno sfrigolio e l’odore orribile della carne bruciata. Kylyahn urlò di dolore quando il fuoco colpì l’ala destra. L’altra ala non poteva sopportare da sola il peso del drago e dell’uomo e Kylyahn cominciò a cadere avvitandosi su se stesso.
Scar sentiva l’aria sferzargli il volto e la terra farsi sempre più pericolosamente vicina. La sua mente fu presa dal panico, l’unica cosa che riusciva a pensare fu che sarebbe morto. Eriandra spronò il suo drago ad avvicinarsi a Kylyahn. Era furiosa e Vakash, percependo la sua rabbia, obbedì senza discutere. Senza sapere come Scar si trovò a bordo dell’altro drago, si divincolò guardando Kylyahn cadere ma Eriandra gli ordinò:
“Fermo!” e gli diede un calcio.
L’ uomo si fermò di malagrazia e imprecando. Fortunatamente il drago verde aveva esperienza e per gli ultimi metri riprese a muovere freneticamente l’ala sinistra. Questo rallentò di molto la sua corsa e cadde pesantemente sul terreno morbido dell’arena. Giacque lì lamentandosi. Intanto anche il drago rosso si era posato a terra e Scar si precipitò verso Kylyahn. Tremava ancora per la rabbia e lo spavento, ma adesso ciò che gli premeva era di guarire il suo drago. Sull’ala destra applicò un unguento lenitivo mormorando parole di conforto all’ amico. Lontano da loro Eriandra gridava contro Vakash.
“Pazzo incosciente, ma allora non ti ho insegnato niente! Maledetto idiota potevi ucciderlo!” il drago era a testa china, gli occhi pieni di vergogna.
“Ma ti avevano fatto male” piagnucolò. Eriandra fece un gesto d’impazienza.
“Certo, stupido che non sei altro! Ma era un duello leale e adesso mi hai rovinato la reputazione!” A queste parole il drago sollevò la testa colpito.
“Certo, diranno nel migliore dei casi che ho un drago pazzo e nel peggiore che non lo so comandare!” continuò la Padrona urlando. La ragazza buttò a terra la maschera e si premette forte le mani sulle tempie. Si lasciò cadere a terra a riflettere. Era così sconvolta, così infuriata. Non capiva proprio cosa fosse preso al drago. Eriandra si toccò la ferita ricordando. Era stato Vakash a procurargliela, non perché infuriato, ma perché spaventato.
Ricordò il castello dove viveva rifiutandosi di compiacere il padre, ma comportandosi come un maschio. Solo per caso era venuta a scoprire il drago imprigionato e torturato nei sotterranei. La prima volta che aveva provato a toccarlo Vakash si era ribellato e l’aveva ferita. Per giorni era stata a letto, sentendo la pelle rimarginarsi in quella forma orrenda. Quando si era vista la prima volta senza bende  aveva scagliato lo specchio lontano urlando. Al castello era trattata come un mostro ed Eriandra decise che presto sarebbe scappata, ma non da sola. Ben presto riuscì a domare quel drago ferito nel corpo e nell’anima oltre ogni dire ed adesso era una Padrona del Drago. Eriandra si alzò di scatto e si allontanò a grandi passi dal drago che chiese vivacemente:
“Dove vai padroncina?”
“A chiedere scusa” rispose lei senza voltarsi. Era l’unica cosa da farsi.
Kylyahn si era addormentato, per fortuna le ferite erano meno gravi di quello che sembravano. Scar sedeva accanto a lui, nella piazza vuota, bollendo di rabbia. Appena la vide scattò in piedi esclamando:
“Tu! Razza di viscida bastarda che non sei altro! Che diavolo t’è saltato in mente? Volevi ucciderci?”
Eriandra si massaggiò il braccio dolente.
“E’ stato Vakash, si è infuriato. Io non capisco cosa gli sia preso”
“Me ne sono accorto!” urlò ancora Scar, avrebbe voluto colpirla. La guardò fissamente, Eriandra si accorse di quello sguardo e tremò. Scar continuò incattivito.
“Il tuo drago è pazzo, non è vero? Se no, non ti avrebbe ridotta così”
Eriandra impallidì, poi con rabbia trattenuta rispose:
“Sono venuta per chiedere scusa, non per essere insultata”
Questo fece calmare Scar.
“Mi dispiace, non avevo intenzione di offenderti. Ero solo infuriato e…”
Eriandra sorrise, un sorriso che sembrò un ghigno di scherno.
“Lo so” rispose.
Scar, ormai calmatosi, osservava la Padrona con un misto di curiosità e rispetto: chissà cosa aveva dovuto passare quella ragazza, sfregiata a quel modo! Ma a parte questo ammirava anche il suo coraggio e la sua bravura. Il Padrone sapeva che i draghi rossi erano i meno numerosi e i più instabili tra tutti i draghi: addestrare quel drago sarebbe stato difficile anche per un uomo, figurarsi per una ragazza! Ma lei c’era riuscita.
Eriandra osservava l’uomo che si era zittito aspettando che parlasse. Poiché il silenzio si prolungava disse:
“E’ stato un bel combattimento” e fece per andarsene.
“Aspetta - gli urlò dietro l’uomo – la vittoria è comunque mia!”
Eriandra si voltò.
“La vittoria è tua, Padrone del Drago” e se ne andò.
Scar rimase a guardarla finché la ragazza non scomparve dalla sua vista. Che donna strana, pensò scuotendo leggermente la testa. Poi sedette accanto a Kylyahn e si addormentò.

   
 
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