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Autore: sushiprecotto_chan    13/01/2013    2 recensioni
“Dovresti riguadagnarti un po’ della tua infanzia, Zazie, invece di starmi così continuamente appresso.”
[Jiggy Pepper/Zazie]
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jiggy Pepper, Zazie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo so, dal tono potrebbe sembrare quasi una incest. Non lo è. Vi prego, non lanciate pomodori! *li evita con disperazione*
Prima Jiggy/Zazie, che è poi la seconda coppia che preferisco col ragazzo-gatto. Manca un solo punto affinché anche il signor Pepper possa essere nella lista dei personaggi del manga, indi per cui votate! sodopdgjtlkyyjrlkr.
Bon; buona lettura. :)
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Il signor Pepper e Zazie.

 
 
 
 
Da quando la battaglia con il Cabernet si era conclusa, Zazie non riusciva ad evitare di stargli continuamente alle costole.
Oddio, non letteralmente “alle costole”, sperava, ma in verità non poteva fare a meno di desiderare di seguire i suoi passi ogni qualvolta lo incontrasse per strada o incrociasse di striscio il suo sguardo… ecco tutto.
Jiggy Pepper era sempre stato il suo idolo, un modello da imitare e su cui gongolare senza riserve in mezzo a tanti Letter Bee mediocri. Dopo aver combattuto al suo fianco sulla sua moto, non gli sembrava che il signor Pepper si fosse mai rifiutato di rivolgergli la sua attenzione, quando Zazie, velatamente o meno, la richiedeva. Anzi, sembrava essere anche abbastanza contento della sua compagnia, benché probabilmente avesse ben altre cose da fare che non stare ad ascoltarlo.
Ma ad ogni modo, anche se ancora Zazie non credeva a ciò che gli stava accadendo, Jiggy non lo rifiutava mai.
Fino a quel giorno.
 
Si trovano in uno dei vicoli del quartiere di Zazie, ed il signor Pepper si sta dando da fare per la manutenzione della sua moto, mentre il suo falco gli svolazza intorno cercando in qua e là topi ed altri animaletti commestibili. Zazie se ne sta seduto a dare da mangiare ai suoi abituali gatti randagi ed a godersi le loro effusioni e fusa, mentre Wasiolka sgranocchia pazientemente un pesce poco lontano.
D’un tratto, Jiggy si volta verso il minore e, con ancora le maniche sollevate ed una vite in mano, gli si rivolge col solito tono calmo.
“Dovresti riguadagnarti un po’ della tua infanzia, Zazie, invece di starmi così continuamente appresso.”
Dall’espressione ferita ed imbarazzata degli occhi dell’altro, Pepper capisce di dover aggiungere un’ulteriore spiegazione.
“Mi fa piacere averti vicino, davvero. Mi piaci molto. Ma da quando hai cominciato a passare del tempo con me ne togli a te stesso ed agli amici della tua età. So da dove vieni, la storia dei tuoi genitori. Sarebbe giusto che t’impegnassi a lavorare sulla tua infanzia e riprenderti parte di essa finché ti è possibile. Fra qualche anno non potrai più farlo, e dovrai lasciartela completamente indietro. Ho una sorella molto simile a te, so di cosa sto parlando.”
Zazie rimane muto come se si stesse prendendo quelle parole una ad una e le stesse valutando.
Rimane muto finché Jiggy Pepper non finisce di lavorare con la sua moto, e muto lo riaccompagna al Beehive.
“Allora ci rivediamo, Zazie.” Gli fa, prendendo le lettere che quel giorno dovrà consegnare, montando sulla sua motocicletta e salutandolo con il solito gesto.
“Sì!” è l’unica cosa che proferisce il quindicenne, ricambiando il saluto.
 
Il problema, si dice Zazie, è che se la sua infanzia è finita definitivamente, è andata, è stata distrutta, eccetera eccetera, quando aveva solo sei anni e non ha mai tentato alcunché per recuperarla, se c’è qualcosa che forse, proprio un poco gliela fa rivivere, questo qualcosa è proprio Jiggy Pepper.
Zazie non è mai stato tipo d’accettare istituzioni sopra di lui se non per necessità; non è mai stato tipo da credere a queste istituzioni ed agli adulti in generale, e per orgoglio ha sempre cercato di cavarsela da sé.
Crede e vuol bene e stima alcune cose, come i gatti, Wasiolka, Connor, Lag ed a quelle due o tre persone del suo paese a cui ha voluto bene anche dopo la morte dei suoi, ma nient’altro.
Non gli è mai capitato di arrossire, scalpitare e gongolare per qualcuno; non gli è mai successo di stimare e prendere infantilmente come idolo un’altra persona e soprattutto mai, dopo che il Gaichu aveva divorato il cuore dei suoi genitori, si era più sentito piccolo.
Quando se ne stava intorno a Jiggy poteva davvero ritornare quel Zazie bambino, che, con un po’ di vergogna dall’alto dei suoi quindici anni ricchi di orgoglio e modi da spaccone, ammirava qualcuno più adulto di lui ascoltando i suoi suggerimenti come se fossero piccoli miracoli.
 
Glielo dice una settimana dopo, tutt’a un tratto, col volto accaldato e il tono che cerca di restare fermo perché è una cosa importante, e Jiggy lo guarda.
“Capisco.” Dice, e poi rimangono entrambi muti per tutto il resto del giorno, perché Jiggy Pepper non è tipo da parlare molto e Zazie sa che l’altro ha capito, perché anche Jiggy ha perso i propri genitori ed ha dovuto lottare per la vita sua e dei suoi fratelli mandando al diavolo un’intera infanzia, e non c’è proprio nulla da dire al riguardo.
 
Hanno mantenuto entrambi i patti che si erano fatti quella volta; Zazie ha continuato a frequentare assiduamente Lag e Connor – e dopotutto non gli è stato difficile, visto che, per colpa dei suoi incarichi pericolosi ed importanti per Amberground, Jiggy si fa vedere sì e no una volta a settimana.
 
Il signor Pepper lo bacia al suo sedicesimo compleanno, premendo brevemente le labbra sulle sue e sussurrandogli un “Auguri”.
Jiggy Pepper ha quasi vent’anni, una sorella da mantenere ed una campana che deve finire di pagare, ma mai molto da dire.
Quando Zazie arrossisce come il ragazzino che è e che può finalmente smettere di essere, sente in modo palpabile la sua infanzia scivolargli piano dalle spalle, spronandolo leggermente ad andare avanti.
Probabilmente a questo punto Jiggy Pepper smetterà di accarezzargli la testa e paragonarlo ad un gatto, ma, dopotutto, probabilmente questo non è mai stato il suo ruolo e Zazie ne è sollevato.
Cerca i suoi occhi e dentro di essi legge un sorriso.
   
 
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